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3. La diffusione del mito nella cultura di massa

3.8. Un finale aperto

Questa cavalcata tra storia e aneddotica permette di comprendere la permeabilità del mito di Čapaev attraverso le generazioni e i cambi di prospettiva. Egli è nato in seno alla guerra civile come baluardo di un socialismo ingenuo ma profondo ed è divenuto incredibilmente popolare con il cinema degli anni Trenta che ricalcava l’ideologia dell’opera di Furmanov. Poi, invece di scomparire sotto il peso delle macerie del tempo e della guerra, è tornato in auge come simbolo di risorgimento e resistenza, ma questa incitazione alla saldezza non è durata troppo a lungo ed è stata scalfita dagli occhi di chi, come Tvardovskij, sapeva cogliere le fragilità e le contraddizioni del personaggio. Quest’amarezza si ritrova nel periodo seguente al crollo del socialismo, quando la Russia si è ritrovata a fare i conti con una nuova realtà, ed è stata colta da Pelevin e Aksënov, che, con ironia, hanno cercato di dissipare una matassa di fili tra capitalismo, rapporti con l’Occidente, voglia di riscatto, aspirazione alla libertà e domande esistenziali.

La grandezza di un autore è anche questa: saper rendere il proprio lavoro immortale, criticabile, rimaneggiabile, questionabile. Ecco il potere di Furmanov che per primo ha dato avvio a questa catena, realizzando una figura a tutto tondo che passa dalle barzellette meno appropriate ai poemi più densi di sofferenza, da un telefilm in stile telenovela a un videogioco d’azione, da un film capolavoro dell’arte sovietica a un romanzo sul “nulla” come risposta a tutto.

Čapaev dunque rimane come rimane imponente la sua gloriosa statua alta dieci metri eretta nel 1932 nella città di Samara da I. Langbard e M. Manizer in commemorazione del quindicesimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre. Tra le figure spunta il comandante a cavallo, lo sguardo fiero, la sciabola in mano, mentre sotto è posta una citazione di Lenin del 1919:

Бейтесь до последней капли крови, товарищи! Держитесь за каждую пядь земли! Будьте стойки до конца! Победа недалека, – победа будет за нами55!

55 “Combattete fino all’ultima goccia di sangue, compagni! Tenete duro fino all’ultimo palmo di terra! Perseverate fino all’ultimo! La vittoria è vicina, – la vittoria sarà con noi!”. La citazione è presa da una lettera di Lenin ai soldati e ai lavoratori di Pietrogrado pubblicata dalla “Petrogradskaja Pravda” (“Петроградская Правда”) nel numero 237 del 19 ottobre 1919, ma scritta due giorni prima. Il testo completo è in: www.marxists.org/archive/lenin/works/1919/oct/17.htm (ultima consultazione: 28/06/2020).

Infine, se Stalin non è sopravvissuto alla condanna della storia, Čapaev non ha mai smesso di essere fonte d’ispirazione per il suo Paese: “Stalin may have left the building, but Chapaev lives on56”.

Conclusione

Lo scopo di questo lavoro era approfondire la conoscenza di un autore, delle sue opere e del periodo in cui si colloca partendo da una parziale mancanza di riconoscimento che, all’infuori della Russia, permea la figura e le opere di Dmitrij Andreevič Furmanov. La conoscenza si snoda tra i fatti biografici dell’autore, l’evoluzione intellettuale e letteraria, le impronte che ha saputo lasciare nella cultura sovietica e russa per poter valutare meglio il panorama culturale dell’Unione Sovietica degli anni Venti e, ancora di più, il cambiamento di prospettive che le successive generazioni ed epoche hanno operato grazie al contributo di Furmanov.

Il lavoro ha mirato a proporre una visuale quanto più completa dell’autore e di

Čapaev attraverso uno studio e una ricerca quanto più possibile approfonditi dei dati

provenienti da diverse fonti, prendendo in considerazione sia le fonti primarie che, soprattutto, le fonti secondarie e la critica. Il risultato che si è cercato di raggiungere è di riunire in modo ordinato e connesso i vari dati e opinioni per approdare a un quadro definitivo della biografia, dell’opera e dell’eredità di Furmanov.

Dopo aver affrontato le tappe di vita fondamentali in un’analisi a tutto tondo, si è delineata l’opera per eccellenza dello scrittore, Čapaev, che ha sollevato molteplici dibattiti; tra i pareri più discordanti e le questioni rimaste irrisolte, si è giunti alla conclusione che l’opera, e questo fa parte della sua bellezza e del suo valore, si declina in diverse correnti di pensiero e concetto di arte, lasciando al lettore una libera interpretazione. Čapaev è un terreno fertile, lo si è dimostrato portando ad esempio vari critici autorevoli di epoche differenti, e ciò emerge quando ci si pongono domande sull’essenza della trama e dei personaggi, quando si cerca di collocarlo in un qualche filone letterario. E, se è vero che Furmanov forse non è riuscito a trascendere la propria epoca, è altrettanto vero che ha spinto i suoi lettori a immergersi in un altro mondo, a confrontarsi con la guerra, con un’ideologia, con la vita stessa. Il lettore, come forse in poche opere sovietiche di supporto al potere, è condotto, con l’aiuto del commissario, nel fronte orientale, nell’immensa steppa, tra gli operai, tra i soldati, tra le pallottole, a stringere la mano a un condottiero per poi vederlo scomparire nelle acque dell’Ural.

Furmanov però è andato oltre la luminosa figura del comandante delle steppe, si è mostrato come uomo, come combattente, come servitore di una causa che riteneva giusta,

tratti del carattere dell’autore fortificati dalle innumerevoli lettere e dai diari. Furmanov era un uomo del suo tempo, un costruttore del socialismo, figura che a volte non ha un volto nei resoconti storici; invece nelle sue opere lo si vede in azione, si entra nel suo mondo, nelle sue convinzioni, lo si vede combattere rischiando la vita, tra i compagni mentre perora la sua causa. Per conoscere la realtà sovietica è pertanto utile anche approcciarsi a questo tipo di autore che mai nella sua esistenza ha messo in dubbio le scelte del Partito; è un modo per il lettore moderno per confrontarsi in maniera più definitiva con la vita e i pensieri di un uomo che, in qualche modo, rappresenta una generazione dato che, se c’era chi avversava il potere, c’era anche chi lottava per la sua supremazia in nome di cambiamenti radicali per una vita migliore.

Inoltre è stato in grado, come pochi autori, di intrecciare realtà e finzione letteraria, persona e personaggio, anche se rimane irrisolto quanto più o meno volontariamente; in questo lavoro si è cercato di sottolineare questa commistione che, irrisolvibile e infinitamente rimaneggiabile, è solo parzialmente risolta dalle testimonianze dirette riportate dall’autore nelle pagine dei suoi diari. Furmanov si qualifica come “scrittore-combattente” cioè come letterato, e a riprova di questo vi sono le sue numerose produzioni scritte, il suo lavoro per la casa editrice statale e la sua presenza nel gruppo RAPP, e inoltre la sua attività di cittadino che ha combattuto, sia in senso fisico, durante la Prima Guerra Mondiale e la guerra civile, sia in senso simbolico, come difensore del Partito e promulgatore di idee socialiste.

Per tutte le suddette motivazioni, che si ritrovano nelle argomentazioni di questo lavoro, Furmanov è un vero rappresentante degli anni Venti del Novecento, di quella prima fase dell’instaurazione del socialismo che sembrava dover portare a un luminoso futuro per una popolazione in difficoltà. A ciò, attraverso le tappe percorse nel terzo capitolo, si aggiunge l’importanza del lascito di Furmanov ai posteri: come l’opera maggiore dell’autore abbia saputo estendersi a variegati generi artistici (tra i quali il cinema), ambienti sociali (la diffusione delle barzellette) e generazioni di connazionali (Pelevin, Aksënov e Volodarskij). Insomma, Čapaev è legato a un preciso tempo storico e all’esperienza del singolo, ma ha scosso le coscienze di molti altri che, a modo loro, vi hanno intravisto una parte di loro stessi, dell’identità nazionale russa, del passato che ha forgiato il Paese. Ognuno ha potuto declinare quest’immagine di eroe in base a ciò che sentiva, a ciò che voleva dimostrare, a ciò che puntava, fosse il consenso

politico-ideologico o il mercato dei videogiochi. Ecco l’altra caratteristica di un’opera che interroga se stessa e pone domande su altri momenti storici, sulla coscienza del singolo e della comunità, su ciò che è diventato parte, magari inconsciamente, dell’ideologia collettiva. Per polemizzare, ironizzare, unire un popolo, guidare le menti, risvegliare le coscienze, spingere a riflettere sul tema della verità, della finzione e dell’illusione. E, ancora, per interrogarsi sul ruolo del singolo e dell’eroe nel socialismo, sulla tragedia delle guerre, sul riscatto nazionale e sulle conseguenze di eventi come le rivoluzioni, sulla mitizzazione di storie e persone. L’eredità di Furmanov invita a una riflessione attenta sul ruolo, sui cambiamenti radicali, sulle sofferenze, sul presente e sul futuro della Russia. È un invito aperto a tutti, ai veterani della guerra, ai giovani, ai russi del nuovo millennio, agli stranieri che si avvicinano a un mondo nuovo, diverso, ricco, in quanto permette ai russi di esaminare il proprio bagaglio culturale, le contraddizioni ma anche la forza del Paese, mentre consente agli stranieri un viaggio ideale che parte dagli ormai lontani primi anni del Novecento per terminare con gli anni presenti. Queste testimonianze fanno aprire gli occhi, fanno gettare uno sguardo su un mondo che è in bilico tra l’essere svanito, l’essere stato ingoiato dal trascorrere degli anni e, paradossalmente, l’essere ancora onnipresente nella quotidianità, negli atteggiamenti, nel parlato.

Abbiamo cercato di ordinare tutte queste complessità in un percorso che partendo da lontano arriva ai giorni nostri, che vuole dare spunti di riflessione sulla validità di opere e vite a volte dimenticate ma che, invece, hanno ancora molto da offrire. Furmanov può avere dei limiti letterari legati alle sue convinzioni politiche e sociali ma è stato un modello per i suoi contemporanei, un amico per molte persone che lo hanno conosciuto e hanno cercato in lui consiglio, un combattente capace, con umiltà, di raccogliere attorno a sé consensi e di rischiare la propria vita in situazioni pericolose. Alla fine, in giovane età e con una carriera promettente in campo politico e artistico, si è spento, come si era spento all’improvviso, in modo terribilmente tragico, il suo amico Čapaev, lasciando, il secondo, la guerra al suo corso e l’esempio del suo coraggio e il primo, la Russia al suo destino e i suoi scritti ai posteri.

Bibliografia