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FINE DEL MIO CANTO E DEL MIO CAMMINO.

Natale continua a rappresentare per me un sogno sotto le coperte d’inverno che annuncia una nuova identità. Natale in pigiama in viaggio nella mia fantasia verso qualcosa che avrebbe condotto me Sofia e tutti i pastori in pizzeria a festeggiare una nuova era . Aspettiamo , Maria e Giuseppe ed il piccolo Gesù , mentre loro bussano alla porta della pizzeria , noi siamo li tutti insieme , gli facciamo posto a tavolo. Giovanni suona la chitarra , Gesù sorride e piccolo, tondo , roseo. Una visione angelica in questo profondo inverno cambia il mio animo nello scorrere del tempo. La morale è cosa inumana , una vecchio interrogativo che guida il nostro cammino , come una bocca affamata nella inflazione economica . Ed il potere di erode , rode gli uomini buona volontà , rode il senato di Roma . L’amore per gli ultimi è buono, saporito come una frittata di maccheroni.

Io e Sofia siamo seduti in pizzeria , lei mi è vicina , cosi vicina che la storia ha mutato i nostri intendimenti , le nostre abitudini il modo di raccontare , di creare un vita vissuta come lo scorrere del fiume sopra i ciottoli bianchi. Le scorrono, scendono verso il mare , un fiume di frasi fatte , riavvolgono in se mille storie scendono , bagnano , trasportano tante storie di uomini e donne bambini. Trasportano la storia di questa civiltà , questo raccontare che diviene una fiaba , un novella di altri tempi , plausibilmente allegra forse in grado di

ringiovanire agli uomini di ogni tempo e di ogni nazione. L’immagine teologica della fede ha cambiato il mondo , il comprendere il dire , il ridere, il fare. La signora non credeva che essere bella , fosse una vanità , che il volto di sua figlia , era cosi bello come Maria Maddalena. Una stella segue una scia lucente, attraversa la nostra misera vita, vive nelle nostre parole , nate dal nulla dal vuoto dell’essere cosi come si è . Il sacrificio non è valso a nulla , non è riuscito a correggere l’errore insito nell’orrore del vivere ad afferrare il significato delle parole , lieve parole d’amore , assaporate dalle tue labbra rosse . E ti ho chiesto: dammi quello che vuoi , dammi il tuo flebile corpo. Ascolta il mio canto nell’ora più cupa di questa mia vita . In questo giorno pio come tanti , sono ritornato sopra i mie passi e seggo in un angolo con Sofia sperando qualcosa cambi , ascolto cantare Giovanni , sento mille voci ed il crepitare della legna nel caminetto , le pizze volano per l’aria inseguite da schiere di angeli . La città è tutta li in basso , adagiata sulla collina, simile alle gobbe di un cammello. Una città immensa che continua a dividersi in buoni e cattivi , in guardie e ladri , in giovani e vecchi . E questo mio inclinarsi in diverse rime in una altra epistola per poter placare gli animi. La pizza arriva fumante nel piatto . Gesù sorride , allunga la manina verso la mozzarella fumante, Maria lo stringe a se , mentre Giuseppe divide la pizza in tre parti. Il sapere pregiudica il nostro credere e non c’è un sillogismo per comprendere l’errore umano nel disegno divino , un punto preciso per giungere ad una nuova profezia , una festa con

angeli annuncianti una nuova era . Una nuova armonia sociale fatta di tanti livelli e sotto livelli , l’acqua scorre tra le fosse comuni , tra le strade non asfaltate in quelle misere periferie ove la luce del sole illumina il buio , cautamente a passo di uomo a passo di somaro. Sopra il dorso il somaro trasporta una piccola famiglia , una leggenda , una nuova storia attraverso il deserto dei secoli avvenire . E sono tante le strade da percorrere , tante le storie ancora da raccontare , poiché chi sarà mai il signore di questi sogni di questa verità . Un signore che conosce le sue pecore , ama i suoi simili , salva dalla fame e dall’ignoranza. Un Dio fattosi uomo per essere tra gli ultimi , uomini , l’altra faccia di una dialettica divina che mieta , vittime su vittime , crea uno spazio dove poter giocare. Il mio viaggio all’interno del presepio nella storia delle storie nel conoscere e nell’essere uno e trino. Continua aggrappato alle ali di un canto d’inverno in altre preposizioni in altre emozioni in azioni dissimili che possono rendere il mio animo partecipe di una storia singolare poiché io sono questa storia , figlia di molte verità e non sarò mai conosciuto ne apprezzato come scrittore poiché mi trovo nel bel mezzo della via di damasco senza somaro.

La pizzeria è piena di clienti c’è pure una piccola orchestra , la gente vuole dimenticare il male dei secoli passato , vuole dimenticare i morti lasciati ad essiccare al sole dell’estate passata . Tanti corpi stesi al sole d’agosto .Il mondo si divide in angeli e demoni ed il mondo è tondo ,ingordo il desiderio di un dea che funge da deterrente per

comprendere il sogno di un Dio antico . Ma ci sarà pure una terra dove poter vivere in pace , dove poter essere pari di un Dio nella propria innocenza , nella sua saggezza Iddio ci spinge attraverso la nostra volontà verso se stesso . Noi con un paio di ali voliamo, attraversiamo questa terra che nasconde nelle sue viscere milioni di cadaveri . In tanti ridono di me, in tanti non hanno trovato la diritta via che intrapresi un bel giorno e quando arriverò alla sommità del monte, non sarò chiamato santo , ma uomo a pari di chi bambino sognò un mondo nuovo . Per poi cantare la vita che scorre , questo amore che mi ha condotto sopra questo monte di cartapesta. Ad ammirare le tante nazioni il placido incantevole paesaggio di un natale eterno che illumina ed anima con i suoi mille e mille personaggi , tra drammi ed amori novelli nell'eco di dolci canzoni che s’elevano dai vicoli bui della città antica.Cosi divento me stesso divento i mille personaggi divento il fanciullo la morte la passione le lacrime copiose cadute in silenzio. E non provo a riconquistare la mia libertà nel il paesaggio di una nuova era il titolo di un nuovo libro da comporre. Tutte le rime insieme a Sofia mi seguono in silenzio mentre ragiono , arrotolato sotto le coperte nel mio dormiveglia nella rada luce del mattino che splende ed illumina il mondo .