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I flussi migratori catalizzatori della nuova produzione economica a fronte di una denatalità diffusa.

È ben noto che per immigrazione si intende l’entrata, lo stabilimento e l’inserimento (provvisorio o permanente) di individui e masse di individui in Paesi diversi da quelli di origine.

Il fenomeno96 si è sviluppato per il progressivo aumento di flussi migratori da

Paesi in via di sviluppo a Paesi sviluppati97 come quelli europei. Il maggiore

afflusso si è registrato in Italia dando luogo a diversi problemi sociali, questione che sarà oggetto di studio del presente paragrafo.

Fu ai primi anni Settanta del secolo scorso che il problema degli immigrati in Italia si rese caratterizzante, per diventare poi sempre più rilevante nel corso degli anni fino al 201298, tanto da poter dire che a quest’ultimo anno l’Italia divenne il

terzo Paese europeo per numero assoluto di stranieri residenti con 4,8 milioni dopo la Germania (7,4 milioni) e la Spagna (5,6 milioni) ed unitamente al Regno Unito classificato con la stessa cifra (4,8 milion). L’Italia ebbe, per la prima volta, un leggero saldo migratorio positivo a partire dal 1973, caratteristica che diventò poi costante amplificandosi sempre più negli anni a venire. Alla fine degli anni

96 Una bibliografia essenziale può essere la seguente: A. MARESCA, voce Immigrazione, in Nov. Dig. It., Appendice, vol. III, Torino, 1982, pp. 1214-1218 ed ivi precedente dottrina; P. ONORATO, La nuova legge sugli immigrati, in Testimonianze, 1990, 323-324, pp. 185-195; U. FRAGOLA, I problemi degli immigrati extracomunitari nel quadro della vigente legislazione, in Nuova rass., 1990, 9, pp. 866-936; F. BENTIVOGLI –

F. PITTAU, L’immigrazione estera in Italia. Previsioni del decreto legge 416/1989, in Prev. soc., 1990, fasc. 1, pp. 71-95; G. L. MONTICELLI, Le statistiche sull’immigrazione estera in Italia dopo le leggi di sanatoria, ibidem, 1990, fasc. 3, pp. 867-906; ISTAT, Gli immigrati presenti in Italia: una stima per l’anno 1989, Roma, 1990; P. L. ZANCHETTA, Essere stranieri in Italia, Milano, 1991; M. I. MACIOTTI – E. PUGLIESE, Gli

immigrati in Italia, Roma-Bari, 1991; L. PRETI, Extracomunitari in Italia e in Europa, Napoli, 1991;

E. CAPUZZO, voce Immigrazione, in EI, Appendice V 1979-1992, vol. II, Roma, 1992, pp. 606-607; S. BALDI – R. CAGIANO DE AZEVEDO, La popolazione italiana verso il 2000. Storia demografica dal

dopoguerra ad oggi, Bologna, 1999; A. MAURI, Squilibri demografici e immigrazione. Il caso Italia, in Studi econ. soc.,

1989, 24, 4, pp. 39-54.

97 Cfr. A. BONAGUIDI, voce Migratorie, Correnti, in EI, Appendice V 1979-1992, vol. III, Roma,

1993, pp. 482-484 ed ivi ampi riferimenti alle voci degli Aggiornamenti precedenti (EI, vol. XXIII, Roma, 1934, pp. 249-259; Appendice I, Roma, 1938, pp. 848-849; Appendice II 1938-1948, vol. II, Roma, 1949, pp. 312-314; Appendice III 1949-1960, vol. II, 1961, pp. 110-115).

98 Cfr. Dossier statistico immigrazione Caritas/Migrantes dal 2006 in poi, in

http://www.caritas.it/home_page/tutti_i_temi/00000404_Dossier_Statistico_Immigrazione.html (ultimo accesso 15 novembre 2014).

131 Settanta il flusso degli stranieri cominciò a prendere consistenza, sia per la cosiddetta “politica delle porte aperte” praticata dall’Italia sia per le politiche restrittive adottate da altri Paesi99.

In detti anni, più che per ragioni economiche, gli stranieri che raggiunsero l’Italia erano in fuga dalle dittature militari dell’America Latina, dalla guerra tra Iran ed Iraq o dalla Repubblica islamica di Khomeini, dalla Russia o dalla Germania dell’Est. Il flusso non fu affatto imponente ed era facilmente controllabile, tanto che l’Italia non ebbe alcuna difficoltà a prestare accoglienza ed assistenza ai migranti.

Agli inizi del 1990 vi fu un notevole aumento del numero degli stranieri e si ebbe il primo intervento legislativo per disciplinare il fenomeno: nello stesso anno, infatti, fu varata la legge n. 39 detta anche legge Martelli.

Fu, però, solo il 7 marzo 1991 che iniziò quello che fu denominato l’“esodo biblico”, allorquando nel porto di Brindisi approdò una nave carica di ben 27.000 unità, per la maggior parte albanesi, affamati e privi di tutto e l’Italia si trovò impreparata a far fronte a quell’emergenza. Furono i cittadini che, con generosità, fornirono indumenti, coperte e cibo a quella massa di disperati costituita da un imponente numero di bambini. Dopo soli cinque mesi, precisamente l’8 agosto 1991, nel porto di Bari entrò la nave “Vlora” con oltre 20.000 albanesi che occupavano ogni possibile spazio di quel natante. Uno scenario simile non si era mai visto prima e rimane ancora oggi nella memoria degli italiani.

Fu proprio in quell’anno che l’Italia cessò di essere un Paese di emigranti per divenire il Paese degli immigrati. Da quel momento, il fenomeno immigratorio divenne complesso e massiccio ed il Mediterraneo fu solcato da innumerevoli carrette del mare.

Dopo qualche tempo, non furono più i porti del basso Adriatico ad essere i terminali dei molteplici viaggi della speranza ma Lampedusa e i porti del sud della Sicilia perché i flussi provenivano, soprattutto, dall’Africa e dall’Asia.

132 Negli anni del secolo presente vi è stato un forte impatto migratorio per effetto delle “Primavere Arabe”. L’afflusso maggiore si è avuto dalla Libia, dalla Tunisia, dall’Egitto e dai Paesi dell’Africa Subsahariana, ossia Ghana, Nigeria, Somalia, Etiopia, ecc. Nel 2001, a seguito dell’intervento delle forze della Nato in Afghanistan, si registrò anche la presenza di molti cittadini afghani che raggiunsero l’Italia attraverso l’Iran, la Turchia e la Grecia.

Dal 1981 al 1991 si intrapresero diversi interventi legislativi, però si constatò anche che dai 321.000 stranieri del 1981 si era passati ai 625.000 del 1991, per giungere alle 924.500 unità del 1996100. Interventi legislativi successivi non solo

non fermarono l’afflusso ma lo incentivarono, tanto che nel 2001 il numero degli stranieri salì a 1.334.889, nel 2005 a 1.990.159, per giungere il 1° gennaio 2013 addirittura a 5.011.000, pari all’8,2% dell’intera popolazione italiana101.

Ciò che caratterizza la presenza degli immigrati in Italia, in questa entità abbastanza grave (nel senso del termine latino gravis, pesante), è rappresentato dai seguenti elementi:

a. le stime della Fondazione Ismu - Iniziative e Studi sulla Multietnicità al 1° gennaio 2013 - indicano una presenza di stranieri in Italia di poco inferiore a 5.000.000 di unità.

Più precisamente, anche alla luce delle più recenti risultanze censuarie del 2011, si tratta di 4.400.000 unità residenti, cioè già iscritte in anagrafe, di 219.000 regolari non residenti e di 294.000 irregolari102.

100 Ibidem.

101 Gli interventi legislativi cui si fa riferimento sono: la legge Martelli (che per la prima volta

cercava di introdurre una programmazione dei flussi di ingresso e tentava di costituire una sanatoria per chi si trovava già nel territorio nazionale, con il risultato che durante l’anno 1990 furono regolarizzati in un sol colpo 200.000 stranieri provenienti dal Nord Africa); la legge Turco-Napolitano del 1998 (che istituì i centri di permanenza temporanea per gli stranieri sottoposti ai provvedimenti di espulsione) e la legge Bossi-Fini del 2002 (che prevedeva l’espulsione di clandestini).

Cfr. S. BALDI – R. CAGIANO DE AZEVEDO, La popolazione italiana verso il 2000, cit. I numeri degli stranieri riportati sono tratti da Rapporto Istat – 14° Censimento generale della popolazione. Dati definitivi, in

http://dawinci.istat.it/MD/ (ultimo accesso 24 settembre 2014).

102 FONDAZIONE ISMU - XIX Rapporto sulle migrazioni 2013, in http://www.ismu.org/5831-2/

133 b. La presenza straniera evidenzia una età decisamente più bassa di quella italiana se si considera che la presenza di minori nella comunità straniera è maggiore, in conseguenza della più alta fecondità delle donne straniere rispetto a quelle italiane.

Invero, su una presenza al 1° gennaio 2015 di 5.073.000 unità di stranieri in Italia, pari all’8,3% della popolazione residente totale, oltre 1.000.000 di unità sono minorenni103.

c. Gli stranieri nati in Italia nel 2013 con un solo genitore straniero sono in diminuzione (3.239 in meno rispetto al 2012) e ammontano a poco più di 104.000 nel 2013, pari al 20,2% del totale dei nati (514.308).

La percentuale dei nati è molto alta nel Nord Italia, specialmente in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, quasi a raggiungere il 22-23%, decrescente nel Centro Italia, bassa nel Mezzogiorno ove la percentuale non raggiunge il 5%.

Sono pure in diminuzione i nati con entrambi i genitori stranieri e ammontano a 77.705 unità nel 2013, 2.189 in meno rispetto al 2012. In leggera flessione anche la loro quota totale delle nascite, pari al 15% nel 2013104.

In presenza di una natalità straniera sufficientemente robusta, in Italia si è avuto anche un aumento della popolazione scolastica straniera e degli allievi privi della cittadinanza italiana105

103 ISTAT - La popolazione straniera residente in Italia al 1° gennaio 2015, in

http://www.istat.it/it/archivio/149003 (ultimo accesso 19 febbraio 2015).

104 ISTAT - Natalità e fecondità della popolazione residente al 31 dicembre 2013, in

http://www.istat.it/it/archivio/140132 (ultimo accesso 8 gennaio 2015).

105 Ministero della Istruzione, della Università e della Ricerca - Direzione generale per gli Studi, per

134 Di seguito si riportano le tabelle e i grafici relativi alla popolazione straniera residente in Italia al 1° gennaio 2013 redatti sulla base dei dati Istat elaborati, per la tabella di cui al punto I, dall’Istituto Demo, per i grafici di cui ai punti II e III e per la tabella di cui al punto IV, dall’Istituto Tuttitalia, tenuto conto dei risultati del censimento 2011.

Le rappresentazioni grafiche sono disponibili la prima sul sito web: - http://demo.istat.it/str2013/index.html,

le altre tre sul sito web:

- http://www.tuttitalia.it/statistiche/cittadini-stranieri-2013/.

La presenza di allievi privi di cittadinanza italiana è in costante aumento nel sistema scolastico italiano, rappresentando oggi il 9%, con punte prossime al 10% nella scuola dell’obbligo. La loro presenza, però, è concentrata soprattutto nelle Regioni Settentrionali ed in particolare in alcune aree urbane, cosicché in talune scuole la percentuale risulta significativamente più elevata.

Questi alunni rappresentano oltre 200 Paesi, ben il 45% di loro proviene da soli 3 Stati (Romania, Marocco e Albania). Circa l’81% di loro proviene da 19 Stati (Romania, Albania, Marocco, Cina, Moldavia, Filippine, India, Ucraina, Ecuador, Perù, Tunisia, Pakistan, Macedonia, Egitto, Bangladesh, Senegal, Nigeria, Polonia, Ghana). Occorre, tuttavia, tenere presente che quasi la metà di questi alunni, oltre 371.000, sono nati e cresciuti in Italia, parlano l’italiano come prima lingua e sono, comunque, bilingue e solo a causa di una legislazione basata esclusivamente sullo ius sanguinis viene loro attribuito lo

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I - Distinzione per nazionalità.

Stato Maschi Femmine Totale

Romania 467.630 613.770 1.081.400 Albania 258.702 237.007 495.709 Marocco 247.583 207.190 454.773 Cina 130.658 126.188 256.846 Ucraina 45.936 173.114 219.050 Filippine 70.365 92.290 162.655 Moldavia 50.971 98.463 149.434 India 85.678 56.775 142.453 Bangladesh 77.750 33.473 111.223 Perù 45.125 64.726 109.851 Polonia 26.051 71.515 97.566 Tunisia 60.528 36.789 97.317 Egitto 64.839 31.169 96.008 Sri Lanka 52.196 42.811 95.007 Ecuador 38.974 52.887 91.861 Senegal 66.153 24.710 90.863 Pakistan 58.340 32.275 90.615 Macedonia 42.320 36.104 78.424 Nigeria 32.773 34.060 66.833 Bulgaria 20.563 34.369 54.932 Ghana 30.657 20.945 51.602

Nella tabella sono riportate solo le comunità straniere distinte per cittadinanza e sesso, residenti in Italia al 31 dicembre 2013 e di entità superiore alle 50.000 unità.

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II - Comunità straniere presenti in Italia.

Le comunità più consistenti presenti in Italia sono nell’ordine: la rumena, l’albanese, la marocchina, seguite a distanza dalla cinese, dall’ucraina e da altre.

III - Distribuzione della popolazione straniera in Italia per sesso