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L’informatizzazione della società civile e la conseguente informatizzazione dei soggetti-lavoro Il sorgere dell’industria informatica.

Il termine informatica, neologismo di origine francese da molto tempo entrato a far parte del nostro patrimonio di conoscenze, individua la disciplina che si interessa della formazione automatica, ossia della raccolta, della elaborazione e della trasmissione di pensieri, concetti, idee, eventi, processi, fenomeni e fatti.

Gli oggetti della raccolta, della elaborazione e della trasmissione sono chiamati “dati”, definibili in modo formale e capaci di essere trattati da macchine particolari denominate, sin dalla loro prima apparizione, elaboratori elettronici. I predetti dati, inoltre, hanno la capacità di essere trasmessi nello spazio e di essere poi interpretabili75.

Le rappresentazioni dei “dati” vengono redatte, sin dal momento in cui l’informatica si è imposta nella società civile, secondo appositi programmi scritti nel linguaggio programmatico proprio dello stesso elaboratore. I linguaggi per l’accesso alle basi di dati (query languages) definiti formalmente (che prendono il nome di linguaggi formali), altro non sono che un insieme di regole (chiamato

semantica) per associare a ciascuna frase un significato, in genere per composizione

dei significati delle componenti sintattiche della frase. Alla teoria dei linguaggi si collega la teoria degli automi, a sua volta collegata alla teoria della commutazione (in inglese switching theory), e la teoria della compatibilità.

Non è questa la sede per dissertare sulla variegata posizione delle teorie che si sono imposte nel corso dell’ultimo cinquantennio76.

In questa sede va solo ricordato che l’informatica, sorta a livello sperimentale alla fine della seconda guerra mondiale, ebbe uno sviluppo straordinario negli

Stati Uniti d’America, tanto che nel 1975 la maggiore industria del settore

75 Cfr. AA. VV., Razionalità sociale e tecnologia della informazione, Milano, 1973; AA. VV., I problemi dell’informatica, in Ambiente e Informatica: problemi nuovi nella società contemporanea, Camera dei deputati,

Quaderni di Studi e legislazione, Roma, 1978.

76 Z. MANNA, Mathematical Theory of Computation, New York, 1974; W. S. BRAINERD – L. H.

98 - l’IBM - divenne la settima impresa industriale del Paese in termini di fatturato e la seconda in termini di profitti, inglobando la General Electric e la Honeywell.

È ben noto, inoltre, che il primo computer a transistor fu creato nel 1950 dalla italiana Olivetti la quale vendette il brevetto proprio alla General Electric che lo passò, poi, alla Honeywell. Tutto ciò sta a dimostrare che le imprese europee, pur con notevoli conoscenze scientifiche ed applicative, non ebbero la capacità di investire nella produzione del mercato e non ne intuirono la potenzialità77. Il

risultato fu che le aziende europee, in particolare quelle italiane, furono costrette a seguire gli sviluppi innovativi provenienti dagli Stati Uniti d’America piuttosto che a guidarli. Non ci si deve meravigliare, dunque, che dall’incontro tra la genialità italiana ed europea e l’imprenditorialità degli Stati Uniti sia sorta una Industria informatica nei due continenti, una Industria, cioè, capace non solo di dar vita ad aziende che fabbricano calcolatori elettronici ma anche ad aziende che si dedicano alla produzione di apparecchiature e di software destinati ad organizzare e gestire un flusso di informazioni nel senso più ampio del termine. Il che vuol dire che i prodotti tipici di questo settore come i programmi, i sistemi operativi, i supporti magnetici, i collegamenti via cavo o via etere, i terminali, le unità periferiche, le stampanti e più in generale tutto ciò che compone un sistema informatico fanno parte della costruzione di una azienda dell’industria informatica. È per tale ragione che economisti e commercialisti ritengono che non sia possibile considerare l’industria informatica come un insieme ben individuabile di imprese con un prodotto ben definito, ma piuttosto come un complesso di attività volte a razionalizzare ed a rendere efficiente l’acquisizione, la registrazione, la trasmissione e la consultazione di informazioni, siano esse in forma scritta o in forma sonora oppure in forma visiva. Questa industria

informatica, anche se si è sviluppata in modo incredibilmente veloce, è passata

attraverso le seguenti tappe ben distinte:

a. dalla fine degli anni Cinquanta alla metà degli anni Sessanta del secolo scorso vennero costruiti modelli calcolatori a carattere gestionale (general purpose);

77 Il giudizio, molto severo, è di G. ROSA – F. SCACCIAVILLANI, alla voce Informatica, Industria,

99 b. a partire dal 1966 iniziò la commercializzazione delle cosiddette macchine dedicate o minicomputer, già sperimentate qualche anno prima, che consentirono le prime applicazioni e i primi calcoli tecnico-scientifici;

c. nei primi anni Settanta del secolo scorso le consegne di minicomputer superarono quelle dei grandi elaboratori e, sino agli anni Ottanta, la produzione crebbe a ritmi esponenziali del 27% l’anno;

d. con gli anni Ottanta si diffusero i microelaboratori o personal-computer, PC, macchine monoutente a volte collegate tra loro da una rete per lo scambio di informazioni e si perfezionarono i calcolatori cosiddetti mainframes cui si accedeva attraverso più terminali. La tecnologia dei personal-computer fu messa a punto in Francia ma applicata su scala industriale negli Stati Uniti, tanto da passare dalle 300 mila unità del 1981 ai 6 milioni e mezzo del 1985 e ai 30 milioni del 1993;

e. agli inizi del XXI secolo si sono sviluppati tre grandi poli di irradiazione industriale: quello nordamericano, quello europeo e quello giapponese con un calo produttivo nordamericano dal 45% al 39% della produzione globale mondiale e con una maggiorazione dal 30% al 33% della produzione europea, con un restante 28% giapponese e coreano.

Attualmente, cinque sono i colossi cosiddetti hi-tech che, a far data dal 2013, possono così elencarsi78:

1. - Amazon, di cui è anima Jeff Bezos, suo fondatore e mente dietro ogni metamorfosi del colosso. Valore in borsa: 151 miliardi di dollari, con 117 mila dipendenti. Con i telefoni e i nuovi tablet Kindle Fire HD e HDX a basso costo veicola i suoi contenuti e gareggia con Apple nel suo settore. L’azienda di Seattle, la cui missione originaria fu la creazione del più grande negozio di libri online al mondo, è oggi espressione di un e-commerce olistico, totalizzante, che spazia dai beni materiali ai servizi immateriali, saturando la domanda con il gigantismo dell’offerta. Ai libri degli inizi si è aggiunta qualsiasi categoria merceologica, lecita

78 I dati sono riportati da G. CASTELLANO – M. MORELLO, Perché Amazon, Apple, Facebook, Google e Microsoft sono i veri padroni del mondo, in Panorama, 8 ottobre 2014, pp. 46-51.

100 ovviamente, che negli Stati Uniti ingloba persino il cibo fresco. Si potrebbe dire, dunque, che Amazon è mercato e mercante di riferimento.

2. - Apple, di cui è amministratore delegato Tim Cook che ha raccolto la difficile eredità di Steve Jobs. Il valore in borsa di questa azienda è di 604 miliardi di dollari, con 80 mila dipendenti. Nato come piccolo costruttore di computer, puntando inizialmente su prodotti innovativi, costosi e di design, il colosso Apple è diventato un’arma di distruzione di massa di cd, dvd, videogiochi, lettori e console. Il nuovo IPhone 6, in una settimana, è stato acquistato da oltre dieci milioni di persone. Con il sistema Apple Pay, integrato nei nuovi IPhone 6, la Apple vuole combattere Google Wallet nei sistemi di pagamento digitale.

L’obiettivo è trasformarsi da azienda informatica in banca: si potrà pagare con il telefono e dire addio a banconote e portafogli. Il sistema operativo per computer Mac OS è una alternativa a Windows che appare sempre più premiata dai clienti.

3. - Facebook: Mark Zuckerberg ha trasformato un passatempo per studenti in una gigantesca macchina di profitti. La sua invenzione, Facebook, è un impero immenso edificato sui “mi piace”: costruisce, infatti, profili su gusti e preferenze degli utenti per venderli agli inserzionisti facendo, quindi, concorrenza a Google di cui mette in discussione il fatturato. Inoltre, propone videogame ed altri contenuti che fanno perdere fatturato ai Tunes. La vera forza di Facebook è stato l’acquisto di Oculus Vr con cui ha dominato anche nel campo della cosiddetta realtà virtuale. Il valore in borsa di questo social network è di 204 miliardi di dollari, con soli 6.300 dipendenti.

4. - Google, capeggiato da Sergey Brin e Larry Page, ha, innanzitutto, messo a frutto studi, progetti e ricerche digitali pervenendo alla realizzazione del motore di ricerca (sua missione originaria), elaborando un software per la lettura delle email - venendo così a conoscenza di tutto quanto scriviamo con il sistema elettronico - e creando, altresì, il sistema operativo Android che tra Gps e mappe segue ogni nostro spostamento. Con tale sistema, Google è entrato nel mondo degli smartphone e ha gareggiato con Apple, superandolo. Nell’ultimo decennio

101 ha acquistato centinaia di imprese dalle attività più diversificate, entrando nel mondo dei robot, dei termostati e di sofisticati processi anche per l’acquisizione di immagini satellitari, ma i suoi orizzonti progettuali si vanno sempre più dilatando. Attraverso “Google X”, un laboratorio segreto in California, progetta aerei a pannelli solari che volano nell’atmosfera per dare internet a tutti, nonchè vetture che si pilotano da sole per sollevare dall’onere della guida l’uomo che può così dedicarsi a quanto compare sul display del cruscotto e, in particolare, agli spot pubblicitari ed agli sconti praticati in diretta dai negozi dei dintorni. Nel predetto laboratorio sperimentale, Google provvede anche a testare droni che consegneranno prodotti e merci in tempi velocissimi, rivaleggiando con Amazon.

Il colosso tenta, inoltre, di divenire, quanto prima, l’unico editore di notizie da fornire, senza costi, ai cittadini di tutto il mondo. Il valore in borsa di Google, che conta 48 mila dipendenti, è di 392 miliardi di dollari. Con oltre 1,1 miliardi di utenti registrati, Google+ resta l’avversario numero uno di Facebook.

Sospettato, infine, di aver abusato del suo immenso potere nel settore delle ricerche per discriminare la concorrenza nei risultati, oggi Google è sotto la vigilanza dell’Unione Europea.

5. - Microsoft, geniale costruzione di Bill Gates che nel 1975 aveva profetizzato di vedere nel futuro un computer su ogni scrivania ed uno in ogni casa.

Previsione che nei quaranta anni a seguire si è, in effetti, realizzata, rendendo Microsoft il colosso, certamente, più presente nell’informatica mondiale. Valore di borsa: 385 miliardi di dollari, con 99 mila dipendenti. È, senza dubbio, sua la leadership nei sistemi operativi dei computer. Il mondo, però, si sta spostando verso la mobilità e per questo Microsoft appare fanalino di coda rispetto ad Apple e Google. Ciò lo ha costretto a cambiare rotta acquistando Nokia, il più grande produttore al mondo di cellulari, che ora funzionano con il sistema operativo Windows Phone (che mira a soffiare quote di mercato ad Android) per conquistare tutto quel mondo degli affari che utilizza lo stesso software anche con il computer dell’ufficio. Con l’acquisto di Nokia e con gli ibridi Surface, metà tablet e metà notebook, ha fatto concorrenza ad iPhone e iPad. Con il motore di

102 ricerca Bing, Microsoft compete con Google sulla pubblicità online e con l’acquisizione di Skype tenta di diventare il più grande operatore telefonico planetario. Per fare tutto questo e per dare, dunque, avvio ad un nuovo corso, al vertice di Microsoft è arrivato Satya Nadella che ha preso il posto di Steve Ballmer. Il risultato: il licenziamento di diciottomila dipendenti.

A caratterizzare i cinque colossi sopra menzionati concorrono due dati: a) sono tutti e cinque statunitensi; b) tendono tutti e cinque alla più spietata concorrenza per conquistare 2,5 miliardi di persone che hanno una carta di credito.

Intorno a queste grandi aziende statunitensi si è venuta a creare una costellazione di imprese medie e piccole che si sono aggiudicate posizioni rilevanti in specifici segmenti di mercato, facendo uso di strategie di penetrazione aggressiva. Il risultato, come hanno ben sottolineato G. Rosa e F. Scacciavillani79

sulla base di dotte ricerche sul campo80, è «la progressiva crescita del peso del

software rispetto all’hardware e, nell’ambito di quest’ultimo, dei PC rispetto ai mini e mainframes come conseguenza diretta dell’affermarsi dell’informatica distribuita

(rispetto alla concezione “gerarchica” degli anni Settanta) e della conseguente nascita di mercati globali di massa (home/office). Fatto pari a 100 il valore totale del mercato mondiale dell’informatica, si registra una incidenza percentuale del 19% dei PC, del 13% dei minicomputer, dell’8% dei mainframes, del 5% delle stampanti, del 4% dei prodotti per l’ufficio e del 3% dei terminali, per un peso complessivo dell’hardware del 52%. Il restante 48% è attribuibile a software e servizi. Il mercato nordamericano, a conferma di una tendenza consolidata, registrava già nel 1990 il sorpasso del software (56%) sull’hardware».

79 G. ROSA – F. SCACCIAVILLANI, alla voce Informatica, Industria, in EI, Appendice V

1979-1992, vol. II, Roma, 1992, p. 708.

80 H. W. DE JONG (a cura di), The Structure of European Industry, Studies in Industrial Organization,

L’Aia, 1981; ORGANISATION DE COOPÉRATION ET DE DÉVELOPPEMENT ÉCONOMIQUES, Les logiciels: l’émergence d’une industrie, Parigi, 1985; SERVIZIO STUDI HONEYWELL-ISI (a cura del), Italia informatica: dieci anni di mercato EDP, analisi e prospettive, Milano, 1986; COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE, Panorama of EC Industry 1989, Bruxelles, 1989; F. MALERBA – F. ONIDA (a cura di), L’industria elettronica e dell’informatica in Europa, in Previsioni

dell’economia italiana, Roma, giugno 1991; ASSINFORM, Rapporto sulla situazione dell’informatica in Italia,

103 Alla luce di quanto innanzi esposto, si può affermare che i primi elaboratori ebbero una capacità funzionale soprattutto a livello di calcolo, per cui la macchina venne denominata computer o calcolatore, tanto che, sino alla metà degli anni Ottanta del secolo scorso, gli elaboratori furono utilizzati, in particolare, per operazioni di calcolo sofisticato o per la gestione di archivi. Furono, quindi, destinati a scopi professionali e riservati ai soli addetti ai lavori. Soltanto successivamente si ritenne di destinarli, altresì, agli utenti occasionali e i computer divennero, pertanto, strumenti di comunicazione di uso quotidiano tra le persone. Conseguentemente, in vista delle nuove esigenze, vennero strutturati con una inferiore capacità di calcolo. Essendo poi destinati ad una generalità di persone che non avevano una cognizione tecnica specifica, si rese sempre più agevole l’interazione tra l’utente e la macchina in modo da ridurre al massimo il grado di specializzazione richiesto agli utenti. I nuovi sistemi operativi elaborarono interfacce semplificate che permisero all’utilizzatore del computer di comunicare ed interagire con la macchina con una maggiore facilità rispetto al passato in cui veniva utilizzato il complicato sistema operativo MS-DOS, commercializzato sino ai primissimi anni del secolo attuale e sostituito dal sistema operativo Windows 95, evolutosi sempre più negli anni successivi.

Con il passare del tempo, l’espansione dell’informatica fu sempre più crescente ed oggi ha raggiunto traguardi neppure ipotizzabili qualche decennio or sono, andando a coprire ogni settore di attività e rispondendo soprattutto ai bisogni nonché alle urgenze della collettività.

Oggi, con l’informatica ed anche con i mezzi di comunicazione che, sino a pochi anni fa, erano considerati e recepiti come servizi separati, si è pervenuti alla integrazione dei servizi, tanto da poter ritenere, a buon ragione, che l’informatica sia massicciamente partecipe della comunicazione e della informazione.

L’informatica, quindi, ha integrato telefonia, stampa e televisione che, di conseguenza, non sono più mondi autonomi e separati. A mezzo di un computer munito di videocamera ed utilizzando Skype possono essere effettuate comunicazioni telefoniche mediante videochiamate, è possibile inviare

104 videomessaggi, condividere contemporaneamente documenti di lavoro, condividere uno schermo e quindi svolgere, in contemporanea, una attività manuale, intellettuale o di altra natura. Attraverso il computer può essere letta la stampa nazionale ed internazionale, si possono seguire i telegiornali o altre rubriche televisive.

Tutti i settori produttivi, peraltro, sono stati raggiunti dall’informatica: basti pensare alla stampa che, da qualche tempo, si avvale di sistemi informatici i quali rendono più agevole e spedita la produzione della carta stampata, alla elaborazione digitale delle immagini sfruttata dalla televisione e dalla cinematografia ed ancora, ai nuovi sistemi editoriali su supporti informatici che consentono la diffusione e la divulgazione dei libri che vengono letti anche sui telefonini, sui tablet, sugli schermi dei computer.

Le reti telematiche rappresentano una delle più grandi realizzazioni della scienza informatica perché consentono comunicazioni interpersonali concomitanti e collettive: la più importante è la rete Internet, conosciuta ed utilizzata da tutto il mondo, creata per scopi scientifici, culturali, commerciali, sociali, politici e che collega le tante organizzazioni universitarie dei vari Paesi del pianeta.

Nell’anno 2010 il dr. Alexander Van Deursen, docente all’Università di Twente, nel suo libro “Internet skills, vital assets in an information society” sottolineò la grande importanza della rete Internet, individuando le quattro aree in cui i cittadini avrebbero avuto i maggiori vantaggi dalla consultazione della rete ed indicandole nell’area sociale, economica, politica e sanitaria.

Nell’area sociale individuò i benefici per le persone non in grado di interagire socialmente come gli anziani, i lavoratori in luoghi isolati o i familiari lontani gli uni dagli altri.

Nell’area economica indicò i vantaggi per i consumatori non in grado di cercare prezzi più bassi e di acquistare o vendere prodotti e servizi attraverso vari canali online, nonché i vantaggi per i lavoratori con competenze digitali,

105 consistenti in un migliore accesso ai posti di lavoro desiderabili e in una retribuzione migliore.

Nell’area politica individuò i benefici di cui i cittadini avrebbero goduto nella possibilità di ottenere le informazioni up-to-date e, conseguentemente, nella possibilità di essere informati sugli eventi in corso nei rispettivi Paesi e nel mondo.

Nell’area sanitaria, infine, il dr. Van Deursen individuò quale vantaggio per i cittadini quello di ottenere online informazioni utili sulla salute e, quindi, informazioni accessibili a tutti gli utenti.

Altre reti di notevole importanza sono: la rete di posta elettronica, che consente la trasmissione, in tempo reale, di messaggi, comunicazioni e documenti; la rete delle News, ossia grandi bacheche elettroniche ove, in particolare enti, imprese, aziende e società inseriscono loro comunicazioni che vengono lette da chiunque voglia farlo. Da non trascurare poi la rete per le comunicazioni sincrone tra più persone in tempo reale, meglio individuata come messaggeria.

Indubbiamente, la rivoluzione digitale e l’enorme sviluppo della tecnologia informatica hanno determinato un complesso sistema di interdipendenza che, a sua volta, crea nuove frontiere e concede agli individui opportunità immense di connessione nonché di elaborazione e trasmissione delle informazioni le quali rappresentano, peraltro, fattori essenziali di sviluppo economico e sociale.

Conseguentemente, dinanzi alla complessità del nuovo scenario del mondo interconnesso, diviene necessario, anche per affrontare i problemi della vita quotidiana, conoscere i dispositivi tecnologici nonché possedere competenze digitali adeguate. Tali competenze consistono non solo nell’utilizzare con dimestichezza gli apparati tecnologici, sia per il lavoro sia per il tempo libero e sia per la comunicazione o per altre attività, ma anche nel saper apprendere, comunicare e partecipare alla vita sociale.

La Commissione europea avendo previsto, a seguito di uno specifico studio, che entro il 2015 i dispositivi per connessione senza fili sarebbero stati

106 venticinque miliardi e che gli stessi sarebbero raddoppiati nel 2020 a cinquanta miliardi, nonché avendo preventivato che il traffico mobile, tra il 2012 e il 2018, sarebbe aumentato di dodici volte e che il traffico dati su smartphone sarebbe cresciuto di quattordici volte entro il 2018, adottò nel 2010 l’Agenda Digitale Europea. All’interno di tale Agenda, la Commissione europea tracciò una strategia per stimolare l’economia digitale attraverso il potenziamento dell’economia digitale europea senza frontiere, la riconquista della leadership mondiale per i servizi in rete mediante la promozione degli investimenti privati nelle reti fisse e mobili a banda larga ad alta velocità, la promozione di un ambiente Internet sicuro ed affidabile per gli utenti e per gli operatori. Infine, attraverso la creazione di un contesto favorevole alla trasformazione delle imprese tradizionali, l’Agenda Digitale Europea ha promosso iniziative imprenditoriali innovative basate sul web ed ha attuato una strategia di innovazione per la competitività industriale.

Peraltro, l’Unione Europea, sempre sensibile a far sì che le cognizioni digitali crescano in modo da poter raggiungere i risultati che si è prefissata per il 2020, mediante l’attuazione dell’ambiziosa strategia innanzi indicata, ha istituito nel 2013 la nuova patente europea in materia informatica (ECDL), destinata a sostituire tutte quelle rilasciate in precedenza e basate su tre livelli: normale, avanzato e specializzato. La nuova patente è diretta a conferire una competenza qualificata in modo che i titolari possano entrare a far parte della Società dell’informazione.

Invero, è stato accertato che solo il 53% della popolazione europea ha una sufficiente competenza informatica richiesta per cercare o cambiare il posto di lavoro, con la precisazione che tale dato è rappresentato da un valore medio perché, mentre il 70% della popolazione della Finlandia, della Danimarca e della Svezia ha cognizioni sufficienti, queste sono presenti solo nel 40% della popolazione della Grecia, dell’Italia e del Portogallo. Secondo l’Unione Europea, i