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7. L’ANALISI DEI RISULTATI

7.2 L’analisi qualitativa: verso le capacitazioni degli artigiani over 50

7.2.2 Focus group con studenti in ASL

Il lavoro di rilevazione e confronto tra i risultati dell’autovalutazione del livello di possesso delle competenze per l’innovazione, secondo il modello del farsi della competenza di Tessaro (Tessaro, 2012), e le risposte date dagli stessi soggetti in merito alla rilevanza delle quattro competenze comportamentali

percepito, ha consentito di far emergere già alcuni indicatori comportamentali specifici, su cui lavorare in seguito insieme ai ragazzi, per far emergere alcune indicazioni sulle dimensioni di conversione.

Grazie alla realizzazione di quattro focus group, che hanno visto il coinvolgimento di gruppi da circa 5 o 6 studenti per gruppo, è stato possibile far emergere una serie di fattori di conversione o capacitanti che possono favorire l’attivazione degli stessi in un contesto innovativo in forte trasformazione come quello artigiano e giocare, allo stesso tempo, un ruolo di fattori di conversione delle competenze per l’innovazione degli artigiani senior anche in funzione di una loro progettualità in un’ottica di active aging.

Di seguito, con la Figura 25, si presentano i dati e le informazioni emerse dai focus group così come sono state scritte dai ragazzi mediante l’utilizzo di post-it (una selezione degli stessi) e raggruppati in 8 cluster di contenuto omogeneo grazie al lavoro svolto anche in plenaria. Plenaria che ha condiviso e riflettuto su tutti gli spunti emersi nel corso del brainstorming guidato dal ricercatore nel corso del focus group e individuato i raggruppamenti più significativi dando a ciascuno di essi un titolo.

Figura 25: i cluster di idee emersi nei focus group degli studenti in ASL 1. Viaggiare e vivere esperienze culturali e formative:

− andare alla biennale;

− organizzare viaggi in città ricche di musica e spunti culturali; − corsi e viaggi di aggiornamento all’estero;

− viaggiare, conoscere, imparare cose nuove; − viaggiare, uscire dai propri confini. 2. creatività, partecipazione e networking:

− chiedere alle menti più giovani che idee hanno per innovare la mia azienda; − riunioni settimanali con giovani interessati al mio settore;

− mente aperta;

− riuscire ad avere mentalità provenienti da ambienti diversi per ampliare il campo lavorativo;

− interessarsi a diverse cose;

− restare al passo, essere sempre pronti per possibili cambiamenti e non fissarsi su un solo percorso;

− promuovere concorsi e sfide per incentivare la creatività e la “competizione”. 3. autonomia e responsabilità:

− lasciare i giovani svolgere i progetti ed avere una funzione di “controllo”;

− il senior deve essere ben consapevole del lavoro dei suoi dipendenti, ma senza soffocare la creatività;

− dare degli obiettivi a medio e lungo termine; − entrare nella visione del perché faccio questa cosa;

− sono più importanti le opportunità che vengono date, che la relazione tuttavia deve essere come minimo un ambiente sopportabile;

− il senior può insegnare al giovane come muovere i primi passi, ma non può dirgli come fare tutto.

4. ambiente moderno/stimolante per un target di lavoratori giovani: − ammodernare l’ambiente e l’immagine della mia azienda; − rendere questo lavoro più adatto ai giovani;

− acquistare attrezzature all’avanguardia e creare un luogo di lavoro moderno e aperto al cambiamento;

− mettere musica di ogni genere in studio; − lavorare in luoghi moderni.

5. comunicazione e identità chiara: − farsi conoscere;

− farsi conoscere, intraprendere nuove relazioni, farsi valere, prendere una posizione; − pubblicità sui social;

− dal punto di vista pubblicitario, avere una linea pulita, chiara e riconoscibile; − rendere questo lavoro un brand/moda;

− trovare delle caratteristiche formali e stilistiche uniche e riconoscibili. 6. etica d’impresa:

− indirizzare il proprio mercato verso imprese e associazioni vicine ai giovani; − dare più aiuto/lavoro ai giovani più in difficoltà (carcere e famiglia); − far valere le proprie idee non pensando solo al profitto finale; − garantire una “specie” di stipendio per la sopravvivenza dei giovani; − non accettare lavori che non mi portano a nulla, alzare il proprio target. 7. Formazione:

− creare piattaforme dove i giovani possono imparare;

− corsi guidati da giovani del settore per l’aggiornamento informatico; − creare posti lavoro dove i giovani imparano punto per punto tutti i passaggi; − incontro di confronto e dibattito con giovani imprenditori, addetti alla cultura; − ricercare su internet spunti per nuove idee;

− leggere quello che può aiutarci a conoscere nuove visioni; − partecipare/organizzare eventi innovativi in ambito culturale; 8. rispetto dei diritti:

− distruggere le barriere di capo e operaio;

− valorizzare non solo nel lavoro ma anche in ambito economico i giovani.

Un’interpretazione dei risultati riportati sopra ha consentito di far emergere alcune principali dimensioni (fattori) di conversione per la promozione dell’agire innovativo dei giovani apprendisti in “botteghe artigiane 2.0” ed in particolare nella relazione con i maestri artigiani senior.

1. Dimensione delle opportunità latenti e direzionalità di crescita (self- direction learning). Forse era prevedibile, considerata l’età, rilevare un

forte interesse alle opportunità che l’ambiente di lavoro deve offrire ai giovani per fare esperienze all’esterno dell’azienda e di natura anche molto diversa dall’oggetto professionale, come quella di partecipare a mostre, viaggiare per conoscere realtà anche molto diverse e distanti, ecc. Ciò che però assume un’elevata rilevanza ai nostri fini è la direzionalità che i giovani intendono dare a tali opportunità di crescita. Non solo per una crescita personale, ma anche per garantirsi un ruolo da protagonisti nei processi di creatività e innovazione, dando dimostrazione di aver riflettuto in questi termini durante il percorso formativo e in particolare in merito alla competenza attivante dell’osservazione (observing). Questo aspetto della ricerca di elementi nascosti e la comprensione di significati nuovi e inaspettati, grazie proprio all’esercizio dell’osservazione, lega questa dimensione a quella successiva che prende in esame l’autonomia, intesa appunto come libertà di attivarsi scegliendo tra più funzionamenti possibili.

2. Dimensione di autonomia, responsabilità ed etica (responsabilità sociale). Un aspetto forse meno scontato è la forte richiesta di autonomia e di responsabilità nelle scelte su come e quando esprimere la propria creatività per l’innovazione nel settore artigiano. Sicuramente si tratta di una dimensione pedagogica decisiva per passare dal paradigma della competenza a quello della capacitazione verso un’agency trasformativa e generativa (Tessaro, 2013). Ciò che sembra caratterizzare tale dimensione nei giovani interessati dalla presente ricerca è la forte connotazione etica, che si esprime non solo nel proprio comportamento ma anche nel dare direzionalità alle strategie dell’impresa artigiana e al comportamento organizzativo, soprattutto all’esterno e nelle relazioni con la comunità e i vari network. In questo caso, viene offerto all’artigiano uno spunto interessante sul concetto di libertà di scelta e di azione che trova dei limiti nei valori etici e sul ruolo e l’impegno di valore sociale dell’artigiano (riprendendo una caratteristica storica dell’artigianato come membro attivo della società con precisi doveri morali e impegni verso la società di

appartenenza). Valori quindi che caratterizzano da millenni la figura dell’artigiano e che ritroviamo ancora vivi nei giovani che desiderano intraprendere questa strada. La capacità quindi di cogliere le opportunità, saperne valutare le implicazioni e i vincoli, anche di quelle offerte dalle nuove tecnologie digitali deve fare i conti con la dimensione valoriale dell’artigianato. Tutto ciò impedisce, come già sostenuto, di intraprendere la strada della “rinascita” dell’artigianato 2.0 attraverso il solo utilizzo e sfruttamento delle nuove tecnologie senza approfondire quella che abbiamo chiamato la dimensione estetica dell’agire artigiano.

3. Dimensione ambientale e spazi innovativi per la condivisione e il networking (engagement - empowerment). L’ambiente lavorativo per i giovani non si limita più agli aspetti organizzativi tradizionali come il layout degli spazi, le attrezzature, la tecnologia impiegata, ma sempre più interessa altri aspetti come l’utilizzo promiscuo degli spazi per cogliere opportunità formative, creare networking, gestire relazioni per la condivisione di idee e progetti. L’ambiente di lavoro, in linea con il concetto di open innovation, non è più uno spazio chiuso ma aperto alla contaminazione quotidiana, all’ibridazione con mondi anche molto diversi, alla ricerca di stimoli sempre nuovi (Ellerani, 2013). In questo senso, i ragazzi sembrano interpretare al meglio i fattori che alimentano l’opportunità di generare innovazione oggi, di favorire engagement ed empowerment, come fattori capacitanti che qualificano gli spazi innovativi (Ellerani, 2013). Entrano in gioco concetti come i confini tra lavoro e vita privata che sembrano sfumare rispetto al pensiero dell’artigiano tradizionale (Bottega come casa e lavoro). Lo stesso concetto di networking è molto diverso tra i due target oggetto della ricerca, nel caso dei giovani, networking è relazione aperta alla scoperta di strade nuove, mentre per l’artigiano senior il networking resta ancorato alla soluzione di problemi predefiniti limitandone, di fatto, l’apertura a soluzioni e problemi nuovi, perché non conosciuti e quindi non considerabili.

4. Dimensione di creatività e partecipazione alla generazione dell’innovazione (dimensione estetica) piuttosto che mero utilizzo di tecnologie innovative: in quest’ambito si gioca forse più che nelle altre dimensioni, il rapporto tra giovane apprendista e artigiano senior over 50. Come abbiamo visto leggendo e interpretando i dati quantitativi emersi con i questionari di autovalutazione, gli stili comportamentali, letti secondo il modello di Christensen (2010), sono in parte diversi, in modo particolare rispetto all’importanza e all’interpretazione data in merito alle competenze “observing” e “networking”. A ciò si aggiunge una parziale discordanza nell’interpretazione del concetto di experimenting, come conseguenza di una maggiore capacità interna maturata per acquisizione tramite l’educazione scolastica (Nussbaum, 2012) dei giovani di codificare la conoscenza acquisita a valle di un percorso più strutturato di sperimentazione scientifica. Ciò che è emerso nel corso dei focus group, ma anche durante tutto il percorso formativo, è una forte richiesta da parte dei ragazzi di partecipare alla generazione dell’innovazione dando forma e significato al processo creativo. Contrariamente a quanto si è portati a pensare, cercando d’intrepretare la maggiore propensione dei giovani all’utilizzo delle nuove tecnologie digitali, emerge una forte richiesta degli stessi di coinvolgimento attivo nel processo più che nello strumento tecnologico di ultima generazione e/o nel prodotto finale come artefatto cognitivo. Emerge forte un punto di contatto tra le due generazioni che può rappresentare se opportunamente sostenuto l’origine di un nuovo progetto di rinnovamento della figura dell’artigiano contemporaneo. Un nuovo modo di interpretare la professione che può fungere da capacitazione dell’artigiano senior in chiave di active aging. In questo modo si può andare oltre, come abbiamo già detto, e si può impedire la riduzione della professione di artigiano a piccolo produttore passivo di serie limita di artefatti cognitivi che non rappresentano più l’identità dell’artigiano che l’ha realizzato.

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