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La Fondazione Mach è un gioiello

Nel documento Annuario 2014-2015 (pagine 45-49)

LAURA GALASSI

Ufficio stampa, Servizio Sistemi Informativi, Organizzazione e Comunicazione

Presidente Segrè, quale è la sua visione della Fondazione?

Quella trentina è una delle agricolture più avanzate d’Europa. Questa situazione di privilegio si deve anche alla presenza di questa Fondazione e, in particola- re, dell’Istituto agrario che, da quasi un secolo e mezzo, fornisce a chi lavora la terra le conoscenze necessarie per operare in modo proficuo e rispettoso dell’ambiente.

La FEM, nei suoi 141 anni di storia, ha contribuito alla diffusione della cultura tecnico agraria e viticolo enologica in Italia.

Mille studenti, 250 ricercatori, 150 tecnologi e un centinaio di docenti costitui- scono il formidabile patrimonio di conoscenza FEM che, grazie alle sue risorse umane, ha raggiunto importanti traguardi a livello internazionale, con più di 200 Andrea Segrè è presidente della Fondazione Mach di San Michele all’Adige e profes- sore ordinario di Politica agraria internazionale e comparata all’Università di Bologna. È fondatore e presidente di Last Minute Market, spin off dell’Università di Bologna divenuto eccellenza nazionale ed europea per la prevenzione e il recupero degli sprechi alimentari. Dal 2010 promuove la campagna europea di sensibilizzazione Un anno contro lo spreco, per la quale ha ideato la Dichiarazione contro lo spreco alimentare.

Nel 2013 ha costituito con SWG Waste Watcher, il primo Osservatorio nazionale sugli sprechi alimentari domestici.

Ha promosso la Carta per gli enti territoriali a Spreco Zero, cui aderiscono centinaia di sindaci delle metropoli e delle città italiane, costituitisi in associazione Sprecozero. net. Dall’ottobre 2013 è coordinatore del Piano Nazionale per la prevenzione degli sprechi alimentari – PINPAS istituito dal Ministro dell’Ambiente. Nel luglio 2014 il Ministro dell’Ambiente l’ha nominato presidente del Comitato tecnico-scientifico del Piano Nazionale per la Prevenzione dei Rifiuti. Da luglio 2012 è presidente del Centro Agroalimentare di Bologna (CAAB), dove ha ideato e promosso assieme al Comune di Bologna il Parco tematico Agro-alimentare F.I.CO (Fabbrica Italiana Con- tadina) EatalyWorld-Bologna. È presidente del comitato scientifico del Fondo Parchi Agroalimentari italiani che porterà alla costituzione di F.I.CO-EatalyWorld Bologna.

pubblicazioni all’anno, senza dimenticare lo sbalorditivo dato di 44 ricercatori che hanno conseguito l’abilitazione all’insegnamento universitario. Insomma, credo che la Fondazione sia un vero gioiello.

Che impostazione intende dare all’Ente?

Il ruolo di FEM, con le sue quattro funzionalità riunite sotto lo stesso tetto, è unico in Italia e forse anche nel mondo. La sfida che voglio intraprendere è quella di mantenere alto il valore di questa realtà, dando sempre più risposte concrete a chi lavora sul campo.

Credo che la ricerca avanzata e la consulenza tecnica siano due anime che possono e devono convivere: siamo diventati uno dei migliori centri di ricerca nell’ambito agro-food perché siamo riusciti a far funzionare il “triangolo della conoscenza”, fatto di eccellenze nella scienza, nell’educazione e nell’innovazione. La cosa importante è avere una “visione”, quella che io chiamo “FEM 2025”, ovvero cosa vuole essere da qui a dieci anni questa Fondazione, partendo dalle solide radici impostate da chi mi ha preceduto.

Quali strategie di crescita intravede?

Tra le mie priorità c’è il lavoro sull’identità e l’immagine di FEM, valorizzando sinergie e obiettivi comuni all’interno della filiera interna composta da istruzio- ne, ricerca, sperimentazione, trasferimento tecnologico, produzione e vendita. La Fondazione deve maturare una visione di agricoltura che va condivisa con il territorio e con la politica, valorizzando il patrimonio umano interno in modo che ognuno possa esprimere al meglio la propria professionalità.

Un tassello importante di questo puzzle è la convenzione che istituisce a San Michele all’Adige il Centro Agricoltura, Alimentazione, Ambiente tra l’Università di Trento e la Fondazione Edmund Mach. In questo caso l’obiettivo è quello di sviluppare le collaborazioni scientifiche nel settore e radicarle sul territorio a partire dal corso di laurea in Viticoltura ed Enologia. Il Centro UNITN-FEM andrà ad arricchire, anche formalmente, il rapporto sinergico ricerca-didattica, ampliando la collaborazione con la Libera Università di Bolzano e Laimburg: non c’è infatti una buona ricerca senza una buona didattica e viceversa. Dopo il passaggio nei Cda dei due enti, siamo già passati alla fase operativa.

Quale è la strada da seguire per dare risposta alla mission della Fondazio- ne in ambito locale e internazionale?

Per raggiungere la mission internazionale della Fondazione è sempre più im- portate fare rete. La recente nascita dell’Hub Innovazione Trentino (HIT), società consortile partecipata da FEM, Università degli Studi di Trento, Fondazione Bru- no Kessler e Trentino Sviluppo, in quest’ottica servirà a promuovere e valorizzare i risultati della ricerca e l’innovazione del sistema Trentino al fine di favorire lo sviluppo dell’economia locale.

È attraverso questo incubatore che verrà catalizzata l’innovazione, il trasferi- mento tecnologico e lo scouting di opportunità di innovazione per i soci e per il territorio della Provincia Autonoma di Trento, a livello nazionale, europeo ed internazionale.

Guardando al locale, vogliamo costruire una piattaforma di servizi articolati per l’agricoltura trentina che possa garantire al nostro sistema agro-forestale la ne- cessaria competitività per gli anni a venire, senza tralasciare la sostenibilità. In quest’ottica necessitiamo di una visione di prospettiva. Siamo stati i primi ad adottare tecnologie come la confusione sessuale per frutteto e vigneto, che ha ridotto e talvolta azzerato l’uso di insetticidi. Stiamo affinando le tecnologie di diffusione, per ridurre la deriva. Inoltre stiamo studiando varietà che portano il carattere della resistenza alle malattie, sperimentiamo architetture degli im- pianti che ci consentano l’adozione di un maggior grado di meccanizzazione, in parte sostitutivo di soluzioni di natura chimica.

Il lago di Tovel in inverno

Accademia Ambiente Foreste e Fauna

Nel documento Annuario 2014-2015 (pagine 45-49)