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I fondi pensione dei Paesi OCSE 22 : uno sguardo d'insieme

Scheda 2.1 Il Trattamento di fine rapporto (TFR) nel Codice Civile

3.1 I fondi pensione dei Paesi OCSE 22 : uno sguardo d'insieme

L'OCSE edica un particolare punto di vista per il settore pensionistico, tanto che dal 2002 ha istituito il Global Pension Statistics project (GPS), con il quale fornisce un piano per misurare e monitorare il settore previdenziale privato e confrontare i paesi sulla base di statistiche e indicatori fondamentali dei paesi membri. Analizzando i diversi tipi di sistemi pensionistici privati, nel 2012 questi hanno accumulato risorse per un totale di 32,1 trilioni di dollari, e per il 67,9 per cento queste risorse sono gestite da fondi pensione, seguiti da banche e società d'investimento (18,5 per cento) e compagnie assicurative (12,8 per cento).

Per verificare lo stato di salute dei fondi pensione mondiali, ci si può avvelere di alcuni indicatori utili a tal fine. Per esempio l'indicatore "asset-to-GDP ratio", che rapporta le risorse che fanno parte degli attivi dei fondi pensione di uno Stato con il PIL dello stesso, permette di comprendere quando un Paese stia puntando su questo pilastro e quanto questo abbia riscosso successo presso i lavoratori. La media ponderata di questo indicatore per i paesi OCSE per l'anno 2012 è del 77 per cento, con una significativa crescita di tre punti percentuali e mezzo rispetto l'anno precedente. Rispetto all'anno pre-crisi, il 2007, la media è più alta di circa un punto percentuale e mezzo, segno che, al netto del rallentamento del PIL da un lato i lavoratori hanno ricominciato ad avere fiducia verso queste società a scopo previdenziale, mentre dall'altro lato i governi nazionali si stanno aprendo verso riforme improntate allo sfruttamento del pilastro privato. Il buon andamento dei mercati finanziari dell'ultimo anno ha completato un quadro incoraggiante sotto questo punto di vista.

22 L'OCSE (L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico - OECD), è un organo

internazionale che ha come obiettivo la promozione e la pianificazione di strategie economiche e organizzative che possano migliorare la situazione economica e sociale dei paesi facenti parte dell'organizzazione. Ad oggi ne fanno parte 34 paesi mondiali.

64 Figura 3.1 Rapporto degli attivi dei fondi pensione sul PIL

Fonte: OECD, Pension Markets in focus 2013

In dettaglio, tre Paesi superano il 100 per cento in questo indicatore, vale a dire i Paesi Bassi (160,2 per cento), l'Islanda (141 per cento) e la Svizzera (113,6 per cento), ed altri tre hanno un rapporto asset su PIL più alto della media ponderata, cioè Regno Unito (95,7 per cento), Australia (91,7 per cento) e Finlandia (79,3 per cento). Sulla base di questo indicatore, Paesi Bassi e Islanda sono anche i due Paesi con la maggior crescita in un orizzonte decennale (per i Paesi Bassi la crescita è stata dal 102,6 per cento del 2001 al 160,2 per cento, mentre per l'Islanda dall'84 per cento del 2001 al 141 per cento del 2012). In termini assoluti, il Paese con maggior valore di asset in fondi pensione sono gli Stati Uniti, che nel 2012 hanno un ammontare totale di 11,6 trilioni di dollari, vale a dire il 53,4 per cento totale. A seguire il Regno Unito (2,3 trilioni di dollari per il 10,7 per cento totale), il Giappone (1,4 trilioni di dollari e il 6,7 per cento). Australia, Paesi Bassi e Canada occupano percentuali minori rispetto le precedenti, ma sono i Paesi con la maggior crescita percentuale in dieci anni (l'Australia ha avuto una crescita dal 2,5 per cento del totale del 2001 al 6,3 per cento del 2012, i Paesi Bassi hanno avuto

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un miglioramento di 2 punti percentuali per un totale del 2012 del 5,8 per cento, mentre in Canada la crescita è stata dal 3,4 per cento al 5,5 per cento del totale).

Figura 3.2 Distribuzione geografica dei fondi pensione in rapporto agli attivi

Fonte: OECD, Pension Markets in focus 2013

Mentre per Regno Unito e Giappone i miglioramenti sono stati più ridotti, e in particolare meno di un punto percentuale per entrambi, gli Stati Uniti hanno segnalato nello stesso arco di tempo una flessione dal 67.6 per cento del 2001 al 53,4 per cento del 2012 in termini di asset detenuti, ma questo dato non fa intendere una diminuzione dovuta ad una involuzione degli asset dei fondi pensione statunitensi, bensì un contemporaneo aumento degli stessi nei Paesi sopra citati. Un indicatore dell'espansione dei fondi pensione di un Paese comparato alla relativa economia è dato dalla differenza tra i tassi di crescita degli asset dei fondi pensione e il PIL, rapportato agli asset su PIL.

66 Figura 3.3 Attivi dei fondi pensione nel 2012 comparati alla differenza tra il tasso medio di crescita dei fondi e il PIL

Fonte: OECD, Pension Markets in focus 2013

Con un periodo di riferimento di dieci anni, la media ponderata del 2 per cento della differenza tra i tassi crescita degli asset dei fondi pensione e del PIL. Dalla figura 3.3 si può notare che i Paesi con un sistema previdenziale ben collaudato e affermato, si trovano a destra (vale a dire Paesi Bassi, Islanda, Regno Unito, Finlandia e Australia), mentre in alto a sinistra troviamo Paesi che non hanno un rapporto asset su PIL superiore alla media, ma che hanno un tasso di crescita degli asset dei fondi pensione molto alto, segno che il settore pensionistico privato è in netta espansione. Tra questi figurano la Polonia, la Repubblica Ceca, il Messico e l'Italia.

L'asset allocation dei fondi pensione dei Paesi OCSE passa attraverso un quantitativo considerevole di investimenti in due tipi di strumenti, vale a dire le azioni e le obbligazioni (sia di tipo corporate che di emittenti statali): in ben tredici paesi considerati, l'80 per cento minimo del portafoglio è investito in questo genere di titoli. L'ammontare delle sole azioni è superiore alla media ponderata dei Paesi OCSE del 40,3 per cento del portafoglio in tre Paesi (Stati Uniti, Australia e Cile), dove in caso di indamento positivo del mercato azionistico nazionale e mondiale, i fondi pensione

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registreranno grandi guadagni, viceversa le perdite potrebbero essere cospicue in caso di crollo di mercati (negli Stati Uniti nel 2007 con lo scoppio della crisi finanziaria, molti fondi pensione furono in grandi difficoltà). In Paesi come Ungheria, Grecia, Slovenia, Germania e Israele, le azioni in portafoglio rappresentano una percentuale molto bassa, inferiore al 10 per cento.

Figura 3.4 L'asset allocation dei fondi pensione dei paesi OECD

Fonte: OECD, Pension Markets in focus 2013

I fondi pensione di diversi Paesi che scelgono una linea meno aggressiva sul mercato, e quindi strumenti più sicuri ma anche meno redditizi, puntano sulle obbligazioni, strumenti di debito verso imprese e Stati nazionali ed esteri. Metà dei Paesi OCSE investono almeno il 50 per cento del portafoglio in questi tipi di strumenti finanziari, con Repubblica Ceca, Ungheria e Messico che superano l'80 per cento del totale nei loro attivi: da questi dati è possibile capire che la prudenza è considerato un dogma nel mondo dei fondi pensione, ma non senza le dovute eccezioni (Australia e Stati hanno un

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quantitativo di obbligazioni minore del 20 per cento, ma la loro linea aggressiva è visibile già dall'ampio utilizzo di azioni e strumenti di capitale di rischio).

Infine, è possibile notare l'importanza del pilastro privato, confrontando l'apporto dei fondi pensione nell'economia con i benefici che il sistema pensionistico pubblico eroga ad un lavoratore al momento della pensione. Possiamo quindi avvalerci di un ulteriore grafico, comparando il tasso di sostituzione garantito dal sistema pubblico con la percentuale di asset dei fondi pensione sul PIL nazionale.

Figura 3.5 Attivi dei fondi pensione dei paesi OCSE comparati con il tasso di sostituzione dei pilastri pubblici

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I Paesi più organizzati sotto questo punto di vista (Paesi Bassi, Israele, Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti, Islanda, Irlanda, Canada, Australia, Danimarca e Cile), hanno tutti un tasso di sostituzione più basso rispetto la media del 42 per cento rispetto l'ultima retribuzione: questo evidenzia uno sviluppo dei fondi pensione nazionali molto marcato, ma anche un minor esborso da parte delle casse pubbliche, e tutto questo senza intaccare particolarmente i benefici dei pensionati, coperti adeguatamente dai benefici provenienti dal pilastro complementare. Al contrario nei paesi con un basso livello di asset di fondi pensione rispetto il PIL e un tasso di sostituzione inferiore alla media, i pensionati ricevaranno benefici inadeguati qualora nei prossimi anni non ci saranno riforme pensionistiche efficaci. Messico e Slovacchia hanno già iniziato un processo di riforme, introducendo un pilastro privato obbligatorio o semi-obbligatorio. Altri Paesi con tassi di sostituzione vicini alla media come Germania, Belgio e Giappone hanno sistemi pensionistici privati di tipo volontario, che stentano a decollare tra i lavoratori nazionali. E' possibile vedere qual è la spesa pensionistica totale dei Paesi OCSE in rapporto al PIL, sommando la singola spesa del pilastro pubblico con quella del pilastro privato, quindi non riferendosi solamente al contributo dei fondi pensione, ma anche allargando l'orizzonte a tutte le forme pensionistiche private. Solamente in Australia e in Islanda le prestazioni erogate privatamente superano la spesa pubblica, mentre in Canada, Cile, Danimarca, Corea del Sud, Paesi Bassi, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti più di un terzo delle prestazioni pensionistiche erogate proviene da regimi privati.

Figura 3.6 Spesa pubblica e privata dei sistemi pensionistici dei paesi OCSE

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La media della spesa pubblica a fini pensionistici è al 7,8 per cento del PIL, e in Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Italia, Polonia, Portogallo e Slovenia questa supera il 10 per cento del PIL: in questi Paesi il pilastro privato è quasi assente o poco sviluppato, in più le proiezioni demografiche dimostrano che ci sarà in aumento delle aspettative di vita, per cui i governi dovrebbero affrettarsi nel riformare anche radicalmente il sistema pensionistico vigente.

Vediamo adesso nel dettaglio la situazione previdenziale di quattro paesi membri dell'OCSE, vale a dire Australia, Canada, Cile e Germania. Sono paesi scelti dall'autore per il sistema previdenziale adottato, per il tipo di tassazione vigente e la situazione demografica nazionale.

3.2 Australia

Il sistema previdenziale australiano è uno dei più sviluppati al mondo. L'Australia, come la maggior parte dei paesi Occidentali, è particolarmente soggetto al rischio demografico, come riporta lo studio dell' Australia's Demographic Challenges, A More Flexible and Adaptable Retirement Income System: "[...] Nel corso dei prossimi 40 anni, la popolazione australiana passerà attraverso un importante cambiamento. Una percentuale maggiore della popolazione sarà anziana visto che le persone vivranno più a lungo e i tassi di natalità sono diminuiti nel corso degli anni, quindi ci sarà un numero più basso di lavoratori a fronte di un numero crescente di anziani[...]"23. Per evitare che il progressivo invecchiamento della popolazione autoctona incida sulla spesa pubblica, dal 1992 il governo locale ha istituito una serie di normative che hanno segnato il passaggio da un sistema monopilastro ad un sistema multipilastro a capitalizzazione a contribuzione definita. In particolare, il sistema pensionistico australiano prevede:

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Australia's Demographic Challenges, A More Flexible and Adaptable Retirement Income System,

http://demographics.treasury.gov.au/content/_download/flexible_retirement_income_system/HTML/re tirement.asp

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 una pensione di anzianità erogata dallo Stato per coloro che hanno un livello di reddito e di patrimonio inferiore ad una soglia minima, assegnata tramite prova dei mezzi (che ricopre attualmente il 3 per cento del PIL australiano);

 un sistema a capitalizzazione con contribuzione obbligatoria da parte dei lavoratori verso i fondi pensione;

 un tipo di risparmio volontario articolato tra i fondi pensione ed altri investimenti.

In questo modello previdenziale, gli australiani possono scegliere se avere un conto individuale (paragonabile a quello del terzo pilastro italiano), oppure se aderire ad un fondo aperto o di categoria. La contribuzione è obbligatoria da parte del datore di lavoro: attualmente viene destinato il 9,25 per cento minimo del salario del lavoratore al fondo prescelto ma quest'ultimo, come spesso suggeriscono le autorità statali, può scegliere di accantonare una percentuale maggiore al fondo. Rispetto alle percentuali italiane, quelle australiane riguardo la contribuzione sono più basse, ma tenderanno ad aumentare, pur rimanendo meno pressanti rispetto quelle del nostro Paese. Dal 2016 infatti, la contribuzione obbligatoria salirà al 9,5 per cento, e così di mezzo punto percentuale ogni anno fino al 2022, quando i lavoratori destineranno il 12 per cento del proprio salario previsto in busta paga alla forma previdenziale scelta.

Tabella 3.1 Contribuzione obbligatoria del sistema pensionistico australiano

Fonte: Wikipedia

Una volta raggiunta l'età pensionabile (attualmente fissata ai 60 anni), il lavoratore può decidere se ricevere la pensione (detta Superannuation) sotto forma di una rendita

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periodica, oppure ricevere il capitale maturato in un'unica rata o anche una combinazione delle due modalità precedenti. La tassazione nelle tre fasi pensionistiche è di tipo TTE: sia i contributi che i capital gains sono soggetti ad una tassazione del 15 per cento (per coloro che invece hanno un guadagno superiore ai 300 mila dollari australiani, questi ricevono un trattamento fiscale sui contributi del 30 per cento).

Tabella 3.2 Il regime di tassazione per il pilastro privato australiano

Fonte: elaborazione dell'autore

La deducibilità dei contributi è molto più agevolante rispetto quella italiana: per i lavoratori australiani infatti è possibile dedurre fino a un massimo di 50 mila dollari australiani (33 mila euro circa).

3.2.1 I fondi pensione australiani

Come già detto in precedenza, il sistema a capitalizzazione privato australiano è molto sviluppato. A giugno 2013, si contano 512.761 fondi pensione, divisi tra i 512.375 conti individuali e i restanti fondi. Esistono cinque macroclassi di fondi24:

 retail, gestiti e offerti al pubblico da banche e compagnie assicurative;

 industry, gestiti da fiduciari nominati da sindacati e associazioni di imprese di categoria, e sono riservati ai lavoratori del settore;

 corporate, gestiti da imprese o dai gruppi per i propri dipendenti (ma i mezzi accumulati non vengono utilizzati dall'impresa come circolante);

 public sector, riservato ai dipendenti pubblici;

24 Cfr. ASIC, Types of super funds, https://www.moneysmart.gov.au/superannuation-and-

retirement/how-super-works/choosing-a-super-fund/types-of-super-funds

Tassazione per i fondi pensione australiani

Tipo : T-T-E

Tassazione: 15% contributi; 15% interessi finanziari

Deducibilità : 50 mila dollari australiani (33 mila euro)

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 small e self-managed fund, con meno di cinque membri o gestiti da fiduciari o da intermediari.

Tabella 3.3 Il numero dei fondi pensione presenti in Australia dal 2004 al 2013

Fonte: Australian Prudential Regulation Authority, Annual Superannuation Bulletin 2013

Oltre i fondi small e self-managed, regolati dall'Australian Taxation Office, gli altri quattro tipi vengono invece regolati dall'Australian Prudential Regulation Authority. Per quanto riguarda gli asset dei fondi pensione, in Australia nel 2013 questi ammontano a circa 1.065 miliardi di dollari australiani, con un aumento annuale del 15 per cento rispetto l'anno passato, investiti per la maggior parte in azioni e in quote di altri fondi, mentre è inferiore la quantità investita in obbligazioni (i fondi investono solamente in titoli di capitale di tipo corporate, non in titoli statali) e in depositi bancari25. L'attività fortemente orientata alla negoziazione delle azioni da parte dei fondi pensione australiani favorisce non poco il mercato azionistico locale.

Figura 3.7 Risorse presenti nei fondi pensione australiani

Fonte: Australian Prudential Regulation Authority, Annual Superannuation Bulletin 2013

25

APRA, Annual Superannuation Bulletin, 2013, pagg.7-8,

http://www.apra.gov.au/Super/Publications/Documents/Revised%202013%20Annual%20Superannuati on%20Bulletin%2005-02-14.pdf

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Calcolando inoltre che la maggior parte degli investimenti in azioni avviene negoziando titoli di imprese australiane, questo favorisce il finanziamento delle imprese nazionali, nonchè fornisce un maggior spessore e una maggiore liquidità dei mercati finanziari. Per quanto riguarda invece la scelta del tipo di investimenti possibili da parte degli aderenti al fondo, esiste un'ampia libertà di scelta. Non risultano investimenti in fondi comuni d'investimento nè in hedge funds e in strumenti assicurativi. I fondi, non hanno dei limiti qualitativi riguardanti gli investimenti, e questo significa che il sottoscrittore, specialmente nel caso di un fondo self-managed, può decidere di investire nello strumento o nel bene che desidera, purchè abbia un valore monetario e la possibilità di un guadagno futuro, oppure può delegare le scelte di asset allocation nelle mani nel gestore del fondo.

Tabella 3.4 Asset allocation nei fondi pensione australiani

Fonte: Australian Prudential Regulation Authority, Annual Superannuation Bulletin 2013

3.2.3 Educazione finanziaria

In un sistema essenzialmente a capitalizzazione, è fondamentale che il lavoratore venga informato a dovere sulle scelte e sulle opportunità che gli vengono offerte dal tipo di previdenza adottata. Visto il forte quantitativo di azioni presenti nei fondi pensione, il governo australiano, durante la crisi finanziaria internazionale, ha deciso di divulgare un documento dedicato ai lavoratori. La ASIC (Australian Securities and Investments Commission), l'organo di vigilanza dei valori mobiliari, si è occupata del lancio della "Financial Survival Guides", di fatto una "guida di sopravvivenza finanziaria",

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sviluppata per assistere i lavoratori colpiti dalla crisi, che sono vicini al pensionamento, o per coloro che sono preoccupati dal loro reddito pensionistico futuro. Sono dei documenti molto utili per comprendere che la propria pensione è un investimento costruito durante tutto il ciclo di vita lavorativa fino alla comunicazione dei propri benefici. Inoltre l'ASIC ha incontrato i gestori dei fondi per ricordare i loro obblighi riguardo le informazioni da divulgare al pubblico.

A titolo esemplificativo si riportano due pagine di un documento rilasciato dall'ASIC nella figura seguente.

76 Fonte: Australian Securities and Investment Commission

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La molteplicità di combinazioni d'investimento allocate per il rischio, rende difficile agli investitori la scelta migliore per il loro futuro. In un periodo di particolare volatilità dei mercati, ASIC ritiene che il consumatore debba avere informazioni chiare e comprensibili riguardo il rischio relativo agli investimenti del proprio fondo. L'organo di vigilanza sta tuttora lavorando con l'industria previdenziale per innalzare gli standard e la solidità delle pratiche informative al pubblico sui rischi previdenziali, e in particolare su una veritiera qualificazione delle scelte di investimento pensionistiche26.

3.3 Canada

Il sistema previdenziale canadese è fondato su più pilastri27: quello pubblico, il Canada Pension Plan, è un modello di tipo retributivo cui si affianca il pilastro privato, il cosiddetto Registered Retirement Savings Plan (RRSP). Lo stato canadese inoltre ha previsto un ulteriore progamma di sicurezza sociale, vale a dire l'Old Age Security (OAS), una pensione di vecchiaia erogata agli ultrasessantacinquenni previa prova dei mezzi28 e finanziato dallo Stato tramite la fiscalità generale, grazie alle imposte sul reddito federali. Nel 2012, l'importo base della OAS è di 540 dollari canadesi (circa 350 euro, soggetto all'aumento dell'indice dei prezzi al consumo e quindi mutabile negli anni) ma se l'individuo è in possesso di particolari requisiti allora può usufruire della pensione completa29. La spesa previdenziale del Canada si attesta a livelli molto bassi

26 IOPS (2011), “Pension Supervisory Authorities and Financial Education: Lessons Learnt”, IOPS

Information paper 1, pag.36

27

Government of Canada, Canada's Retirement Income System,

https://web.archive.org/web/20090609054808/http://www.hrsdc.gc.ca/eng/isp/common/hrsdc/ris/ris main.shtml

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Per ricevere la OAS, occorre essere in possesso di requisiti quali:

 essere cittadino canadese o un residente legale in Canada;

 avere un minimo di 10 anni di residenza in Canada (oltre i 18 anni di età) per ricevere la OAS nel territorio canadese;

 avere un minimo di 20 anni di residenza in Canada (oltre i 18 anni di età) per ricevere la OAS al di fuori del territorio canadese.

29

Per una OAS completa, l'individuo deve avere vissuto in Canada almeno 40 anni oltre i 18 anni compiuti. Ci sono inoltre ulteriori benefici in aggiunta alla OAS base, in particolare se l'individuo ha un reddito sotto una certa soglia (Guaranteed Income Supplement), se il coniuge o il partner è già in possesso di una OAS (Allowance), oppure se il coniuge o il partner defunto erano già in possesso di una OAS.

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in rapporto al PIL nazionale: dalla somma delle spesa pubblica e privata a scopo pensionistico si arriva a un totale di circa 8 punti percentuali in rapporto al PIL.

3.3.1 Il Canada Pension Plan (CPP)

Nato nel 1965, il CPP è valido per tutti i lavoratori canadesi dai diciotto anni ed è impiegato in tutto il territorio nazionale a parte il Québec, che utilizza un sistema previdenziale differente. Nel 1996 è iniziato un iter normativo di ristrutturazione del CPP, vista le difficoltà del meccanismo PAYG che, in seguito dell'aumento delle aspettative di vita dei cittadini canadesi, avrebbe presto mandato in crisi le casse dello Stato. A oggi il sistema è misto, con una componente a capitalizzazione che tenderà ad avere sempre più peso con il passare degli anni rispetto quella a ripartizione. Il sistema CPP è finanziato in modo tale che l'aliquota di contribuzione possa rimanere fissa per un numero definito di anni (le stime parlano di 75 anni), tale da stabilizzare il rapporto attivi su spesa totale. Sostanzialmente gli attivi del fondo CPP sono insufficienti per

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