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UNA FORESTA IN SALUTE…

La tutela e la valorizzazione del patrimonio forestale sono un’e- sigenza fondamentale per il Trentino, territorio in cui le foreste costituiscono un pilastro non solo dell’economia, ma dell’intera vita sociale.

L’enorme superficie coperta dai boschi (345.700 ha, corrispon- denti a oltre il 55% della provincia) rappresenta infatti una realtà unica a livello nazionale ed europeo, rendendo ineludibile il forte impegno per una corretta gestione. Produzione, protezione, pae- saggio sono le parole che sintetizzano quanto le foreste siano in grado di dare alla comunità trentina, tutte funzioni strettamente interconnesse fra loro e realmente efficaci solo nel caso di boschi “ecologicamente” sani.

Tali funzioni, infatti, si espli- cano all’interno di un ruolo ecologico più generale, con- nesso anche ad aspetti quali la biodiversità vegetale ed ani- male, l’aumento dei gas serra e il cambiamento climatico. Proprio per garantire al me- glio la molteplice funzionalità delle foreste trentine, fin da- gli anni ‘50 del secolo scorso è stato adottato un approccio gestionale basato su una sel- vicoltura “prossima alla na-

tura”, ossia rispettosa delle dinamiche ecologiche e fina- lizzata a mantenere la coper- tura forestale ed a favorirne la rinnovazione naturale.

In questo contesto, è sorta ben presto l’esigenza di po- ter valutare lo stato di salute dei boschi in relazione sia ad avversità già presenti e note, sia ai rischi dati da nuove pro- blematiche come ad es. il fe- nomeno delle “piogge acide”, causa diretta negli anni ’80 di gravi morie di boschi nell’Eu- ropa centrale.

Per questo a partire dal 1990 la Fondazione Mach ha proget- tato e realizzato un sistema di monitoraggio di tutti i danni noti che interessano i boschi trentini.

Il monitoraggio è di tipo con- tinuo ed estensivo, andando a coprire tutto il territorio; es- so si basa su una metodologia articolata in osservazioni in bosco, segnalazioni, diagnosi, trasmissione ed elaborazione

dei dati. Alla base del metodo vi è la strettissima collabora- zione tra il personale del Ser- vizio foreste e fauna della PAT, che esegue il rilievo in campo e la segnalazione dei vari pro- blemi riscontrati, e gli esperti del CTT che curano la forma- zione del personale e l’elabo- razione dei dati, effettuano le diagnosi per i casi incerti e suggeriscono le indicazioni adeguate per gli interventi di controllo. Tutti i dati raccolti 2

sono georiferiti e perciò col- legabili a quelli contenuti ne- gli inventari forestali e negli altri database territoriali; dal 2005, inoltre, è attivo un si- stema WebGIS dedicato all’ar- chiviazione, alla trasmissione e alla consultazione dei dati stessi, che permette l’invio delle osservazioni diretta- mente attraverso Internet, velocizzando e rendendo più preciso il lavoro sia dei fore- stali, sia dei ricercatori.

Dal 1992 è stato associato an- che un monitoraggio intensivo ed integrato degli ecosistemi forestali, condotto su due aree di osservazione permanenti, a passo Lavazè e Pomarolo. Da un punto di vista meto- dologico le indagini seguono i protocolli emanati dall’UN ECE – Convention on Long- Range Transboundary Air Pol- lution, secondo i programmi ICP-IM e CON.ECO.FOR. Con un approccio interdisciplina- re vengono approfonditi molti aspetti dell’ecosistema, tra i quali la climatologia, la chi- mica dell’aria e delle acque, gli aspetti vegetazionali e faunistici (Salvadori e Ambrosi 2004, Acta Biol. 81, Suppl. 1, 280 pp).

…È QUELLA CON UNA GIUSTA DOSE DI MALATTIA!

L’esperienza ormai più che ventennale e i dati raccolti permet- tono oggi di trarre alcune conclusioni dai sistemi di monitorag- gio applicati. Innanzitutto, va messo in risalto come solo grazie all’intensa collaborazione tra personale forestale distribuito sul territorio e quello della FEM si sia giunti alla costituzione di ban- che dati storiche significative e di una rete in grado di individuare repentinamente l’insorgenza di ogni nuova problematica fitosa- nitaria.

I dati raccolti confermano come malattie e perturbazioni abio- tiche siano eventi naturali negli ecosistemi forestali e, spesso, agiscano come motore del loro rinnovamento e della loro evo- luzione, più che come veri antagonisti o pericoli. Nella gestione selvicolturale occorre conoscere il ruolo e l’importanza di questi fattori e saperne trarre le giuste indicazioni nel rispetto delle dinamiche ecologiche dei popolamenti. In tale contesto, l’analisi dei possibili fattori causali rappresenta un ulteriore contributo alla conservazione ed al miglioramento dell’efficienza dei sopras- suoli forestali.

Negli ultimi decenni si è potuto rilevare come le problematiche più rilevanti si siano verificate a carico di soprassuoli piuttosto artificiali e discosti dall’equilibrio con la realtà ambientale.

1 Bosco con “normale” incidenza di piante danneggiate

2 Area di monitoraggio integrato a Passo Lavazè (TN,1800 m s.l.m.)

3 Larve di Imenottero defogliatore dei pini (Neodiprion sertifer)

I disseccamenti causati da Diplodia pinea nei rimboschimenti di pino nero e i ricorrenti attacchi di Ips typographus nelle pecce- te submontane indicano come patogeni e insetti comunemente presenti nei boschi agiscano spesso al posto del selvicoltore, evi- denziando la fragilità di certi soprassuoli soprattutto in concomi- tanza con stress meteorologici.

In definitiva, le foreste trentine includono come tutte moltissimi insetti e funghi patogeni potenzialmente pericolosi, ma scelte selvicolturali adeguate e condizioni climatiche fino ad oggi non eccessivamente anomale hanno mantenuto la loro azione ben inserita nelle dinamiche naturali degli ecosistemi e, quindi, scarsamente dannosa. L’elaborazione della serie storica di dati dovrebbe permettere una migliore comprensione sia dei fattori ambientali coinvolti, sia dell’eventuale ruolo come bioindicatori che questi organismi potrebbero svolgere in un contesto di cam- biamento climatico.

Dai risultati del monitoraggio integrato, invece, emerge un trend positivo nei confronti degli inquinanti atmosferici: i dati raccolti nelle aree permanenti indicano una buona qualità dell’aria e del- le precipitazioni, con una netta e costante riduzione degli inqui-

In conclusione, i monitoraggi sullo stato di salute del bosco si sono dimostrati strumenti di controllo molto efficaci e re- lativamente poco costosi: con essi viene garantita una con- tinua vigilanza sul territorio, con raccolta di dati utili per le scelte gestionali future e per studi scientifici più approfon- diti. Essi, pertanto, rimangono uno strumento operativo fon- damentale in una gestione sel- vicolturale di qualità, qual è quella che si è scelta e attuata per le foreste trentine.

tWEnty yEars of forEst hEalth Monitoring