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La “fortezza Italia”, dati e fatt

I morti e dispersi in mare

Sulla rotta del Mediterraneo centrale, fra gennaio e settembre 2020

sono sbarcati in Italia circa 24 mila migranti e rifugiati, più del triplo rispetto allo stesso periodo del 2019; a Malta gli arrivi nello stesso periodo sono stati circa 2.000. Ma lungo la stessa rotta, nel periodo si contano con una stima minima dell’OIM 474 fra morti e dispersi (il 70% di tutti quelli registrati nel Mediterraneo): due morti e dispersi ogni 100 arrivi a

Malta e nella Penisola. Nel 2019 invece si è toccata la percentuale più alta

di sempre: otto morti e dispersi ogni 100 arrivi. Solo fra 2015 e 2020 i

morti e i dispersi sulla rotta sono oltre 13.600. L’Italia è fra i corresponsabili

di questa situazione, con l’Unione Europea.

I riportati in Libia

Su circa 26 mila arrivi di migranti e rifugiati in Italia e a Malta fra gennaio e settembre 2020 attraverso il Mediterraneo centrale, quelli intercettati e riportati in Libia dalla Guardia costiera “nazionale” sono stati 8.998, ben un terzo degli arrivi. Alla fine di agosto gli intercettati erano 7.825,

+32% rispetto allo stesso periodo del 2019. L’Italia continua ad essere corresponsabile delle condizioni degradanti e delle violenze a cui vanno incontro.

Gli hotspot

Nei quattro hotspot italiani di Lampedusa, Messina, Pozzallo e Taranto, nel 2019 sono passati 7.757 migranti, fra cui 952 donne e 1.609 minori

(381 accompagnati e 1.228 non accompagnati). Nel ‘18 (anno in cui fino a settembre è stato aperto anche l’hotspot di Trapani) i passaggi negli hotspot sono stati 13.777, nel ‘17 (anno in cui si è aperto il centro di Messina) 40.534 e nel ‘16 65.295. A seconda dei centri e dell’età dei migranti, permanenze medie di 1-42 giorni (dati 2019).

I CPR

In un totale di otto CPR (Centri di permanenza per il rimpatrio: Bari- Palese, Brindisi-Restinco, Caltanissetta-Pian del Lago, Gradisca d’Isonzo [GO], Palazzo S. Gervasio [PZ]), Roma-Ponte Galeria, Torino-Brunelleschi e Trapani-Milo) nel 2019 sono stati trattenuti 6.172 migranti (5.508 uomini e 664 donne). Solo 2.992, il 48%, sono stati rimpatriati. Gli altri motivi

di uscita: 147 allontanatisi arbitrariamente, 112 usciti perché richiedenti asilo, 101 arrestati nei centri, 515 “dimessi” per scadenza dei termini, 1.755 per trattenimenti non convalidati dall’autorità giudiziaria e 550 per altri motivi. A seconda dei centri, permanenze medie di 5-60 giorni. Nel

2018 i migranti trattenuti nei CPR erano stati 4.092 e appena il 43% erano stati effettivamente rimpatriati. Nei primi quattro mesi del 2020, cioè già in parte del periodo di lockdown per la pandemia di Covid-19, i trattenuti in nove CPR (da gennaio si è aggiunta la nuova struttura di Macomer [NU]) sono stati 1.152; appena il 33% i rimpatri effettivi.

I respingimenti alla frontiera

Le persone respinte ai valichi di frontiera italiani nel 2019 sono state 9.943,

8.138 alle frontiere aeree e 1.805 alle marittime (tendenza all’aumento

rispetto al 2018, quando si erano registrati 8.184 respinti, 6.942 alle frontiere aeree e 1.242 alle marittime). I primi dati per il 2020 sono stati pubblicati per il periodo agosto ‘19 - luglio ‘20: 6.613 respinti alle frontiere in totale, contro i 9.203 del medesimo periodo ‘18-’19 (- 28%).

I rimpatri forzati

Nel 2019 sono stati rimpatriate forzatamente dall’Italia, per motivi vari, 6.531 persone (di cui 3.449 con scorta internazionale e 1.864 su 80 voli

charter verso Tunisia, Pakistan, Nigeria, Georgia, Gambia ed Egitto). Si

trattava soprattutto di tunisini (1.739), albanesi, marocchini, nigeriani ed egiziani. In tutto il 2018 i rimpatri forzati erano stati 6.398 (prima

cittadinanza ancora quella tunisina, 2.323 rimpatriati), mentre nel 2017 6.514 (2.237 tunisini, sempre prima cittadinanza) e nel 2016 5.817. (In aggiunta ai rimpatri forzati, nel 2019 si sono registrati anche 523 rimpatri volontari).

Il contrasto dei traffici di persone

Fra agosto 2019 e luglio 2020 gli “scafisti” arrestati dalle autorità italiane

sono stati 133, + 11% rispetto ai 120 dell’anno precedente 2018-2019. Ma nel 2017-2018 gli arresti erano stati 209 e nel 2016-2017 536.

I “porti chiusi” nel Mediterraneo centrale

In due anni, fra la metà del 2018 e la fine dell’estate 2020, le situazioni di “stallo” subite da navi con migranti soccorsi a bordo sono state 61, da quella della nave Aquarius del 6-17 giugno 2018 a quella della Open Arms dell’11-18 settembre 2020 (monitoraggio ISPI). Dopo sofferenze, sprechi di tempo e risorse, tensioni e anche esibizioni di propaganda politica, ben 43 crisi su 61 si sono concluse in Italia (fra queste, in due casi ha

contribuito alla soluzione anche Malta; le restanti 18 situazioni di stallo sono terminate a Malta, in Spagna o in Tunisia). I 43 casi “italiani” si sono tradotti con lo sbarco nel nostro Paese di 6.003 migranti, con accordi per il ricollocamento in altri Paesi UE di circa 1.100 (anche se per 20 sbarchi mancano informazioni sulla presenza o mancanza di accordi). In media, nel periodo del governo Conte I il tempo di attesa in mare per le navi è stato di circa 10 giorni, mentre nel periodo del Conte II di sei (perché anche quest’ultimo ha continuato a non autorizzare gli sbarchi subito dopo le richieste di un porto sicuro).

“Obiettivo ONG”/1: fatti e accuse

Dal 2017, sotto i governi Gentiloni e Conte I le ONG impegnate in attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale hanno subito, sulla base dell’accusa di essere un fattore di “attrazione” (pull factor) per le partenze “illegali”, un’escalation di dichiarazioni politiche denigratorie, inchieste giudiziarie, restrizioni, ordinanze ministeriali e norme di legge punitive. Diffamazioni a parte (nessuna complicità con i trafficanti è stata accertata in via giudiziaria), i soccorsi effettuati dalle ONG contribuiscono in realtà a una minoranza, e oggi a una parte minima, dell’intero fenomeno degli “sbarchi” in Italia. Fra agosto 2019 e luglio 2020, su 21.618 rifugiati e miganti sbarcati in Italia, quelli soccorsi da navi di ONG sono stati solo

4.066, il 19% (meno di uno su cinque). Fra 2014 e 2017 le ONG hanno

soccorso 111.478 migranti. “Obiettivo ONG”/2: le accuse alla prova della ricerca

Nel 2020 due studi quali-quantitativi hanno vagliato il “luogo comune” delle ONG come pull factor, giungendo a queste conclusioni: «Le missioni SAR (search and rescue, cioé di ricerca e soccorso, ndr) non governative sembrano aver svolto un ruolo importante (anche se non decisivo) nel

ridurre la mortalità delle traversate via mare senza contribuire in modo

significativo a incentivare la migrazione irregolare»1. Lo stesso vale, del

resto, anche per le missioni di soccorso nazionali ed europee. In particolare, circa gli interventi delle organizzazioni non governative, le partenze di migranti dalla Libia fra 2014 e 2019 risultano più influenzate da fattori stagionali e meteorologici e da azioni di contenimento in terra libica

che dalle variazioni dell’attività di salvataggio delle ONG2.

1 Eugenio Cusumano - Matteo Villa, “From ‘angels’ to ‘vice smugglers’: the criminalization

of sea rescue NGOs in Italy”, in «European Journal on Criminal Policy and Research» (2020), https://doi.org/10.1007/s10610-020-09464-1.

2 Cf. Eugenio Cusumano - Matteo Villa, “Over troubled waters: maritime rescue opera-

tions in the Central Mediterranean Route”, in OIM, GMDAC e UK Aid, Migration in West and North Africa and across the Mediterranean, 2020, https://gmdac.iom.int/migration-west-north-a- frica-across-mediterranean, p. 212.

I respingimenti “privatizzati”

Il progetto “Forensic Oceanography” della Goldsmiths University of London ha studiato nel 2019 13 casi di tentati “respingimenti privatizzati” nel

Mediterraneo centrale, avvenuti fra il luglio ‘18 e il maggio ‘19: si tratta di casi in cui le autorità di Stato si sono servite di navi mercantili, dopo un

salvataggio di migranti, per respingimenti con gravi sospetti di illegalità. In

11 casi il respingimento ha avuto successo: fra questi, otto si sono conclusi il Libia, Paese dove i migranti rischiano la vita, e tre in Tunisia. «Da

pratica marginale ed episodica, dal luglio 2018 i respingimenti privatizzati sono diventati strutturali»3. A fine ‘19, i giuristi del Global legal action

network (GLAN) per la prima volta hanno denunciato l’Italia al Comitato ONU per i diritti umani per conto di un migrante fuggito dalla Libia e incappato in uno di questi episodi.

I respingimenti “per procura”

Il “numero di emergenza” Alarm Phone, l’associazione Borderline Europe e le ONG Mediterranea-Saving Humans e Sea Watch hanno accusato nel 2020 le istituzioni/agenzie dell’UE e gli Stati membri di cercare di

evitare il contatto diretto tra i loro mezzi navali/aerei e i migranti in difficoltà nel Mediterraneo centrale, anche per «evitare le conseguenze

legali legate alle sistematiche violazioni dei diritti umani che si verificano in Libia e al largo delle sue coste»4. A questo proposito, il rapporto redatto

da queste quattro realtà presenta tre episodi in cui mezzi dell’UE e italiani

si sarebbero limitati a favorire l’intercettamento di battelli carichi di

migranti da parte della Guardia costiera “libica”.

A volte ritornano

A fine agosto 2020 sono arrivati in aereo a Roma cinque cittadini eritrei a cui il Tribunale della capitale (sentenza del 28 novembre 2019)

ha riconosciuto il diritto a entrare in Italia con un visto perché possano presentare domanda d’asilo, dopo che nel 2009 una nostra nave militare li aveva soccorsi nel Mediterraneo e illegalmente respinti in Libia. Per

l’ASGI e Amnesty International, che li hanno assistiti, la sentenza è di portata storica per il nostro Paese.

Al capolinea della rotta balcanica

Vedi nella sezione “I numeri/4”.

Fonte: elaborazione su dati Ministero dell’Interno 2018-2020, rapporto Forensic Oceanography 2019, Garante Nazionale delle Persone Detenute, ISPI, OIM, UNHCR, ASGI, studi Cusumano-Villa e rapporto Alarm Phone- Borderline Europe-Mediterranea/Saving Humans-Sea Watch 2020.

3 Forensic Oceanography, The Nivin Case, 2019, https://forensic-architecture.org/, p. 36. 4 Cf. Alarm Phone - Borderline Europe - Mediterranea-Saving Humans - Sea Watch,

Controllo a distanza: la collaborazione UE-Libia nelle intercettazioni di massa dei migranti nel Me- diterraneo Centrale, 2020, https://mediterranearescue.org/.

149 I CPR (Centri di permanenza per il rimpatrio): capienze, persone trattenute, permanenze e rimpa- triati. Valori assoluti. Anno 2019

Nome del centro Capienza al 31 dicembre Persone transitate nell’anno* Giorni di permanenza in media Persone effettivamente rimpatriate nell’anno Torino 119 910 58,7 431 Trapani-Milo 60 1.214 23,4 826 Palazzo San Gervasio-Potenza 100 906 46,7 248 Bari-Palese 18 698 35,6 255 Caltanissetta-Pian del Lago 72 941 23,8 746 Gradisca d’Isonzo** 66 1 5,0 0 Roma-Ponte Galeria 221 1.261 24,2 322 Brindisi-Restinco 48 241 59,7 164

* Totale nazionale nell’anno: 6.172 persone. ** Funzionante dal 16 dicembre 2019.

Fonte: Garante Nazionale delle Persone Detenute 2020.

I CPR: motivi di uscita dai centri. Percentuali. Anno 2019

Fonte: Garante Nazionale delle Persone Detenute 2020.

Asilo, la domanda

[riq.?]

A colpo d’occhio

• Fra i 10 Paesi d’origine con il maggior numero di richiedenti asilo in Italia nel 2020, quattro presentano un

“indice di pace” molto basso (tre casi) o basso (un caso): sono cioè fra i Paesi più insicuri al mondo per

guerre e conflitti esterni o interni, militarizzazione, criminalità e violenze. Si tratta di Pakistan, Nigeria,

Venezuela e Somalia.

• I dati per il 2019 (sono gli ultimi dati consolidati: quelli del 2020, fra l’altro, sono stati pesantemente condizionati dalla pandemia di coronavirus) hanno visto salire al primo posto l’Asia fra i continenti di provenienza, con quattro richiedenti su 10. In terza posizione fra i continenti, dopo l’Africa si trova l’America per via dei richiedenti dal Salvador, dal Perù, dal Venezuela e dalla Colombia. Questa tendenza sembra confermata anche dalle cifre provvisorie per il 2020.

I richiedenti asilo in Italia per fasce d'età e sesso. Valori assoluti e percentuali. Anni 2019-2020

2019 2020*

Fasce d'età Numero % sul totale Fasce d'età Numero % sul totale

0 - 13 anni 5.246 12,0 0 - 13 anni 1.950 12,4

14 - 17 anni 1.386 3,2 14 - 17 anni 557 3,5

18 - 34 anni 26.769 61,1 18 - 34 anni 9.969 63,4

35 - 64 anni 10.243 23,4 35 - 64 anni 3.210 20,4

65 anni e oltre 139 0,3 65 anni e oltre 44 0,3

Totale 43.783 100,0 Totale 15.730 100,0 2%   2%   9%   8%   49%   2%   28%  

I  CPR:  mo;vi  di  uscita  dai  centri   Percentuali.  Anno  2019    

Allontana;si  arbitrariamente  

Arresta;  all'interno  dei  centri  

Dimessi  per  altri  mo;vi  

Dimessi  perché  non   iden;fica;  allo  scadere  dei   termini  

EffeSvamente  rimpatria;