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Fotocopie di lettere inviate da Giorgio Vigolo a Mario Dell’Arco, Sergio

Morando, Pietro Gibellini

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è custodito in conformità ai criteri da lui fissati. La sezione Scritti vari riunisce i testi d’estetica e saggistica, numerosi taccuini in cui appaiono riflessioni, abbozzi di poesie, critiche musicali, notazioni diaristiche e disegni, e l’Ideario. Sotto questo nome sono raccolti 6 quaderni autografi inediti, ordinati in senso cronologico dal 1948 al 1976; di questi, i primi tre sono bipartiti: il numero complessivo ammonta perciò a nove quaderni. Le prime tre coppie sono più omogenee per caratteristiche fisiche, contenutistiche e per prossimità cronologica (alcuni quaderni si sovrappongono fra loro), mentre gli ultimi tre Ideari sono meno corposi e uniformi.

Quasi tutte le carte sono scritte anche sul verso e nella quasi totalità dei casi in corsivo; inchiostri e tipo di biro cambiano frequentemente, a volte anche nel corso di uno stesso appunto, e si possono trovare parole o brevi frasi vergate a matita o con pastelli colorati.

Il primo taccuino, di mm 210x150, è indicato dalla segnatura A.R.C. 16 sez. L II 1a e si compone di 200 carte. La suddivisione fra Ideario I e II viene segnalata all’incirca

alla metà (c. 104); i fogli sono rigati, anche se a volte la traccia è scolorita. La rilegatura è in cartoncino rigido ed è rivestita in carta marmorizzata con dorso e angoli in pergamena; sul dorso si trova un tassello in pelle con impresse in oro le indicazioni «G. Vigolo Ideario I II». Alcune segnalazioni: alla c. 89v è incollato un foglietto con appunti, così come a c. 155 viene inserito un biglietto (non incollato); la c. 102 è stata tagliata; alla c. 183v è incollata una foto di André Gide, presumibilmente ritagliata da un giornale; alle cc. 194v-195 è incollato un articolo di giornale. Va inoltre specificato che Vigolo a partire dalla carta 10 inizia a numerare i recti per facilitare i propri rimandi interni (solitamente in pastello rosso o matita); tale numerazione non è stata riprodotta nella tesi in quanto discontinua: interrotta al termine del primo quaderno, ricomincia (ripartendo dal numero 1) alla c. 106; si nota inoltre uno stacco tra le cc. 119-121, dove la numerazione autografa passa da 27 a 33, per cui si può presupporre che una pagina sia stata staccata o tagliata prima dell’acquisizione nel Fondo. Oltretutto, Vigolo non conteggia i fogli inseriti nel quaderno in un secondo momento, come nel caso di c. 155. Ho preferito non seguire nemmeno la numerazione apposta dagli archivisti, dal momento che in diversi casi non inizia realmente dalla prima carta, e ne propongo dunque una autonoma per ogni taccuino intero, non tenendo conto della separazione fra quaderni.

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Per quanto riguarda dimensioni e rilegatura, il secondo taccuino è identico al precedente, così come lo è il terzo – fatta eccezione, ovviamente, per le titolazioni impresse sul tassello in pelle: «G. Vigolo Ideario III IV» e «G. Vigolo Ideario V VI». Contrassegnato dalla sigla A.R.C. 16 sez. L II 1b, è composto da 186 carte, di cui le prime 103 (prive di righe o quadrature) appartengono al terzo quaderno e le restanti 83 (rigate) al quarto. Vigolo numera le pagine comprese fra c. 3 e c. 96, ricominciando poi a partire da c. 106 fino al termine. Sono da segnalare la c. 2v, su cui viene incollato un foglietto d’appunti; la c. 87, che riporta un breve ritaglio di giornale; infine la c. 177, scritta orizzontalmente e su cui è incollato un appunto dattiloscritto.

Il terzo taccuino, la cui segnatura è A.R.C. 16 sez. L II 1c, comprende 162 carte rigate, suddivise fra quinto (fino alla c. 81v) e sesto quaderno. La numerazione autografa, sia sui recti che sui versi, inizia dalla prima carta fino a c. 81v e contrassegna, senza evidenti motivi, c. 52 come «100 bis»; ricomincia poi col numero 1 in corrispondenza di c. 83. Vanno segnalati diversi interventi: in due occasioni vengono incollati dei brevi appunti dattiloscritti (c. 7 e c. 27), di cui il primo ha una lunghezza superiore a quella della pagina del taccuino, per cui il margine destro è ripiegato; il secondo è orientato orizzontalmente. Per tre volte Vigolo incolla annotazioni autografe, vergate su carta semplice (cc. 8, 29v, 40), e altre tre volte un ritaglio di giornale (cc. 47, 51, 140v).

Il quarto taccuino è contrassegnato dalla sigla A.R.C. 16 sez. L II 1d e non presenta una rilegatura rigida: si tratta di un semplice quaderno a righe con una copertina floreale e al centro un adesivo (parzialmente abraso sul margine sinistro) con un monogramma di lettere concatenate e una didascalia sul margine superiore («N. 32 De L’Isle.») cui Vigolo sovrascrive in biro rossa «Ideario VII»; la dimensione è identica ai taccuini precedenti. È composto da 82 carte e non ha partizioni interne; la prima carta presenta, oltre alle consuete denominazioni «Ideario», «Ideenklavier» e diverse epigrafi, anche un disegno che raffigura un ideale stemma dell’autore: un elmo con celata inscritto in una mandorla che riporta il motto «Celata virtus» e sormontato dal monogramma G. Alla c. 23 viene incollato un ritaglio di giornale, così come alle cc. 29v-30, mentre alla c. 63 si tratta di un ritaglio sul programma di una rappresentazione teatrale. La c. 40 presenta un appunto manoscritto incollato, mentre le cc. 65-66 sono fogli interi, della medesima dimensione del quaderno, inseriti in esso e fermati con pezzi di adesivo.

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Indicato con A.R.C. 16 sez. L II 1e, il quinto taccuino è anch’esso un quaderno a righe dalla copertina non rigida, decorata con un motivo alternato di leoni rampanti e gigli stilizzati, al cui centro è posto un adesivo raffigurante una rosa e un cartiglio che recita «Rosa sinesi quinquefolia». Incollato al di sotto un piccolo rettangolo di carta su cui è il numero manoscritto «VIII». Si compone di 81 carte, che Vigolo inizia a

numerare a biro dalla c. 2v e prosegue con un timbro a partire dalla c. 43. Vengono incollati quattro ritagli di giornali (uno a c. 33v, due a c. 46, uno a c. 80v) e viene inserito un foglio intero, non incollato né fermato in alcun modo, che costituisce la c. 61.

Il sesto e ultimo taccuino, la cui sigla è A.R.C. 16 sez. L II 1f, presenta una copertina lucida a decori floreali priva di qualunque scrittura. Il quaderno, rigato come i precedenti, conta soltanto 43 carte, tutte numerate da Vigolo con un timbro (la prima riporta il numero «999999», presumibilmente solo come prova per l’inchiostro del timbro stesso). Sono presenti quattro ritagli di giornale: uno a c. 26v, due differenti a c. 31v e uno a c. 34.

Di concerto con i relatori, ho adottato per la trascrizione una via intermedia tra le opposte opzioni di una riproduzione che dall’autografo stesso traesse esclusivamente i contenuti, svincolandosi dalla ‘forma’, e quella di una versione pedissequa dell’autografo. La prima avrebbe infatti mutilato il testo di aspetti significativi, mentre la seconda avrebbe non poco compromesso la fluidità della lettura, senza comportare per lo più un incremento di informazioni rilevanti. Propongo quindi una soluzione di compromesso fra questi due estremi a servizio di una edizione commentata, e non critica, che non sarebbe stata giustificata per un quaderno di appunti, dove le varianti sono per la maggior parte sincroniche alla stesura, currenti calamo, e di scarso rilievo. Laddove invece la correzione è significativa (dove, per così dire, fa sistema con le altre varianti dello stesso appunto), viene riportata semplicemente in una nota a piè di pagina e non in un apparato distinto. Di conseguenza, anche dal punto di vista grafico, in tutti i casi in cui ho riscontrato l’assenza di un criterio definito, ho ritenuto opportuno uniformare secondo l’uso prevalente. Ad esempio, ho scelto di indicare sempre in corsivo gli innumerevoli titoli di opere citate, laddove Vigolo alterna questo carattere con lo stampatello, il sottolineato, le virgolette alte, le virgolette basse e altri segni.

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Quando, tuttavia, l’alternanza dell’uso grafico si è rivelata portatrice di un significato aggiuntivo, si è ovviamente mantenuta la forma dell’autografo. Di significati aggiuntivi si potrebbe parlare anche a proposito dei pochi disegni presenti nel quaderno: sebbene non siano indispensabili per la comprensione del singolo appunto, essi aiutano a chiarire l’intenzione e lo stato d’animo dell’autore nel momento della stesura. Per motivi legati alle norme di riproduzione degli autografi della Biblioteca Nazionale e ai diritti dell’erede di Vigolo, non ho allegato tali disegni in appendice, limitandomi a descriverli in nota.

La trascrizione non è stata affatto agevole, tanto che sono rimaste alcune lacune in ogni quaderno; lo stato della carta è ottimo, ma la grafia di Vigolo è a tratti molto disordinata sia per la rapidità con cui era solito prendere appunti sia per la natura stessa degli scritti, finalizzati all’accumulo di informazioni e dettagli utili al proprio lavoro. Si trovano allora moltissime abbreviazioni che è possibile sciogliere solo grazie al contesto; rinvii interni, spesso parziali o inesatti; varianti e versioni cassate a matita o a pastello, che appaiono per lo più sbiadite e poste nell’interlinea, quando non cassate esse stesse con l’indicazione a margine «vive». In diverse occasioni, inoltre, Vigolo torna su un appunto precedentemente scritto e modifica la lezione preesistente sostituendola o integrandola con nuovi pensieri e informazioni. In questi casi, l’autore tende a sfruttare tutto lo spazio disponibile, proseguendo sovente la scrittura lungo i quattro margini e tracciando un percorso circolare in senso orario. La corretta intelligenza del testo richiede dunque di ruotare più volte il foglio e costringe a un ulteriore sforzo di decifrazione dei caratteri, ancor più minuti e addossati tra loro.

Riporto di seguito gli interventi operati sul testo nel corso della trascrizione.

Punteggiatura

Ho scelto di inserire quei segni che Vigolo per fretta o disattenzione non traccia: i punti fermi in fine di periodo e le parentesi o le virgolette quando se ne trova soltanto la prima. Inoltre ho integrato gli apostrofi dimenticati ed eliminato quelli superflui; così, viene inserito il segno / tra i versi citati nel corpo del testo. Sempre per facilitare la lettura, sono state uniformate sia le virgolette (enfatiche se si tratta di una citazione, singoli apici per tutti gli altri casi) che le parentesi. La punteggiatura segue sempre sia le virgolette che le parentesi. Ho infine eliminato le maiuscole nelle parole non precedute

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Formattazione del paragrafo

Si è scelto di inserire un rientro per ogni prima riga, eccetto a seguito di una citazione in infratesto; l’intento è infatti quello di riprodurre graficamente la differenza che si produce quando Vigolo sembra voler separare dal testo le citazioni. I singoli appunti sono intervallati da una sola riga vuota, ignorando ogni altro segno presente nell’autografo (come asterischi o linee); per gli eventuali titoli delle annotazioni ho preferito la giustificazione centrata.

Testo

Le modifiche apportate sono minime: l’eliminazione delle sottolineature alle date e ai titoli (sia di opere sia degli appunti) e l’uniformazione dei titoli di opere citate in corsivo sono le principali. Ho poi scelto di mantenere la grafia d’autore, soprattutto nel caso del tedesco, anche se spesso – per la variazione dei parametri ortografici nel tempo (es. Gemüth ora Gemüt) – non corrisponde ai testi ora in circolazione; allo stesso modo vengono mantenute le citazioni errate, segnalando in nota la dicitura corretta. Ho integrato invece gli accenti mancanti nelle citazioni in francese, in quanto spesso non è facile capire se si tratti di effettiva dimenticanza o di scolorimento dell’inchiostro; per la stessa ragione ho integrato, quando necessario, gli spiriti e gli accenti dei termini greci. Ove non diversamente indicato in nota, le traduzioni sono mie.

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