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Le fototrappole sono state attive dal 18 Novembre 2017 al 4 Luglio 2018 per un periodo di attività complessivo di 227 giorni e quindi 5.448 h. Sono state attive un totale di 110 fototrappole nei 7 plot monitorati. Visto che i plot presentano un’estensione di 500 x 500 m nel complesso sono stati esplorati circa 175 ettari. I plot sono stati attivi in media per 18 giorni, con 442 ore di attività media (Tabella 21).

Plot Attivazione Disattivazione Giorni attività Ore attività N° fototrappole

B 2018-02-21 2018-03-14 21 504 10 B2 2018-06-18 2018-07-04 16 384 10 C 2018-02-08 2018-02-21 13 312 10 C2 2018-06-01 2018-06-18 17 408 10 D 2018-04-12 2018-04-30 18 432 10 G 2017-11-18 2017-12-22 34 816 10 G2 2018-01-11 2018-01-25 14 336 10 H 2018-01-25 2018-02-08 14 336 10 H2 2018-04-30 2018-06-01 32 768 10 N 2018-03-29 2018-04-12 14 336 5 O 2018-03-15 2018-03-29 14 336 10 O2 2018-03-29 2018-04-12 14 336 5 Media 18 442 10

Tabella 21: Plot analizzati nel corso del monitoraggio

Le fototrappole sono state impostate in maniera tale da scattare una foto e successivamente un video di 30 secondi. In totale, sono stati riscontrati un complessivo di 1.946 eventi di cattura fotografica suddivisi tra 921 video e 1.025 foto, su di un totale di 12.318 file. Per ogni singolo plot è stato calcolato il successo di fototrappolaggio per singolo plot (Tabella 22):

Numero totale di fotogrammicon evento di cattura Numero totale di fotogrammi

Plot Giorni

attività attività Ore N° file buoni Video buone Foto buoni N° tot successo (%)Percentuale

B 21 504 262 90 94 184 70,23

B2 16 384 844 85 111 196 23,22

C 13 312 249 79 76 155 62,25

Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano D 18 432 808 81 92 173 21,41 G 34 816 1.270 153 169 322 25,35 G2 14 336 3.275 0 227 227 6,93 H 14 336 349 66 75 141 40,40 H2 32 768 1.172 135 192 327 27,90 N 14 336 1.541 20 24 44 2,86 O 14 336 1.494 135 151 286 19,14 O2 14 336 286 29 29 58 20,28 Media 18 442 12.318 921 1.025 1.946 28

Tabella 22: Successo di fototrappolaggio su singolo plot, fotogrammi (video o immagini) dove è stato riscontrato un soggetto

In totale sono state avvistate 25 specie diverse (Tabella 23):

Classe Ordine Specie Nome specifico Numero individui

Aves

Accipitriformes Poiana Buteo buteo 1

Columbiformes Colombaccio Columba palumbus 1

Charadriformes Beccaccia Scolopax rusticola 1

Galliformes Fagiano Phasianus colchicus 12

Passeriformes

Cinciallegra Parus major 2

Fringuello Fringilla coelebs 1

Merlo Turdus merula 8

Pettirosso Erithacus rubecula 2

Tordo Turdus philomelos 1

Strigiformes Allocco Strix aluco 1

Assiolo Otus scops 1

Civetta Athene noctua 1

Mammalia

Artiodactyla

Cinghiale Sus scrofa 304

Muflone Ovis musimon 875

Carnivora

Faina Martes foina 3

Cane Canis lupus familiaris 7

Gatto Felis silvestris catus 10

Martora Martes martes 28

Eulipotyphla Riccio Erinaceus europaeus 18

Lagomorpha Lepre Lepus spp. 69

Reptilia Squamata Lucertola Podarcis muralis 1

Tabella 23: Specie avvistate con il fototrappolaggio

Dei 1.946 fotogrammi dove è stata riscontrata una cattura, circa il 3% ha riguardato eventi di cattura di Lepus spp., per un totale di 64 fotogrammi. Le

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lepri sono state avvistate in 29 siti diversi e in tutti i plot analizzati denotando una buona distribuzione sul territorio monitorato. Il plot O con 22 fotogrammi è quello che ha avuto il maggior successo di cattura (Tabella 24).

Plot Lepri catturate B 1 B2 2 C 4 C2 3 D 2 G 5 G2 1 H 4 H2 16 N 3 O 22 O2 1 Totale 64

Tabella 24: Lepri catturare nei plot analizzati

Su un totale di 64 eventi di cattura solo 12 sono sicuramente individui di Lepre italica in quanto presentano il collare o un marca auricolare. Diversamente gli altri 52 fotogrammi non sono attribuibili in maniera univoca alla specie Lepre italica, in quanto non era presente o non era visibile una marcatura in base alla posizione della lepre o alla nitidezza del fotogramma.

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Conclusioni

Complessivamente il protocollo di monitoraggio adottato, è risultato idoneo allo scopo della tesi. Questo ci ha permesso infatti di valutare: la sopravvivenza, il comportamento post immissione, l’analisi dei fattori limitanti ed il funzionamento di particolari tecnologie come i tag VHF e GPS. La radiotelemetria ci ha permesso di valutare l’home range, i movimenti e la sopravvivenza dei soggetti immessi e di ricostruire il loro comportamento spaziale in varie fasi post immissione.

Tracking VHF e GPS

L’utilizzo del sistema di rilevamento GPS, al fine di ottenere localizzazioni spaziali precise, permette di superare molti dei problemi associati alle tradizionali tecniche radiotelemetriche (Hulbert e French, 2001). In particolare, consente di determinare la posizione dei soggetti monitorati in situazioni sfavorevoli come, durante la notte, in presenza di condizioni meteorologiche avverse o in aree impervie e difficili da raggiungere (Gamo et al, 2000). Attraverso i collari GPS, il monitoraggio si è svolto durante tutto l’arco della giornata, ma per un periodolimitato nei giorni. Ad oggi infatti la problematica principale associata a questi modelli di GPS, risulta essere la durata molto limitata della batteria. Solo dopo circa 65 giorni di attività, in due casi, i tag ha emesso il segnale di batteria scarica e si è dovuto procedere al dropoff per il successivo recupero del collare.

Il sistema VHF, al contrario, permette un monitoraggio per periodi di tempo più lunghi, ma il numero di localizzazioni risulta essere limitato nel tempo e concentrato in particolari fasce orarie. Nel corso del progetto, ad esempio, le condizioni morfologiche della zona non hanno permesso di svolgere sessioni notturne. Le condizioni climatiche e meteorologiche hanno poi influito sul campionamento periodico e costante che ci eravamo prefissi nel disegno sperimentale condizionandone la frequenza. Nel complesso, questa tecnologia ci ha permesso di determinare l’uso dello spazio giornaliero della specie, mantenendo un rapporto costi benefici elevato.

Una prima considerazione da fare è relativa ai costi e benefici di queste due attrezzature. I collari GPS sono costati 1.820 euro/cad, mentre i tag VHF hanno un costo di 206 euro/cad. Questo aspetto economico ci porta a concludere che, se l’obiettivo dello studio è quello di valutare l’uso dello spazio diurno della specie, il tracking VHF può risultare la tecnica idonea. Diversamente, se

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vogliamo un’informazione più dettagliata, comprensiva anche delle localizzazioni notturne, soprattutto in aree dove la morfologia del terreno non permette il tracking VHF notturno, l’utilizzo dei collari GPS, pur presentando un costo molto elevato, risulta maggiormente idoneo. Infine, essendo la Lepre italica una specie ad abitudine crepuscolari – notturne, effettuare un campionamento nelle ore notturne della giornata, può fornire un maggior numero di informazioni sulle abitudini comportamentali della specie.

Mortalità e cause di fine monitoraggio

L’analisi delle cause di mortalità indica come la predazione sia dovuta principalmente alla presenza di cani randagi, gatti inselvatichiti e martora, unico carnivoro selvatico presente sull’Isola d’Elba. L’altra causa di decesso è rappresentata dal bracconaggio, che ha avuto un ruolo predominante nel successo di immissione del primo anno, presso monte Calamita. In quest’area è stata infatti riscontrato un maggiore accesso da parte di bracconieri, a causa della fitta rete stradale presente. Risulta di fondamentale importanza quindi valutare l’assenza di tali fattori (es. estensione e tipologia della rete stradale, presenza di fattori di disturbo antropici e predatori) prima di effettuare nuove azioni di reintroduzione. Lo studio di fattibilità indicava come principali fattori di debolezza, già in fase preliminare, predazione e bracconaggio, che hanno avuto il maggiore impatto sulle operazioni di reintroduzione.

Al termine del progetto, tredici dei soggetti immessi, potrebbero essere ancora in vita, in quanto il loro monitoraggio è cessato a causa dell’esaurimento delle batterie dei collari VHF o perché è stato eseguito il dropoff per i collari GPS. Per questi soggetti non è stato possibile proseguire il campionamento e riscontrare le eventuali cause di decesso.

Sopravvivenza

L’analisi delle curve di sopravvivenza, ottenute tramite il metodo Kaplan-Meier, mostra come la mortalità sia concentrata nel periodo post rilascio, sia presso il monte Perone che sul monte Calamita. Questo aspetto conferma l’elevata vulnerabilità dei soggetti provenienti dagli allevamenti, nelle prime settimane post immissione. Anche in bibliografi,ad es. Sokos et al. (2015), hanno riscontrato una mortalità del 60-80% nei primi giorni post rilascio di lepri europee. Anche lo studio condotto da Riga et al. (2014), mostra un mortalità post rilascio del 65% di lepri europee di allevamento.

Tuttavia, sia nel nostro studio che in quello di Sokos et al. (2015), viene messo in evidenza come la sopravvivenza sia fortemente influenzata sia dalle

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caratteristiche ambientali sia da quelle antropiche del luogo di reintroduzione. Gli studi citati mostrano, inoltre, come il principale predatore della Lepre europea, in ambiente peninsulare, sia la volpe. In questi si evidenzia come, anche la martora sia uno dei predatori più importanti di questa specie.

L’andamento temporale della curva ottenuta dalle immissioni indica che, dopo 1 anno di monitoraggio, se tutti i soggetti fossero stati immessi in un unico evento, solo 1 su 32 sarebbe ancora in vita. Questo dato ci porta a concludere che, se gli individui immessi non si sono riprodotti, sono necessarie successive operazioni di immissione per permettere il sostentamento della popolazione. Il confronto del dato di sopravvivenza ottenuto presso monte Perone, 3% dopo 54 settimane, con quello teorico previsto dallo studio di fattibilità, 50% dopo 1 anno, mostra come non sia stata riscontrata la sopravvivenza attesa .

Un basso tasso di sopravvivenza può essere ricondotto a due diversi fattori: le metodologie di allevamento e l’assenza di fattori di disturbo (es. predatori come la martora e antropici). Questo dato pone in forte evidenza la mancata capacità di adattamento e l’istinto di sopravvivenza delle lepri d’allevamento.

Spostamenti

Sia l’analisi degli spostamenti che l’andamento delle localizzazioni nelle diverse fasce orarie, confermano che la Lepre italica è attiva e mantiene comportamenti sociali principalmente tra il tramonto e l’alba; durante il giorno è relativamente inattiva ed occupa aree di vegetazione più fitta.

L’analisi dell’andamento dei punti idonei (3D) e non idonei (2D) ottenuti dai tag GPS nella varie fasce orarie, mostra come, nelle ore centrali della giornata, quando la lepre presenta un comportamento sedentario e rimane nascosta al covo, i punti 2D tendano ad aumentare. Questo può essere dovuto ad una peggiore ricezione del segnale GPS dovuta a questi particolari ambienti.

L’analisi dei movimenti giornalieri (seppur approssimativa, in quanto sono stati presi fix ogni 3 ore e questo non ci ha permesso di avere un quadro dettagliato dei movimenti compiuti dai soggetti) mostrano come, in generale, questa specie compia movimenti ridotti. Nel complesso gli spostamenti diurni risultano inferiori rispetto a quelli notturni. Di notte la specie utilizza aree aperte per alimentarsi. Questo comportamento determina spostamenti più ampi alla ricerca di zone idonee all’alimentazione.

I dati ottenuti con i tag GPS hanno anche permesso un’analisi più dettagliata dei singoli individui immessi, che mostra, ad esempio, come l’individuo con ID 6030 presenti un comportamento che potrebbe far pensare ad una preesistente

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situazione sanitaria già compromessa. Il soggetto presenta solo 11 giorni di sopravvivenza, ha frequentato un’area molto ristretta, inferiore ad 1 ha, ed ha compiuto spostamenti di limitatissima entità.

L’individuo con ID 6028 è quello in assoluto che si è allontanato più di tutti dal luogo di immissione e di conseguenza è anche quello che ha frequentato lo spazio maggiore (circa 340 ha). Per questo individuo sono stati individuati movimenti dispersivi che ci hanno portato a suddividere il suo home range in due nuclei separati frequentati in periodi diversi.

Home range a 30 giorni dall’immissione per tag VHF e GPS

Lo spazio utilizzato, calcolato a 30 giorni dall’immissione con riferimento ai dati ottenuti con tag VHF e GPS, è risultato essere tre volte superiore. La tecnologia GPS ci ha fornito un dato più accurato, in quanto ci ha permesso di ottenere 5 fix al giorno, con uno sforzo di campionamento molto ridotto, dato che i punti sono stati acquisiti direttamente dal collare e poi ritrasmessi attraverso trasmissione GPRS. Diversamente, la tecnologia VHF ci ha permesso di ottenere un fix al giorno con uno sforzo di campo notevole. Possiamo concludere che, per l’analisi dell’home range diurno, la tecnologia VHF risulta più che idonea. Se vogliamo invece informazioni più dettagliate, i

tag GPS ci permettono di ottenere un maggior numero di informazioni. Un

aspetto importante da approfondire è sicuramente la durata della batteria di questi collari in base al variare del numero di fix giornalieri da rilevare. Questo potrebbe permettere di mediare tra un’acquisizione costante di fix e un tempo di monitoraggio più lungo.

Altri studi effettuati sugli home range di individui di cattura della specie, in Sicilia, hanno rilevato un home range medio di circa 14 ha (Lo Valvo et al, 2012), mentre nella Riserva Naturale Regionale di Monterano (VT) era di circa 50 ha (Di Luzio e Barone, 2012). Con i nostri dati, possiamo confermare che l’uso del territorio risulta variabile e collegato probabilmente, a variabili ambientali, all’antropizzazione ed alla presenza di specie concorrenti oltre ad eventuali predatori.

Confronto tra home range a 30 e tra 60 e 151 giorni dall’immissione

L’analisi degli home range a 30 e tra 60 e 151 giorni dall’immissione mostrano come i soggetti tendano a non allontanarsi dal sito di immissione. L’home

range medio a 30 giorni e tra 60 e 151 giorni dall’immissione risulta

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trascorsa una prima fase di ambientamento post immissione, le lepri immesse tendano ad utilizzare uno spazio più ampio.

Fototrappolaggio

Il maggior numero di osservazioni è stato riscontrato durante la notte, fatto che non ci ha permesso di rilevare il ventre bianco, caratteristica fenotipica della Lepre italica. Le fototrappole dotate di un flash ad infrarossi in notturna restituiscono infatti immagini in bianco e nero è non permettono quindi di poter distinguere le due specie se presenti in contemporanea. La presenza di collari VHF, GPS e marche auricolari ci ha permesso comunque di riconoscere i soggetti reintrodotti anche se solo in 12 casi su 66. Questa tecnica permette comunque di monitorare una popolazione per un arco di tempo prolungato. Quindi nel caso in cui la popolazione, presso monte Perone, si stabilizzi, la tecnica del fototrappolaggio sarà quella che ci permetterà di ottenere il maggiore numero di informazioni con un basso sforzo di campionamento e con costi molto ridotti, a condizione che i soggetti siano marcati.

Considerazioni finali sul progetto

Attualmente, visto il tasso di sopravvivenza rilevato e la presenza di fattori di disturbo sia di origine antropica che selvatica, non è possibile affermare con certezza che la popolazione reintrodotta presso monte Perone sia stabile ed in grado di auto sostenersi. Più verosimilmente i dati indicano che sono necessarie ulteriori operazioni di immissione nel sito di monte Perone per permettere il mantenimento della popolazione. Per migliorare l'efficienza delle successive operazioni di immissione, potrebbe essere auspicabile utilizzare diversi siti, vicini tra loro, per consentire una migliore espansione degli individui introdotti e non concentrare tutte le attenzioni del contesto sociale su un’unica zona. Come individuato all’interno dello studio di fattibilità, il quadro socio culturale complesso, con rischio di atti di bracconaggio era uno dei principali punti di debolezza dello progetto, e così si è rilevato.

In considerazione del fatto che monte Perone rappresenta un’area in cui sono presenti le due specie di lepre (Lepre europea e Lepre italica), si ritiene inoltre che questa zona sia opportuna per approfondire le eventuali interazioni tra le due specie. Ad esempio, catture con l’utilizzo di rete a caduta ci potrebbero permettere di marcare individui sia di Lepre italica che europea presso Monte Perone. Il monitoraggio di questi individui si potrebbe basare su tag GPS e VHF e questo ci consentirebbe di studiare, in un medesimo sito, il comportamento, la sopravvivenza e l’utilizzo dello spazio di queste due specie.

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Infine, mediante il fototrappolaggio potremmo analizzare la presenza di eventuali interazioni, fattori di disturbo di origine antropica e presenza di predatori.

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