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Frieda von Bülow

Il nome di Frieda von Bülow si lega a una letteratura segnata dalle complesse influenze di un‟epoca di trasformazioni politiche e sociali, espressione dell‟articolato dialogo tra spinte innovatrici e tradizione, ma anche dei fenomeni storico-sociali più peculiari che coinvolsero la Germania guglielmina. Figlia di quest‟epoca, la scrittura di Bülow si era resa testimone dei cambiamenti che stavano attraversando l‟Europa e il mondo intero, a cui la stessa autrice sembrò assistere con angoscia spesso malcelata. Nonostante il suo sguardo rimanga costantemente orientato alla situazione tedesca, infatti, non si può fare a meno di notare quanto esso abbracci un sistema di relazioni internazionali che rende impossibile isolare qualsiasi unità.

Come tante donne scrittrici tra Ottocento e Novecento, Frieda von Bülow visse il sogno di una vita più libera e indipendente, conquistata attraverso l‟affermazione di un nome presto dimenticato dal pubblico e dalla critica. Le testimonianze oggi reperibili provengono da testi di natura storica e biografica e si collegano soprattutto alla sua esperienza di donna attiva nel sistema coloniale tedesco alla fine del XIX secolo. Di fatto, i due soggiorni in Africa contribuirono in maniera sostanziale all‟affermazione di Bülow sulla scena letteraria, consacrandola «Schöpferin des deutschen Kolonialromans»585 e aprendo la strada anche alla produzione successiva. Sebbene Bülow avesse manifestato già da giovanissima una particolare predisposizione alla scrittura, fu l‟esperienza africana a procurarle gli stimoli e il materiale necessari durante i primi dieci anni di attività, che unirono il vissuto coloniale alle riflessioni maturate in patria. La scrittrice, infatti, trasferì nei nuovi territori tre questioni attuali e a lei molto care: il nazionalismo radicale, la libertà della donna e la violenza maschile,586 senza mai riuscire, tuttavia, ad avanzare una proposta soddisfacente e risolutiva al conflitto sociale ereditato dal contesto europeo.

Riflettere sulla scrittura di Bülow, a più di un secolo di distanza, porta a considerare i motivi che potevano aver spinto una donna tedesca a scrivere sulle colonie, allontanandosi dalla sfera letteraria più tipicamente femminile. Tali scelte portano sicuramente a prendere atto del graduale riassetto della struttura sociale mondiale, che iniziava a concedere maggiori libertà e accesso ad alcuni settori ai gruppi storicamente esclusi. Proprio a questo proposito, Russel Berman ha riconosciuto a Frieda von Bülow il merito di aver esplorato – efficacemente e per la prima volta

585 M. Geißler, Führer durch die deutsche Literatur des 20. Jahrhunderts, Weimar, Alexander Duncker, 1913, p. 68. 586

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– la connessione tra espansione coloniale e questione di genere, consentendo di tracciarne il prodotto, ma anche il percorso.587

Il successivo abbandono delle ambientazioni coloniali permise, poi, alla scrittrice di indagare con maggiore attenzione la condizione della donna nella società guglielmina tra la fine del XIX e l‟inizio del XX secolo, prendendo in analisi il problema direttamente nel suo contesto culturale. Tuttavia, rispetto a questo argomento, la posizione di Bülow si è spesso prestata a equivoci, dettati perlopiù da una lettura piuttosto superficiale delle sue opere. A ben guardare, infatti, la scrittrice non si schierò mai nettamente a favore del pensiero femminista radicale, bensì mantenne un atteggiamento ambivalente e conservatore, poco aperto all‟eventualità di un riassetto pubblico in Germania. Infatti, pur scagliandosi contro il maschilismo della società borghese e aristocratica e rivendicando l‟autonomia intellettuale per la donna, l‟inversione dei ruoli di genere non veniva mai contemplata come soluzione al disordine sociale, ma sembrava, al contrario, contribuire al decadimento storico dell‟ordine occidentale. Lo stesso legame con la tradizione si manifestava, inoltre, anche nell‟adesione ai modelli letterari del romanzo ottocentesco, di cui si appropriò per elaborare nuove storie, adatte a rappresentare situazioni a lei familiari e di attenzione attuale. La scansione cronologica lineare, il narratore esterno e onnisciente, lo stile realistico e attento ai temi di maggior interesse sono tutti elementi tipici del romanzo positivistico europeo, qui adottato per comunicare con destinatari precisi – i connazionali e le donne – e in maniera efficace. Tra gli ultimi anni dell‟Ottocento e i primi del Novecento, scegliere la forma del romanzo per discutere di colonialismo e di questioni femminili implicava, infatti, la garanzia di un migliore accesso al pubblico di lettori e di un‟accoglienza più agevole presso la critica. Nel caso di Frieda von Bülow, in più, tale scelta poggiò anche su una formazione letteraria solida, che ne rivela i gusti, le letture e i modelli.

Nel 1909, appena un anno dopo la morte della scrittrice, Sophie Hoechstetter588 le dedicò un volume redatto in evidente stile agiografico,589 in cui si esaltava lo spirito di sincera devozione alla causa coloniale e l‟affetto incondizionato verso gli amici più cari. Nel testo emerge l‟estrema fedeltà della biografa a riprodurre informazioni già trasmesse nei diari e dai racconti dell‟amica scomparsa, apportando informazioni dirette, ma ovviamente troppo parziali. Il nome di Frieda

587

Cfr. R. A. Berman, Enlightenment or Empire: Colonial Discourse in German Culture, Lincoln, University of Nebraska Press, 1998, p. 172.

588 Sophie Hoechstetter (1873-1943) fu una scrittrice e pittrice tedesca. Tra il 1896 e il 1941 pubblicò circa trenta

opere, tra novelle, romanzi storici, biografie, saggi e racconti d‟amore. La filosofia di Friedrich Nietzsche segnò in maniera particolarmente significativa il suo pensiero e gli scritti. Nel 1916, fece parte del direttivo del Wissenschaftlich-humanitäres Komitee (WHK), movimento di liberazione omosessuale fondato a Berlino nel 1897, insieme all‟amica e scrittrice Toni Schwabe (1877-1951). Nel 1908 Hoechstetter aveva già pubblicato lo Jahrbuch für sexuelle Zwischenstufen, in cui definiva l‟omosessualità, per l‟appunto, uno „stato intermedio‟, orientando la sua critica verso l‟approccio patologico o giuridico-punitivo della società tedesca. La sua sensibilità verso temi come l‟omosessualità, l‟androgino, il femminismo e l‟impegno sociale delle donne la spinse a lavorare alle biografie di Frieda von Bülow (1910) e della regina Luisa di Prussia (1926). In particolare, il volume su Bülow rappresentò il frutto dell‟amicizia con la scrittrice ormai scomparsa e conosciuta durante i suoi ultimi anni di vita, quando, ormai malata, si era già ritirata dalla scena pubblica. Cfr. U. Wels, “Die Romane der Sophie Hoechstetter”, in S. Guddat – S. Hastedt (a cura di), Geschlechterbilder Im Wandel? Das Werk Deutschsprachiger Schriftstellerinnen 1894-1945, Frankfurt am Main, Peter Lang, 2011, pp. 121-146.

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von Bülow e alcuni accenni al suo vissuto erano comparsi, inoltre, anche in altri testi precedenti: articoli di giornale, recensioni letterarie e resoconti di colonizzatori e amministratori tedeschi. Dopo la pubblicazione della biografia a lei dedicata, sia i testi che la figura di Frieda von Bülow scomparvero completamente dalla scena tedesca, per poi fare ritorno, a partire dal 1984, negli studi dedicati a una rinnovata attenzione per l‟età coloniale della Germania. Come è facile immaginare, il ritratto che ne scaturì non fu tra i più encomiabili, sia per i contenuti, sia per via della distanza che separava due fasi storiche ideologicamente divergenti. Ancora oggi, la maggior parte di tali ricerche tratteggia la figura di Bülow a partire dai suoi testi coloniali e dalle questioni storico-sociali che avevano investito il Secondo Reich, concentrando l‟attenzione quasi soltanto sull‟epoca e sulla scrittrice, ma raramente su una valutazione prettamente letteraria degli scritti. Negli ultimi anni, in Germania e negli Stati Uniti, numerosi volumi hanno dedicato spazio alla letteratura coloniale tedesca e, contestualmente, alla figura di Frieda von Bülow, tutti secondo un procedimento identico: partendo dall‟esposizione biografica, si passa a sottolineare l‟estremismo razziale dell‟autrice, rivolgendole contro la sua stessa arma – non la pistola, da lei impugnata in una famosa fotografia che la ritrae, ma i romanzi. Infatti, le stesse opere che avrebbero dovuto aiutare la Nazione ad alimentarsi dei propri successi, veri o presunti, continuano a segnare la sfortuna di un‟autrice che pur ebbe il merito di rappresentare un‟epoca e un paese, non solo nella sua parentesi coloniale.

Considerando la biografia di Frieda von Bülow, si può senz‟altro affermare che la scrittura abbia rappresentato per lei una compagna fedele nel suo cammino di donna e di autrice, dall‟infanzia alla morte e fino a sopravviverle. Durante questo intero percorso, la pagina letteraria era stata impiegata sempre per la messa in scena dell‟universo umano più vicino alla scrittrice, in un‟interpretazione della realtà talvolta discutibile, ricca di tensioni e contraddizioni irrisolte, ma proprio per questo estremamente interessante. Accanto a una partecipazione appassionata, che non celava mai i veri convincimenti di Bülow, le pubblicazioni permisero alla scrittrice di mantenere una propria indipendenza economica e intellettuale e di trovare un‟oasi di ristoro nei momenti difficili della sua esistenza. La scrittura si riconosce, allora, come una necessità per esprimersi e per „vivere‟ nel mondo o al di là di esso.

Tracciando un percorso cronologico delle opere, emerge l‟interessante evoluzione di una donna che espresse con autenticità le emozioni del momento, incoraggiando una lettura non soltanto fittiva, ma anche biografica. Inoltre, se nelle prime opere è riconoscibile l‟intento divulgativo e propagandistico della scrittura, nel periodo maturo si imporranno con maggior chiarezza la profondità analitica e i debiti filosofici dell‟autrice, più libera di esprimere la propria opinione, senza le direttive di uomini o di gruppi nazionali. Fatta eccezione per Tropenkoller, pubblicato in francese con il titolo Le vertige des tropiques (1902),590 nessuno dei testi venne tradotto in altre lingue: la risonanza del suo messaggio, soprattutto per quanto concerne le opere coloniali, fu,

590 F. von Bülow, Le vertige des tropiques. Épisode de la vie aux colonies allemandes, traduzione di P. de

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dunque, destinata a rimanere appannaggio della sola Germania, che pur non tardò a dimenticarla. Soltanto diversi anni dopo la sua morte, il regime nazista di Hitler riaccolse gli scritti di Bülow allo scopo di riabilitare la figura di Carl Peters e promuovere un rinnovato interesse per le colonie. Di recente, l‟attenzione per la – nel tempo volutamente trascurata – storia coloniale ha condotto alla riscoperta dei testi dell‟autrice, divenuti ormai rari a causa della mancata ristampa e della perdita delle vecchie edizioni durante i conflitti mondiali. Oggi, il valore di queste opere risiede principalmente nella loro capacità di testimoniare il complesso periodo compreso tra il XIX e il XX secolo, fornendo una rilettura storica dal punto di vista del colono e della donna, alle prese con le difficoltà legate alla formazione di un impero tedesco e di una diversa coscienza sociale. A tal riguardo, non si troverebbe d‟accordo la biografa di Bülow, che nel 1910 aveva messo in guardia da simili interpretazioni, sostenendo che «[d]iese Bücher sollten nicht ein Dokument von ihr sein, sondern sie sollten helfen und wirken. Helfen und wirken für Ideen, Anschauungen und Umwandlungen, die sie als gut und richtig erkannt hatte».591 Svuotati del compito di promuovere il pensiero e l‟azione imperialista, oggi questi stessi volumi possono „aiutare‟ e „operare‟ in seno al recupero di una coscienza storica che impedisca il riemergere di certe condizioni non del tutto debellate.

«Eine reiche Welt, ein reiches Denken, ein reiches Erleben»

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: la vita di

Frieda von Bülow tra biografia e romanzo

Friederike (Frieda) Sophie Luise Freiin von Bülow nacque a Berlino il 12 Ottobre 1857, primogenita del barone Hugo von Bülow (1821-1869) e di Clothilde Luise Henriette, nata baronessa von Münchhausen (1832-1891). La posizione di Consigliere di Legazione, ricoperta da Hugo von Bülow presso l‟ambasciata tedesca di Smirne dal 1862 al 1866,593

costrinse la coppia a trasferirsi con le tre figlie Frieda, Sophie Henriette Caroline (1858-?) e Margarete Sophie Clothilde (1860-1884) in Turchia, dove le giovani frequentarono l‟istituto scolastico delle diaconesse e Clothildepartorì il primo figlio maschio, Albrecht Thomas Arvid Otto Heinrich von Bülow (1864-1892). Dopo essere tornati in Germania nel 1866, l‟ultima gravidanza di Clothilde impedì a lei e ai bambini di seguire il capofamiglia, rimanendo a Ingersleben, residenza dei Münchhausen, dove nacque Kuno Josua (1867-1893). L‟anno successivo, Margarete raggiunse il padre in Turchia, ormai affetto da una febbre tropicale destinata a trasformarsi in tifo e a causarne la morte, il 26 gennaio 1869. Con la perdita del consorte, Clothilde e i suoi cinque

591 S. Hoechstetter, op. cit., p. 182. 592

Ivi, p.4.

593 Negli stessi anni, Thankmar von Münchhausen (1835-1909), fratello di Clothilde, occupava la posizione di

Console Imperiale a Smirne e, poi, a Gerusalemme (1874-1881). Sebbene non vi siano fonti o dichiarazioni esplicite a tal riguardo, è plausibile l‟ipotesi che sia stata proprio la sua forte influenza nella sfera della politica estera tedesca a procurare l‟incarico al cognato Hugo von Bülow.

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bambini si ritirarono a Neudietendorf, piccolo centro della Turingia, non troppo distante dai possedimenti paterni di Ingersleben.

A Neudietendorf, la vedova von Bülow entrò a far parte della comunità pietista di Herrnhut, maturando il grande zelo religioso che ostacolerà il rapporto con le figlie. Mentre Albrecht e Kuno lasciarono la casa materna per proseguire i loro studi, rispettivamente, a Erfurt e a Hameln, le tre maggiori vissero presso la madre e, per sua ferma volontà, ricevettero la cresima nel 1874. Soprattutto Frieda e Margarete rimasero, però, legate alla casa di Ingersleben, dove una nonna amorevole, Henriette von Münchhausen, nata von Bose, le accolse sempre incoraggiando i loro interessi.594 Per le giovani Bülow, il giardino di Ingersleben divenne lo spazio magico della loro fantasia e la biblioteca un patrimonio di conoscenza da cui attingere, spesso per allontanarsi dalla religiosità materna e dedicarsi alle loro letture preferite: Turgenev, Dostoevskij, Shakespeare, Goethe e Jean Paul. In questi due luoghi lontani dal mondo della madre – il giardino e la biblioteca –, presero forma le prime storie di Frieda e Margarete, che, già molto giovani e quasi per gioco, iniziarono a trascrivere su carta i racconti che poi si sarebbero lette a vicenda.595 Le due «wahlverwandten Schwester[n]»,596 scrivevano «um sich zu befreien, und sie schrieben, um einander zu erfreuen»:597 la scrittura rappresentò per loro un organo di diletto e uno strumento di condivisione tra caratteri affini, ma soprattutto il mezzo per liberarsi dall‟ambiente restrittivo della disciplina cristiana e della morale ottocentesca.598 Con il passare degli anni, lo spiccato talento di Margarete fu riconosciuto dalla cerchia a lei più vicina e lo zio Thankmar von Münchhausen si impegnò a far pervenire i testi della nipote a Julian Schmidt, all‟epoca autorità letteraria a Berlino. Grazie al favore del critico, Margarete von Bülow pubblicò due raccolte di novelle, Novellen e Neue Novellen, e due romanzi, Jonas Briccius e Aus der Chronik derer von

594 Nel tratteggio dell‟infanzia di Frieda von Bülow, Sophie Hoechstetter descriveva il piccolo centro della Sassonia-

Anhalt come «die Erde, in der sie wurzelte und aus der sie erwuchs». Cfr. S. Hoechstetter, op. cit., p. 31.

595 Le storie di Frieda e Margarete erano spesso ambientate proprio negli spazi cari di Ingersleben, dove avevano

idealmente collocato il loro Rosengarten, un luogo di fantasia in cui rifugiarsi dal mondo reale e muovere i loro personaggi aristocratici. Signore del Rosengarten era il conte Waltron, personaggio che ricomparirà nel romanzo coloniale Im Lande der Verheißung (1899) nel ruolo del fratello della protagonista. Cfr. S. Hoechstetter, op. cit., p. 50.

596

Ivi, p. 31.

597 Ivi, p. 49.

598 Nelle citazioni riportate da Hoechstetter, Frieda von Bülow ricordava gli esperimenti letterari condivisi con la

sorella, sostenendo: «Wir dichteten Hymnen an den Atheismus […] und der Atheismus war die große Sache unseres Erlebens», sebbene la biografa si riservi di affermare, poco più avanti, che«[d]ie große Schule des Charakters, des Atheismus, konnte ihr Herz nicht ausfüllen. Denn er war bei ihr nur eine Reaktion auf das Brüdergemeine-Christentum gewesen […] Frieda v. Bülows historisch geschulter Sinn und ihr Herz führten sie später zum Bekenntnis eines „aufrechten Christentums‟»: S. Hoechstetter, op. cit., pp. 46-47. Inoltre, lo stesso desiderio di liberazione intellettuale e morale ritornerà anche nei romanzi dell‟età matura. Per esempio, in Im Lande der Verheißung, Maleen confessava di non essersi mai sentita felice come in Africa e ricordava i tempi in cui, da giovane, si era opposta al fervore pietista della madre, rifugiandosi in una fantasia che l‟aveva tenuta lontana dal mondo reale. Cfr. F. von Bülow, Im Lande der Verheißung. Ein deutscher Kolonialroman, Dresden - Leipzig, Carl Reißner, 1899, pp. 265 e 312.

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Riffelshausen, mentre le maggiori Frieda e Sophie continuarono i loro studi, fino a ottenere

l‟abilitazione all‟insegnamento.599

Il 1884 sconvolse l‟equilibrio della famiglia von Bülow, determinando un nuovo indirizzo nelle scelte di ognuno dei suoi componenti. Il 2 gennaio, durante una pattinata in compagnia di Sophie sul Rummelsburger See di Berlino, Margarete si era precipitata in soccorso di un giovane caduto in acqua, ma il coraggioso salvataggio le costò la vita: sommersa dalle onde, il suo corpo venne rinvenuto senza vita qualche ora più tardi. Frieda, che in quei giorni si trovava in vacanza con lo zio Otto sul Lago di Garda, subì un trauma tale da far ritenere opportuno ai familiari di prolungare il soggiorno in Italia per attenuare il dolore della perdita. Da Gardone, Frieda annotava sul proprio diario:

Ich habe geglaubt, ich würde nie wieder etwas schreiben, oder zeichnen oder schön finden, weil es doch alles immer in Beziehung auf sie war. Das Schreiben ist mir aber jetzt mehr Bedürfnis als zuvor. Ich weiß es wohl, warum. Könnt‟ ich ihr an Kraft und Klarheit, an Wahrheit und Mut immer näher kommen.600

Eppure, questa assenza non era destinata a spegnere l‟energia e l‟indipendenza di Frieda, che si spinse ben presto alla ricerca di nuovi stimoli e interessi. Lei stessa, a pochi mesi dalla grave perdita della sorella, avrebbe appuntato sul medesimo diario: «Ich hab‟ manchmal Lust, mit allem zu brechen, was mir das Fehlen des Liebsten predigt, mich unter ganz fremde Menschen und in starke Aktion zu begeben. Solange das Leben noch dauert, will ich nicht Sklave sein,

sondern Herr».601 A conferma di tale autorappresentazione, le testimonianze fotografiche e scritte del tempo la ritraggono «herb, zielbewusst, eine Frau der Tat»,602 fisicamente «[s]ehr groß, energischen Ganges und sehr aufrechter Haltung hatte ihre Gestalt etwas Imponierendes. Ihr festgefügtes, kluges Gesicht mit dem kraftigen Kinn, mit den strahlenden Augen und dem feinen Mund, von einer Flut schwarzen, lockigen Haares umgeben».603 Insomma, una figura forte, volitiva e imponente già nei suoi tratti vigorosi, scuri e marcati.

599

Nei primi anni „80, la primogenita Frieda insegnò alla Crainsche Anstalt, istituto superiore femminile di Berlino, diretto dalla pedagoga e politica femminista Helene Lange, mentre Sophie continuò l‟attività di insegnante, lavorando sia in Germania che in Italia.

600 F. von Bülow, Annotazione dal diario, gennaio 1884, Gardone, Italia, cit. in S. Hoechstetter, op. cit., pp. 91-92 601

F. von Bülow, Annotazione dal diario, aprile 1884, Milano, cit. in S. Hoechstetter, op. cit., p. 102, corsivo a cura di chi scrive. È interessante notare, in questa occasione, il fatto che l‟impiego del sostantivo „Herr‟ venga preferito alla forma femminile „Herrin‟. La scelta potrebbe essere ricaduta intenzionalmente sul sostantivo maschile perché, verosimilmente, diventare Herrin avrebbe significato, al massimo, governare su una cucina o su un mucchio di bambini, mentre Bülow aspirava a essere Herr di se stessa e del suo ambiente, governarsi e governare alla maniera degli uomini, possedere la loro libertà e non essere per loro «Sklave».

602 M. Czernin, „Jenes herrliche Gefühl der Freiheit“. Frieda von Bülow und die Sehnsucht nach Afrika, Berlin,

List, 2008, p. 11.

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Nello stesso anno della morte di Margarete, la Germania era agitata da insistenti tentativi di avviare un‟azione coloniale che rispondesse alle esigenze del Paese, mirando a consolidarlo sul piano internazionale. Frieda von Bülow si lasciò assorbire da questa tempesta di entusiasmo e aprì la sua casa agli incontri con gli „africani‟, uomini e donne che avevano trascorso periodi piuttosto prolungati in Africa. Per la giovane, l‟adesione all‟ideologia coloniale e nazionalistica non rappresentò soltanto una posizione politica, bensì un vero e proprio imperativo etico e morale, che segnò una fase importante della sua esistenza.604 Anche il fratello Albrecht, all‟epoca sottotenente nel Reggimento Granatieri Guardie „Regina Augusta‟ a Berlino, manifestò il medesimo interesse per la causa e, nel maggio 1885, lasciò Berlino per arruolarsi nella

Wissmann-Truppe, in Africa Orientale. La conoscenza con Carl Peters nel 1885 aveva convinto

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