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Fronteggiare e prevenire con tranquillità gli attriti commerciali, preservando un ambiente commerciale basato sulle esportazion

Il decennale dell’adesione della Cina al WTO e i cambiamenti del sistema commerciale multilaterale globale

1.4 Fronteggiare e prevenire con tranquillità gli attriti commerciali, preservando un ambiente commerciale basato sulle esportazion

Sin dal suo ingresso nel WTO, la Cina si è trovata ad affrontare un contesto sempre più grave di attriti commerciali. I governi a tutti i livelli vi hanno prestato grande importanza ed i dipartimenti interessati si sono coordinati positivamente, impegnandosi affinché i paesi interessati riconoscessero alla Cina "lo status di economia di mercato". Si è ampiamente diffuso l'entusiasmo delle organizzazioni intermediarie e delle imprese coinvolte, le quali, fronteggiando con vigore le indagini anti-sovvenzioni contro la Cina, portando a termine con risolutezza i lavori per controbattere le accuse di dumping, gestendo in modo adeguato le inchieste di salvaguardia speciale e prestando attenzione a prevenire, attraverso i chiarimenti e la trasparenza, l'insorgere di attriti commerciali, sono riuscite a raggiungere risultati significativi.

La questione dello "status di economia di mercato" ha un'evidente natura politica e discriminatoria. Ciò non solo ha ridotto la soglia oltre la quale i paesi stranieri muovono indagini anti-dumping contro la Cina, ma ha anche incoraggiato l'abuso di misure anti- dumping da parte dei paesi stranieri nei confronti di quest’ultima, apportando danni alle

51 imprese cinesi coinvolte nei casi e danneggiando gravemente i relativi settori e le rispettive industrie.

Attualmente, attraverso negoziati multilivello e multicanale, la Nuova Zelanda, il sud Africa, i paesi dell'ASEN, il Brasile, la Corea del Sud, la Svizzera, l'Uruguay e altre nazioni riconoscono formalmente alla Cina il pieno status di economia di mercato. Per le aziende cinesi che hanno risposto alle accuse di dumping, lo scenario internazionale ha subito un graduale miglioramento.

Per fronteggiare le inchieste anti-sussidi lanciate contro la Cina dai paesi stranieri, i molteplici livelli del Paese hanno condotto dei negoziati, sollevato obiezioni e, in collaborazione con le rispettive associazioni industriali, hanno guidato le imprese a rispondervi attivamente, raggiungendo alcuni risultati.

Nella causa anti-sovvenzioni presentata dagli Stati Uniti contro la carta patinata cinese, la decisione finale emessa dalla Commissione del Commercio Internazionale degli Stati Uniti ha accertato l’assenza di pregiudizio e non ha previsto l’adozione di alcuna misura di soccorso.

Nella causa relativa ai tubi di rame avviata dal Canada, in primo grado e nelle successive inchieste è stato stabilito che alle due aziende cinesi convenute venisse imposto un dazio anti-dumping e anti-sovvenzione pari a zero. Si sono ottenuti buoni risultati anche in merito alle attività in cui la Cina venne accusata di dumping.

Analogamente, nella causa avviata dall’ Unione Europea riguardante le fragole congelate e gli assi da stiro, le imprese hanno ricevuto il trattamento spettante alle economie di mercato e non hanno subito alcuna tassazione. Non vennero imposti dazi anti- dumping neanche a conclusione dei casi relativi ai prodotti tessili colombiani e agli elettrodi messicani. Grazie ai negoziati positivi condotti dalla RPC, i casi relativi ai tubi catodici indiani e alle vitamine si sono conclusi con la ritira delle accuse da parte del ricorrente.

La Cina gestisce ancora in modo appropriato le indagini di salvaguardia speciale e tutela efficacemente gli interessi delle imprese nazionali.

Inoltre, per prevenire il verificarsi di attriti commerciali, il Paese ha sempre fornito chiarimenti e mantenuto un atteggiamento trasparente per quanto concerne alcune questioni che suscitano l'attenzione degli altri paesi membri come il software di filtraggio "Green Dam", la certificazione obbligatoria dei prodotti di sicurezza informatica, le richieste per lo standard WAPI per i cellulari e il divieto di uso della ractopamina ecc.

52 1.5 Il mutuo coordinamento tra " Bringing in strategy" e "Go out strategy" ed il

perfezionamento del modello di liberalizzazione bidirezionale

Dall’adesione al WTO, la Cina ha continuato a migliorare i servizi e l’amministrazione delle imprese a capitale straniero, ottimizzando l'ambiente soft e hard per gli investimenti esteri e incoraggiando questi ultimi affinché continuassero a svolgere un ruolo positivo

Sostenere la cooperazione per la ricerca e lo sviluppo tecnologico delle imprese nazionali e delle multinazionali è stato vantaggioso affinché le innovazioni autonome riuscissero ad attrarre capitali esteri.

Inoltre, l'aver considerato il settore dei servizi come un nuovo punto chiave della politica di apertura, ha permesso di procedere con ordine all’apertura del settore educativo, sanitario, culturale e di altre imprese sociali.

Su un totale di più di 160 dipartimenti del mercato dei servizi, classificati in base alle regolamentazioni del WTO, la Cina si è impegnata ad aprirne già 100 e gradualmente liberalizzerà altri 11 dipartimenti; una media ben maggiore rispetto ai paesi sviluppati.

La politica di apertura della Cina, che in passato conferiva centralità alle regioni costiere del sud-est, ha cambiato direzione per assegnare un ruolo guida alle aree sviluppate e a quelle centro-occidentali, secondo il nuovo schema di liberalizzazione pluridimensionale che riconosce pari importanza alle zone del centro-ovest.

Dal 2001 al 2010 gli investimenti diretti esteri della Cina sono aumentati da 46,8 miliardi di dollari a 105,7 miliardi di dollari, collocandosi, per i successivi 19 anni, al primo posto nella classifica dei paesi sviluppati. I capitali esteri sono ancora estremamente significativi per promuovere la riqualificazione delle industrie nazionali, lo sviluppo equilibrato tra regioni ed altri aspetti.

Contemporaneamente, la Cina ha attuato con vigore la "Go global strategy", sostenendo le imprese qualificate nello sviluppo di una cooperazione sulle risorse internazionali. Attraverso la fusione, l'acquisizione di multinazionali ed altri canali, la RPC ha incoraggiato le aziende ad investire il capitale nazionale nelle risorse scientifiche- tecnologiche e nell'arricchimento del personale tecnico, accelerando la crescita della competitività internazionale delle aziende e promuovendo le multinazionali cinesi e i marchi internazionali famosi. La RPC ha inoltre trasformato gradualmente il modello di crescita degli appalti a progetti esteri, al fine di migliorare la qualità della cooperazione della forza lavoro. Il Paese ha infine guidato le imprese cinesi a rispettare la cultura dei

53 paesi ospitanti, attenendosi alle leggi per un’amministrazione onesta e assumendosi le responsabilità sociali necessarie.

Dal 2001 al 2010, gli investimenti diretti esteri sono aumentati da meno di un miliardo di dollari a 59 miliardi, occupando la quinta posizione nella classifica mondiale e registrando, nell'arco di dieci anni, un aumento di oltre 300 miliardi di dollari. Attualmente, gli investimenti esteri delle aziende cinese sono stati estesi a 170 paesi e aree del mondo, mostrando una tendenza alla diversificazione dei mercati.

1.6 Promuovere in modo coordinato la cooperazione multilaterale e bilaterale e