• Non ci sono risultati.

Dei Frutti*

Nel documento DI P A V L O Z À C C H I A MEDICO ROMANO. (pagine 173-186)

Poich’i Frutti non fon più particular ci. bo dell! giorni di digiuoo» che di qualfiuo- glia altro,egli batterebbe lafciar,ch’il Let­ tore procurale faperne le qualità appretto molti Medici* che fcricto ne hanno; m *à

166 D E L V I T T O

perche per la conditionc della Cagione hatt purxon. fé i frutti, che nella Qoarefima fi vfaoo qualche particulariri degoa d'efier confiderata ; e perchè i phì de,gli fcrittorì per quel,ch‘a quello capo appartiene,fe la fon pallata più freddamente di quehch’era per anueotura dìbifogno « io ne ragionerò alquanto» c dirò prima,ch’i firotti, che nel­ la Quarefima fi mangiano ò Fon frefchi > ò fecchi ; di quelli habbiamo poca copia in_» fimili tempi, e fon Pere di alcune poetiti fpetie , Mele, Vliue, Capperi# Cardi, Car­ ciofi i Tartufi, e Funghi • I fecchi ò fon col nocciuolo»ò fenza, i primi fono I Pifiacchi» i Pignoli, le Mandole, le Noci, TAuelIane» ò Nocciole, e pofsiamo anche con quelli porre le Cafiagne » i fecondi fonò i Fichi » le Vue fecche d’ogni fpetie» Pefche > Pere# Mele, Sorbe, battèri* ma parliamo prima di quelle, che hanno il necci uolo>fra*quali Pitocchi • | più nobili fono i Piftacchi % ma hanno cotti quefii' frutti vn tal difetto » chendc-

' dono alla tetta» nè di quello vitto fon pei-

filo

1,1 Attacchi# con tutto, che per lo

4 ' ttomaco fieno (limati vtili» e fe è vero, co­ me giudicano i Moderni » che ridormo Co­ loro» che fono fmagriti » è necdfario » che

G»t. lìb.u ntitrifchino affai* contro quel » che gli An- % l

o

tic*” D* determinato, cònuengono pe-

Q j ' A R B S l M A L E . 167

Piftacchi Aiperiori io nutrir molto più i

Pigiiioli, ma fi digerifcono con m a g g io ra li /«# diffìcultà > fi che non 6 vuol prenderne in"M*{> molta copia» fi emenda il nocumento» che Pl"n0 l‘ hanno tanto quefti»quanto i Pifiacchi (ben-

che a quefti per non tor loro il fapore non s ’vfi il farlo)con lauargli con acqua frefqfr e poi rpruzzargli d'acqua rofa, e fpolue- rizargli con Zucchero , mai non han gi i quefio ri ciò » ò almeno non l’han sì grande

le Mandole* ma fono manco grate allo fio* Mandole * maco, non già nociue» fé non quanto con*,

qualche difficoltà fi fmaltifcono» fort fen* za jdublo alcuno migliori, fe: dalla feor* za più rottile faran purgate ,la quale l o

f i men grate al gufto > e più graui allo fio*

maco. ma più gratediuengono» fedop- po efierC così rimonde > faran tenute nel* l aequa frefca,c poi fpruzzate di acqua ro­ fa ricoperte.con Zucchero poluerizato» come de* Pignioli g ii difsi * Ma fogliono

alcuni condir le Mandole brufiolandole in Mandole teglia col fuoco fotto, e rimaneggiandole ««folate* di continuo ♦ afpergendoui Tufo continua*

mente della falamoia» a quefti maniera di- uengòno sì faporite» è danno si gran guftò nel bere, ch’io non faprei dire * le altro ci- ; bo in quello le agguagli. alcuni volendole fare in quella guifa > ne togliOo via quella, icorzetta fot Cile «.fiche diuengono biaa*

Noce. Sim, Si. *

UMA.lL

tMÀ.IHcn* di t$ ctb.l. i.r.l*. U t D B L V 1 T T 0

thè,ma fonpiù faporite affai fenza,che fie- no fpogliate della fudetta fcorza > e fi (tri­ tolano fot to i denti più facilm€te»per quc- fio anche emendo più grate > ma dan fete • io penfo, che il Tale le renda più grate allo fiomaco»e più facili a digerire non ottante» che con quella fcorza fi mangino , ma fi vuole auuertire»che troppo non ci (limoli­ no » & a bere > Se a mangiare ancora più di quello » che la necefiìtù ricerca. più facil­ mente della Mandola fi digerifee la Noce » ma fi vuole auuertire a colorò,che fon ca- lidi di ttomaco di non viaria fpeflo > gene­ rando della bile»e cagionando ìete.a quello però in qualche parte rimedia il mollarla.» nell’acqua calda, douc rinuenuta fi monda» e di nuouo nell’acqua frefea, e poi nel vino rotto fi tieneùo ededo però,che quello ma. cerarle molto nell'acqua tiepida» ò calda,e poi inzupparle nel vino loro polla feemarè in parte le virtù > che toro fono attribuite» fra lequaJilapiùneceffaria per lo Inoltro argumento è il refiftere af nocumenti > che dai mangiar de* pefei fi potettero ritrarre» conforme al detto commune » benché va* dotto fcrittore moderno dica » che gli An­ tichi doppo il pefee mangiaffero il fico per Ichiuare i detti nocumenti. è più accetta nondimeno la Noce » e per quello non mi difpiace quel » che alcuni han detto » ch’il

S V ’A H E S I M A L E . t$g

mangiare il pefce con quella fpetiedi fapo re,che chiamano Agliata cópolto di Aglio» e di Noci» fia di qualche profitto alla fani* ti, e quello è vero per la virtù della Noce» £ per rAglio,che col fuo calore contempi ra la frigidità del pefce» & aiuta lo lloma» co a digerirlo, onde non folo col pefce» ma ancora con alcuni altri cibi fi può quello fapore lodare per corregger qualche loro parcicular vitio, e principalmente è buono co’ fonghi» ò frefcbi» ò falati » che fi fieno. ma ancor laNoce»come tutti i frutti limili nuoce alla tefia » e fiorii più de gli altri» ma

è fpetialmente nociua al petto » e cagiona

alle volte alcune picciole vlceri nella lin­ gua» e nel palato } fi deue molto fchiuarej da quelli » c’han colle > afprezza di fauci > e diflìcultà direfpìrare. pelle Noci fon mol­ to inferiori nelle virtù l’Aueliane » ò Noc­ ciole,benché non vi manchi chi voglia» che più di quelle nucrifchino»il che non sò con qual ragione venga affermato,come ne art* che veggio approuato da altri quel» chel» .alcuno dice, che non altramente,che le No­

ci al veleno > & alla pelle refifiino mapgia- te con Sale » e Ruta a digiuno » e co’ fichi fecchi. e perche le Nocciolefon di dye fpe- tie » cioè lunghe » e tonde » fon,più lodate» quelle » che quelle > ma quelle più difficili- piente, che quelle fi conleruano vende, ne*

Agliata,

170 B E L V I T T O

tempidi C^iarefima habbiamo copia gran* de di quefte,e oon di quelle. Di tutti i fu- Caftagnei detti frutti fon piggiori le CaOague. quel* le» che frefche fon confcruate'dentroil lor gufrio fé fi mangiano crude fon peffimo » gonfiano il ventre con la molta abondanza di ventofità grolle.» che generano ; riftrin- gono di più lo ilefiò ventre » e con la grof- iczza del nutrimento » che danno (che nej dannò affai ) turano i meati delle vene ca­ gionando graui óppilacioni. fe fi mangian ' cotte Cotto le brage > o in altra manierai arroffe fono anche meno nocitie, riiaffime fe con pepe» t Tale faranno vfate ; v’è chi il fugo di Melaranci vi aggiunge per fodisfar piu al guffo » che nel rimanente più tolto Peggiora la lor conditone. ma la plebe» ìuol fatollar fidoppo il pàlio de* detti frac* ti fecchi» e fono a qùefta maniera più duri

da

digerire * nè per effer fecchi al ramo * ò iti altro thodò perdono plinto leffcr vento* fi» che come i frefehi, anzi forfi più gonfia­ no » e riftringotio il ventre * e padano più difficilmente» & ancorché fi cuócinó ledi don lanciano quèfto vitiojj il quale per nin­ no aftificio fi può in tutto tor via ; nondi­ meno quando fi ledano » e poi fi condiro­ no con mele buono»& alcuna fpttie, e maf- fime garofaniintieri fon più grati allo fio- maco>*con quella Conditura fi toglie loro

g r A R E S I M À L É . 1 7 <

meglio , eh’in altra maniera quel » c’hannO di vitiofo » & acquiftano qualche virtù di giouare al petto » e di elpurgarlò dalle vi­ ncolici delle flemme grolle .

Nel fecondo ordine de* frutti fecchi ri­

ponemmo i Fichi »i quali da graui autori F‘chi fec«? fon connumerati fra' cibi » che gagliarda- ^ mente nutrifeono, ónde vn altro graue au- iutn\ tore latino racconta» eflere flati folici co- Ut, loro » ch'attendcuano alla cura de’ corpi

per fargli vigorofi > & effercitarfi poi nelle ca?‘ 7* lotte,& altri robuftiffimi efferati/, pafeer- lì de* detti brutti fecchi, nondimeno aggra- . uano la tetta » cagionano fete » e generano

l’humòr biliofo,e producono de* pedocchi. gmU.iM

fon nondimeno buoni ad allargare il petto» Ahm.f*c. & ad efpurgarlo da gli htlmori grotti,e man*

giati eoo le Mandole » ò con le Noci apro- 2* ^ * no róftrutcionhe nutriscono meglio affai. 8‘

Le Vue fecche fon differenti di graodez* sim,sabì. zai perche alcune ne fon minute, alcune ne d$ Alm. fon mediocri,àlcune grotte; le prime chia­

mano paffute, ò pafferme, e fonò 0 nere.,,

come quelle,che di Leuante vengono,òrof* V ue patte'

fe , come le noftrane. quelle fon piu ami- ,etJàte. che del petto, e lubricano il venire, quelle Paffc? riftringono il ventre, e fori più amiche delr

fegato. quelle fon dolci, quelle fono aci- dette* TVue.communi noftraneò licitò-Voc

17* D E L V I T T O

faran falciate così colte vn poco tuffando* le nel modo bollente, e poi difendendole fopra le graticce di vinchi,ò di canne, oue* ro fi lafciano ne’ forni per vn conueniente fpatio di tempo rafciurtare, e fi conferua- no poi con foglie di tauro • fi feccano an­ cora femplicemente al Sole» ò al fumo nel­ le fianae de* labri, conferuate in quella pri­ ma maniera fon nociue alla tetta» e molto più, fe» prima, che fi feccbino, vengono at­ tuiate net Ranno • le altre han minore oc» Voafitfca cafone di nuocere. Ma le Vue conferuate appefà. frefche appefe all'aria, né per la tetta fon

cattiue, nè fi oppon loro vitio alcuno, poi­ ché la ventofica depongono con lo (tare al-

. l'aria efpofte.l’Vuepiùgroffe,chechiama-

z® “* * no Zibibi,di qualunque fpetie fi fieno»han- no fa fcorza alquanto più dura » e fon per quello più dure a digerire, che le fudette • ma fopra a tutto fi deue auuercire al fapo- re tanto di quelle » quanto di quelle ; per- cioche quelle » che dolci fono, come delle minute ditti,fon confaceuolial petto,e fciogliono con piaceuolezza il vencre.quet. le»cne acide fono al fegato fi confanno più» e poi ancora rinfrefcàno,e perquettaettio* guono fa fete»e raffrenano la bile» e quelle» che dell*vno, e dell'altro fapore tengono, hanno anche le virtù delfvne > e dell’altre • ma più deboli.

Q V A R E S I M A L E . 173

I Datteri fon poco in vfo qui da noi, ma Darteli, fon pettorali,benché habbiaoo con fe mol­

ti difetti » de* quali è fuperfluo il ragiona­ re,mentre vi è sì poca occasione di yfargli.

le Pefcbc quado frefche fono fi tagliano in Pefche. fette,e fi pongono a feccare al Sole,ò prima ' fi tuffano nel mollo bollente,e poi fi cofer-

nano rafcinttate che fiano al Sole»ò ne’for* ni.fon grdte allo fìomaco»e lo c6forcano>& hanno vna certa acidità » con la quale pof- • fono forfi eftinguer la fere. gli altri frutti conferuati fecchi, cioè le Mele» lè Sorbe, e

le Pere fono cibi plebei, eie Mele particu- Mele fec- larmente fon degli altri affai più infipìdi, e che*

non hanno alcuna virtù di giouare in cofa

alcuna, le Sorbe, perche ftringono, vfato Sotbe^ee doppo palio, poffono dar*occafione,che lo che.

fiomaco più facilmente trafmetca le lècci

a gl’inteftini, e così ancora le Pere j dello Pere fec- qùali nondimeno io hò veduto alcune con* ™ e* feroate per vfare nella Quarefima, e main­ ine nel Regno, che gufiate da perfone, che de* piaceri della gola fi dilettano, fono fia­ te approuate per cibo da non dilpregtare,

c mi fon meramgliato» che non fian cerca* te da perfone di qualche fortuna.

• Ma lafciato ormai da parte il ragionare de* frutti fecchi» vanghiamo a quelli, che fi conferuano frefchi » e prima ne* tempi de*

174 D E L V I T T O

come di attrice altre limili co fé auuiene-> » non fi mangiano per ritrarne mitrimene to di confideratione > che pochi filmo pof- fon darne, ma òper accompagnar gli altri* cibi» ò per iricitarri’appetito» ò per far più Saporito il bere ; onde in poca qcajititèfii denono vfare» poiché lo fiomaco fi affatica

ki digerirle aflai »e per quello » benché fi

cerchino pili le geode» come quelle, che di Spagna vengono,dalle Città» ò di Bologna» ò di Afcoli» ò altronde,fon forfi’prù da vfa- re le picciole»non folo perche più farilmen- te fi digeriscono » ma perche anche minor' quantità diede fi prende . l e nere fon fon-: ?a dubio di pid facile digeftione» mafonoi più moiette al capo» men grate allo filoma­ co. fi vuoi moltoaunertire alla.conditura»., che hanno» la quale fi fi, come dicono,cote la concia,che loro fi dàipereioche alle vol­ te da quella acquiftano alcun cattiuo vi* tio» e Sogliono fpettalmentecagtonar fetej il che frà tutte intrauienea quelle»che con» la calce > òalcreiìmilixofeli purgano, c j

poi con molto late fi cóferuano,ir migliori: fono le raddolcite in feropirceacqua,e con» r i . feruate con fin occhio,ò ammaccatelo ftac^ catfi dall’olio..I Cappari ancora, più per ri- fuegliar lappecito, cheperrirrame nutrir» mento fi vfàno: danna nùiritùento malin-» conico» benché, àptinod'oppilationi

delle-g y A H B S l M A L E . t7f

vifcerc,ma vogliono eflfer’vfati parcamen­ te dalle perfone malinconiche in partimi*, lare > e folo per ragion di medicamento» ò per incitare in vn bifogno Ì*appetito.

Tralafcio di die più oltre de pomi»e folo dico» ch’eflendo tutti rafeiutti» & hauendo perduto quell’humido fuperfluo,che foglio, no hauere > hanno feco minori eferementi» nè Cosi facilmente fi corrompono, Ma par­ liamo d’vn frutto ne* tempi «della Quarefi- ma molto cercato»per eflere alfhora tene­

ro» e quelle è il Carciofo»iIquale ancorché Carciofo, si tenero fia sù’l principio della fua flagio-

ne, migliore nondimeno è cotto,che crudo; fi cuoce in molte maniere ; teflb paffa più facilmente; a rrofto è più grato alloitoma- co»tartufoiato, come i cuochi dicono,cioè condito con menta fataatica » aglio trito minutamente» & in poca quantità» pepe» & olio,e Tale, rifuéglia ^appetito; de in tutti 1

modi dà buon bere»& è apericìuo, perduta quella prima tenerezza è di più dora dige- ftione » e di maggior nocumento in gene­ rar molto fuco malinconico. euuene di tre fpetie ; il rofio» e lo fpinofònon faancon fe vn cofal fapore » ch’i Medici chiamano A* ilringente, il qual lafcia la lingua» & il pa­ lato impacciata,e rafciatco,com’il noftra* nò » onde da crédere » che quello habbia_> più del terrefìre» e malincomco,chequelli^

176 D E L V I T T O

ma quello >che tutto lamio qui ancorali hd fuor della Cagione é priuo di quel fapo- re lappo* ch’io ditti. non han tanto gii del Cardi , malinconico i Cardile mattiate il Gobboni trebbi. quale è la fletta pianta del Carciofo rico­

perta di terra* & iui col tempo rimbianca­ ta» e raddolcita » ma fon bene tutti pili del

Carciofo ventofi» e perduta quella prima.» natura» perdono iniieme quella virtù, c’ha- ueuano di aprir 1*oppilationi . fri quelli Tartufi, frutti annumeriamo ancora i Tartufi» i quali benché al gullo fieno gratinimi » fon nondimeno duri a digerire,ma digeriti be­ ne danno aliai nutrimento > e non a fatto cattiuo v riscaldano lo ftomaco » generano ventofìti. e percioche molto fuaporano al­ ia tetta » facilmente cagionano tutti que* maliche offendono i qerui>(i che ciafcuno può da quello ritrarre » quanto debbano eflèr fuggiti da coloro > ch’a limili mali fi funghi. ritrpuano {oggetti » 1 Funghi in ogn altro tempo li mangiano» ò almeno fi deuono in altro tempo mangiare» che nel line del pa­ tto > benché molto peggio fia il mangiarli

sul primo* pure poich'io tralasciai l’occa- lione di parlarne a fuo; luogo * quando de’ /alati feci mentione » per non dimenticar­ mene a fatto, io, ne parlerò bora co’ frutti, fono quelli,com’ogn’vn si, divatie fpetie>

ero-i Q V A ì ero-i E S I M A L E . 177

uanó » e più nobili? e più delicati de gli al- tri forio » e così ancora più ficuri, e meno ooctui! fono i Prugnolijappreflo a quelli fo

Do gli Spinaruoli , che fono ancora ficuri » ma non armano all’eccellenza deprimi» a i quali più to#o Ifiaccollano, fe al gullo ri* guardi > 1 Prataruoli, ma quelli fon de gli .al tri due men ficuri > e più datinoli alla fa­ t i t i . tutti nondimeno mangiati abondatv temente fon molto noiolì allo flomaco,ca­ gionano oppjlationi,dolori colici}difficuU t i di refpirare,l?hcopi ancora,e fuffocatio* ni,e inoltri altri maliffe nevuol diique vfar molto di rado, & in poca quantità, e con» diti molto bene alia maniera, che ne inge­ gnano coloro, che dell’arte del cucinare.» -.fon mae/lri,divengono poi molcopiggiori per lo llomacorfe così crudi fe mangiano» com’alcuni fenza alcun riguardo fanno.So- noui alcuni fallì, che repellici fotterra» e tenuti nelle cantine» & inaffiati con acqua producono alcuni funghi, i quali fono più» eh alcuno de gli altri di rullanti a dura, co* me df-cofa deue neceflariamente auuenire» che da vjj faifo fi produce. non, hanno que­ lli, per elfer di fuftantia più afcjutti, quel* la vifeofied sì grande , che gii altri hanno, .per quello forli farebbon da giudicare più de gli altri ficuri, ma fono al. digerire sì • concumacfo.cheper queftojiijpetcotratte-Prugnoli. Sptnaruo-li. Pratiruo-^ li. Funghi di follo.

172 D E L V I T T O

nendofi fango tempo nello liomaco , pof* fono come gli altri partorire effetti di mol­ to pericolo. Co’ frutti v i ancora il Finoc­ chio,il quale e verde,e fecco fi mangia, ma del verde nella Quaresima non fi hà le non dolce ; quello è grato allo ftomaco » e dà buon bere ; fecco fi h i tanto dolce quanto force,efaluatÌco» quello è più caldo di quello i e rompe più potentemente le ven- tolìtà - tutte le fpetie fon vtili alla tefta, & alla villa in particuiare .

Nel documento DI P A V L O Z À C C H I A MEDICO ROMANO. (pagine 173-186)