Poich’i Frutti non fon più particular ci. bo dell! giorni di digiuoo» che di qualfiuo- glia altro,egli batterebbe lafciar,ch’il Let tore procurale faperne le qualità appretto molti Medici* che fcricto ne hanno; m *à
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perche per la conditionc della Cagione hatt purxon. fé i frutti, che nella Qoarefima fi vfaoo qualche particulariri degoa d'efier confiderata ; e perchè i phì de,gli fcrittorì per quel,ch‘a quello capo appartiene,fe la fon pallata più freddamente di quehch’era per anueotura dìbifogno « io ne ragionerò alquanto» c dirò prima,ch’i firotti, che nel la Quarefima fi mangiano ò Fon frefchi > ò fecchi ; di quelli habbiamo poca copia in_» fimili tempi, e fon Pere di alcune poetiti fpetie , Mele, Vliue, Capperi# Cardi, Car ciofi i Tartufi, e Funghi • I fecchi ò fon col nocciuolo»ò fenza, i primi fono I Pifiacchi» i Pignoli, le Mandole, le Noci, TAuelIane» ò Nocciole, e pofsiamo anche con quelli porre le Cafiagne » i fecondi fonò i Fichi » le Vue fecche d’ogni fpetie» Pefche > Pere# Mele, Sorbe, battèri* ma parliamo prima di quelle, che hanno il necci uolo>fra*quali Pitocchi • | più nobili fono i Piftacchi % ma hanno cotti quefii' frutti vn tal difetto » chendc-
' dono alla tetta» nè di quello vitto fon pei-
filo
1,1 Attacchi# con tutto, che per lo4 ' ttomaco fieno (limati vtili» e fe è vero, co me giudicano i Moderni » che ridormo Co loro» che fono fmagriti » è necdfario » che
G»t. lìb.u ntitrifchino affai* contro quel » che gli An- % l
o
tic*” D* determinato, cònuengono pe-Q j ' A R B S l M A L E . 167
Piftacchi Aiperiori io nutrir molto più i
Pigiiioli, ma fi digerifcono con m a g g io ra li /«# diffìcultà > fi che non 6 vuol prenderne in"M*{> molta copia» fi emenda il nocumento» che Pl"n0 l‘ hanno tanto quefti»quanto i Pifiacchi (ben-
che a quefti per non tor loro il fapore non s ’vfi il farlo)con lauargli con acqua frefqfr e poi rpruzzargli d'acqua rofa, e fpolue- rizargli con Zucchero , mai non han gi i quefio ri ciò » ò almeno non l’han sì grande
le Mandole* ma fono manco grate allo fio* Mandole * maco, non già nociue» fé non quanto con*,
qualche difficoltà fi fmaltifcono» fort fen* za jdublo alcuno migliori, fe: dalla feor* za più rottile faran purgate ,la quale l o
f i men grate al gufto > e più graui allo fio*
maco. ma più gratediuengono» fedop- po efierC così rimonde > faran tenute nel* l aequa frefca,c poi fpruzzate di acqua ro fa ricoperte.con Zucchero poluerizato» come de* Pignioli g ii difsi * Ma fogliono
alcuni condir le Mandole brufiolandole in Mandole teglia col fuoco fotto, e rimaneggiandole ««folate* di continuo ♦ afpergendoui Tufo continua*
mente della falamoia» a quefti maniera di- uengòno sì faporite» è danno si gran guftò nel bere, ch’io non faprei dire * le altro ci- ; bo in quello le agguagli. alcuni volendole fare in quella guifa > ne togliOo via quella, icorzetta fot Cile «.fiche diuengono biaa*
Noce. Sim, Si. *
UMA.lL
tMÀ.IHcn* di t$ ctb.l. i.r.l*. U t D B L V 1 T T 0thè,ma fonpiù faporite affai fenza,che fie- no fpogliate della fudetta fcorza > e fi (tri tolano fot to i denti più facilm€te»per quc- fio anche emendo più grate > ma dan fete • io penfo, che il Tale le renda più grate allo fiomaco»e più facili a digerire non ottante» che con quella fcorza fi mangino , ma fi vuole auuertire»che troppo non ci (limoli no » & a bere > Se a mangiare ancora più di quello » che la necefiìtù ricerca. più facil mente della Mandola fi digerifee la Noce » ma fi vuole auuertire a colorò,che fon ca- lidi di ttomaco di non viaria fpeflo > gene rando della bile»e cagionando ìete.a quello però in qualche parte rimedia il mollarla.» nell’acqua calda, douc rinuenuta fi monda» e di nuouo nell’acqua frefea, e poi nel vino rotto fi tieneùo ededo però,che quello ma. cerarle molto nell'acqua tiepida» ò calda,e poi inzupparle nel vino loro polla feemarè in parte le virtù > che toro fono attribuite» fra lequaJilapiùneceffaria per lo Inoltro argumento è il refiftere af nocumenti > che dai mangiar de* pefei fi potettero ritrarre» conforme al detto commune » benché va* dotto fcrittore moderno dica » che gli An tichi doppo il pefee mangiaffero il fico per Ichiuare i detti nocumenti. è più accetta nondimeno la Noce » e per quello non mi difpiace quel » che alcuni han detto » ch’il
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mangiare il pefce con quella fpetiedi fapo re,che chiamano Agliata cópolto di Aglio» e di Noci» fia di qualche profitto alla fani* ti, e quello è vero per la virtù della Noce» £ per rAglio,che col fuo calore contempi ra la frigidità del pefce» & aiuta lo lloma» co a digerirlo, onde non folo col pefce» ma ancora con alcuni altri cibi fi può quello fapore lodare per corregger qualche loro parcicular vitio, e principalmente è buono co’ fonghi» ò frefcbi» ò falati » che fi fieno. ma ancor laNoce»come tutti i frutti limili nuoce alla tefia » e fiorii più de gli altri» ma
è fpetialmente nociua al petto » e cagiona
alle volte alcune picciole vlceri nella lin gua» e nel palato } fi deue molto fchiuarej da quelli » c’han colle > afprezza di fauci > e diflìcultà direfpìrare. pelle Noci fon mol to inferiori nelle virtù l’Aueliane » ò Noc ciole,benché non vi manchi chi voglia» che più di quelle nucrifchino»il che non sò con qual ragione venga affermato,come ne art* che veggio approuato da altri quel» chel» .alcuno dice, che non altramente,che le No
ci al veleno > & alla pelle refifiino mapgia- te con Sale » e Ruta a digiuno » e co’ fichi fecchi. e perche le Nocciolefon di dye fpe- tie » cioè lunghe » e tonde » fon,più lodate» quelle » che quelle > ma quelle più difficili- piente, che quelle fi conleruano vende, ne*
Agliata,
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tempidi C^iarefima habbiamo copia gran* de di quefte,e oon di quelle. Di tutti i fu- Caftagnei detti frutti fon piggiori le CaOague. quel* le» che frefche fon confcruate'dentroil lor gufrio fé fi mangiano crude fon peffimo » gonfiano il ventre con la molta abondanza di ventofità grolle.» che generano ; riftrin- gono di più lo ilefiò ventre » e con la grof- iczza del nutrimento » che danno (che nej dannò affai ) turano i meati delle vene ca gionando graui óppilacioni. fe fi mangian ' cotte Cotto le brage > o in altra manierai arroffe fono anche meno nocitie, riiaffime fe con pepe» t Tale faranno vfate ; v’è chi il fugo di Melaranci vi aggiunge per fodisfar piu al guffo » che nel rimanente più tolto Peggiora la lor conditone. ma la plebe» ìuol fatollar fidoppo il pàlio de* detti frac* ti fecchi» e fono a qùefta maniera più duri
da
digerire * nè per effer fecchi al ramo * ò iti altro thodò perdono plinto leffcr vento* fi» che come i frefehi, anzi forfi più gonfia no » e riftringotio il ventre * e padano più difficilmente» & ancorché fi cuócinó ledi don lanciano quèfto vitiojj il quale per nin no aftificio fi può in tutto tor via ; nondi meno quando fi ledano » e poi fi condiro no con mele buono»& alcuna fpttie, e maf- fime garofaniintieri fon più grati allo fio- maco>*con quella Conditura fi toglie lorog r A R E S I M À L É . 1 7 <
meglio , eh’in altra maniera quel » c’hannO di vitiofo » & acquiftano qualche virtù di giouare al petto » e di elpurgarlò dalle vi ncolici delle flemme grolle .
Nel fecondo ordine de* frutti fecchi ri
ponemmo i Fichi »i quali da graui autori F‘chi fec«? fon connumerati fra' cibi » che gagliarda- ^ mente nutrifeono, ónde vn altro graue au- iutn\ tore latino racconta» eflere flati folici co- Ut, loro » ch'attendcuano alla cura de’ corpi
per fargli vigorofi > & effercitarfi poi nelle ca?‘ 7* lotte,& altri robuftiffimi efferati/, pafeer- lì de* detti brutti fecchi, nondimeno aggra- . uano la tetta » cagionano fete » e generano
l’humòr biliofo,e producono de* pedocchi. gmU.iM
fon nondimeno buoni ad allargare il petto» Ahm.f*c. & ad efpurgarlo da gli htlmori grotti,e man*
giati eoo le Mandole » ò con le Noci apro- 2* ^ * no róftrutcionhe nutriscono meglio affai. 8‘
Le Vue fecche fon differenti di graodez* sim,sabì. zai perche alcune ne fon minute, alcune ne d$ Alm. fon mediocri,àlcune grotte; le prime chia
mano paffute, ò pafferme, e fonò 0 nere.,,
come quelle,che di Leuante vengono,òrof* V ue patte'
fe , come le noftrane. quelle fon piu ami- ,etJàte. che del petto, e lubricano il venire, quelle Paffc? riftringono il ventre, e fori più amiche delr
fegato. quelle fon dolci, quelle fono aci- dette* TVue.communi noftraneò licitò-Voc
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faran falciate così colte vn poco tuffando* le nel modo bollente, e poi difendendole fopra le graticce di vinchi,ò di canne, oue* ro fi lafciano ne’ forni per vn conueniente fpatio di tempo rafciurtare, e fi conferua- no poi con foglie di tauro • fi feccano an cora femplicemente al Sole» ò al fumo nel le fianae de* labri, conferuate in quella pri ma maniera fon nociue alla tetta» e molto più, fe» prima, che fi feccbino, vengono at tuiate net Ranno • le altre han minore oc» Voafitfca cafone di nuocere. Ma le Vue conferuate appefà. frefche appefe all'aria, né per la tetta fon
cattiue, nè fi oppon loro vitio alcuno, poi ché la ventofica depongono con lo (tare al-
. l'aria efpofte.l’Vuepiùgroffe,chechiama-
z® “* * no Zibibi,di qualunque fpetie fi fieno»han- no fa fcorza alquanto più dura » e fon per quello più dure a digerire, che le fudette • ma fopra a tutto fi deue auuercire al fapo- re tanto di quelle » quanto di quelle ; per- cioche quelle » che dolci fono, come delle minute ditti,fon confaceuolial petto,e fciogliono con piaceuolezza il vencre.quet. le»cne acide fono al fegato fi confanno più» e poi ancora rinfrefcàno,e perquettaettio* guono fa fete»e raffrenano la bile» e quelle» che dell*vno, e dell'altro fapore tengono, hanno anche le virtù delfvne > e dell’altre • ma più deboli.
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I Datteri fon poco in vfo qui da noi, ma Darteli, fon pettorali,benché habbiaoo con fe mol
ti difetti » de* quali è fuperfluo il ragiona re,mentre vi è sì poca occasione di yfargli.
le Pefcbc quado frefche fono fi tagliano in Pefche. fette,e fi pongono a feccare al Sole,ò prima ' fi tuffano nel mollo bollente,e poi fi cofer-
nano rafcinttate che fiano al Sole»ò ne’for* ni.fon grdte allo fìomaco»e lo c6forcano>& hanno vna certa acidità » con la quale pof- • fono forfi eftinguer la fere. gli altri frutti conferuati fecchi, cioè le Mele» lè Sorbe, e
le Pere fono cibi plebei, eie Mele particu- Mele fec- larmente fon degli altri affai più infipìdi, e che*
non hanno alcuna virtù di giouare in cofa
alcuna, le Sorbe, perche ftringono, vfato Sotbe^ee doppo palio, poffono dar*occafione,che lo che.
fiomaco più facilmente trafmetca le lècci
a gl’inteftini, e così ancora le Pere j dello Pere fec- qùali nondimeno io hò veduto alcune con* ™ e* feroate per vfare nella Quarefima, e main ine nel Regno, che gufiate da perfone, che de* piaceri della gola fi dilettano, fono fia te approuate per cibo da non dilpregtare,
c mi fon meramgliato» che non fian cerca* te da perfone di qualche fortuna.
• Ma lafciato ormai da parte il ragionare de* frutti fecchi» vanghiamo a quelli, che fi conferuano frefchi » e prima ne* tempi de*
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come di attrice altre limili co fé auuiene-> » non fi mangiano per ritrarne mitrimene to di confideratione > che pochi filmo pof- fon darne, ma òper accompagnar gli altri* cibi» ò per iricitarri’appetito» ò per far più Saporito il bere ; onde in poca qcajititèfii denono vfare» poiché lo fiomaco fi affatica
ki digerirle aflai »e per quello » benché fi
cerchino pili le geode» come quelle, che di Spagna vengono,dalle Città» ò di Bologna» ò di Afcoli» ò altronde,fon forfi’prù da vfa- re le picciole»non folo perche più farilmen- te fi digeriscono » ma perche anche minor' quantità diede fi prende . l e nere fon fon-: ?a dubio di pid facile digeftione» mafonoi più moiette al capo» men grate allo filoma co. fi vuoi moltoaunertire alla.conditura»., che hanno» la quale fi fi, come dicono,cote la concia,che loro fi dàipereioche alle vol te da quella acquiftano alcun cattiuo vi* tio» e Sogliono fpettalmentecagtonar fetej il che frà tutte intrauienea quelle»che con» la calce > òalcreiìmilixofeli purgano, c j
poi con molto late fi cóferuano,ir migliori: fono le raddolcite in feropirceacqua,e con» r i . feruate con fin occhio,ò ammaccatelo ftac^ catfi dall’olio..I Cappari ancora, più per ri- fuegliar lappecito, cheperrirrame nutrir» mento fi vfàno: danna nùiritùento malin-» conico» benché, àptinod'oppilationi
delle-g y A H B S l M A L E . t7f
vifcerc,ma vogliono eflfer’vfati parcamen te dalle perfone malinconiche in partimi*, lare > e folo per ragion di medicamento» ò per incitare in vn bifogno Ì*appetito.
Tralafcio di die più oltre de pomi»e folo dico» ch’eflendo tutti rafeiutti» & hauendo perduto quell’humido fuperfluo,che foglio, no hauere > hanno feco minori eferementi» nè Cosi facilmente fi corrompono, Ma par liamo d’vn frutto ne* tempi «della Quarefi- ma molto cercato»per eflere alfhora tene
ro» e quelle è il Carciofo»iIquale ancorché Carciofo, si tenero fia sù’l principio della fua flagio-
ne, migliore nondimeno è cotto,che crudo; fi cuoce in molte maniere ; teflb paffa più facilmente; a rrofto è più grato alloitoma- co»tartufoiato, come i cuochi dicono,cioè condito con menta fataatica » aglio trito minutamente» & in poca quantità» pepe» & olio,e Tale, rifuéglia ^appetito; de in tutti 1
modi dà buon bere»& è apericìuo, perduta quella prima tenerezza è di più dora dige- ftione » e di maggior nocumento in gene rar molto fuco malinconico. euuene di tre fpetie ; il rofio» e lo fpinofònon faancon fe vn cofal fapore » ch’i Medici chiamano A* ilringente, il qual lafcia la lingua» & il pa lato impacciata,e rafciatco,com’il noftra* nò » onde da crédere » che quello habbia_> più del terrefìre» e malincomco,chequelli^
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ma quello >che tutto lamio qui ancorali hd fuor della Cagione é priuo di quel fapo- re lappo* ch’io ditti. non han tanto gii del Cardi , malinconico i Cardile mattiate il Gobboni trebbi. quale è la fletta pianta del Carciofo rico
perta di terra* & iui col tempo rimbianca ta» e raddolcita » ma fon bene tutti pili del
Carciofo ventofi» e perduta quella prima.» natura» perdono iniieme quella virtù, c’ha- ueuano di aprir 1*oppilationi . fri quelli Tartufi, frutti annumeriamo ancora i Tartufi» i quali benché al gullo fieno gratinimi » fon nondimeno duri a digerire,ma digeriti be ne danno aliai nutrimento > e non a fatto cattiuo v riscaldano lo ftomaco » generano ventofìti. e percioche molto fuaporano al ia tetta » facilmente cagionano tutti que* maliche offendono i qerui>(i che ciafcuno può da quello ritrarre » quanto debbano eflèr fuggiti da coloro > ch’a limili mali fi funghi. ritrpuano {oggetti » 1 Funghi in ogn altro tempo li mangiano» ò almeno fi deuono in altro tempo mangiare» che nel line del pa tto > benché molto peggio fia il mangiarli
sul primo* pure poich'io tralasciai l’occa- lione di parlarne a fuo; luogo * quando de’ /alati feci mentione » per non dimenticar mene a fatto, io, ne parlerò bora co’ frutti, fono quelli,com’ogn’vn si, divatie fpetie>
ero-i Q V A ì ero-i E S I M A L E . 177
uanó » e più nobili? e più delicati de gli al- tri forio » e così ancora più ficuri, e meno ooctui! fono i Prugnolijappreflo a quelli fo
Do gli Spinaruoli , che fono ancora ficuri » ma non armano all’eccellenza deprimi» a i quali più to#o Ifiaccollano, fe al gullo ri* guardi > 1 Prataruoli, ma quelli fon de gli .al tri due men ficuri > e più datinoli alla fa t i t i . tutti nondimeno mangiati abondatv temente fon molto noiolì allo flomaco,ca gionano oppjlationi,dolori colici}difficuU t i di refpirare,l?hcopi ancora,e fuffocatio* ni,e inoltri altri maliffe nevuol diique vfar molto di rado, & in poca quantità, e con» diti molto bene alia maniera, che ne inge gnano coloro, che dell’arte del cucinare.» -.fon mae/lri,divengono poi molcopiggiori per lo llomacorfe così crudi fe mangiano» com’alcuni fenza alcun riguardo fanno.So- noui alcuni fallì, che repellici fotterra» e tenuti nelle cantine» & inaffiati con acqua producono alcuni funghi, i quali fono più» eh alcuno de gli altri di rullanti a dura, co* me df-cofa deue neceflariamente auuenire» che da vjj faifo fi produce. non, hanno que lli, per elfer di fuftantia più afcjutti, quel* la vifeofied sì grande , che gii altri hanno, .per quello forli farebbon da giudicare più de gli altri ficuri, ma fono al. digerire sì • concumacfo.cheper queftojiijpetcotratte-Prugnoli. Sptnaruo-li. Pratiruo-^ li. Funghi di follo.
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nendofi fango tempo nello liomaco , pof* fono come gli altri partorire effetti di mol to pericolo. Co’ frutti v i ancora il Finoc chio,il quale e verde,e fecco fi mangia, ma del verde nella Quaresima non fi hà le non dolce ; quello è grato allo ftomaco » e dà buon bere ; fecco fi h i tanto dolce quanto force,efaluatÌco» quello è più caldo di quello i e rompe più potentemente le ven- tolìtà - tutte le fpetie fon vtili alla tefta, & alla villa in particuiare .