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Fruttosamina e albumina glicata: indicatori del controllo glicemico

Fruttosamina, che sta per 1-amino-1-deossifruttosio, è un termine generico che si riferisce alle proteine glicate (da non confondere con le glicoproteine) presenti nel plasma, in particolare all’albumina che ne rappresenta la quota maggiore.

Si tratta di una chetoamina che deriva dalla reazione non enzimatica tra un esoso (di solito glucosio) e una proteina (in genere albumina) che subisce quindi una modificazione post- translazionale.

Per le sue proprietà l’albumina è una proteina di notevole importanza nella fisiologia dell’organismo. Alterazioni della sua struttura e funzione possono avere rilevanti ripercussioni fisiopatologiche, tanto è vero che i suoi livelli sono determinati nella pratica clinica per valutare lo stato nutrizionale generale di un paziente. In caso di iperglicemia cronica o di picchi iperglicemici rilevanti si ha la formazione dell’albumina glicata (AG) mediante processi di glicosilazione non enzimatica.

È interessante sottolineare come gli effetti biologici della glicazione non enzimatica, oltre a rappresentare un supporto laboratoristico a fini diagnostici, hanno ripercussioni sulla clinica del paziente diabetico.

In generale l’AG mostra la perdita di affinità nei confronti di diversi ligandi, farmaci inclusi, in maniera non sempre univoca o prevedibile nei diversi stadi della malattia diabetica.73

Allo stesso modo perde la sua capacità antiradicalica e diviene essa stessa fonte di stress ossidativo inducendo modificazioni di altre proteine.

L’attenuazione dell’attività radical scavenger dell’AG, contribuisce a livello cellulare e tissutale, allo sviluppo delle complicanze del diabete mellito: retinopatia, nefropatia, neuropatia, malattia cardiovascolare.74, 75 Più in generale interferisce, in senso pro- infiammatorio, con il sistema immunitario.76, 77

Ultimamente la fruttosamina e l’albumina glicata sono diventati marcatori a breve termine del controllo glicemico tanto che potrebbero aggiungere informazioni prognostiche complementari alla HbA

1c.

In virtù della breve vita media (2-4 settimane) rispetto a quella dell’emoglobina, l’AG è un indicatore retrospettivo a più breve termine del controllo glicemico e, per lo stesso motivo, possiede una maggiore prontezza a registrarne le variazioni. 78

Nei soggetti con storia di iperglicemia, dopo una settimana di migliorato controllo glicemico, si osserva una riduzione del 37% dei valori di fruttosamina laddove negli stessi pazienti i valori di HbA

1c si riducono solo dell’8%.

79

In ratti diabetici, in condizioni di sospensione insulinica, le variazioni della fruttosamina si registrano dopo soli 3 giorni mentre quelle della HbA

1c dopo 8 (Figura 6). Al contrario, la

reintroduzione della terapia insulinica riporta ai valori basali la fruttosamina nel giro di circa 3 giorni e la HbA

1c in circa 15.

80

Questi dati indicano che le misurazioni della proteina glicata nel siero sono indicatori sensibili e a breve termine dell’omeostasi glicemica.

Figura 6. Velocità di glicazione dell’albumina e della HbA1c da parte del glucosio.

Un’appropriata indicazione al suo dosaggio potrebbe essere usata, in aggiunta ad altri parametri, per il monitoraggio glicemico in gravidanza. Tale condizione per sua natura richiede controlli più attenti e nel breve periodo per prevenire le complicanze materno- fetali dovute all’iperglicemia.

Inoltre, la HbA

1c va incontro a variazioni bifasiche durante la gravidanza: tende a

diminuire dal primo al secondo trimestre, per poi risalire,81 e ad avere valori più bassi rispetto a quelli delle donne non in gravidanza.82 Questo probabilmente a causa

dell’abbassamento dei livelli glicemici che si verifica nella prima fase e all’instaurarsi di uno stato relativo di deficit di ferro nella seconda fase.

L’AG, invece, non ne risente,83 rappresentando così un indice appropriato per la valutazione dello stato glico-metabolico.

Il dosaggio della fruttosamina non è indicato nelle condizioni associate ad un accelerato turnover dell’albumina (es. sindrome nefrosica, anemia, malnutrizione e cirrosi epatica) perché, in questi casi, si accorcerebbero i suoi tempi di esposizione al glucosio circolante rendendo difficile l’interpretazione dei valori dell’albumina glicata e limitandone l’applicazione clinica. 84

Nel controllo glicemico si colloca in una posizione intermedia tra glicemia e HbA1c, in quanto particolarmente sensibile a variazioni recenti della glicemia media ma anche ad oscillazioni repentine, che possono sfuggire alla misurazione puntiforme della glicemia o scomparire nella determinazione della HbA

1c.

Dati recenti suggeriscono una sua possibile utilità anche in fase diagnostica, in particolare nel diabete di tipo 1,85 nelle forme scompensate e in tutti quei casi in cui si punti a valutare la variabilità glicemica: iperglicemia post-prandiale, diabete “fluttuante”,86 pazienti gastrectomizzati.87

Elevati livelli sia di fruttosamina sia di albumina glicata sono stati associati alla futura insorgenza di diabete, indipendentemente dai valori della glicemia a digiuno e della HbA

1c.

88

I ricercatori, attraverso l’analisi dello studio ARIC (Atherosclerosis Risk in Communities) hanno cercato di chiarire la capacità delle misurazioni di fruttosamina e di albumina glicata di identificare le persone a rischio di diabete mellito. Sono state valutate concentrazioni basali elevate di fruttosamina e albumina glicata con il rischio di diabete incidente, retinopatia e rischio di malattia renale cronica (CKD) nel corso di due decenni di follow-up. Tali associazioni sono risultate significative con tendenza ad essere a forma di J e valore prognostico paragonabile a quello dell’emoglobina glicata. Tuttavia numerosi studi hanno posto in luce delle criticità nel suo impiego in specifici quadri patologici ma hanno anche sottolineato variazioni legate all’età89, al BMI90, allo

stato nutrizionale, al fumo di sigaretta 91 e all’iperuricemia.92

In un recente studio è stata esaminata la capacità della fruttosamina e dell’albumina glicata di rilevare i soggetti prediabetici all’interno della popolazione afro-americana. Ed

inoltre è stato indagato il valore diagnostico aggiunto nella combinazione dei dosaggi di HbA

1c con le proteine glicate.

Come test individuali, HbA

1c, fruttosamina e AG hanno rilevato ≤ 50% degli africani con

prediabete. Tuttavia, la combinazione di HbA

1c con AG (ma non con la fruttosamina) ha

reso possibile l’identificazione di quasi l'80% degli africani con prediabete.

Un dato interessante deriva dall’osservazione che i pazienti prediabetici individuati con l’albumina glicata sono più giovani e con un BMI inferiore rispetto a quelli identificati dall’emoglobina.93 Dunque, il suo utilizzo potrebbe risultare vantaggioso nello screening in una popolazione specifica, come appunto quella dei pazienti non obesi.

La determinazione dell’albumina glicata non ha goduto in passato dello stesso successo dell’emoglobina glicata a causa di una confusione tra fruttosamina e albumina glicata. Oggi, superati i limiti di specificità delle tecniche legati alla misurazione generica delle fruttosamine, il ricorso al suo dosaggio può risultare più vantaggioso in alcune importanti condizioni.

I metodi di quantificazione dell’AG sono semplici, eseguibili in automazione e a bassi costi.

Come per l’emoglobina glicata il prelievo per il dosaggio della fruttosamina può essere eseguito in qualsiasi momento della giornata, senza riguardo alla recente assunzione di cibo.94

La crescente attenzione e le conoscenze acquisite fanno ipotizzare, in un prossimo futuro, un maggior ricorso a tale parametro come indice di controllo e previsione della malattia diabetica.

PARTE SECONDA:

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