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5. DISCUSSIONE

5.3 La funzione 'carbon-sink' nella vite

Nella valutazione della sostenibilità ambientale della viticoltura è stata inclusa la quantificazione della funzione di carbon sink sia a livello del sistema biologico pianta (Vitis vinifera L.), sia a livello di agroecosistema vigneto.

I risultati ottenuti contribuiscono alla comprensione dei fenomeni di sequestro e di

emissione del carbonio, e conseguentemente degli equivalenti di CO2,da parte degli

agro-ecosistemi terrestri.

In tutti gli ambienti considerati le piante di vite hanno esibito una elevata capacità di stoccaggio del carbonio nella biomassa ipogea ed epigea prodotta stagionalmente. In media nell’ ambiente a più alta naturalità (collina interna) ciascun ceppo è in grado di produrre stagionalmente 2042,95 g∙ha-1anno-1 e 2241,7 g∙ha-1anno-1 di biomassa, rispettivamente per una gestione in biologico e convenzionale, mentre in quello a più elevata antropizzazione (collina peri-urbana) i valori di biomassa raggiungono valori ancora più elevati, 2610,89 g∙ha-1anno-1. Questi dati, considerando la sola frazione della biomassa epigea, sono confrontabili con quanto riportato in letteratura (Castelan-Estarda et al. 2002; Pitacco et al. 2007; Poni et al. 2000; Silvestroni et al. 2007; Ventura et al. 2007). Ai fini della promozione della funzione carbon sink nelle piante di vite può essere importante considerare le diversità osservate nel contributo

161 alla fissazione del C esibito dai vari organi della pianta sia nei diversi ambienti studiati, sia nei diversi modelli di gestione del vigneto.

Innanzitutto l’ambiente peri-urbano è risultato in grado di promuovere, a parità di sistema di gestione del vigneto (convenzionale) la produzione globale di biomassa. La maggiore quantità di biomassa prodotta dalla vite in ambiente peri-urbano rispetto a quanto non si riscontri in un ambiente ad alta naturalità, come quello della

collina interna, potrebbe essere correlata alla maggior concentrazione di CO2 in tale area dovuta alla prossimità con l’agglomerato urbano. E’ stato trovato in Vitis

vinifera L. che la CO2 stimola la crescita e la produzione della pianta, senza impattare negativamente sulla qualità del prodotto (Bindi et al. 2001).

L’allocazione del C fissato dai ceppi di vite risente fortemente della tecnica di gestione della chioma, in questo caso della potatura verde, e del vigneto nel suo complesso (confronto fra gestione in biologico e convenzionale), oltre che dell’annata.

Quando viene operata la potatura verde (eliminazione delle sole femminelle) (risultati anno 2012, ambiente collina interna) si misura una diminuzione della biomassa dei grappoli, della crescita delle radici e della biomassa dei tralci, mentre si osserva un aumento del contributo fogliare alla biomassa totale stagionale, restando invariata la qualità tecnologica delle uve. Questi risultati consentono di confermare che tale pratica di gestione della chioma non limita il potenziale foto-sintetico della pianta e quindi la allocazione del carbonio utile per il raggiungimento della piena maturazione (Poni et al. 2000).

Evidenti differenze nell’allocazione del C fra i vari organi della pianta emergono ancora confrontando i due ambienti (ad alta naturalità – collina interna - e collina

peri-urbana). Nell’area della collina peri-urbana rilevante è il contributo allo

stoccaggio del C imputabile all’apparato ipogeo e ai grappoli, che rappresentano rispettivamente il 20% e il 38% del carbonio è stoccato dalla pianta. Nell’area della

collina interna ridotto è il contributo dell’apparto radicale (12% e 9,6%,

rispettivamente per il modello convenzionale e biologico), così pure quello dei grappoli (26% e 24%, rispettivamente per il modello convenzionale e biologico). Il maggiore contributo allo stoccaggio è attribuibile alla biomassa degli organi vegetativi epigei (tralci e foglie).

162 Significativo in tutti i casi è il contributo del turn-over radicale. Il contribuito della biomassa ipogea allo stoccaggio del carbonio varia in media significativamente dal 10 al 20% rispettivamente per l’ambiente della collina interna e peri-urbana, raggiungendo in quest’ultimo caso anche il 25,7% (stagione 2011). In letteratura si riscontra una grande variabilità nel riportare i valori di crescita radicale per la vite; ed i valori riportati sono compresi tra 140 -360 g ceppo-1anno-1 (Carlisle et al. 2010; Mullins et al. 1992; Saayman e Huyssteen 1980; Williams e Smith 1991) ma confrontabili con quanto riscontrato nei vigneti oggetto di studio. La tipologia di terreno, fortemente sabbioso, la bassa ritenzione idrica e fattori abiotici come le temperature medie più elevate nell’atmosfera e nel suolo, in ambiente peri-urbano potrebbero essere responsabili della maggior produzione di biomassa dell’apparato radicale (Morlat e Jacquet, 1993).

La valutazione del contributo offerto dall’apparato ipogeo allo stoccaggio del carbonio della vite, rappresenta un elemento innovativo della ricerca in quanto le informazioni presenti in letteratura sulla capacità di stoccaggio del C nella vite sono per lo più limitate alla sola biomassa epigea (Castelan-Estarda et al. 2002; Pitacco et al. 2007; Poni et al. 2006; Silvestroni et al. 2007; Ventura et al. 2007), pur riconoscendo l’importanza di tale parametro ma la difficoltà nella determinazione del turn-over stagionale. In altri casi il contributo della biomassa ipogea alla determinazione della biomassa totale della pianta è stato sovrastimato a 30% (Comas et al. 2005; Keightley 2011).

La quantità di C accumulata nella biomassa epigea (assumendo che questa contenga il 50% di carbonio) (Anfodillo et al. 2006) è riporata in bibliografia con valori da

1,75 a 6,5 tC ∙ha-1anno-1 (Carlisle et al. 2010; Castellan-Estrada et al. 2002; Pitacco

et al. 2007; Poni et al.2000; Silvestroni et al. 2007; Ventura et al. 2007), range questo in accordo con i valori di biomassa accumulata negli organi epigei ed ipogei e nei vigneti modello.

Nel complesso i risultati evidenziano che lo stoccaggio del C nel vigneto, considerando il solo sistema biologico pianta è massimo nell’area peri-urbana sottolineando il grande contributo che i vigneti dello spazio peri-urbano possono dare

anche in termini di servizi ecosistemici (riduzione della CO2)(Carlisle et al. 2010;

163 Lo stoccaggio del C nel vigneto è mediamente più basso nelle aree ad alta naturalità con valori minimi misurati nella conduzione in biologico, probabilmente a causa di fattori pedologici come un terreno argilloso, temperature dell’aria e del suolo più

basse e livelli minori di CO2 atmosferici, che nel loro insieme concorro a contenere

la crescita delle radici e quindi a limitare anche lo stoccaggio del carbonio nella biomassa epigea della pianta (Bindi et al. 2001; Comas et al. 2005; Comas et al. 2010; Morlat e Jacquet 1993).