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5. DISCUSSIONE

5.1 Il paesaggio dei territori viticoli

I tre territori viticoli modello, che rappresentano le meso-scale di analisi (Lausch e Herzog 2002) individuati sulla base della diversità fisiografica e della diversa incidenza delle superfici a vigneto, denotano specifici caratteri strutturali e funzionali del paesaggio. Tali diversità possono essere interpretate in funzione della diversa estensione delle superfici a vigneto (12%, 20,5% e 45,7% della SAU rispettivamente per l’area della collina interna, pianura costiera e collina peri-

urbana- ISTAT 2010) e del diverso livello di antropizzazione valutato come

152 L’analisi della conformazione generale del paesaggio dei territori (3600 ha) viticoli analizzati evidenzia ambienti mediamente con un’elevata complessità del mosaico paesaggistico come dimostrato dall’alto numero di tessere di mosaico (Cullotta e Barbera 2011). La maggiore complessità si misura nell’ambiente peri-urbano particolarmente ricco di agro-ecosistemi arborei e a vigneto, mentre valori comparabili si misurano per gli ambienti interni ad alta naturalità (collina interna) e costieri (pianura costiera) che risultano pertanto più omogenei, il primo per la bassa incidenza degli agro-ecosistemi - qui le aree boscate raggiungono dimensioni medio- elevate (5 ha ca) mentre l’uso del suolo agricolo è semplificato a poche tipologie colturali, il secondo per la prevalenza di agro-ecosistemi erbacei – che si estendono su ampie superfici (4 ha ca) e che rappresentano circa il 44% della SAU del territorio costiero. La complessità del paesaggio può pertanto ritenersi caratteristica legata alla presenza dei agro-ecosistemi arborei. Del resto il rapporto fra sistemi erbacei ed arborei è stato individuato come indicatore di sostenibilità (Caporali et al. 2008) . Il legame fra complessità del paesaggio e agro-ecosistemi arborei è quanto emerge in numerosi altri casi studio (Agnoletti et al. 2011; Altieri 1999; Biasi et al. 2012; Cullotta e Barbera 2011;Galli et al. 2010; Heaton e Merenlender 2000; Hobbs et al. 2007; Jackson et al. 2007; Mander et al. 1999; Tscharntke et al.2005). Inoltre, in generale la complessità ed eterogeneità dell’ecomosaico paesaggistico, espresse da NP e SDI rispettivamente, risultano particolarmente elevate laddove predominano forme di agricoltura tradizionale, come nell’area vitivinicola peri-urbana e in accordo con quanto trovato da altri autori (Cullotta e Barbera 2011).

L’area agricola ad elevata naturalità (collina interna) - Dalla caratterizzazione della struttura e della funzionalità dell’area collina interna, ed in particolare dall’ analisi del rapporto tra le tessere agrarie, naturali ed antropiche, l’area si rileva caratterizzata sia da una forte naturalità, sia da una marcata connotazione agricola. La coltivazione della vite, assieme a quella di olivo, nocciolo e castagno da frutto è strettamente legata alla storia e alla cultura del luogo (Anelli 1981; Carbone et al. 2004). Numerosi sono i prodotti ed i servizi di qualità, raccolti nel marchio collettivo "Tuscia Viterbese"; inoltre questo è un territorio dall’ elevata vocazionalità vitivinicola – sono ben 3 le DO (‘Colli Etruschi Viterbesi’,

‘Est!Est!!Est!!! di Montefiascone’ e ‘Est!Est!!Est!!! di Montefiascone- classico’),

153 tutt’oggi su genotipi autoctoni (Biasi et al. 2007; Cirigliano et al. 2008). Tuttavia sono attivi sul territorio processi di abbandono dell’agricoltura, come dimostrato dall’alta incidenza della classe degli incolti e di semplificazione dell’ecomosaico paesaggistico attribuibile all’ espansione degli agro-ecosistemi erbacei ed arborei (Scherr e Mc Neely 2010), inclusa la frutticoltura e viticoltura specializzata. Inoltre, le attività agricole intensive sono spesso poco compatibili con i fondamentali criteri per la conservazione delle risorse naturali (Perini et al. 2008; Steenwerth et al. 2010). Anche in questo ambito di paesaggio alcune classi arboree (oliveti e vigneti tradizionali) presentano migliori indici ecologici (alto valore PD, MPS e ED). L’area presenta anche un rapido rinnovo delle colture arboree che solo parzialmente si conservano sulle medesime superfici, come dimostra l’analisi diacronica delle persistenze. Gli agro-ecosistemi arborei, e i vigneti in particolare, conservano per lo più i tratti di un sistema agro-forestale complesso, fatto questo che consente loro di integrarsi alla naturalità dei luoghi, sebbene a volte si sviluppino su ampie superfici. La scomparsa degli elementi lineari del paesaggio e degli agro-ecosistemi tradizionali è inoltre imputabile allo sviluppo del tessuto urbano, sebbene questo risulti per il momento contenuto.

L’area costiera - La costa rappresenta uno degli ambiti paesaggistici maggiormente sensibili ai fenomeni di degrado ambientale sotto l’azione di forti pressioni dovute sia a fattori naturali come l’innalzamento del livello del mare o i cambiamenti climatici, sia a fattori antropogenici, come i fenomeni di neo urbanizzazione (Cori 1977). Le conseguenze sul piano ecologico includono la perdita di biodiversità coltivata e naturale, l’erosione del suolo, la riduzione della sua fertilità, la desertificazione e perdita di produttività del terreno (Bajocco et al. 2010; Balabanis et al. 1999). A tutto ciò si aggiunge frequentemente il fenomeno dell’abbandono della pratica agricola come conseguenza dello sprawl urbano, cioè la diffusione frammentata del tessuto urbano o al contrario l’affermazione di colture intensive , a elevata richiesta di energia sussidiaria esterna e e ad alto impatto sulla sostenibilità ambientale (Sansavini 2000).

Gli indici metrici di paesaggio di quest’area tradizionalmente agricola denotano un ambiente disturbato, omogeneo anche nella ripartizione spaziale degli usi agricoli del suolo, con scarsa complessità ed elevata semplificazione delle infrastrutture ecologiche. Le aree naturali e seminaturali sono fortemente limitate e compromessa è

154 la connettività e l’integrità ecologica. La scarsa complessità strutturale dell’ecomosaico ambientale può essere attribuibile all’elevata incidenza delle colture erbacee, ortive in pieno campo ed di serra oltre che agli incolti, che è noto essere usi del suolo ad elevato impatto sulla funzionalità degli ecosistemi (Ritters et al. 1995; Scherr e Mc Neely 2010).

L’area peri-urbana - Lo spazio peri-urbano è stato riconosciuto come un ambito con proprie caratteristiche che lo rendono unico e distinguibile sia da quello urbano che da quello rurale (Meeus e Gulinck 2008). Per il paesaggio del peri-

urbano è stato proposto anche il termine di “biosfera”, mosaico eterogeneo di

ecosistemi naturali, produttivi e agricoli con i propri biotopi, ecosistemi e dinamiche di trasformazione (Alfsen-Norodom 2004). Qui la pratica agricola viene a configurarsi come attività multifunzionale che fornisce non solo prodotti, ma anche servizi per le città (Biasi 2013) .

L’area peri-urbana del caso studio presenta una forte connotazione agroforestale di tipo tradizionale sia per la presenza della attività selvicolturale - l’80-90% delle aree boscate è governata a ceduo castanile matricinato (Odorico e Olivastro 2006) - sia per le numerose produzioni ortofrutticole tipiche, vitivinicole in particolare (ISTAT 2010; Rosati 2013).

Questa area di pregio dal punto di vista agronomico e ecologico rappresenta un area ‘sensibili’. Vengono definite sensibili quelle aree che presentano particolare vulnerabilità a causa dei caratteri fisici dell’ambiente o per la vicinanza ad usi del suolo particolarmente aggressivi – lo sono ad esempio il tessuto urbano e le foreste - e solo una gestione sostenibile basata sulla protezione delle matrici ambientali di interesse, con particolare riferimento al suolo e alle risorse idriche, della produzione agricola a bassa e media intensità, delle tradizioni rurali e dei prodotti tipici, può assicurare loro un ruolo di presidio estensivo del territorio, contro i cambiamenti climatici e le trasformazioni del paesaggio dovute all’intervento antropico (Salvati e Carlucci 2013). A conferma del carattere di “aree sensibili” che può essere attribuito agli ambiti peri-urbani, l’analisi delle trasformazioni intercorse nell’ uso del suolo nell’area viticola peri-urbana evidenzia un accentuato sprawl e di contro un’elevata incidenza di persistenze arboree, ovvero di superficie caratterizzate dalla permanenza del medesimo uso del suolo. Tale proprietà è tipica delle aree ad agricoltura tradizionale (Barbera e Biasi 2011). Infatti, l’urbanizzazione attraverso insediamenti

155 di media e bassa densità, tipica dell’area a sud-est di Roma (Salvati et al. 2012), comporta il consumo di un suolo dotato di un elevata capacità d’uso (land capability) confinando le aree agricole e forestali in suoli scarsamente produttivi e suscettibili a fenomeni di degrado, cioè erosione, salinizzazione e deterioramento (Salvati 2013); inoltre gli gro-ecosistemi possono essere frammentati compromettendo nel lungo periodo la resilienza e quindi la loto stabilità (Antrop 2005) anche in relazione alla forte incidenza sul territorio delle terre incolte come conseguenza del processo di abbandono dell’attività agricola, indice di degrado ambientale e vulnerabilità del paesaggio (Perini et al. 2008).

La viticoltura quale classe predominante di uso agricolo del suolo (>40% SAU), assieme agli agro-ecosistemi arborei (oliveti e frutteti) ha un ruolo strategico nel mantenere complesso il mosaico ambientale a vantaggio dell’ integrità ecologica (Agnoletti et al. 2011; Altieri 1999; Biasi et al. 2012; Cullotta e Barbera 2011; Galli et al. 2010; Heaton e Merenlender 2000; Hobbs et al. 2007; Jackson et al. 2007; Mander et al. 1999; Tscharntke et al. 2005), inoltre la presenza delle colture arboree e della viticoltura assicura a questo ambito di paesaggio dove forte è la connotazione agricola tradizionale un’elevata conservazione della rete ecologica.