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Il futuro della ricerca su PISA e la costituzione di una rete

Nel documento RicercAzione - Volume I Numero 1 (pagine 139-143)

Tiziana Pedrizzi

4. Il futuro della ricerca su PISA e la costituzione di una rete

PISA 2009 in Italia si presenta con significati-ve innovazioni: la regionalizzazione della strut-tura del campionamento garantirà un panorama completo della situazione italiana e un utilizzo funzionale dei fondi a disposizione. Infatti i finanziamenti degli stakeholder istituzionali decentrati potranno essere finalizzati a indagi-ni più approfondite, relative sia al campo della economia dell’istruzione che a quello della pe-dagogia e della didattica. Regione Lombardia si è già incamminata in questo senso finanziando nel 2008 indagini specifiche sui risultati degli studenti immigrati e degli iscritti ai Centri di Formazione Professionale, sulle risposte degli studenti all’interno del questionario di accom-pagnamento sull’uso di tecnologie informatiche

a scuola e sulle risposte dei genitori nel questio-nario loro riservato.

In queste indagini si tratterà di utilizzare le banche dati basate sui tre cicli precedenti di PISA e quelle che saranno configurate nelle in-dagini del 2009, 2012, 2015. Un terreno potrà essere quello degli sviluppi longitudinali delle competenze funzionali dei quindicenni italiani nell’insieme del Paese e nei suoi diversi territo-ri. Pur con tutti i limiti dovuti al cambiamento necessario del campione e in parte all’altret-tanto necessario avvicendarsi delle prove di cui solo alcune di ancoraggio, è possibile pensare all’individuazione di alcuni trend macroscopici.

La struttura stessa dell’indagine e le priorità che si è data impediscono di ipotizzare, almeno per le indagini già concluse, un significativo appro-fondimento sui fattori di efficacia delle scuole.

Al contrario, quasi tutto da esplorare è l’aspetto che riguarda le diversificate caratte-ristiche delle performance degli studenti sotto il profilo didattico. Le diverse modalità di ri-sposta (o di non riri-sposta) ai quesiti potranno offrire piste preziose per comprendere i punti di forza e i punti di debolezza dell’offerta for-mativa italiana.

Dall’altra sarà opportuno tenere in conto gli indirizzi futuri che l’indagine sembra voler per-seguire nella sua seconda edizione che prevede le scansioni del 2009 (lettura), del 2012 (mate-matica) e del 2015 (scienze). Qualora dovesse decollare, come sembra doversi ipotizzare, il Sistema Nazionale di Valutazione italiano de-stinato ad andare a regime nel prossimo decen-nio, la presenza parallela di una solida indagine internazionale potrà essere utilizzata come un importante punto di riferimento, se non di pa-ragone.

Ma anche gli sviluppi futuri dell’indagine, quali si profilano dalla lettura dei documenti ufficiali, offrono la possibilità di delineare delle prospettive di lavoro (OCSE, 2005; 2007).

Gli organismi direttivi di PISA si sono posti, a partire dalla primavera 2005, il compito di defi-nire modalità di proseguimento che garantissero la comparabilità dei dati e che introducessero al contempo sviluppi utili a tenere accesa l’atten-zione di governi e opinioni pubbliche.

Interpellati, i governi candidati a partecipare alle future indagini, hanno operato le loro scelte a fronte di un arco molto ampio di possibilità offerte dall’OCSE. La proposta di ampliamento delle aree disciplinari indagate non ha raccolto eccessivo interesse, anche per la larga sovrap-ponibilità fra gli esiti delle aree di competenze fin qui individuate.

Pertanto verranno mantenute le aree interessa-te, la scadenza triennale e la popolazione bersa-glio dei quindicenni, puntando l’attenzione sulle tendenze in atto, visto il significativo numero di misurazioni fin qui effettuate. Conseguen-temente è prevalsa l’ipotesi di concentrarsi sul miglioramento dei framework e di lavorare per il perfezionamento delle prove nelle discipline focus già definite.

È prevista inoltre la possibilità per i governi di scegliere moduli opzionali aggiuntivi che, in caso di successo, potranno essere integrati nella parte standard.

Per quanto riguarda i loro contenuti, un pri-mo pri-modulo potrebbe prevedere una valutazione particolarmente puntata sull’Information and Communication Technology sia per indagare il livello delle competenze in quel campo che per utilizzare la strumentazione informatica come mezzo di indagine. In tale modo si prevedereb-be sia di ottimizzare i tempi che di riuscire a esplorare abilità e processi non esplorabili at-traverso i test carta e penna.

In secondo luogo la difficoltà di individuare gli elementi di successo e di insuccesso delle scuole rende necessaria una migliore valutazio-ne dei fattori di contesto, anche perché le classi-fiche dei Paesi si sono relativamente consolidate e perciò l’attenzione si sposta dalla diagnosi alla prognosi, cioè all’individuazione dei possibili fattori di miglioramento. Ciò sarebbe possibi-le sia ampliando e migliorando il questionario scuola e consolidando quello varato nel 2006 per i genitori, sia utilizzando i dati strutturali raccolti dall’indagine OCSE-INES sugli inse-gnanti o quelli relativi a dati di contesto diversi.

Il problema dell’equità e quello dell’efficacia e dell’efficienza dei sistemi formativi stanno as-sumendo infatti, nelle aspettative concernenti l’indagine PISA, un ruolo chiave, a fronte di

risultati che vengono considerati non soddisfa-centi. In questa prospettiva viene considerata indagine chiave quella del 2012 concernente la matematica, disciplina in cui i risultati risenti-rebbero maggiormente degli sforzi del sistema scolastico.

In terzo luogo, per quanto riguarda le popo-lazioni indagate, potrebbe essere varata un’in-dagine su classi di età più giovani (9 o 11 anni) per analizzare i livelli di efficacia dei diversi segmenti scolastici ed individuare l’effettiva esi-stenza di progressi. La necessità di creare dei framework anche per quella età risponderebbe anche all’esigenza di definire più a fondo le ca-ratteristiche dei livelli di prestazione più bassi dei quindicenni che fin qui sono state trascurate ma che si rivelano sempre più come molto fre-quenti a livello mondiale. Inoltre la non più a lungo eludibile necessità di analizzare l’effetto dell’attività dei docenti si collocherebbe meglio in un livello scolastico in cui gli allievi in gene-rale se ne trovano dinnanzi di meno. Si rivela soprattutto di sempre maggiore interesse l’ana-lisi delle progressioni o regressioni nel corso del percorso scolastico di 9-10 anni di cui finora PISA ha indagato solo la fine, donde l’ipotesi di una perlustrazione anche in un punto ritenuto cruciale della scolarità precedente.

Ciò è dovuto al fatto che l’idea di literacy indagata in PISA sta diventando un punto di riferimento anche per gli obiettivi formativi di diversi Paesi che, per loro proprio sviluppo au-tonomo, stanno convergendo su una concezione meno accademica del sapere. In generale molte scelte in corso indicano che i governi stanno cercando di utilizzare PISA per la valutazio-ne dei loro sistemi scolastici. A ciò si presta la struttura molto fruibile dell’indagine ma anche la oggettiva propensione degli assi formativi internazionali — come sopra analizzato — a spostarsi dalla trasmissione dei saperi accade-mici allo sviluppo di competenze funzionali di base e strumentali.

Su questo arco molto ampio di problemi è si-curamente possibile lavorare a lungo e in modo fruttuoso anche nel nostro Paese. Per permet-tere questo auspicabile sviluppo, attualmente il problema sembra essere quello di assicurare la

creazione di una rete scientifica con un forte radicamento nella comunità dei ricercatori a li-vello delle Università e degli Istituti di Ricerca che esca dall’episodicità e dalla volontarietà per divenire istituzionale. L’apertura presso l’Uni-versità di Genova del Dottorato di Ricerca in Valutazione dei processi e dei sistemi educativi è un segnale molto importante in questo senso, poiché inizia a offrire un punto di riferimento e un luogo di aggregazione.

La marginalità del tema dell’educazione nel campo delle ricerche quantitative è infatti il segnale di una forte arretratezza dell’Italia, Pa-ese in cui è stato privilegiato anche in questo campo l’approccio qualitativo, con esiti peraltro non particolarmente brillanti. È evidente che l’interesse per PISA è nel nostro Paese un in-dicatore importante anche dell’interesse per lo sviluppo di modalità di valutazione oggettive fin qui latitanti a livello di sistema.

Non si tratta dunque di focalizzarsi su PISA in modo esclusivo e acritico, ma piuttosto di misu-rarsi con un punto di riferimento autorevole che può influenzare le operazioni di questo genere anche a livello nazionale. Del pari la creazione di una rete scientifica su PISA può diventare il punto di partenza per esplorare la miniera di informazioni che offrono e offriranno le valu-tazioni internazionali che le si affiancano quali ICONA-PIRLS, TIMSS, ICCS e le valutazioni nazionali di sistema e degli allievi che sono già

partite e che partiranno.

BiBliogRafia

INVALSI (2008). Monitoraggio relazioni dei Presi-denti. Sessione 2007. Roma: Osservatorio Nazionale sugli esami di Stato.

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SISTAN (2007). La scuola in cifre 2006. Roma: Mi-nistero Pubblica Istruzione.

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Nel documento RicercAzione - Volume I Numero 1 (pagine 139-143)