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2. Il connettivo perché

2.1. Analisi sintattica delle causali introdotte da perché in italiano

2.1.3. G Battista Moretti

Moretti individua innanzitutto le diverse accezioni della proposizione causale; questa, infatti, può esprimere “la ragione, la cagione, la causa, il presupposto immediato (o motivo), l’occasione (o circostanza o situazione particolare) che determina il fatto riferito nella proposizione reggente”.141 I diversi segnali introduttivi del costrutto causale mettono in risalto l’una o l’altra sfumatura. L’autore considera perché il tipico introduttore di proposizioni causale ed afferma che esso è utilizzato per esprimere il rapporto causa – effetto, purché possa essere ricondotto alla generica funzione esplicativa. Moretti nota, infatti, che non sarebbe possibile sostituire con perché gli introduttori che hanno una più marcata accezione concessiva, del tipo: se, visto che,

dato che, considerato che, posto che, quando.

(1) Non vuole lasciare che gli uomini si disabituino all’idea di averlo come capo nemmeno per un momento, perché equivarrebbe a perderli.142

Di norma la subordinata causale introdotta da perché segue la reggente; l’autore ritiene però che alcune volte, per esigenze retoriche, la causale può precedere la sovraordinata, ad esempio nei casi in cui si vuole sottolineare la peculiarità o la sproporzione della causa rispetto all’effetto. In questi casi, infatti, è possibile trovare il connettivo perché rafforzato da un avverbio (appunto, proprio, solo…).

(2) Ora capisco perché volevo bene a Luciana. Perché eravamo rimasti ragazzi tutti e due.143

141 G. Battista Moretti (1982), Riflessioni sul costrutto causale esplicito nella lingua italiana ontemporanea, in “Gli

annali. Università per stranieri di Perugia”, 2, Perugia p. 188.

142 Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno, Einaudi, Torino (1973), p. 127, in op. cit.: G. Battista Moretti

(1982), p. 189.

69 (3) Perché ero diventato una belva, mi portarono a casa e mi misero in cura. Per più

settimane fremei d’odio.144

(4) Appunto perché l’oggetto dell’attaccamento è considerato come qualcosa di sacro, la scala della pedanteria rassomiglia alla scala della religiosità.145

L’autore ritiene che, a volte, la proposizione introdotta da perché, nel caso in cui segua una pausa marcata, oppure se si trova in posizione incidentale, sembra perdere la funzione causale ed acquisire una funzione più genericamente esplicativa.

(5) Aveva, in Svizzera, un’amante, una magra magra, che pesava non più di trentacinque chili; perché a lui piacevano le donne soltanto se magrissime, e molto eleganti.146

(6) La terza volta – perché naturalmente la storia ricomincia – riuscii a dominarmi e non mi voltai.147

L’autore ipotizza che sia frequente l’uso del costrutto formato dal verbo essere e perché, utilizzato in posposizione alla proposizione concessiva introdotta da se per spiegare quest’ultima.

(7) Se Tullio non mi parlò, fu perché era sicuro che io sapessi.148

Perché può essere utilizzato in un costrutto ellittico del verbo essere:

190.

144 Massimo Bontempelli (1958), Miracoli, Mondadori, Milano, p. 43, in op. cit.: G. Battista Moretti (1982),

p. 189.

145 Bruno Cicognani (1965), L’età favolosa, S.E.I., Torino, p. 31, in op. cit.: G. Battista Moretti (1982), p.

189.

146 Natalia Ginzburg, Lessico famigliare, Einaudi, Torino, 1963, p. 78, in op. cit.: G. Battista Moretti, (1982)

p. 191.

147 Dino Buzzati, Siamo spiacenti di, Mondadori, Milano 1975, p. 83, in op. cit.: G. Battista Moretti (1982),

p. 191.

148 Gianna Manzini, Ritratto in piedi, Mondadori, Milano, 1975, p. 231, in op. cit.: G. Battista Moretti

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(8) Veniva spesso in quella primavera da noi un professore, nascosto perché ebreo, con la moglie fantasiosa […].149

Le subordinate causali costruite con perché possono reggere l’indicativo o il condizionale, ma ci sono casi in cui si può trovare anche il congiuntivo:

(9) Ma Kim non pensa questo perché si creda superiore a Ferriera […].150

2.1.4. Mila Samardžić

Mila Samardžić in un articolo del 1998151 illustra i valori associati alla congiunzione

perché nell’italiano antico, afferma che il connettivo può assumere valore causale, finale o

consecutivo e che, di solito, il modo verbale utilizzato nella clausola introdotta distingue il valore causale da quello finale: l’indicativo è utilizzato nelle subordinate causali, il congiuntivo identifica le subordinate finali.

(1) Stai attento perché so troppe cose.152

(2) Glielo ripeto perché lei non lo dimentichi.153

La studiosa asserisce inoltre che anche nelle frasi consecutive si usa il congiuntivo, in questi casi, però, nella reggente dovrebbero occorrere o un avverbio oppure un aggettivo quantitativo che stia ad indicare quanto la causa sia inadeguata rispetto alla conseguenza, come nell’esempio (3).

149 Bruno Cicognani, L’età favolosa, S.E.I., Torino, 1965, p. 8, in op. cit.: G. Battista Moretti (1982), p. 191. 150 Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno, Einaudi, Torino, 1973, p. 148, in op. cit.: G. Battista Moretti

(1982), p. 192.

151 Samardžić, Mila (1998), I valori della congiunzione “perché” nell’italiano antico, in Ramat Paolo &

Roma Elisa (a cura di), Sintassi storica. Atti del XXX congresso internazionale della Società di Linguistica Italiana. Pavia, 26-28 settembre 1996, Roma, Bulzoni.

152 Op. cit.: Mila Samardžić (1998), p. 235. 153 Ibidem.

71 (3) E ne avevo dipinti tanti, a piedi freddi, perché mi venisse davvero voglia di

dipingerne uno mentre mi sentivo libero.154

L’indicativo sarebbe utilizzato nelle subordinate causali in cui si esprime la causa efficiente descritta nell’esempio (4).

(4) Monsignore, Voi schifate la mia arte perché giovane e femina sono.155

L’autrice ritiene che in una causale si possa trovare anche il congiuntivo, nel caso in cui si intenda riferire una causa possibile ma non realizzata, oppure una causa irreale. In quest’ultimo caso, perché deve essere preceduto da un elemento di polarità (non, non

tanto, non già). Si utilizza questo costrutto, quando si vuole escludere una causa, possibile ma non vera, e affermarne un’altra, quella reale. La subordinata in cui si presenta la causa reale è al modo indicativo, come mostrato nell’esempio (5).

(5) Una [novella] […] mi piace di raccontarne, non già perché io intenda in quella di biasimare ciò che l’uom fece o di dire che alla donna non fosse bene investito, anzi per commendar l’uomo e biasimare la donna.156

Nella schematizzazione proposta dalla studiosa, sarebbe possibile trovare il congiuntivo quando la reggente è negata oppure quando nella reggente è presente “un verbo che lo richieda nelle dipendenti completive”157.

In genere, se si usa il congiuntivo, però, il valore causale è attenuato a favore di un valore più ipotetico, ad esempio:

Non dovemo vituperare l’uomo perché sia del corpo… laido.158

154 Leonardo Sciascia, in Op. cit.: Mila Samardžić (1998), p. 235.

155 Giovanni Boccaccio, Decameron, in op. cit.: Mila Samardžić (1998), p. 236. 156 Ibidem.

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A volte la causale introdotta da perché può essere in posizione incidentale:

(6) Avendo più agio, perché la sospensione era minore, più e più volte si ritrovarono.159

Oppure altre volte, può accadere che perché introduca una frase ellittica il cui predicato è sottinteso. L’autrice ne fornisce il seguente esempio:

(7) Senza sapere perché, prestamente divenne geloso.160

Infine, l’autrice afferma che nell’italiano antico c’era più libertà nella collocazione della subordinata introdotta da perché, poteva introdurre anche frasi che comparivano in posizione prolettica; oggi, generalmente, invece, la causale introdotta da perché seguirebbe la reggente.

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