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CAPITOLO 2: AMMINISTRATORI INDIPENDENTI

2.4 Genesi degli amministratori indipendenti

La British Company of Merchant Adventurers, corporazione britannica che esportava prodotti nazionali in paesi esteri, è stata la prima compagnia britannica che nel XVI secolo ha adottato nella propria organizzazione un Consiglio di Amministrazione concettualmente simile a quello moderno.

Gli affari della compagnia erano gestiti da un governatore e degli altri assessori, i quali erano dei mercanti della corporazione a cui era anche delegato il potere della gestione delle controversie fra i membri. Gli albori delle prime società per azioni sono sempre riconducibili al contesto del commercio britannico, in particolare la Compagnia delle Indie Orientali fu la prima a stabilire che sia i ritorni economici che i diritti di voto erano determinati dal capitale investito dai membri nella compagnia.

La gestione della società era demandata ad un Consiglio di Amministrazione eletto dai membri, tuttavia poiché gli amministratori avevano quote significative all’interno della società, anteponevano spesso i propri interessi a quelli collettivi.

Poiché molteplici investitori erano incentivati ad impiegare ingenti somme di denaro in Società per Azioni, attratti dai vantaggi della responsabilità limitata, la SpA è stato il modello dominante in Inghilterra, ma anche negli Stati Uniti, per tutto il XVIII e XIX secolo, nonostante i periodici scandali che si verificavano dovuti ai conflitti di interessi.

In quegli anni divenne sempre più comune delegare la gestione effettiva della società soltanto ad alcuni membri del Consiglio di Amministrazione: alcuni amministratori gestivano gli affari societari, altri invece erano “invitati a sedersi per scopi non amministrativi”. [27] Era infatti consueto, che amministratori non esecutivi appartenessero ella nobiltà, in Inghilterra, e al mondo del cinema negli

31 Stati Uniti, il cui ruolo non era quello di partecipare attivamente al consiglio ma di attrarre investimenti nella società. Tali sviluppi ebbero seguito in tutto il mondo occidentale e furono ufficializzati per la prima volta in Germania con l’introduzione de Codice Commerciale del 1861, che definì il modello di governance delle Spa tedesche: il sistema dualistico. Vennero così distinti il Consiglio di Gestione, costituito dai soli esecutivi, e il Consiglio di Sorveglianza, a cui partecipavano i non esecutivi. Con lo Stock Corporation Act de 1937 la distinzione fra i poteri demandati ai due organi divenne ancora più marcata. In quel periodo negli Stati Uniti vi fu un susseguirsi di scandali finanziari, Douglas fu il primo a ricondurre parte delle responsabilità agli amministratori non esecutivi, a causa della loro totale passività nella gestione di impresa. Douglas si fece portatore del concetto di indipendenza degli amministratori non esecutivi, sostenendo che il ruolo del CdA era quello di monitorare l’operato degli esecutivi e che ciò poteva essere garantito nel momento in cui i membri costituenti non si trovavano in situazioni di conflitto di interesse. Tuttavia, gli amministratori non esecutivi statunitensi ebbero un ruolo totalmente passivo nella gestione della società fino ad oltre metà del XX secolo, questi infatti ricevano l’incarico sulla base di interlocking o e di rapporti finanziari di altro tipo [27]. Il crollo finanziari dalla Penn Central del 1970, una grande compagnia ferroviaria, determinò la necessità di modificare tale sistema di Governance farraginoso: gli amministratori non esecutivi della Penn non erano assolutamente consapevoli della situazione finanziaria e dello stato di insolvenza della società. In USA venne introdotto all’interno dei consigli di amministrazione un Comitato di controllo sulla gestione composto in parte da amministratori indipendenti. Il modello fu approvato dalla Securities and Exchange Commission (SEC) e nel 1977 la Borsa di New York introdusse fra i requisiti di quotazione la presenza di un Comitato di Audit costituito da amministratori indipendenti. Nel 1982 l’American Law Institute pubblico la prima versione dei Principi di Corporate Governance, dove veniva riconosciute le funzioni di monitoring de Comitato di controllo, la cui introduzione all’interno dei CdA statunitensi era raccomandata e non obbligatoria. Nonostante la facoltatività, l’introduzione di tale modello divenne molto diffuso nei Sati Uniti. Negli anni ‘90 il 78% degli amministratori statunitensi era indipendente, tuttavia il modello venne messo nuovamente in discussione a causa del crollo economico di due giganti americani, ovvero Enron e WorldCom. Nonostante la presenza di amministratori indipendenti all’interno delle società, si erano verificate condizioni non erano molto differenti rispetto al crollo della Penn di trent’anni prima: gli amministratori non esecutivi di Enron e WorldCom erano totalmente inconsapevoli della situazione finanziaria delle società. Pertanto, parte del fallimento dei due colossi era imputabile al Comitato di Controllo sulla Gestione, e in particolare ai revisori contabili. In seguito

32 agli scandali Enron, WorldCom e di altri giganti comeGlobal Crossing e Adelphia, il congresso decise di modificare le norme relative al sistema di Governace e di auditing per contrastare le frodi aziendali.

Nel 2002 venne emanato il Sarbanes-Oxley, attraverso cui vennero definiti degli standard a cui i dirigenti, i CdA e i comitati di audit si dovevano attenere. [28] Il Congresso decise di regolamentare i titoli e aumentare la quota di amministratori indipendenti all’interno del CdA e fu inoltre stabilito che i Comitati audit dovevano essere costituiti interamente da indipendenti e i CdA in maggioranza da indipendenti.

La risposta al SOX della NASDAQ, AMAX E NYSE fu di migliorare i requisiti di rendicontazione per le società quotate, inoltre in seguito all’introduzione del SOX la Securities and Exchange Commission (SEC) ha imposto alle società quotata una maggiore trasparenza nella comunicazione con il mercato delle informazioni relative allo stato economico dell’azienda aumentando i requisiti di indipendenza degli amministratori all’interno dei comitati e dei CdA. [29]

Con il Dodd-Frank Act del 2010, si è cercato di incrementare ulteriormente l’indipendenza degli amministratori, richiedendo alle società di istituire dei comitati per la remunerazione composti interamente di amministratori indipendenti.

Poiché in caso di azionariato concentrato la funzione di monitoring può essere espletata dallo stesso azionista di maggioranza, tali standard sono stati imposti soltanto alle SpA a partecipazione diffusa.

Tuttavia, il Dodd-Frank Act non ha stravolto il panorama delle società quotate statunitensi, in quanto molte di queste già avevano adottato queste disposizioni. Inoltre, in quegli anni era pratica molto diffusa l’adozione di super-majority boards, ovvero CdA dove soltanto uno o due membri incluso il CEO erano esecutivi e tutti gli altri indipendenti. A partire dai primi anni del 2000 l’assetto proprietario delle grandi società statunitensi si è fortemente modificato nel tempo: si è assistito ad una forte partecipazione di intermediari finanziari nel capitale delle società a causa del passaggio dal sistema previdenziale sociale a fondi pensionistici privati. La conseguente concentrazione dell’azionariato ha causato il cambio di paradigma da un sistema incentrato sui manager a quello incentrato sugli azionisti, mettendo in discussione la funzione di monitoring assolta dagli amministratori indipendenti.

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