raccogliere fondi se le banche voltano loro le spalle
I banchieri sono tipi conservatori. È difficile immaginarseli fare i salti di gioia di fronte alla proposta di Ryan Grepper, fervente imprenditore dell’Oregon e “appassionato sostenitore della rivoluzione DIY” (Do It Yourself o artigianato digitale), di un investimento di 50 mila dollari per lo sviluppo di The Coolest, un frigo portatile per picnic extralarge che oltre a mantenere fresche le bibite prepara i cocktail, trasmette musica a tutto volume e ricarica i gadget. Ma mentre le banche avrebbero senza dubbio reagito con disdegno, la gente ha colto la proposta con entusiasmo: Grepper ha raccolto 13,3 milioni di dollari dalla piattaforma di crowdfunding Kickstarter, oltre 250 volte tanto quello che aveva chiesto. Per di più il saldo del debito non si realizzerà con la restituzione del denaro ricevuto, bensì con la spedizione di un The Coolest a ciascuno degli investitori che ha contribuito con una somma pari o simile a 180 dollari. A coloro che hanno fornito un apporto attorno ai duemila dollari il frigo verrà consegnato a mano e messo in funzione dallo stesso Grepper.
Raramente il finanziamento delle piccole imprese è così pittoresco. Se si escludono alcune iniziative imprenditoriali
consumer-friendly come The Coolest, negli ultimi anni
le imprese di dimensioni minori hanno fatto molta fatica a raccogliere fondi. Esse non hanno beneficiato dall’espansione dei mercati obbligazionari che ha permesso alle grandi imprese di contrarre prestiti a tassi molto molto bassi. Le banche inoltre hanno ridotto la propria attività di credito verso i pesci più piccoli quando la regolamentazione l’ha resa meno redditizia, e poiché il tempo necessario ad effettuare una due diligence per un prestito commerciale di 20 mila dollari o per uno di 2 milioni di dollari è praticamente lo stesso, esse hanno preferito concentrarsi sui pesci più grossi.
111 ventures have popped up to try to fill the
gap.
Some are akin to the peer-to-peer platforms that have done so well in consumer lending. Funding Circle, a British startup that is also active in America, advertises itself as “the bond market for small companies”. It has disbursed nearly £600m of loans in Britain, some of them financed by government agencies. But applying fintech’s data-guzzling model for
consumer lending to small firms is tricky. There is far less readily available
information to help gauge a business’s creditworthiness than there is for a person’s, says Samir Desai, the startup’s boss. What can be discovered, from tax records and regulatory filings, is often of poor quality or well out of date. Funding Circle’s method includes a step that would be considered retrograde by fintech purists: a flesh-and-blood credit agent from the company speaks to every new borrower before a loan is disbursed. Its pitch to borrowers is as much about convenience – the application process is less onerous than that of a bank, and borrowers get the money faster – as about getting better rates.
Peer-to-peer lenders to businesses, unlike their equivalents who lend to private individuals, do not have an obvious entry point such as credit-card debt that can be refinanced more cheaply. That makes it harder to acquire new customers. Many borrowers turn to peer-to-peer only after their bank has rejected them. In America, OnDeck, a platform that listed last year, has had to bat away suggestions that it is over-reliant on loan brokers, which charge hefty fees to bring in businesses looking for quick cash. And processing the applications can be fiddly, too, particularly when loans are secured against the borrower’s personal assets.
Il fintech sta provando a colmare questo gap di finanziamenti alle piccole imprese, con delle soluzioni spesso molto simili a quelle che stanno funzionando così bene nel peer-to-peer lending agli individui. Funding Circle, startup britannica attiva anche negli Stati Uniti, si presenta come “il mercato obbligazionario per le piccole aziende”; in Gran Bretagna ha già concesso prestiti per circa 600 milioni di sterline, parte dei quali sono stati finanziati da agenzie governative. Per quanto riguarda la raccolta dei dati sui potenziali clienti, il modello utilizzato dal fintech nel credito al consumo non è dei più adatti quando applicato alle imprese. Come conferma Samir Desai, direttore generale di Funding Circle, le informazioni reperibili che sono utili alla valutazione dell’affidabilità di un’impresa sono meno di quelle di cui si può disporre per la valutazione di un singolo individuo; il materiale reperito, siano essi documenti fiscali o filing, è inoltre spesso datato o di scarsa qualità. Il metodo di Funding Circle potrà quindi sembrare “obsoleto” ai puristi del fintech: prima di ogni prestito, un agente di credito interno all’azienda ha un colloquio faccia a faccia con i futuri debitori. Nell’illustrare i vantaggi insiti nell’utilizzo della piattaforma, il discorso dell’agente verterà non solo sui tassi di interesse migliori, ma anche sulla
comodità d’uso, considerato che il procedimento di presentazione della
domanda di credito è meno oneroso di quello di una banca e che le transazioni sono più veloci.
Il peer-to-peer lending alle imprese, a differenza di quello agli individui, non dà ai creditori un entry point sicuro come potrebbe essere invece, nel peer-to-peer agli individui, il debito contratto con la carta di credito, che può venire rifinanziato con più facilità. Questo aumenta la difficoltà nel trovare nuovi clienti, molti dei quali si rivolgono al peer-to-peer solamente dopo essere stati rifiutati dalle banche. OnDeck, piattaforma americana quotata in borsa dallo scorso anno, ha dovuto respingere l’accusa di affidarsi troppo ai broker, che, in cambio di parcelle salate, le procurano clienti che necessitano di denaro contante. Anche l’elaborazione delle domande di credito è un lavoro certosino,
112 On the other hand, usury laws that cap
interest rates for consumer loans do not apply to business credit, so rates can be higher. OnDeck’s average interest rate is reportedly over 50%.
Branching out
Lending Club, the industry’s biggest firm in personal peer-to-peer credit, is edging into business loans. In February it started offering American businesses up to $300,000 to finance purchases made on Alibaba, a Chinese online marketplace. The money is not secured against the merchandise, but the fact that a business has verifiably just purchased widgets from a Chinese factory strongly suggests it will soon be earning some money from widget sales.
Kabbage, a rival based in Atlanta, specialises in lending to businesses that do most of their selling on e-commerce sites. It thinks it can work out who is a good credit risk by looking at a vendor’s eBay sales history (and the
accompanying reviews) in a way a bank cannot, or cannot be bothered to.
New models are emerging. Last year Square, a company that enables small businesses and individuals to process credit card payments, started offering cash advances to some of its customers. As it has ready access to several years’ worth of a merchant’s payments data, it can take an educated guess at the likely future cashflow. Better still, because it will process the payments from which its advance will be refunded, it can withhold the cash at source. For a $10,000 loan, say, Square will take a 13% cut of card sales until $11,300 is reimbursed. Elegantly, though all customers end up paying the same $1,300 of interest, the interest rate will depend on how long it takes each borrower to repay the loan. The faster he sells and the faster the loan
soprattutto quando i prestiti sono garantiti con il patrimonio personale del contraente. Un aspetto positivo, invece, è che le leggi sull’usura che mettono un tetto ai tassi di interesse nel credito al consumo non si applicano al credito alle imprese; di conseguenza i tassi possono essere più elevati. Il tasso di interesse medio di OnDeck arriva oltre il 50 per cento.
Le vie del crowdfunding
Lending Club, azienda leader del peer-to-peer lending al consumo, sta allargando a poco a poco il proprio business al credito alle imprese. Ha iniziato, lo scorso febbraio, con l’emissione alle aziende americane di prestiti fino a 300 mila dollari da utilizzare per effettuare acquisti su Alibaba. I prestiti non sono garantiti dalla merce acquistata sulla piattaforma cinese, ma di fatto dai ricavi che si suppone deriveranno dalla vendita della merce stessa da parte delle imprese beneficiarie dei prestiti.
Kabbage, con base ad Atlanta, è specializzata nel credito alle imprese che utilizzano l’e-commerce come principale canale per le proprie vendite. La valutazione del rischio di credito viene eseguita con un metodo che sarebbe impossibile o poco conveniente per le banche: l’analisi dello storico delle vendite effettuate dalle imprese su eBay (e delle recensioni che lo accompagnano).
Stanno emergendo ulteriori modelli di credito alle imprese, come quello proposto da
Square, azienda fornitrice di servizi di Pos. L’accesso ad una grande quantità di dati sui pagamenti effettuati con le carte di credito permette a Square di basare la propria valutazione del rischio di credito su stime abbastanza realistiche sul futuro cash flow dei commercianti che hanno usufruito dei suoi servizi. Ma non solo: Square può gestire il rimborso della somma accreditata ai commercianti direttamente trattenendo una percentuale dei loro incassi a monte del processo di elaborazione di questi. A fronte di un prestito di dieci mila dollari, per esempio, potrà trattenere il 13 per cento degli incassi derivanti da pagamenti effettuati con carta di credito finché la somma prestata non verrà recuperata con gli interessi dovuti
113 is repaid, the higher the effective rate.
Borrowers eager to maximise their sales do not seem to mind. The average repayment period is about ten months. PayPal, a payments giant which is currently being spun out of eBay, is now offering a similar service to its
merchants.
An invoice worth its weight in gold
Small businesses would love to be able to monetise what is often one of their
biggest assets: the money customers owe them. Most of them have to wait for 30-90 days after they have dispatched the merchandise before getting paid. A slew of smaller (and sometimes not very savoury) finance houses have traditionally offered to buy the
outstanding invoices at a discount, paying perhaps 60 cents on the dollar. Leaving aside the risk of fraud, the paperwork was daunting.
By moving invoices onto electronic platforms, fintechers hope they can make the process frictionless. A plethora of such platforms are competing to make e-invoicing the norm. If a local business sells a shipment of ball-bearings to Ford, say, and the carmaker agrees
electronically it will make good on the invoice within six weeks, that makes the invoice nearly as valuable as a Ford bond. It might be worth 98 cents on the dollar, not 60. The verified invoice can then be auctioned on a platform, or packaged up into the sort of security investment bankers clamour for. By turning the invoice into a fungible security, the local business in effect piggybacks on Ford’s credit rating, which is likely to be much better than its own. In practice, the process remains fiddly for now. Nor is this a business that banks will give up easily. They typically offer far better rates on business loans they can
(11.300 dollari). Sebbene l’importo degli interessi sarà lo stesso per tutti (1.300
dollari), il tasso di interesse verrà calcolato in base alla velocità con la quale il debito verrà saldato: più veloce il saldo, più alto il tasso di interesse. Un’ accortezza che non sembra scoraggiare i commercianti intenti a massimizzare le proprie vendite; il tempo necessario per il rimborso è in media di dieci mesi. Servizi simili vengono proposti ora anche da un gigante del settore dei pagamenti come Paypal.
Una fattura che vale oro
Uno dei crucci delle piccole imprese è spesso quello di non poter monetizzare subito: nella maggioranza dei casi occorrono dai 30 ai 90 giorni prima che le merci spedite vengano pagate. La soluzione di vendere le fatture pendenti ad un prezzo scontato – per esempio del 40 percento – ad istituti finanziari minori si è rivelata poco conveniente, non solo per il rischio di frode ma anche per l’eccessiva burocrazia.
La fatturazione elettronica è la soluzione proposta da una pletora di piattaforme del fintech per rendere il processo di fatturazione più fluido. Supponendo che un’impresa locale venda un carico di cuscinetti a sfera alla Ford e che questa comunichi per via elettronica di pagare la fattura entro sei settimane, tale fattura avrà un valore simile a quello di un’obbligazione emanata dalla nota casa produttrice di automobili. Potrà essere messa all’asta su una piattaforma o
confezionata come uno di quei titoli richiesti a gran voce dalle banche di investimento, ad un prezzo che potrebbe essere scontato, per esempio, anche solo del 2 percento invece che del 40. Trasformando la fattura in un titolo fungibile, l’impresa locale sfrutterebbe il rating della Ford, probabilmente migliore del proprio. Per ora, tuttavia, il processo rimane complicato. Le banche, inoltre, non si faranno da parte facilmente, considerato che tendono ad offrire alle imprese tassi di interesse migliori quando i prestiti possono essere garantiti tramite fattura, se non altro perché in questi casi la regolamentazione è meno rigida rispetto a quando il credito non è garantito.
114 secure against invoices, if only because
regulators treat such lending
more leniently than unsecured credit. None of these financing options are viable for businesses just getting off the ground. In Britain, those with a good story to tell (and preferably a photogenic founder) can turn to one of dozens of equity crowdfunding platforms to drum up some cash. Crowdfunded equity money usually involves handing a stake in the business to the new backers. Nesta, a charity, says the British public invested £84m in such ventures in 2014, up over 400% in a year – even though the
Financial Conduct Authority has warned that investors taking small stakes in budding businesses are “very likely” to get wiped out (tax breaks may ease the blow).
In America, the time-tested method of a plucky entrepreneur maxing out his credit card is still a rite of passage. That may be about to change. Rules that currently restrict investing in startups to investors with a net worth of $1m or an annual income in excess of $200,000 will be scrapped later this month. From then on anyone will be able to try their luck at crowdfunding. That is good news for those who want to invest in MrGrepper’s next offbeat venture and get a piece of the action, not just a deeply chic picnic cooler.
Ma, al momento, nessuna di queste piste è percorribile dalle startup. In Gran Bretagna, le imprese in fase di avvio con proposte interessanti (e possibilmente un fondatore fotogenico) possono tentare di raccogliere fondi da dozzine di piattaforme di equity crowdfunding. Ciò comporta molto spesso la cessione di una quota di partecipazione ai nuovi investitori. I dati forniti dall’ente benefico Nesta dicono che i cittadini britannici hanno investito nel 2014 84 milioni di sterline in startup, ossia il 400 percento in più dell’anno precedente. E questo nonostante gli avvertimenti della Financial Conduct Authority, principale ente regolamentatore del Regno Unito, sul rischio per gli acquirenti di piccole quote in imprese nascenti di vedere bruciati i propri
investimenti – le agevolazioni fiscali potrebbero, tuttavia, attutire il colpo. Negli Stati Uniti la tradizione che vede audaci imprenditori spremere fino all’ultima goccia la propria carta di credito potrebbe subire dei cambiamenti alla fine di questo mese, con l’abrogazione delle norme che vietano a chi non possiede un capitale netto di 1 milione di dollari o un reddito annuale superiore a 200 mila dollari di investire nelle startup. Da quel momento chiunque potrà tentare la fortuna attraverso il crowdfunding.
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