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3. Commento traduttologico

3.8. Microstrategie traduttive e gestione del residuo

3.8.3. Gestione del residuo traduttivo

“In qualsiasi forma di comunicazione, che comporti traduzione o no, si verifica una perdita”.113

“È per questo che non si deve perseguire l’equivalente ma il cambiamento semantico controllato.”114

Questo ultimo enunciato è stato un riferimento molto importante per non perdere mai di vista l’obiettivo principale dell’atto traduttivo che stavo svolgendo.

Nel corso del lavoro il problema del residuo traduttivo si è presentato a diversi livelli che cercherò di illustrare nei tratti essenziali.

Le frequenti reduplicazioni di aggettivi e in particolare dei verbi hanno necessitato, in base ai contesti, adattamenti lessicali e/o sintattici e/o semantici.

Ad esempio nel caso della proposizione

一切的跌跌撞撞,踉踉跄跄,都源于自己的无法改变。

(Yiqiede diediezhuangzhuang, liangliangqiangqiang, dou yuanyu zijide wufagaibian)

trad. parola per parola: Tutto di cadere cadere urtare urtare, inciampare inciampare vacillare vacillare, viene da non riuscire a cambiare se stesso.

Era improponibile il passaggio delle ripetizioni del verbo nella lingua ricevente che sarebbe stato incomprensibile al lettore italiano. La nominalizzazione di ciascuno dei quattro verbi mi è sembrata la soluzione più efficace per mantenere sul piano

semantico l’intensità emotiva data dalle ripetizioni nel testo cinese.

113 Lefevere 1982:1, op. cit. in Bruno Osimo, op. cit.,pag.152. 114 Ibidem

tr. effettiva: Tutto il cadere, l’urtare, l’inciampare, il vacillare viene da non riuscire a cambiare se stesso.

Viceversa nel caso della seguente frase

吵着吵着,两人在2003 年分手。

(Chaozhechaozhe, liangren zai erlinglingsannian fenshou)

trad. parola per parola: Litigando litigando, due persone nel 2003 separare le mani. ho ritenuto efficace, sul piano della comunicazione semantica al lettore italiano, mantenere la ripetizione della forma verbale cinese al gerundio anche nel metatesto. È una forma tipicamente orale nel contesto italiano ma che trova la sua logica nello stile informale di questo testo.

tr. effettiva: Litigando, litigando si sono lasciati nel 2003.

Per quanto riguarda le onomatopee e le interiezioni mi sono trovata di fronte a casi non semplici nel passaggio dal prototesto al metatesto come nel caso della seguente proposizione

压着压着,肉就绵密厚实,一咬“呱嗒呱嗒”的。

(Yazheyazhe, roujiumianmijinshi, yiyao guadaguadade)

trad. parola per parola: Premendo premendo, la carne morbida densa spessa compatta, a mordere “Guada, guada”.

Il “Guada, guada” cinese poteva destare solo stupore nel lettore italiano! Dopo aver fatto un’attenta ricerca su internet ed aver ascoltato l’opinione di persone madre lingua, ho utilizzato l’onomatopea italiana simbolo del mangiare di gusto. tr. effettiva: L’acqua premendo, premendo, fa la carne morbida, densa, spessa, compatta da mordere: “ Gnam,gnam!”.

Ancora più complicato è stato gestire il passaggio alla lingua italiana delle espressioni volgari cinesi che in gran parte fanno riferimento all’ampia gamma di appellativi della famiglia cinese: San gu fu 三姑夫 [terzo zio (marito della sorella del padre)], Ni Da ye 大爷 [tuo zio (fratello maggiore di padre)], Ni mei 你妹 (tua sorellina), e così via. Ed anche le due figure di “padre” e di “madre”, centrali e dominanti per l’uso

frequente.

Emblematico il seguente esempio

(Guan Chun shuo: “…jiusuan wo dahan, nitama buzhun bianxin! … Wo cao bianxin tadaye!”)

trad. parola per parola: Guan Chun dire: “…Anche se io ad alta voce gridare, tu sua madre non permettere cambiare cuore! …Io scopare cambiare cuore suo zio (fratello maggiore di padre)!”

Come si vede, dalla traduzione letterale è impossibile evincere il significato offensivo usato nei confronti di madre e zio, e le espressioni risultano intraducibili.

E quindi come riportare queste espressioni volgari, per rendere comprensibile

l’insulto? Considerando che nel lessico cinese si usa solo l’appellativo del parente ma nella realtà sono offese pesanti lanciate contro il parente della persona che si vuole colpire?

Alla fine ho optato per l’inserimento, davanti al parente in questione, del sostantivo maschile e femminile “porco” che concretizza lessicalmente in italiano l’offesa lanciata.

tr. effettiva: Guan Chun ha detto: “Anche se urlavo ‘Porca sua madre, non puoi cambiare il tuo amore per me!’ … Cazzo! Cambiare un corno! Porco suo zio!”

Concludo questa breve disanima con l’elemento per eccellenza intraducibile: il Chengyu.

Questa perdita deve essere accettata dal traduttore che è consapevole che i Chengyu, emblema della lingua cultura cinese, si sono formati nel corso di secoli per

comunicare in modo sintetico ed efficace molteplici aspetti della vita umana. Come lettore traduttore di madre lingua cinese ho avuto la forte percezione della grande perdita culturale e semantica che scaturisce dal passaggio ad un’altra lingua.

Dei due casi analizzati nella tesi riporto il primo che ad una traduzione letterale risulta totalmente incomprensibile ed anche fuorviante.

反过来,死掉的虾子丢进锅里,它没知觉没反应,四仰八叉一躺,肉越烧越松散。 (Fanguolai, sidiaode xiazi diujin guoli, ta meizhijue meifanying, siyangbacha yitang, rou yueshao yuesongsan)

trad. parola per parola: Al contrario, morto gambero lanciare in pentola, lui non coscienza non reazione, 4 supino 8 stravaccato a sdraiare,, carne più cucinare più flaccido.

Questo Chengyu serve per indicare la postura del gambero morto e l’aiuto del dizionario Casacchia/Yukun è stato fondamentale per focalizzare una possibile

traduzione già codificata. Ma il Chengyu è seguito dal verbo “Yitang 一躺” e quindi si trattava di trovare una forma lessicale in italiano che qualificasse come era sdraiato il gambero. La soluzione adottata è stata usare un avverbio di modo per il Chengyu. tr. effettiva: Al contrario se gettiamo in pentola il gambero già morto, è senza coscienza, senza reazione, sdraiato mollemente e la carne più la cucini più diventa flaccida.

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