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La gestione della sicurezza si esplica attraverso una pianificazione dell’emergenza, una informazione e formazione dei lavoratori, la designazione delle figure particolari, istruzioni di sicurezza e

esercitazioni antincendio. Tutte queste informazioni possono essere definite nel piano delle emergenze.

Il piano delle emergenze è finalizzato alla formulazione delle procedure ed alla definizione delle azioni prioritarie da compiere al verificarsi di un emergenza. Il piano delle emergenze deve essere facile da ricordare, essenziale, cioè contenere poche informazioni ma indispensabili, e chiaro nei contenuti.

Gli obiettivi principali del piano delle emergenze sono quelli di definire:

• l’organizzazione aziendale per affrontare le situazioni di emergenza, perciò si individuano il coordinatore per l’emergenza e i componenti della squadra di emergenza definendone i compiti e le azioni da eseguire;

• le procedure di emergenza da rispettare al momento dell’insorgenza dell’incendio e nel corso della sua gestione, comprendendo un’eventuale evacuazione;

• definire i mezzi a disposizione per affrontare le situazione di emergenza;

• le indicazioni per assicurare l’informazione alle persone coinvolte nella gestione delle emergenza, nonché assicurare il periodo di addestramento sull’attuazione delle procedure previste dal piano stesso.

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Capitolo 6 - La protezione attiva

Come è stato detto nei capitoli precedenti la prevenzione incendi valuta tutti gli elementi che compongono l’indice di rischio e cerca di renderlo minimo riducendolo sia in termini di accadimento (frequenza) sia in termini di danno (magnitudo).

Per ridurre l’indice di rischio è possibile:

• Intraprendere azioni e provvedimenti che riducano la frequenza di accadimento dell’evento. In questo caso si parla di prevenzione;

• Adottando misure che in caso di incendio riducano la gravità ovvero il danno provocato dall’incendio. Operando in questa direzione si parla di protezione.

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Considerando la figura 6.1 il punto 1 appartenente alla curva di rischio r1 avente rischio maggiore di r2. Volendo diminuire l’indice di rischio e passare da dalla curva di rischio r1 alla curva di rischi r2 si può operare nel modo seguente:

• Muovendosi da 1 a 2 si diminuisce la magnitudo, ma non la frequenza. In questo caso si ha un’opera di sola protezione;

• Muovendosi da 1 a 3 si diminuisce la frequenza, ma non la magnitudo. In questo caso si ha un’opera di sola prevenzione;

• Tutti i punti di r2 compresi tra 2 e 3 vengono raggiunti combinando la prevenzione alla prevenzione.

Le protezioni a loro volta possono essere suddivise in:

• Protezioni passive: l’insieme delle misure di protezione che non richiedono l’azione di un uomo o l’azionamento di un impianto e che operano principalmente come riduzione della frequenza di accadimento;

• Protezioni attive: l’insieme delle misure di protezione che richiedono l’azione di un uomo o l’azionamento di un impianto finalizzato alla precoce rilevazione, segnalazione e all’azione di spegnimento dell’incendio. Operano principalmente riducendo la magnitudo.

Si prenda ora in considerazione la figura sottostante, già riportata nel Capitolo 2, che riporta l’andamento della temperatura dei gas di combustione in funzione del tempo (curva di incendio).

Figura 6.2 – Curva d’incendio

Le protezioni attive devono intervenire nelle fasi iniziali dell’incendio e quindi nelle fasi di ignizione e di propagazione, ovvero prima del flashover; l’entità dei danni, infatti, aumenta notevolmente se non si interviene in tempi rapidi, quando si è già in condizioni di incendio generalizzato.

L’intervento delle protezioni attive modifica l’andamento della curva di incendio. Con riferimento alla figura 6.2, l’area (evidenziata in giallo) sottesa dalla curva d’incendio rappresenta l’energia associata all’incendio stesso e quindi il calore. Le protezioni attive, abbassando la curva d’incendio,

diminuiscono l’area (evidenziata in rosso), riducono l’energia e quindi il calore. Di conseguenza sarà più facile lo spegnimento definitivo dell’incendio da parte delle squadra di emergenza o dei Vigili del Fuoco.

39 Nella figura 6.2 è riportata anche la curva d’incendio ISO 834 che è universalmente utilizzata per gli incendi negli edifici civili (scuole, uffici, ospedali, alberghi, ecc.) Tutti gli standard internazionali utilizzano questo programma termico oppure curve molto simili (come ad esempio in Italia dove si utilizza la curva prevista dalla circolare 91 del 14 settembre 1961).Questa curva simula un normale incendio da materiale cellulosico in ambiente con ventilazione sufficiente alla corretta combustione del comburente (e del combustibile) presente. E’ evidente che la ISO 834 sia poco rappresentativa di un reale incendio, che ha un andamento completamente diverso, ma il suo utilizzo può dare

indicazioni accettabili circa il comportamento dei materiali in situazione successive al flashover. La protezione attiva contro l’incendio è basata sulla successione di tre momenti tutti ugualmente importanti ed essenziali per il raggiungimento dell’obiettivo. Il diagramma della figura 6.3 mostra tali momenti indicandoli come rivelazione, controllo e spegnimento; da essi dipende in modo inscindibile la possibilità che il sistema di protezione nel suo complesso operi con successo.

Figura 6.3 – Successione delle fasi di rivelazione, controllo e spegnimento

Nessuno dei suddetti momenti può essere trascurato poiché è evidente che un sistema di controllo d’incendio, sia esso costituito da estintori o una rete di idranti, avrà poche possibilità di successo se chiamato ad intervenire su un incendio che si sia già sviluppato e in prossimità della zona di flashover. Allo stesso modo un sofisticato sistema di rivelazione, in grado di percepire anche la minima presenza di fumo, non avrà nessuna probabilità di successo nella protezione se non è presente una pronta risposta al segnale di allarme. Non deve essere trascurata nemmeno l’azione di estinzione vera e propria che deve seguire la fase di controllo, perché anche il più sofisticato sistema di rivelazione e spegnimento incendio, in assenza di intervento di estinzione definitiva da parte delle squadre di emergenza, potrà essere superato dalla semplice riaccensione delle braci non del tutto esaurite, portando al fallimento del sistema di protezione previsto.[26]

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Le protezioni attive sono le seguenti:

• Gli impianti di rivelazione e segnalazione incendi; • Gli estintori;

• La rete idrica antincendio;

• Gli impianti fissi di spegnimento automatico; • Gli evacuatori di fumo e calore.

Le protezioni passive sono un approccio strutturale che si esplicano attraverso: • Realizzazione di compartimentazioni REI;

• Riduzione del carico di incendio;

• Impiego di materiali d’arredamento con opportuna classe di reazione al fuoco; • Progettazione di adeguate vie di esodo e luoghi sicuri.

6.1 – Sistemi fissi automatici di rivelazione, di segnalazione manuale e di