A partire dal 1685, la devozione al Sacro Cuore di Gesù cominciò a muovere
i primi impulsi propagatori, grazie anche alle iniziative di alcuni vescovi francesi che
nouvelle a retenti à Lyon, et de Lyon jusqu’a Marseille, on l’a apprise à Chaillot et dans les monastères de Paris […]. Dans toute la France on parle du Sacré-Coeur, on en parle en Italie, on en parle en Hainaut, on en parle en Savoie, on en parle en Pologne, et la jeune Canada […]. L’évêque de Langres a parlé, l’archévêque de Vienne a parlé, et dans plusieurs églises on a dejà chanté la messe solennelle du Coeur de Jésus»; cfr. cfr. HAMON, I, p. 462 s.; inoltre, a questa prima autorizzazione, avvenuta su richiesta del cardinal Forbin-Janson (allora rappresentate del re di Francia presso la Santa Sede), che su insistenza della sorella Marie-Claire (che faceva parte della comunità delle visitandine di Fourcalquier), aveva chiesto a Roma la concessione di favori spirituali per la nuova devozione, aveva fatto seguito, pochi anni dopo, il Breve del 19 maggio 1693 di papa Innocenzo XII (1691- 1700), con il quale si concedeva l’indulgenza plenaria «après s’être confessés, vraiment repentants, et avoir reçu la sainte Communion visiteront dévotement, en quelque lieu que ce soit, l’église d’un monastère des Religeuses de la Visitation de la bienhereuse Vierge Marie Immaculée, fondées par saint François de Sales, le vendredi après l’octave de la fête du très Saint Sacrement, depuis les premières vêpres j’usqu’au soleil couchant dudit jour, et là adresseront à Dieu de ferventes prières pour l’union entre les prince chrétiens, la destruction des hérésies, et le triomphe de notre sainte Mère l’Église»; le numerose circolari, emesse l’anno seguente, dai numerosi monasteri della Visitazione sparsi in tutto il mondo dimostrano come e quanto questa devozione si stesse in breve tempo espandendo. Dopo il breve di Innocenzo XII, numerose comunità visitandine celebrarono solennemente la festa del Sacro Cuore, tanto in Francia quanto all’estero (tra le prime ad accogliere questa possibilità si ricordano le comunità di Bourdeaux, Bourges, Brioude, Dieppe, Gray, Limoges, Lyon, Marseille, Saint-Étienne, Toulouse, Troyes, Bruxelles, Mons e Torino); le numerose lettere circolari, inviate dalle comunità visitandine in quel periodo, esprimevano tutta la riconoscenza delle Figlie di mons. de Sales, alla consorella di Forcalquier, per la preziosa grazia ottenuta per iniziativa del cardinale francese si veda: HAMON III, p. 321 s.; per il breve di papa Innocenzo XII si faccia invece riferimento a: Jean BOUZONIÉ, Histoire de l’Ordre des Religieuses Filles de Notre-Dame, t. I, a Poitiers, chez la veuve de Jean-Baptiste Braud, imprimeur et libraire de l’université, rue de Cordeliers, 1697, p. 198-9, ma si veda anche BAINVEL, ibid, p. 521 s.
172
avevano già cominciato ad autorizzare le visitandine a celebrare la festa del Sacro
Cuore con una messa propria.
332Alla morte del padre de La Colombière, a dare adesso conforto a suor
Marguerite-Marie, nei giorni d’angoscia ch’ella stava attraversando, ci pensò un altro
gesuita, padre Ignace-François Rolin, che a quel tempo risiedeva nella casa dei
gesuiti di Paray-le-Monial. Il loro incontro non fu del tutto casuale. Infatti, suor
Alacoque si era decisa a scrivere al gesuita francese a seguito di violente maldicenze
e avversioni che stava vivendo in quel momento all’interno del monastero
borgognone. Ciò fu dovuto principalmente a motivo di aver fatto allontanare dal
monastero una giovane postulante (suor Marguerite-Marie allora era maestra delle
novizie),
333in quanto da lei ritenuta non particolarmente portata per la vocazione
332
A proposito dell’autorizzazione a far celebrare la festa del Sacro Cuore con una messa propria, poi concessa nell’autunno del 1688 da parte del vescovo di Langres, mons. de Simiane de Gordes, bisogna ricordare come questa autorizzazione, in realtà, venne approvata dal suo vicario generale, Mons. Amat, in quanto il vescovo a quel tempo era molto malato. Tale autorizzazione si basava sulla richiesta avanzata al vescovo di Langres dalla Visitazione di Dijon, che aveva sollecitato la curia di esaminare un opuscolo sul Sacro Cuore scritto da una suora visitandina, suor Joly, dove era contenuta anche la messa del Sacro Cuore. La richiesta della concessione della messa fu inizialmente inviata a Roma, che rispose che le devozioni fossero praticate nelle diocesi per qualche tempo, con l’approvazione dei vescovi, prima che la Santa Sede se ne occupasse (cfr. Vie et œuvres, II, p. 374 n. 4); dell’approvazione di questa messa ne parla anche suor Alacoque in una lettera inviata al Croiset il 10 agosto 1689: «…Je m'oubliais de vous dire que comme plusieurs personnes désirent ardemment de voir la messe du sacré Coeur approuvée, du moins par Messeigneurs les évêques, s'il ne se peut encore du Pape, c'est pourquoi l'on me presse fort de m'adresser à celui qui a composé ce petit livre de Lyon, pour le prier de voir s'il la pourrait faire approuver de Mgr l'archevêque de Lyon, comme vous voyez que Mgr de Langres l'a approuvée dans son diocèse; vous avez vu si me semble cette approbation…»; cfr. Lettre CXXXI, 2e
du manuscript d’Avignon, au Père Croiset, [10 août 1689] in: Vie et œuvres, II, p. 452; come risulta negli annali della Visitazione, la Madre Desbarres fece stampare l’opuscolo redatto da suor Joly per inviarne una copia a Roma e un’altra all’allora vescovo di Dijon mons. de Gordes (il quale rispose poi con una cordiale lettera il suo alto compiacimento per l’opera scritta dalla visitandina francese). La prima edizione, che riscosse un notevole successo venne poi ristampata fino a sette edizioni, più ampliate e naturalmente tutte con l’approvazione ecclesiastica. In particolare, la quinta edizione (1696), riveduta, corretta e ampliata, che aveva come titolo “Devozione al S. Cuore di nostro Signore Gesù Cristo, in cui si contengono i motivi e le pratiche di essa, col piccolo Ufficio, la Messa, le litanie, la coroncina e varie altre pratiche” (contenente anche il regolamento dell’associazione dell’adorazione perpetua del Sacro Cuore di Gesù insieme a notizie dottrinali sulla nuova devozione, e una sequenza di preghiere), aveva ricevuto un’approvazione singolare da parte di Mons. Amat, che dimostrava quanto effettivamente questo opuscolo sia stato importante nella prima diffusione del messaggio parodiano: «Noi, Antonio Amat, sacerdote, dottore in teologia, canonico e arcidiacono della Cattedrale di Langres e Vicario Generale di Mgr. Vescovo, duca di Langres, Pari di Francia, abbiamo letto con edificazione il libretto della devozione al S. Cuore di Gesù e approvatolo con piacere, persuasi che ogni vero cristiano debba edificarsene e mettere nel proprio cuore sol quello che c’era nel Cuore di Gesù. Dato a Langres, il 5 settembre 1689. Amat, Vicario Generale»; cfr. Il Regno del Cuor di Gesù, V, pp. 62-65.
333
Come ha osservato Luigi Filosomi, una nuova ondata di persecuzioni si era nuovamente abbattuta contro la mistica visitandina, a seguito di un fatto a quel tempo assai frequente. Infatti, una postulante di nobile e influente famiglia, i Vichy-Chamron (alcune zie di questa giovane novizia erano già in monastero), aveva fatto credere di avere la vocazione religiosa, soltanto per compiacere i suoi
173
nella Visitazione. Padre Rolin, stimato per la sua elevata spiritualità, inizialmente si
dimostrò molto diffidente nei confronti della mistica visitandina (anche le sue
consorelle riconobbero in seguito che il gesuita francese all’inizio si dimostrò
particolarmente prevenuto contro di lei.)
334A seguito di una confessione generale con
la sua nuova assistita, dopo aver attentamente riflettuto sulle manifestazioni mistiche
che avvenivano nella vita della suora visitandina, le ordinò di mettere tutto per
iscritto. Questo manoscritto costituirà poi uno dei più importanti documenti
dell’evento parodiano: la celebre “Autobiografia” di suor Alacoque.
335Accanto alla figura di padre Rolin, tra i primi membri della Compagnia di
Gesù contemporanei di suor Alacoque, che si spesero particolarmente in favore del
messaggio parodiano, vanno ricordati anche i padri gesuiti Antoine Gette
336e
François Froment.
337Il primo, originario di Lyon, era particolarmente amato da suor Alacoque,
anche per aver preparato un importante opuscolo dal titolo “Le Petit office du Sacré
Coeur”, che risulterà poi fondamentale per la prima diffusione del culto in
familiari che la volevano a tutti i costi monaca. Suor Alacoque, a quel tempo Maestra delle novizie, dova averla esaminata attentamente, aveva decisa di dimetterla. La notizia era giunta subito dopo al potente cardinale Emmanuel Théodose de La Tour d'Auvergne de Bouillon (1669-1715), che quell’anno risiedeva a Paray-le-Monial, e grande amico della famiglia Chamron, che accusò apertamente la monaca visitandina di essere una “visionaria”, minacciandola anche di farla finire in prigione. Nonostante queste dolorose sofferenze, suor Alacoque non ritirò le dimissioni della giovane aspirante (MC 246), la quale entrò poi in altro monastero; cfr. Aut, p. 231 n. 5.
334
Cfr. Vie et oeuvres, I, [MC 251], p. 336 s.
335
In una lettera che la monaca di Paray inviò successivamente al suo nuovo direttore spirituale, volle ricordargli anche il ruolo che la Compagnia di Gesù aveva nella diffusione di questa devozione: «Que ne puis-je raconter tout ce que je sais de cette aimable dévotion au sacré Coeur de Jésus, et découvrir à toute la terre les trésors de grâces que Jésus-Christ a dessein de répandre avec profusion sur tous ceux qui la pratiqueront! Je vous conjure, mon Révérend Père, n'oubliez rien pour l'inspirer à tout le monde. Jésus-Christ m'a fait connaître, d'une manière à n'en point douter, que c'est principalement par le moyen des Pères de la Compagnie de Jésus qu'il voulait établir partout cette solide dévotion, et par elle se faire un nombre infini de serviteurs fidèles, de parfaits amis, et d'enfants parfaitement reconnaissants. Les trésors de bénédictions et de grâces que ce sacré Coeur renferme sont infinis; je ne sache pas qu'il y ait nul exercice de dévotion dans la vie spirituelle qui soit plus propre à élever en peu de temps une âme à la plus haute perfection, et pour lui faire goûter les véritables douceurs qu'on trouve au service de Jésus-Christ. Oui, je le dis avec assurance, si l'on savait combien cette dévotion est agréable à Jésus-Christ, il n'est pas un chrétien, pour peu d'amour qu'il ait pour cet aimable Sauveur, qui ne la pratiquât d'abord…»; cfr. Lettre CXL, «dite» a son directeur [1690], in:Vie et oeuvres, II, p. 522 s.
336
Antoine Gette, * 13. VIII. 1653 Lyon (Francia), S.J. 7. IX. 1669 Lyon (Francia), † 22. III. 1729 Lyon (Francia); Sommervogel, III, col. 1364.
337
François Froment, * 31. VII. 1649 Briançon (Francia), S.J. 10. IX. 1667 Lyon (Francia), † 24. X. 1702 Gray (Francia); Sommervogel, III, coll. 1044-1045.
174
Francia.
338La mistica visitandina aveva conosciuto il padre gesuita tramite una
lettera che questi le aveva inviato nel 1686, nella quale l’assicurava particolarmente
nelle sue preghiere, soprattutto durante il sacrificio della Santa Messa che tutte le
domeniche di quell’anno aveva deciso di celebrare per lei.
339Tra i contemporanei di suor Alacoque, anche padre François Froment ebbe un
ruolo non meno importante degli altri, nella prima diffusione del culto e della
devozione al Sacro Cuore di Gesù. Negli ultimi anni di vita della mistica visitandina,
aveva intessuto con lei un interessante rapporto d’amicizia, tanto che questa lo
indusse a pubblicare (due anni prima della sua morte), un importante volume dal
titolo “La veritablè dèvotion au Sacré-Coeur de Jésus-Christ”,
340che rappresenta
338
Il testo sul Sacro Cuore scritto da padre Gette («dans la pensée qu’il croyait que ce divin Coeur désirait cela de lui», come ricorderà suor Alacoque in una lettera inviata alla Madre de Saumaise), e da questi inviato come omaggio alla mistica visitandina, verrà poi inserito nel celebre opuscolo sul Sacro Cuore curato da suor Joly; cfr. Lettre LXXXVII, à la Mère de Saumaise, à Dijon [6 juin 1688], in Vie et oeuvres, II, p. 300 s..
339
Nel corso di una lettera inviata il 6 giugno 1688 alla Madre de Saumaise, suor Alacoque aveva speso parole d’elogio per il padre gesuita (definendolo «un second Père de La Colombière») del quale rivelerà il nome solo in una successiva lettera inviata alla Madre alla fine di febbraio 1689 (cfr. Lettre XCVII a la Mère de Saumaise a Dijon, [Fin de Février 1689], in: Vie et oeuvres, II, p. 325 s.), e particolarmente per come questi si stesse adoperando per la diffusione della devozione al Sacro Cuore di Gesù: «Votre Charité me demande le nom de ce saint religeux auquel sa bonté a inspiré tant de charité pour moi; ayez la bonté de me dispenser de vous dire pour le présent. Je vous dirai seulement que ce sera un second Père de La Colombière. Il nous a envoyé un petit office du Sacré Coeur qu’il a composé, dans la pensée qu’il croyait que ce divin Coeur désirait cela de lui. Nous vous l’envoyons pour voir si vous l’agréez pour le faire imprimer; et comme c’est l’original que nous vous envoyons, tant pour vous faire plaisir que pour que vous l’examiniez, si vous jugez à propos vous nous le renverrez, parce que je pense qu’il viet d’un saint auquel j’ai de grandes obligations, pour les secours spirituels que j’en ai reçus par le moyen de ses saints sacrifices et prières» (cfr. Lettre LXXXVII, à la Mère de Saumaise, à Dijon [6 juin 1688], in Vie et oeuvres, II, p. 299 s.; il gesuita francese aveva scritto per la prima volta alla mistica visitandina nel 1686 (lo stesso anno della sua professione religiosa avvenuta à Embrun il 15 agosto 1686), promettendole che avrebbe anche offerto per lei la Messa ogni sabato, per un anno intero, secondo le sue intenzioni (cfr. Lettre XLV a la Mère Greyfié, a Semur, [Mars 1686], in: Vie et oeuvres, II, p. 211 s.). In seguito le scriverà nuovamente, questa volta promettendole che avrebbe celebrato una Messa, sempre secondo le sue intenzioni, tutti i primi venerdì del mese, tanto ch’ella vivrà (cfr. Lettre LXXXVI a la Mère de Saumaise a Dijon, [Mai 1688], in: Vie et oeuvres, II, p. 295 s.). Tuttavia, come ha osservato Auguste Hamon: «il nous est impossible de savoir comment ces relations s’établirent entre le P. Gette et la soeur Marguerite-Marie; on trouve encore plusieurs mentions de lui dans les lettres au P. Croiset, 14 avril e 3 novembre 1689, 16 janvier, 18 février e 16 mai 1690»; cfr. HAMON, I, p. 443 n. 1, ma si veda anche: LETIERCE, II, pp. 17, 21.
340
Cfr. François FROMENT S.J., La veritablè dèvotion au Sacré-Coeur de Jésus-Christ, à Besançon, chez François-Louis Rigoine imprimeur du Roi, de Mgr l’Archevêque et de l’illustre Chapitre métropolitain, 1699; il volume del gesuita francese conoscerà alla fine dell’Ottocento anche una riedizione, curata egregiamente dal direttore della “Petite Bibliothèque Chrétienne”, padre Kieckens S.J. dal titolo “La veritablè dèvotion au Sacré-Coeur de Jésus-Christ par le Père François Froment (de Besançon) de la Compagnie de Jésus”. Précédé d'une, notice sur l'auteur par le P. J. F. Kieckens S. J. directeur de la Petite Bibliothèque Chrétienne. Bruxelles, imprimerie Alfred Vromant, 1891; l’opera pubblicata da padre Froment, secondo l’idea di fondo che aveva ispirato suor Alacoque a richiederne la pubblicazione, avrebbe dovuto quindi essere un complemento del “livret de Moulins” e di quello di “Dijon”, che secondo il parere della testimone dell’evento parodiano, sebbene avevano
175
un’avvincente riflessione del messaggio parodiano, scritto, tra l’altro, da un diretto
testimone dell’evento. Il gesuita francese, che risiedeva a quel tempo a Paray-le-
Monial,
341trascorse al fianco della monaca visitandina ben quattro anni, e
indubbiamente le fu di grande aiuto soprattutto attraverso il suo prezioso sostegno
spirituale. Padre Froment, inoltre, fu anche uno dei primi ad iscriversi alla
confraternita del Sacro Cuore eretta nella Visitazione di Paray-le-Monial, e dunque
uno dei primi apostoli della nuova devozione. Nel volume da lui pubblicato parlò
infatti molto anche dell’importanza di confraternite e delle pie associazioni che
avevano deciso di abbracciare il messaggio parodiano, che stavano nascendo copiose
in molte parti d’Europa. Agli inizi del XVIII secolo, le numerose ristampe di questo
volume, dimostrano infatti quanto il gesuita francese sia stato importante per la prima
diffusione del nuovo culto al Sacro Cuore di Gesù.
Nel frattempo, anche un altro gesuita francese, originario di Marseille, Jean
Croiset,
342ex allievo a Lyon del La Colombière, e grande amico di suor Alacoque,
donato delle formule eccellenti alla pietà degli adoratori e delle adoratrici di questo nuovo culto, tuttavia risultavano insufficenti dal punto di vista dell’istruzione teologica, e dunque a suo avviso era necessario completarle. Per questo motivo chiese al gesuita francese di pubblicare un’opera che approfondisse maggiormente la natura reale del nuovo culto. Padre Froment S.J. aveva quindi accettato senza indugio la proposta di suor Alacoque, esponendo poi nella prefazione del suo lavoro anche alcune obiezioni che riteneva opportuno correggere, e per questo motivo decise di dividere in tre libri l’opera: nel primo libro dal titolo “Le commencement et le progrès de la dévotion au Coeur de Jésus”, si era inizialmente concentrato su una breve analisi della genesi e degli sviluppi della nuova devozione; nel secondo libro dal titolo “Ce que c’est que la dévotion au Coeur de Jésus et quels en sont le motifs”, aveva quindi fornito le prime coordinate sulla natura del nuovo culto (poi ampiamente sviluppate nelle opere successive da altri illustri confratelli nel corso di tutto il Settecento); nel terzo libro dal titolo “Pratique de la dévotion au Coeur de Jésus”, aveva quindi ripreso gli aspetti più propiamente legati alla pratiche devozionali del nuovo culto; suor Alacoque non riuscirà tuttavia a vedere alla luce il lavoro richiesto al gesuita francese, in quanto pubblicato solo alla fine del Seicento à Besançon, e quindi nove anni dopo la sua morte; cfr. HAMON, I, p. 441; come ha notato Roberto Tucci, sin dalle pagine introduttive dell’opera pubblicata dal gesuita francese (il quale, tra l’altro, inizia col tessere le lodi di padre Jacques Nouet, per il prezioso contributo dato da questi alla devozione al Sacro Cuore di Gesù), si percepisce chiaramente la sua ansia apologetica: «la concezione della devozione è più o meno identica a quella del Croiset […]. Il Cuore di Gesù viene da lui considerato “siège” dell’amore suo»; cfr. TUCCI, ibid., p. 513 n. 30;
341
Il gesuita francese trascorse complessivamente otto anni a Paray-le-Monial, in due periodi: dal 1683 al 1684, e appunto dal 1688 al 1695, negli ultimi anni di vita della mistica visitandina. Gli Annales della Compagnia di Gesù, fanno di lui un elogio particolarmente significativo: «Vir angelicis moribus, suavitate tanta ut nemini unquam molestus fuerit, saluti animarum indefessus incumbens»; cfr. Vie et oeuvres, II, pp. 513-514 n. 3.
342
Padre Croiset, si era recato la prima volta a Paray-le-Monial, insieme al confratello gesuita nonchè grande amico Claude de Villette († 1719),docente presso il College de la Trinitè di Lyon, per incontrare la mistica visitandina, che all’epoca cominciava ad essere particolarmente conosciuta come anima molto elevata spiritualmente. Tuttavia, nonostante suor Alacoque fosse entusiasta di conoscere il giovane gesuita lionese (con il quale in realtà aveva già inizato un rapporto di corrispondenza epistolare), rimasta sorpresa della presenza del suo confratello, in quel primo incontro decise di
176
mantenere un atteggiamento estremamente riservato, che turbò non poco i due gesuiti, che si aspettavano ben altra accoglienza da parte della monaca di Paray. Nel corso di un successivo incontro invece si aprirà di più con loro (riconoscendo anche nel padre de Villette un degno apostolo del Sacro Cuore). Da quel momento in poi inizierà quel rapporto straordinario col Croiset che si rivelerà poi fondamentale per la diffusione del messaggio parodiano. Il giovane gesuita marsigliese (allora aveva appena 34 anni, ed era stato ordinato sacerdote il 23 marzo 1690, appena sei mesi prima della morte della suora visitandina), sarà poi universalmente considerato come il vero continuatore della missione speciale affidata al padre de La Colombière (cfr. Vie et oeuvres, II, p. 418 e n. 216). Doveva esser dunque il Croiset, secondo la testimonianza fornita da suor Alacoque in una lettera scritta a Madre de Saumaise, il 3 novembre 1689 (nella quale le domandava il permesso di potersi confrontare