Anche per Gianni Rodari il mondo va veloce. I bambini di oggi da grandi vivranno in un posto completamente diverso dal nostro. Qualcuno deve pur dirgli che potranno essere astronauti, viaggiare nel cosmo e guardare la terra da lontano. «Andranno sui pianeti e faranno “cucù” a noi poveri terrestri rimasti quaggiù»55. Negli anni ’60, quelli
delle prime vere esperienze di esplorazione dello spazio, il viaggio nella dimensioni ignote nascoste al di là dalla geografia terrestre è un tema che colpisce un po’ tutti, sia lettori che scrittori. Per Rodari l’argomento dovrebbe essere valorizzato anche e soprattutto coi più piccoli. «- Che cosa, fece il professore. – Forse che noi non li educhiamo bene i nostri bambini? – Mica tanto. Primo, non li abituate all’idea che dovranno viaggiare tra le stelle; secondo, non insegnate loro che sono cittadini dell’universo; terzo, non insegnate loro che la parola nemico, fuori dalla Terra, non esiste»56.
Queste poche righe bastano per capire che Rodari guardasse alla scienza e al progresso con ottimismo. La sua speranza che i bambini di oggi saranno gli astronauti
55 G. Rodari, Arrivederci sulla Luna, in P. Greco, L’universo a dondolo, Springer, Milano, 2010, p.32. 56 G. Rodari, Il pulcino cosmico, in P. Greco (2010).
di domani è sincera. Realisticamente non tutti potranno davvero partire per una missione spaziale. Quelli che rimarranno a terra viaggeranno comunque con la fantasia, mentre i più fortunati, quelli che riusciranno a girare lo spazio esplorandolo in ogni dove, prima o poi, presi dalla nostalgia, guarderanno la Terra e si renderanno conto di quanto è piccola e fragile.
quanto piccola è la Terra:
non c’è posto per fare la guerra, statevi in pace, gente con gente57
Come succedeva nelle Cosmicomiche, anche nelle opere di Rodari lo spazio non è solo un pretesto per guardare lontano. Al contrario, più ci si allontana dalla Terra più ci si rende conto dei reali problemi, quelli vicini e immediati. «Il cielo mi piace tanto – scrive ne La macchina per fare i compiti e altre storie -, con la luna le stelle e tutto il resto. Però mi piacerebbe di più se potessi cambiarlo ogni tanto a modo mio»58.
Ancora una volta, quando parla del cielo si sta riferendo soltanto al nostro cielo, che è lo stesso di tutti, di chi sta a Vienna e di chi invece abita a Milano. Lo vorrebbe cambiare per rendere il mondo un posto migliore. Nel frattempo modifica tutto con le parole. Nelle filastrocche di Rodari tutto si personifica e, per quanto grande, è sempre alla portata della comprensione del lettore bambino. I pianeti sono persone, i buchi neri torte e la terra è un’astronave. Tutto all’interno delle sue poesie diventa possibile, anche prendere un ascensore per la luna o viaggiare alla velocità della luce “più un metro”. E chi se ne importa se la scienza dice che una cosa del genere non s’è mai vista, quando leggiamo Rodari siamo in un altro universo, con le sue stravaganze e le sue leggi. Però anche questo mondo che vive all’interno dell’immaginario del poeta è uno specchio del nostro. Quello che non si dovrebbe fare sulla Terra è lo stesso ovunque, così il tema della pace diventa una costante, così come quello del rispetto per la natura. Se proprio deve esserci un’epidemia, sarà l’epidemia della verità:
[…]
Macchè niente da fare.
Dal più vecchio al più piccolino La gente ormai diceva
57 G. Rodari, Il libro dei perché, in P.Greco (2010), p. 53. 58 Cit. Greco, p. 23.
Pane al pane e vino al vino, bianco al bianco, nero al nero […]59
Tutto nell’opera di Rodari è a dimensione d’uomo. Quando leggiamo di pianeti, di stelle o di concetti astratti come lo zero o il linguaggio, abbiamo sempre la sensazione di poterli afferrare con la mano e giocarci. È proprio la dimensione ludica la caratteristica più ricorrente, perché anche giocando e divertendosi si può imparare. «Nelle nostre scuole, generalmente parlando, si ride troppo poco. L’idea che l’educazione della mente debba essere una cosa tetra è tra le più difficili da combattere»60.
Insomma, Rodari ha grande fede nella scienza e nel progresso; bisogna insegnarla fin da subito agli astronauti di domani. Bisogna insegnargli che, anche se la scienza di per sé è neutra, l’uso che se ne fa può essere disastroso. Anche il problema della “cattiva” scienza entra nella poetica di Rodari che è molto sensibile, oltre al tema della guerra, anche ai problemi legati alla bomba atomica. Si dovrebbe inventare un sistema che spedisse direttamente a casa di quei politici e scienziati gli effetti della bomba atomica. Lo si potrebbe chiamare “fungo atomico dirigibile”. Ma in fondo la pace costa molto meno della guerra, Rodari non manca mai di ricordarlo: «Scusi, ma non si risparmierebbe di più se le bombe atomiche non si fabbricassero nemmeno? – Sono cose che non puoi capire. È politica. Io non mi interesso di politica. Io sono soltanto uno scienziato»61.
Come per Calvino, anche Rodari utilizza la scienza come uno strumento per far giocare e divertire i suoi lettori. Tuttavia, oltre a cercare nel dizionario scientifico la parola giusta per completare la rima, Rodari fa di più, vuole anche insegnare qualcosa. Vuole che i ragazzi inizino a capire il mondo, a comprenderlo e, proprio come lui, un giorno a volerlo cambiare.
59 Ivi, p. 164.
60 Cit. Radaelli, p. 156. 61 Cit. Greco, p. 138.