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Le giornate di Severo Alessandro sono piene di impegni e attività (29-

INTELLETTUALI PAGANI E OPTIMUS PRINCEPS

12. Le giornate di Severo Alessandro sono piene di impegni e attività (29-

31).

Queste corrispondenze hanno un certo valore, nel senso di un filo diretto tra l’opera di Filostrato e Severo Alessandro? Non è necessario che Filostrato abbia avuto un rapporto personale e se all’avvento al cesarato e poi all’impero di Severo Alessandro non fosse più a Roma. Nella famiglia reale e nella corte l’ombra di Filostrato era ancora presente e il suo Apollonio non poteva, per cosí dire, mancare nella biblioteca di Severo Alessandro, che era anche appunto un cultore di quell’uomo divino. Certo, nella

526 Christo templum facere voluit eumque inter deos recipere. Quod et Hadrianus cogitasse fertur, qui templa in omnibus civitatibus sine simulacris iusserat fieri, quae hodieque idcirco, quia non habent numina, dicuntur Hadriani, quae ille ad hoc parasse dicebatur.

527 37, 11: Ipse cibo plurimo referciebatur, «si riempiva di una gran quantità di cibo», anche se,

continuando, il testo dice, quasi a compensare il neo: vino neque parce neque copiose, adfatim

tamen, «e beveva vino senza parsimonia e senza eccesso, ma sufficientemente», dove si

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trattazione di questa problematica va tenuto in considerazione che Nicomaco Flaviano il Vecchio tradusse in latino l’Apollonio di Filostrato e che questa traduzione dovette circolare nell’ambiente senatoriale e culturale del tardo IV secolo, che sarebbe, nell’ipotesi più accreditata, il background dell’autore o degli autori dell’H. A., a parte le ipotesi di individuazione. In ogni caso, a prescindere dall’accostamento fatto sopra, Filostrato rappresentava una posizione concordante con quella di Cassio Dione, quindi bene accetta in un orizzonte senatoriale che sperava un ancoraggio nell’avvento di Severo Alessandro, tanto piú che la religione capitolina è pienamente rispettata dal personaggio di Apollonio, in cui la convinzione di un’unica sostanza divina non scalza, ma include il politeismo greco-romano. In un passaggio Apollonio prega Zeus Capitolino perché egli, arbitro della situazione storica (in generale il conflitto decisivo imminente tra Vespasiano e Vitellio, in particolare il fatto che Domiziano, assediato nel Campidoglio da Vitellio, era a stento sfuggito, ma il tempio era andato in fiamme), conceda il suo favore a Vespasiano528. Questo rientra

nella theologia civilis romana. Ma nel personaggio di Apollonio è in atto una forma di enoteismo, la fede in un dio massimo, rispetto a cui gli altri esseri divini sono dèi minori o dèmoni529. In questa theologia naturalis o philosophica,

che emerge nei passi citati in nota, l’Apollonio filostrateo si avvicina un po’ all’Apollonio quale è attestato dal cristiano Eusebio530. Portando a

528 V 30, 1.

529 Cfr. la conversazione con il sapiente Iarca in III 34 e 35; inoltre VIII 7, 22.

530 Eusebio tramanda un passo dal trattato Intorno ai sacrifici di Apollonio in Preparazione evangelica, IV 13, 1 (cfr. anche Dimostrazione evangelica, III 3, 11). Il passo riportato da

Eusebio: «Secondo il mio pensiero, tale è il modo migliore di tributare alla divinità gli onori che le sono dovuti, e di ottenere cosí il suo favore e la sua benevolenza nel piú alto grado. Al dio che abbiamo nominato in precedenza, il quale è unico e distinto da tutti gli altri, in quanto non possono essere riconosciuti che a partire da lui, non si deve sacrificare primizie, né accendere il fuoco, né dare alcun nome tratto dal mondo sensibile: infatti non ha bisogno

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maturazione una tradizione che aveva le sue tappe fondamentali in Pitagora, in Parmenide, in Socrate, nello stoicismo, e rielaborando apporti di religioni orientali, compresa quella ebraica, alle quali era aperta la Cappadocia531 o che egli stesso aveva conosciuto nei suoi viaggi, l’Apollonio

di Eusebio arriva, con uno slancio creativo da fondatore, a un monoteismo astratto e cosmopolita532 all’altezza dei tempi. L’Apollonio di Filostrato,

come si è detto, gli si avvicina in alcuni passi, ma nell’insieme è diverso: il dio astratto e sovrasensibile dell’Apollonio che ci fa intravedere il brano riportato da Eusebio, si fenomenizza in Filostrato nel sole e può ricevere sacrifici, sia pure non cruenti: cosí non può esserci conflitto con il culto tradizionale che segnatamente viene sempre rispettato dal personaggio filostrateo nelle sue interazioni con le comunità e con il potere.

di nulla, nemmeno dagli altri esseri piú potenti di noi, né esiste prodotto della terra o animale nutrito da essa o dall’aria che non porti in sé qualche contaminazione. A lui ci si deve sempre rivolgere con la parola migliore, voglio dire quella che non passa per la bocca, e all’essere piú bello che esiste occorre chiedere il bene con la cosa piú bella che è in noi: ed è questo lo spirito, che non abbisogna di organo alcuno. Di conseguenza, non si deve assolutamente offrire sacrifici al dio massimo, che sta al disopra di ogni cosa» (traduzione di D. Del Corno, in DEL CORNO 2011, cit., p. 51).

531 Apollonio nacque a Tiana, città ellenizzata della Cappadocia, ed ebbe un’educazione

greca anche a Tarso, in Cilicia, la città di Paolo, ma ha come background la vitalità religiosa di tutta la Cappadocia, una regione dove fiorirono mistici, ispirati, visionari, «santi pagani», ci furono santuari famosi (di Apollo nella pianura di Cataonia, di Zeus a Venasa, della dea Mâ a Comana, etc.), si trapiantarono forti apporti persiani ( la dea Pasargade, gli dèi Omanos, o Vohu Manah, Mitra, e particolarmente lo zoroastrismo, con vari rituali, come il culto del Fuoco) e si avviò molto presto la cristianizzazione (la prima lettera di Pietro nomina alcuni convertiti della Cappadocia già a partire dagli anni sessanta). Si comprende la centralità della religione sia nell’Apollonio storico sia nel personaggio filostrateo. Cfr. BASLEZ 2004, capp. 53 Au pays des Pères cappadociens, pp. 500- 509, e Entre

paganisme et christianisme : la Cappadoce, une terre mystique, pp. 510-515.

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5.2 Varietà e unità

La varietà di forme e di contenuti, che caratterizza non solo la Vita di Apollonio, ma anche tutto il corpus delle opere attribuite a Filostrato533, può,

a prima vista, suscitare un senso di dispersione, anche se fascinosa. In realtà, a una considerazione attenta, si avvertono dei vettori centripeti sul piano dei significati e del senso, in relazione al contesto dell’età severiana. Cosí avviene con il Gymnasticus. Con i suoi cenni di storia dell’atletica greca (specialità, origini, tecniche di allenamento, rilevanza della figura dell’allenatore nella sua realtà tradizionale e attuale, ma anche in una riformistica proposizione ideale e parenetica), il Gimnasticus sorprende il lettore che sia passato per le Vitae sophistarum, la Vita Apollonii Tyanaeus etc. In realtà c’è un centro ispiratore dell’ampio spettro letterario della produzione di Filostrato. In un impero in cui con la Constitutio Antoniniana pressoché tutti gli uomini liberi, appartenenti a ἔθνη e νόμοι diversi, sono diventati cittadini, Filostrato si colloca con alta coscienza dell’orizzonte storico in cui vive. L’operetta ci porta al cuore pulsante del lavoro di Filostrato: al forte senso di identità culturale e alla volontà di aggiornare le tradizioni greche, adeguarle all’attualità e renderle suggestive – e questo in vista di un’egemonia culturale patrocinata dal potere imperiale e destinata in primo luogo alle élites sociali e politiche, dato che la cultura pagana mostra una certa stagnazione e la cultura cristiana, senza che Filostrato vi accenni – ma non può ignorarla –, emerge nell’ἀγών tra le culture con una vivacità e profondità a dare senso all’esistenza.

533 Sulla versatilità e varietà delle opere di Filostrato, cfr. Jaś ELNER, A Protean corpus, in

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Il senso di appartenenza culturale e la volontà di irradiazione acquistano un significato e un valore piú ricco se sono messi in relazione con i concetti di grecità (declinata come παιδεία complessiva e particolarizzata, con focalizzazione anche delle figure che la custodiscono e la possono trasmettere, cioè il πεπαιδευμένος e il σοφός)534, di natura

(φύσις) e cultura (νόμοι)535, e di σόφια536, che formano un plesso semantico

e valoriale.

S. Follet ha sottolineato che nelle Vite dei sofisti il termine Ἕλλην ha un senso «valorisant», piuttosto che indicare nazionalità537. In diversi

passi538 non risulta chiaro se il termine significhi semplicemente «greco» o

serva a qualificare chiunque sia impegnato ad assimilare profondamente la cultura greca (retorica, letteratura greca, filosofia). Nelle Vite dei sofisti la grecità è rappresentata da una specifica disciplina culturale, la retorica dei sofisti secondo Filostrato: questi continuano un’antica tradizione tipicamente greca adeguandola al presente e il discorso sia epidittico sia parenetico (sia descrittivo sia prescrittivo) è svincolato dal presupposto etnico e si proietta in una dimensione potenzialmente ecumenica.

534 Ibid., pp. 16-17. – Sulla paideia nella neosofistica, cfr. MORGAN 1998, pp. 190-273;

WHITMARSH 2001, pp. 90-130 e 181-246 (relazioni tra sofisti e imperatori); J. CONNOLLY 2001; BORG 2004.

535 Dialexis 2, e in modo ricorrente nelle altre opere (v. avanti).

536 Gymn. 1-2 e 14-16; Imag. 1, proem. 1, 294.1 e 294.2 Kayser; VS, I 480 e I 9, 494 (Gorgia di

Leontini); VA, I 1,1-2 e I 2, 2 Kayser; Heroicus, 2, 6 (130 Kayser), 4.10 (133 Kayser).

537 In FOLLET 1991.

538 Simon Swain, ne ha elencato una serie (i numeri sono quelli di Kayser): 511, 518, 524,

527, 536, 550, 551, 554, 557, 564, 567, 571, 574, 587, 588, 589, 591, 594, 598, 600, 605, 609, 613, 616, 617, 618, 625; in Culture and nature in Pilostratus, in AA.VV. 2009, p. 35, n. 6.

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