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Un giovane artista dalle grandi speranze: Pietro Cardelli (1776 1822) allievo dell’Accademia di Belle Arti dei Piranes

3.1 “Académie des Beaux-Arts ” o “Accademia d’industria”?

3.1.1 Un giovane artista dalle grandi speranze: Pietro Cardelli (1776 1822) allievo dell’Accademia di Belle Arti dei Piranes

Nella descrizione dell’Accademia di Belle Arti dei Piranesi, inserita all’interno del suo diario di viaggio, Paris as it was and as it is, F. W. Blagdon presentava “the two Cardelli”, scalpellini romani, come modelli esemplari di quegli artisti che, grazie all’istituzione voluta dai figli del celebre incisore, poterono completare la loro formazione a Parigi389.

La notizia riportata dal giornalista inglese è confermata anche dalla stampa coeva, che attesta la presenza nella capitale francese dei “frères Cardelli, sculpteurs romains”390.

Tuttavia, sebbene le testimonianze dell’epoca facciano esplicito riferimento a due fratelli, in base alle ricerche condotte è stato possibile poterne identificare soltanto uno: Pietro Cardelli (1776-1822)391. Solo di quest’ultimo, infatti, risulta documentata nel primo quarto del XIX secolo un’attività a Parigi. Un’attività, tra l’altro, ancora poco nota. La sua figura e la sua carriera venivano così riassunte, nel 1976, da P. Venturoli: “Il Cardelli si pone in quella schiera di scultori, per lo più sconosciuti, di formazione giacobina, il cui capostipite ideologico e stilistico è G. Ceracchi, fuggiti da Roma dopo la caduta della Repubblica romana, rifugiatisi a Parigi in epoca napoleonica e quindi, dopo la caduta di Napoleone, andati esuli in America”392.

389 F. W. Blagdon, Paris as it was and as it is ...cit., 1803, vol. II, p. 507. Vedi supra par. 3.1. 390 Così sia la «La Décade philosophique, littéraire et politique», vol. 34, n. 33...cit., p. 379 ; sia il «Journal des Arts», n. 223...cit., p. 320.

391 Per l’identificazione dell’opera di Pietro Cardelli rispetto a quella dei numerosi componenti della sua famiglia cfr. M. P. Worley, Identifying Pietro Cardelli (1776-1822) and his oeuvre: from

the Salon of 1804 in Paris to the Pediment of the Cabildo in New Orleans, in «Gazette des beaux- arts», VI s., t. 122, 1993, pp. 41-50.

392 P. Venturoli, Cardelli, Pietro, in Dizionario biografico degli italiani, vol. XIX, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 1976, p. 770. Il contributo di Venturoli si basa, per quanto riguarda il periodo francese di Cardelli, sul fondamentale studio di G. Hubert, Les sculpteurs italiens en

France sous la Révolution, l’Empire et la Restauration, 1730-1830, E. de Boccard, Paris 1964, che analizza l’attività dello scultore italiano, pubblicando anche documenti inediti, alle pp. 122-126.

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Rispetto a tale contributo, le acquisizioni della critica non sono, ad oggi, sostanzialmente aumentate, né tantomeno risulta sia mai stato indagato il rapporto dello scultore con i figli del celebre incisore, o con la loro Accademia393.

Grazie alle ricerche condotte sulle molteplici attività intraprese in Francia dai fratelli Piranesi, è stato così possibile aggiungere qualche elemento che contribuisca, da un lato, ad illuminare la figura di Pietro Cardelli e, dall’altro, a dimostrare la capacità che i figli del celebre incisore ebbero, tramite le influenti relazioni da loro intrecciate a Parigi, di favorire e promuovere alcuni loro compatrioti.

La prima traccia dello scultore Pietro Cardelli nella capitale francese si deve proprio al registro dell’Accademia di Belle Arti dei fratelli Piranesi, in cui furono annotati la sua iscrizione e il suo domicilio “au Collège de Navarre avec M. Piranesi” già nell’ottobre 1801394 – costituendo pertanto anche un termine ante quem rispetto alla concessione dei locali dell’antico istituto ai figli del celebre incisore. La stessa situazione risulta documentata almeno fino al luglio 1803395.

A poco più di un anno dal suo arrivo nella capitale francese, nel dicembre 1802, Cardelli riuscì ad ottenere una commissione da parte dello Stato francese per l’esecuzione di uno dei busti raffiguranti i più celebri artisti, destinati alla decorazione della Galleria del Louvre. Fu quasi certamente in seguito all’intervento dei Piranesi, e, di conseguenza, dei loro illustri protettori, che l’allora Ministro dell’Interno, Chaptal, si mosse in favore del giovane scultore romano396. Leggiamo infatti nella lettera – nel margine della quale è indicato,

393 L’unico, e ultimo, altro studio dedicato a Pietro Cardelli dopo il contributo di Venturoli è quello sopra citato di M. P. Worley, Identifying Pietro Cardelli...cit., 1993, che tuttavia, per la ricostruzione dell’attività in Francia dello scultore costituisce una ripresa di quanto già riportato dalle fonti precedenti.

394 “Pierre Cardelli de Rome demeurant au Collège de Navarre avec M. Piranesi”, “Académie de peinture, sculpture, architecture de Paris. Registre des entrées”, 27 vendémiaire an X (19 ottobre 1801). Questa nota a partire dal documento originale, che ad oggi risulta perduto, si deve alla copia redatta da Paul Marmottan nella prima metà del XX secolo: carta non numerata, conservata presso la Bibliothèque Marmottan de Boulogne-Billancourt all’interno del Fondo contenente gli appunti manoscritti dello storico (senza titolo).

395 “Pierre Cardelli, natif de Rome, âgé de 27 ans, demeurant au Collège de Navarre avec M. Piranesi”, notizia ricavata dallo stesso registro sopra citato e datata 4 thermidor an XI (23 luglio 1803), pubblicata da L. Réau, Histoire de l’expansion de l’art français. Le monde latin: Italie,

Espagne, Portugal, Roumanie, Amérique du Sud, H. Laurens, Paris 1933, p. 356.

396 Sulla protezione accordata dal governo francese ai Piranesi, nonché sull’intervento del Ministro Jean-Antoine Chaptal in loro favore vedi supra par. 2.1.

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senza possibilità di fraintendimento, “Recommandé d’employer le S.r Cardelli sculpteur” – che il ministro indirizzò al direttore del museo, Denon397:

Des artistes m’ayant parlé favorablement, Citoyen Directeur, des talents de M. Cardelli, jeune sculpteur romain, attaché à l’établissement des frères Piranesi, j’ai cru devoir lui fournir une occasion de se faire connaître à Paris en le chargeant d’exécuter un des bustes qui doivent être placés dans la galerie de peinture du Musée central. Je vous serais très obligé de vouloir bien m’indiquer un des maîtres dont les bustes doivent être exécutés, afin que cet artiste puisse s’occuper dès à présent du modèle398.

Il busto che Denon affidò a Cardelli fu quello del pittore olandese Gerard Dou. Oggi conservato nel palazzo di Compiègne, esso è firmato e datato 1804, anno in cui fu esposto al Salon399. Il giovane romano cercò di rappresentare il pittore olandese nella sua verità storica, usando come modello per la propria opera l’autoritratto dello stesso Dou al Louvre, da cui derivò l’iconografia dell’artista con camicia, mantello e berretto su una lunga e fluente chioma. Proprio su quest’aspetto si soffermava un pamphlet uscito in occasione del Salon, sotto forma di dialogo tra “Scapin” e “Pasquino, voyageur romain”. Al primo, che gli domandava un parere sul busto di Cardelli (“Et cet autre buste de Gérard Dow, costumé si étrangement, comment le trouves-tu?”), Pasquino rispondeva:

C’est le costume de son temps, et qui le rend plus reconnaissable. Il est bien exécuté et bien soigné, et il est, outre cela, d’un style doux. Son attitude est noble et naturelle. Le jeune artiste donne, par cet ouvrage, de grandes espérances400.

Fu verosimilmente grazie a questo primo importante incarico che Cardelli ottenne in seguito altre commissioni ufficiali, più o meno documentate, in cui si distinse, in particolare, per le sue qualità di ritrattista, come notato da G. Hubert:

397 Sulla figura di Denon cfr. Dominique-Vivant Denon. L'œil de Napoléon, catalogo della mostra (Paris 1999-2000), a cura di M.-A. Dupuy, Réunion des Musées Nationaux, Paris 1999 ; Les Vies

de Dominique-Vivant Denon, atti del convegno (Paris 1999), a cura di D. Gallo, 2 voll., la Documentation française, Paris 2001 (con bibliografia precedente).

398 Le Ministre de l’Intérieur au citoyen Denon, Dr. général du musée central des Arts, Paris le 27 frimaire an XI de la République française (18 dicembre 1802), lettera trascritta in G. Hubert, Les

sculpteurs italiens en France...cit., 1964, p. 123, n. 3.

399 M. P. Worley, Identifying Pietro Cardelli...cit., 1993, p. 43, fig. 1.

400 Critique raisonnée des tableaux du Salon, dialogue entre Pasquino, voyageur romain, et

Scapin, disposée selon l’ordre du Livre de l’exposition, avec le Catalogue de 129 Auteurs cités, chez Debray - Delaunay, Paris an XIII (1804), p. 76. Il pamphlet è citato in G. Hubert, Les

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“Quelques bustes de qualité, rétrospectifs ou étudiés sur nature, malheureusement dispersés, témoignent chez lui d’une réelle vocation de portraitiste”401.

Se negli anni successivi al 1802-1803 non sono state riscontrate altre connessioni con i fratelli Piranesi, è tuttavia assai probabile che tali artisti siano rimasti in contatto, abbiano frequentato gli stessi ambienti, accomunati dalle medesime origini, geografiche e culturali. Ne costituisce un’interessante conferma un articolo pubblicato sull’«Athenaeum» dell’ottobre 1806, quando editore della rivista non era più Baltard, ma, come indicato in copertina, “les frères Piranesi”. L’articolo, intitolato Le buste de Gerard Dow e corredato da un’incisione che riproduceva la scultura del Cardelli (fig. 10), era infatti un esplicito omaggio all’opera dell’artista romano402.

Dopo aver elogiato il progetto di ornare la Galleria del museo con i ritratti dei più celebri maestri di tutte le scuole, “un ornement qui ne flattera pas seulement les yeux, mais occupera, intéressera, l’esprit”403, si passa all’oggetto specifico dell’articolo:

La plupart de nos Sculpteurs distingués sont chargés de l’exécution de quelques uns de ces portraits. Le buste dont nous donnons la gravure, est sorti du ciseau de M. Cardelli, jeune statuaire italien. La pose est naturelle, la ressemblance parfaite, le marbre travaillé avec soin, avec recherche : on ne peut demander beaucoup plus dans ces sortes d’ouvrages. Ce n’est donc point sur le buste même que nous pouvons nous arrêter ici. Par le peu de mots qui précèdent, nous avons dit de l’ouvrage tout ce que l’on en peut dire ; mais c’est sur l’artiste même qui est représenté dans ce buste, que nous croyons devoir appeler un instant l’attention de nos lecteurs404.

Nelle tre pagine che seguono si tratteggia quindi un breve profilo del pittore olandese e delle sue opere. Ciononostante, il titolo e, soprattutto, l’incisione che lo accompagnano, tradiscono in maniera piuttosto palese lo scopo promozionale dell’articolo.

401 G. Hubert, Les sculpteurs italiens en France...cit., 1964, p. 126.

402 «Athenaeum», a. I, n. 10, octobre 1806, fasc. 1, pp. 1-4; articolo firmato “A. P.”. La tavola, non numerata, è posta in conclusione dell’articolo, di cui presenta il medesimo titolo, Buste de Gerard

Dow. Essa fu disegnata da Chezy Quevanne e incisa da L. Bonvallet: entrambi questi artisti, che risultano tra i più stretti collaboratori della rivista, sono ancora del tutto sconosciuti alla critica. 403 Ivi, p. 1.

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Fig. 10. Il Busto di Gerard Dou di Pietro Cardelli, in un’incisione di L. Bonvallet su disegno di C. Quevanne, pubblicata in «Athenaeum», a. I, n. 10, octobre 1806, fasc. 1, tav. non numerata

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