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S O E k S O S O CD o

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Anna Maria Hàbermann, L'ULTIMA LETTE-RA PER TIBOR, pp. 121, € 10,33, Giuntina, Firenze 2001

Nel romanzo L'ultima lettera per Tibor Anna Maria Hàbermann rievoca, con uno stile per metà epistolare e per metà diaristico, le tappe dell'amore giovanile di Chiara per l'ungherese Tibor; amore che dodici anni prima, nell'ottobre del 1956, l'ha trascinata nelle piazze d'Un-gheria durante l'insurrezione per l'indi-pendenza dall'Unione Sovietica. Proiet-tata di colpo in una

realtà sociopolitica agli antipodi del-la democrazia, e nella quale il pas-saggio dalla ditta-tura nazista a quel-la comunista si è compiuto senza so-luzione di conti-nuità, Chiara si ri-trova a lottare per la libertà, che non è soltanto la libertà di amare al di là di ogni confine, ma si confonde con la sete di libertà di un intero popolo. Divi-sa tra il dovere mo-rale di contribuire alla libertà di tutti e il diritto individua-le, perciò egoisti-co, di legare a sé

l'amante, Chiara impara ad amare pro-prio rinunciando all'amato, anche se ciò le costa la felicità. L'amore sbocciato te-neramente cede così il passo a una si-tuazione estrema: le drammatiche circo-stanze in cui la protagonista si viene a trovare la spingono a riflettere sul signi-ficato del dolore e della morte. Alla fine è la commistione di realtà e immagini oniriche, fuse in un continuum indistin-guibile, a dare consistenza alla vicenda. Man mano che si procede nella lettura, la narrazione assume un ritmo sempre più serrato, con uno stile molto più simi-le a una sceneggiatura cinematografica che alla narrativa.

SILVIA ULRICH

nevano finora della sola traduzione di Port Sudan (Donzelli, 1995), vincitore del Prix Fémina 1994. La recente traduzione di Meroe può dunque essere l'occasione per scoprire a un tempo lo stile originale di uno scrittore avido d'avventura nella vita e nella letteratura e le sofferte origini del Su-dan, sul cui territorio "si sono succeduti, nel corso degli ultimi trenta secoli, regni vagamente faraonici, principati cristiani, sultanati musulmani". Una serrata nar-razione in prima persona intreccia le in-quiete considerazioni di uno scrittore pagino afflitto dal ri-cordo ossessivo di un amore perduto alla ricostruzione dell'assedio otto-centesco di Khar-toum. La rievoca-zione storica non appesantisce mai il racconto, spesso ironico e discorsi-vo, che trova nella paradossale me-scolanza di culture e religioni della sto-ria sudanese la ci-fra stessa del ro-manzesco. I deca-denti porti sul Nilo di Khartoum, Port-Soudan e Meroe, affollati di relitti e vestigia del passa-to, divengono così approdo ideale per un'eccentrica accolita di avventurieri sui-cidi, alcolisti visionari, archeologi sadici, tutti sospesi sul confine tra la vita e la mor-te. Sotto la veste del romanzo storico e d'avventura, Meroe cela, infatti, una profonda riflessione sull'attrazione per "l'enigmatica potenza dell'insuccesso", implicito omaggio a Rimbaud, Wilde e Conrad, eroi della magnificenza del per-dersi citati con levità nel romanzo.

ANNALISA BERTONI

Olivier Rolin, MEROE, ed. orig. 1998, trad. dal francese di Maurizio Ferrara, pp. 237, € 14,90,

Passigli, Firenze 2002

Editore e giornalista con alle spalle un'infanzia africana e una giovinezza ten-tata dalla lotta armata, Olivier Rolin è au-tore di intensi romanzi e scritti di viaggio molto apprezzati in Francia, in gran parte ancora ignoti ai lettori italiani, che

dispo-p| novecento letterario

® italiano ed europeo

Giovanni Casoli

voi. 1 DaNafine dell'ottocento alia Seconda Guerra mondiale voi. 2 Dada seconda Guerra mondale aia fine del secolo. Appendi te sui cinema

• noto ù S S ^ e auton. europea ^

S i !

Maryse Condé, LA TRAVERSATA DELLA

MAN-GROVIA, ed. orig. 1989, a cura di Eliana Vicari Fabris, postfaz. di Marie-José Hoyet, pp. 224, € 15, Lavoro, Roma 2002

La struttura di questo romanzo è sem-plice: un uomo muore, e alla veglia fu-nebre i suoi compaesani evocano la sua vita e quella del piccolo villaggio di Ri-vière au Sei attraverso la memoria di lui. Per il lettore europeo sarebbe altrettanto semplice leggere quest'opera come un'Antologia di Spoon River in chiave caraibica. In realtà l'universo di Riviè-re au Sei è irriducibile ai canoni per noi familiari. Ad esempio, possono

disorien-tare gli innumerevo-li riferimenti al pae-saggio della Guada-lupa, profondamente simbolici ma privi di ogni compiacimento esotico. È improbabi-le che chi non ha mai visto una mangrovia colga pienamente il simbolo evocato dai titolo. Analogamente, per chi non conosce affatto la letteratura delle Antille risulterà difficile apprezzare la sapiente variazione sul tema tradizionale della narrazione du-rante una cerimonia funebre. Tuttavia il volume può essere accattivante anche per il lettore meno sperimentato. Un am-pio paratesto (intro-duzione, postfazione,

note, glossario e copertina esplicativa!) scioglie i principali nodi interpretativi e si spinge a giustificare le ardite quanto inevitabili scelte della traduttrice. Inoltre, avvicinandosi a questo tipo di letteratu-ra, in ogni senso diversa da quella euro-pea, conviene affidarci ai suggerimenti di Édouard Glissant: mettere sempre ia comprensione tra virgolette e accettare l'opacità di ciò che è ontologicamente altro, ovvero coglierne la poesia senza pretendere di capire e interpretare ogni tratto.

PAOLA GHINELU

Jean-Luc Raharimanana, SOGNI SOTTO IL SU-DARIO, ed. orig. 1998, trad. dal francese di Maurizio Ferrara, introd. di Marie-José Hoyet, pp. 71, € 7,74, Lavoro, Roma 2002

Sono veri e propri poemi in prosa quelli proposti dal malgascio Raharima-nana, e come tali, sfruttano ogni risorsa tipografica, retorica e strutturale per creare il ritmo della poesia. L'intensità di ognuno di questi episodi non si indebo-lisce con la sua conclusione, ma esplo-de in un'immagine potente o si ritrova nella struttura di un altro racconto. Cam-biando contesto, camCam-biando storia, ri-spondendosi tra loro, i simboli diventano versatili e polisemici, e come nella poe-sia proverbiale malgascia dell'hain teny acquisiscono un significato diverso a seconda del contesto. Dei poemetti bau-delairiani la prosa di Raharimanana ritro-va anche l'immagine disturbante e l'or-rore grandioso, associato a volte a una specie di tenerezza orrida. La materia che cementa

ulte-riormente l'unità di questi brevi testi giustifica queste immagini terribili: il volume infatti è de-dicato a"Ruanda e annessi". Il modo che ha il narratore per avvicinare la guerra esasperan-done spesso la morbosità e lo scan-dalo porta con sé la violenza supple-mentare dello zap-ping televisivo e il cinismo della cita-zione decontestua-lizzata. Ma la pre-senza del male, la morbosità dell'odio non sono fini a se stesse. Il dito pun-tato sulla guerra

et-nica, sul trapianto di organi, sulle migra-zioni dolorose diviene prospettiva sulla sofferenza umana, e spinge a una rifles-sione che non può prescindere dalla contemporaneità, ma deve uscirne per farsi ricerca. "Dico e voglia Dio che ci siano orecchie tese...".

(P.G.)

giovane donna riceve una strana lettera, firmata da un certo Marcel Jason, scrit-tore di professione, che le propone

100.000 franchi per fare l'amore con lei. L'offerta, inizialmente presa per uno scherzo, si rivela reale e dà inizio a un susseguirsi di vicende che arrivano a coinvolgere il marito e le amiche di Amé-iie, una sfegatata femminista, il sindaco del paese e persino la televisione, tra-sformando in fenomeno mediatico un fatto privato, che assume dimensioni spropositate. Vari equivoci, ripensamen-ti e persino un viaggio a Parigi, portano la bella "caffettiera", in un primo tempo propensa a cedere all'offerta di Jason, alla scoperta di un mondo che le sem-bra estraneo, confermandola nell'attac-camento alla Provenza e alla vita paesa-na. Associando a meraviglia umorismo e satira, questo racconto divertente, che si arricchisce di un'abile costruzione ro-manzesca all'interno della quale tutto si sdoppia, contiene anche una sottile de-nuncia del perbenismo e di certi com-portamenti ipocriti della nostra società nei confronti del denaro.

TIZIANA MAFFINI

Raymond Jean, L A CAFFETTIERA, ed. orig. 1995, trad. dal francese di Marie-Josée Latti, pp. 183, € 13, Battei, Parma 2002

Della vasta produzione di Raymond Jean, che ha esordito nel 1959 con Les Ruines de New York, un titolo che colpi-sce dopo l'11 settembre, erano sinora disponibili in versione italiana due opere dell'ultimo periodo, Mademoiselle Bo-vary e La Lettrice, pubblicate dalla edi-zioni Robin di Roma ("Biblioteca del Va-scello") rispettivamente nel 1994 e nel

1999. Esce ora, accuratamente tradotto, La caffettiera. La protagonista del ro-manzo è Amélie, radiosa esercente di un frequentato bar tabacchi di Saint-Florin, un paesino del Vaucluse. Un giorno la

Antonio Skàrmeta, L A BAMBINA E IL TROM-BONE, ed. orig. 2001, trad. dallo spagnolo di Irina Bajini, pp. 296, € 16,50, Garzanti, Mi-lano 2002

Lei è la piccola Magdalena, orfana di padre e di madre. Il trombone è quello di un avventuroso musicista, che l'ha condotta, attraverso gli oceani, dalle co-ste adriatiche di Malizia al lontano Ci-le. Sua missione è recapitarla ad An-tofagasta, fra le braccia dell'anzia-no e malinconico Stefano, offerta come nipote im-possibile dell'a-more infelice di Le nozze del poeta (Garzanti, 2000). Fra echi e richia-mi a questa scrit-tura precedente, si apre il nuovo ro-manzo di Antonio Skàrmeta: vicen-da di crescita e di formazione, attra-verso le essenziali esperienze della solitudine, dell'a-more e della mor-te. Giochi e fanta-sticherie dell'in-fanzia, fremiti e paure dell'adolescenza, entusiasmi e ideali della giovinezza, si intrecciano a frammenti della storia cul-turale e politica del Cile, dal secondo dopoguerra alla vittoria di Salvador Al-lende. Fra miti nordamericani e sugge-stioni cinematografiche, testi di rock, scoperte e ribellioni, si evoca, con gar-bo e sorridente ironia, tutta un'epoca, con i suoi piccoli e grandi eroi. Contem-plati dall'occhio screziato di sogni e di idealismi della protagonista, i personag-gi si riducono spesso all'incarnazione di un'idea: dal serafico Stefano, sospeso in un alone di mistero, al maestro Sepul-veda, crudele caricatura dell'intellettua-le di sinistra, fino a Pedro Pablo Pala-cios, moderna e sensuale versione dei principi delle favole. Dopo aver a lungo cercato nei mondi di celluloide un'alter-nativa alla mediocrità del reale, ia narra-trice suggerisce, trasformando ia sua biografia in romanzo, che ogni vita può generare una storia. Lezione consolato-ria di un'opera scorrevole ma un po' in-genua, capace di abbagliare di tanto in tanto il lettore con l'intuizione di un'im-magine.

, L'INDICE

• DEI L I B R I O E L U E S E B Ì

Henning Mankell, IL SEGRETO DEL FUOCO, ed. orig. 1995, trad. dallo svedese di Laura Cangemi, pp. 172, € 14, Labbri, Milano 2002

Mankell, scrittore svedese di romanzi polizieschi di successo anche in Italia, di-vide la sua vita tra la Svezia e il Mozambi-co, dove dirige un teatro. E qui, nel paese africano, è ambientato il suo libro per ra-gazzi che tocca il

dramma dei bambi-ni uccisi o mutilati dalle mine antiuo-mo (circa 10.000 ogni anno in tutto il mondo). "Questo li-bro parla di una persona indomita che si chiama So-fia. Esiste davvero, e ha dodici anni. Abita in uno dei paesi più poveri del mondo". Un giorno con la sorella Maria esce fuori dal sen-tiero sicuro e salta su una mina, per-dendo entrambe le gambe, mentre la sorella muore. Ma-ria viene curata, si salva, si adatta a camminare con due protesi, impara

a cucire. Un sarto, che lascia il lavoro per-ché vecchio e cieco, le regala la sua mac-china da cucire e la sua capanna, sulla cui porta la ragazza appende un cartello: "Sartoria. Proprietaria: Sofia Altana". Non potrà più correre e ballare, non sa se po-trà sposarsi e avere figli, ma "indomita" com'è, una che non si fa calpestare, che non si arrende, riesce a ricostruire se stessa e il proprio futuro. Sullo sfondo c'è l'Africa delle sofferenze, della miseria, delle guerre, dei massacri, del banditi-smo, delle vendette, ma anche di donne e uomini generosi che riescono ad accen-dere nel cuore di Sofia il fuoco della spe-ranza e della vita.

FERNANDO ROTONDO

tore, suggerendogli deviazioni alternati-ve, eventuali approfondimenti e dettagli su cui indagare, trasformando la visita-dovere in una visita-gioco, fatta di conti-nue scoperte. La copertina del volume è stata realizzata da una classe elementa-re, selezionata tra le molte che hanno partecipato al concorso "Metti Torino in copertina", promosso nel 2001 dallo

Spazio ragazzi del-la Fiera del libro in-sieme alla casa editrice Lapis, la Libreria dei ragaz-zi di Torino e il Di-partimento educa-zione del Castel-lo di Rivoli - Museo d'Arte Contempo-ranea, in un circolo virtuoso per cui i ragazzi dovevano conoscere la loro città per contribui-re a una guida che permettesse ad al-tri di poterla sco-prire. E che questa sia una scoperta inattesa è ben no-to: non è un caso che la cronologia che si può leggere all'inizio del volu-me e che parte dal terzo secolo a.C. si concluda proprio con l'anno delle Olimpiadi invernali, che ri-chiameranno a Torino turisti per lei piut-tosto insoliti.

SARA MARCONI

Willy Beck e Guido Quarzo, I BAMBINI AL-LA SCOPERTA DI TORINO, prefaz. di Ernesto Ferrerò, ili. di Lorenzo Terranera, pp. 143, € 12,50, Lapis, Roma 2002

Con la benedizione del sindaco di To-rino, che firma la quarta di copertina, e di Ernesto Ferrerò (direttore della Fiera del libro di Torino), che firma la prefazione, esce dall'editore Lapis una bella guida alla città sabauda dedicata ai bambini. Lapis ha in catalogo guide turistiche per bambini di Milano, Firenze, Venezia, Bo-logna, Roma, del Lazio e di San Marino; e perfino tre guide in inglese (Roma An-tica, Firenze e Venezia) per bambini turi-sti stranieri. L'idea di pensare una guida dedicata ai più giovani pare buona, sia che serva a rendere più coinvolgente una altrimenti faticosissima gita in una città sconosciuta, sia che fornisca uno strumento in più a chi in quella città ci vi-ve (penso alle scuole ma anche alle fa-miglie o - perché no - agli stessi ragaz-zini in vena di scoperte). La guida di To-rino - che contiene otto itinerari che du-rano tra le due e le tre ore, cinque visite fuori itinerario, tre gite nei dintorni, oltre a cartine orari e numeri di telefono utili per orientarsi nella città - nasce dalla colla-borazione tra un insegnante e scrittore di libri per ragazzi (Guido Quarzo) e uno storico dell'arte (Willy Beck), entrambi to-rinesi; i percorsi vengono indicati passo passo, inframmezzati da aneddoti diver-tenti, curiosità e modi di dire locali, da te-st e giochi che prendono spunto da ciò che si visita, da leggende curiose e rac-conti di fatti storici, da disegni e vignette; gli autori si rivolgono direttamente al

let-L A ZUPPIERA DI MARZUK, trad. dall'arabo di Lata Dafali, ili. di Chiara Carter, pp. 24, € 7,20, Carthusia, Milano 2002

"Storiesconfinate" è una collana frutto di un originale e stimolante progetto editoria-le al tempo stesso culturaeditoria-le e cartotecnico. Cominciamo da quest'ultimo aspetto. Il li-bretto, in cartoncino duro e lucido, si apre a fisarmonica: da una parte ci sono le pa-gine del testo scritto, dall'altra la storia è rappresentata da un'unica grande imma-gine lunga 138 cm. Ma l'aspetto più inte-ressante e innovativo è senz'altro quello culturale-educativo. Viene narrata una fia-ba etnica, in questo caso egiziana, con il testo in lingua originale a fronte. L'idea che sovrintende l'iniziativa, che si avvale della collaborazione della Provincia di Mi-lano e del coordinamento della nota esperta di rapporti interculturali Graziella Favaro, è quella di mostrare ai bambini ita-liani come la circolazione mondiale del fia-besco e dei popoli sia una sola cosa, e di presentare ai bambini immigrati da paesi stranieri e lontani qualche segno della cul-tura e del paese di provenienza. Per cono-scere e conoscersi reciprocamente me-glio. Contemporaneamente nella collana sono state pubblicate La coda della volpe, fiaba albanese, e II sale e lo zucchero, fia-ba peruviana.

( F . R . )

to di storie come la volpe lo è di oche: La volpe con il piffero magico. Ali Baa Baa e le 40 pecore, La principessa volpac-chiotta sul pisello, e I tre pulcini. Come si capisce dai titoli, i quattro racconti paro-dizzano celebri fiabe e hanno per prota-gonista una volpe, ora trionfante e ora sconfitta. Nell'ultima tavola si vede la vol-pe addormentata e l'oca che si allontana felice e starnazzante. Una interessante caratteristica della giovane casa editrice la Margherita è quella di fare promozione della lettura presentando personaggi

-solitamente animali, per favorire l'identifi-cazione dei bambini piccoli - che rac-contano o ascoltano storie, come avvie-ne, ad esempio, in Raccontami una sto-ria, sempre di Steer, in cui una nonna convince due maialini ad andare a dor-mire narrando loro una fiaba, o in Ge-deone, di Pascal Biet, dove un lupo vie-ne scacciato dagli animali delia fattoria perché disturba le loro letture, finché non impara a leggere anche lui.

( F . R . )

Yvan Pommaux, L'INVESTIGATORE JOHN GATTONI, ed. orig. 1993, trad. dal francese di Anna Morpurgo, pp. 34, € 15, Babalibri, Mila-no 2002

Si può rivisitare e ammodernare la fiaba classica di Perrault e dei Grimm contami-nandola con i moduli e i ritmi del giallo d'a-zione alla Chandler e alla Hammett, per di più sostituendo il testo tradizionale con le battute del fumetto? Sì che si può, se a condurre il gioco è Yvan Pommaux con maestria artistica e narrativa. Una bambi-na è scomparsa, la madre incarica l'inve-stigatore John Gattoni di ritrovarla, un lo-sco lupo chiede un riscatto, il private eye seguendo una pista trova un fazzoletto, un nastro, una cintura, un bottone, una scar-pa, un calzino, tutti rigorosamente rossi. "Mi ricorda quella oscura vicenda dove la bimba e la nonna sono divorate dal lupo..." pensa Gattoni. Che naturalmente ritroverà la bambina e la restituirà alla madre, dopo aver tramortito il lestofante, ottenendo la meritata ricompensa. Le splendide tavole a colori, proprie della tigne claire, vivono del contrasto tra il rosso degli indizi e l'at-mosfera ansiogena degli ambienti.

( F . R . )

Douglas Steer, E LA STORIA COMINCIÒ..., ed. orig. 2002, trad. dall'inglese di Viviana Rever-so, ili, di Elisabeth Moseng, pp. 13, € 15, La Margherita, Firenze 2002

Shahrazad, come è noto, rinviò la sua morte di notte in notte raccontando belle storie. Non diversamente si comporta una bella oca grassa che, catturata da una volpe affamata, e destinata alla pen-tola, riesce a procrastinare la sua triste sorte narrando quattro fiabe che di volta in volta allontanano il momento fatale. La novità cartotecnica dell'albo è rappre-sentata da quattro libretti incollati tra le pagine che contengono altrettante fiabe da leggere al piccolo ascoltatore

affama-to dagli spettri, due sposini sempre inten-ti a guardarsi negli occhi, un cane feroce quasi quanto il suo padrone, professori sadici e compagni insopportabili, i primi amori e le prime gelosie, fino a scoprire un mistero vero, uno di quelli di cui parla-no alla televisione, che li vedrà protagoni-sti e alla fine vincitori dove i "grandi" ave-vano fallito. Anche Domenica Luciani è fiorentina e ha un fratello, che oggi è il suo illustratore; non sappiamo se insieme sca-lassero i tetti, ma quel che è certo è che insieme fanno libri divertenti, e che sono, molto amati dai bambini.

( S . M . )

Domenica Luciani, Dì NOTTE SUI TETTI, COR-SARI PERFETTI, ili. di Roberto Luciani, pp. 253, € 7,50, Giunti, Firenze 2002

Pubblicato in una nuova collana dedi-cata a "pagine ad alto contenuto comico" (per due fasce di età: under 12 e under 14), il libro racconta di un sogno comune a molti bambini: quello, cioè, di avere un proprio mondo parallelo, un altrove in cui poter essere autonomi e avventurosi fino all'eroismo, un mondo dominato dai bam-bini, in cui i "grandi" si muovono goffa-mente, come esseri fuori posto. Per

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