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GIUDIZIO DIVINO PARTICOLA- PARTICOLA-RE E UNIVERSALE,

Nel documento GALATEO: DELLA SOCIETÀ PRI- (pagine 58-61)

ULTRATER-RENO Sul giudizio particolare. [...]

Preludio I - Costruzione del luogo:

Rappresentarmi quel momento nel qua-le, subito dopo la nostra morte, compa-riremo la prima volta d’innanzi al tribu-nale di Cristo Giudice de’ vivi e de’

morti per essere da lui giudicati. [...].

Punto I - Considerare chi giudichi in questo giudizio. La stessa Verità e Giu-stizia essenziale e sussistente e persona-le, Gesù Cristo Verbo di Dio, luce del mondo, sole di Giustizia, nel quale si specchieranno le anime tutte, e in cui ri-conosceranno immantinente e chiarissi-mamente tutte le più minime menzogne e ingiustizie onde fossero mai maculate.

- Giudice santissimo, che ama infinita-mente la verità e la giustizia, ed odia la menzogna e l’iniquità. - Giudice onni-potente, e perciò anche incorruttibile, che nulla spera e nulla teme né da’ Re, né da’ popoli, i quali davanti a Lui sono men che polvere portata dal vento.

Punto II - Considerare chi venga giudi-cato in questo giudizio. L’uomo, creatu-ra dello stesso giudice, e dalla infinita liberalità di lui fatto all’immagine e si-militudine di Dio, destinato al conosci-mento e all’amore della verità e della giustizia, e della conseguente felicità e beatitudine. Aiutato a questo gran fine dal lume preclaro della ragione, dalla natural libertà, dalla rivelazione, dalla

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fede e dalla grazia comunicata ad esso con tanta profusione e liberalità. [...].

Punto III - Considerare Di che cosa si giudichi in questo giudizio. - Di tutte quante le azioni interne ed esterne della vita, cioè: - Di tutti e ciascheduno de’

miei pensieri. - Di tutti e ciascheduno de’

miei affetti, desideri e volontà. - Di tutte e ciascheduna delle mie opere. - Di tutte e ciascheduna delle mie parole. - Di tutte le mie colpe, di tutti i miei peccati, di tut-te le mie imperfezioni, delle mie negli-genze tutte. - Di tutti i talenti e favori corporali, intellettuali e morali, così di natura come di grazia, dovendosi rendere stretto conto dell’uso e traffico che ne abbiam fatto: se contro o conforme al volere del Signore che ce li ha dati.

Punto IV - Considerare con qual codice si giudichi in questo giudizio. - Non col codice del mondo, non col codice delle umane passioni, non col codice de’ falsi profeti: ma col codice del Vangelo, che è la norma perfettissima e assoluta della Verità e della giustizia dataci dal Giudi-ce medesimo, e commentataci da’ suoi stessi divini esempî acciocché noi conformassimo tutte le azioni della no-stra vita secondo quella dottrina e quel-l’esemplare, secondo cui, e non altri-menti, egli avrebbe poi giudicato cia-scuno degli uomini.

Punto V - Considerare quando, dove, e a qual fine si giudichi in questo giudi-zio. - In quell’istante medesimo, che il mio spirito per morte sarà diviso dal corpo - nel secolo della verità, nel regno della giustizia. - Allo scopo di essere accolto in cielo, se sarò trovato perfetta-mente mondo e immacolato o rilegato nel carcere del Purgatorio se sarò trova-to col benché minimo delittrova-to o di colpa o di pena verso la divina giustizia - o fi-nalmente precipitato nell’inferno, se sarò trovato reo di un anche solo pecca-to mortale sia di opere, sia di desiderio, o sia di intenzione. [...].

Del giudizio universale. [...] Punto I -Contemplare la risurrezione de’ morti

mediante l’applicazione dei sensi im-maginarî: cioè vedere coll’occhio del-l’immaginazione commuoversi e sob-bollire la cenere e polvere in che fu ri-dotta la terra, per tramutarsi in una im-mensa moltitudine di corpi umani. [v.

MATERIA: 38. destino della m.] - Ve-dere le anime de’ giusti calare soave-mente dal cielo, e sbucare furiosasoave-mente dall’inferno quelle dei reprobi, per informare i propri corpi: quelli degli uni, bellissimi e gloriosissimi; quelli de-gli altri, bruttissimi e orribilissimi, ma tuttavia insieme confusi e misti. - Vede-re gli Angeli in atto di separaVede-re i giusti da’ rei, come il pastore apparta le peco-relle dai capretti, collocando i primi alla diritta, e i secondi alla manca di quel grande anfiteatro dell’eterna giustizia. -Udire il suono della tromba, e la voce dell’angelo gridante: «Sorgete o morti e venite al giudizio». - Udire le sante pa-role e i dolci colloquî de’ giusti risorti, coi propri corpi, fra di loro, cogli Angeli e con Dio: e al contrario le maledizioni, i rimproveri e le bestemmie de’ dannati contro a se stessi, contro ai compagni, contro agli eletti, agli Angeli e a Dio., verificandosi alla lettera quello che ne è scritto al capo V del libro della Sapien-za. - Odorare la fragranza celeste che spirano i corpi gloriosi de’ beati: e il fe-tore che emana da’ corpi de’ caproni in-fernali. - Gustare la soavità, la consola-zione, il gaudio de’ corpi beati, e la dol-cezza de’ casti lor baci: e provare al-l’opposto l’amarezza sensibile de’ re-probi, e i morsi feroci di quelle belve disperate e indiavolate. - Toccare la mollezza e la freschezza de’ corpi glo-riosi, e sentire la giocondità, e felicità de’ loro amplessi: e per l’opposto tocca-re e sentitocca-re l’asptocca-rezza, il bruciotocca-re, e il ghermire dei corpi dannati. - Or dove sarò io in quel gran dì? A quale di que-ste due classi apparterrò?

Punto II - Considerare la venuta del giudice mediante l’applicazione de’ sen-si immaginarî: cioè vedere gli stromenti

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della nostra Redenzione portati nell’aria dagli Angeli, e in ispezie la croce: Maria Vergine, Regina del cielo e della terra: il figliuolo dell’uomo, GESÙCRISTO giudi-ce de’ vivi e de’ morti con grande poten-za e maestà. Vedere gli eletti risorti ingi-nocchiarsi a terra adorando il loro Si-gnore, e volgendo a Lui gli occhi amo-rosi; vedere i reprobi torcere da Cristo gli occhi per lo spavento loro incusso da quel volto divino, e per essi, terribile;

vedere le coscienze tutte ignude e aperte dove apparisce ogni fatto, ogni detto, ogni desiderio, ogni intenzione. - Udire i buoni piangere di tenerezza al vedere la croce, e mandare mille benedizioni al-l’Agnello in essa sacrificato, e a Maria loro Madre e Avvocata pietosa. - Udire i reprobi piangere, e urlare di rabbia alla vista di quel segno adorabile: e invocare i monti e i colli, acciocché rovinando su di loro, li tolgano a quella vista troppo più insopportabile della morte; udire le lodi che Cristo, la Vergine e gli Angeli daranno all’innocenza o alla penitenza de’ giusti: e all’opposto i rimproveri, i sarcasmi, il suon di mano e le risa fra cui si pubblicheranno in faccia a tutte le creature le ribalderie, le ipocrisie e le ignominie de’ malvagi. - Odorare la spi-rituale fragranza, che spandono le im-macolate coscienze de’ giusti, e i fiori delle loro virtù, e i frutti delle loro sante operazioni. Al contrario odorare il puz-zo abbominevole che gittano le coscien-ze de’ rei, quasi sepolcri pieni di carca-me, e di polvere fetente, non più chiusi e imbiancati, ma spalancati e neri. - Gu-stare la dolcezza e l’amore ineffabile de’

buoni verso di Cristo e Maria, e la loro pace e sicurezza interiore: e invece ima-ginare l’odio degli empi verso quei divi-ni Personaggi: il morso del verme delle loro coscienze: e l’infinito dispetto, il rossore, la disperazione al vedere svelata e riprovata con sì solenne smacco la loro malizia.

Punto III - Contemplare la sentenza del giudice eterno mediante l’applicazione

de’ sensi immaginarî: cioè udire la sen-tenza che Cristo proferirà prima a favo-re de’ giusti collocati alla sua destra:

«Venite, o benedetti del padre mio, e possedete il regno apparecchiatovi già dalla costituzione del mondo». Udire quindi la sentenza che fulminerà a dan-nazione de’ reprobi posti alla sua man-ca: «Partitevi da me, o maledetti, al fuo-co eterno apparecchiato già al demonio e agli angeli suoi», ecc. (Matth. XXV

<34 e 41>). Udire le benedizioni, le pa-role di gioia de’ giusti: le maledizioni, gli urli, e le bestemmie de’ dannati al proferire della fatale sentenza. - Vedere prima il volto del giudice irato, terribi-lissimo più che folgore agli empî; e a un tempo il lietissimo aspetto di lui, e ama-bilissimo a’ giusti. Vedere i buoni solle-varsi da terra incontro a Cristo, a Maria ed agli Angeli, e distribuirsi qua e colà nel grande anfiteatro della giustizia trionfatrice: e i rei all’opposto cacciati dall’ira di Dio onnipotente, dal proprio peso immenso, e dal furore de’ carnefici infernali, travolgersi, e rovinare nel car-cere eterno. - Gustare i lieti sembianti, la perfetta beatitudine e il trionfo eterno e glorioso di Cristo, della Vergine e di tutta la corte celeste; imaginare la rab-bia, il supplizio e la miseria infinita e senza rimedio de’ reprobi. - Toccare e sentire la dolcezza ineffabile de’ cari amplessi, e de’ santi baci, onde lo Sposo divino accoglierà e introdurrà alle sue eterne nozze le anime giuste, sue spose, divenute per ciò una cosa sola con lui per la sua consumata carità. Sentire in-vece gli orribili urti, strazî e tormenti degli empi, così fra loro come da parte de’ demonî. - Odorare gli eterni profu-mi che da’ cuori de’ giusti ardenti di ca-rità perfetta saliranno al Dio della glo-ria, e della misericordia. E al contrario odorare il fetore e il fumo che dalla in-fernale fornace salirà per tutti i secoli al Dio della gloria e della giustizia. (Man.

Eserc., Appendice I o Meditazioni, pp.272-277)

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GIUDIZIO DEL POTERE

Nel documento GALATEO: DELLA SOCIETÀ PRI- (pagine 58-61)

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