• Non ci sono risultati.

Giuseppe, parrocchiale della località Buon Gesù Giovanni Bosco, parrocchiale della località Gerbone

» Architettura urbana

Busto Arsizio

Villa Ottolini-Tosi, una delle più prestigiose ville di Busto, era di proprietà di Ernesto Ottolini, uno

da Camillo Crespi Balbi, architetto di fiducia degli Ottolini. L'edificio fu costruito nel 1902 e la sua tipologia è quella del castello medievale, per la costruzione furono impiegati la pietra appena sbozzata e il mattone a vista. Elemento fondamentale che caratterizza la villa è la presenza di ferri battuti, realizzati dal celebre artigiano lombardo Alessandro Mazzucotelli. L'ambiente interno di maggior pregio è il salone, impreziosito da mosaici e da un soffitto di travi a vista decorate.

Villa Ottolini-Tovaglieri, una delle tre ville Ottolini della città ed era di proprietà di Enrico Ottolini,

uno dei tre figli di Carlo (sopra menzionato). Anche questo progetto fu redatto da Camillo Crespi Balbi e costituisce un vero e proprio monumento al potere economico della borghesia industriale della città. L'esterno è caratterizzato da uno spazio verde di dimensioni molto ridotte, che fanno apparire la villa come un palazzo cittadino. Rimangono particolarmente interessanti i ferri battuti tipicamente liberty del Mazzucotelli.

Villa Leone, la villa, in stile Liberty, è una delle più sontuose presenti a Busto Arsizio, fu progettata

dall'architetto Silvio Gambini nel 1910. La struttura dell'edificio è rimasta inalterata negli anni, pur avendo perso alcuni particolari decorativi, e la facciata è tutt'ora movimentata da cornici aggettanti, lesene e profilature.

Castellanza

Palazzo Brambilla, l'edificio risale al 1789, su progetto di Leopold Pollack, commissionato da

Cesare Carminati, appartenente alla famiglia Carminati de' Brambilla. Il grande complesso dalle forme severe e razionali, evidenzia il gusto neoclassico e ripropone lo schema a U, ricorrente nell’edilizia civile lombarda fin dal XVII secolo: il corpo centrale è infatti arretrato rispetto all'ingresso e più alto rispetto ai corpi laterali per creare un effetto prospettico che pone gli edifici allo stesso livello per chi li osserva dalla strada principale della città, già facente parte del tracciato della Strada Statale 33 del Sempione. All'interno le sale sono decorate con affreschi neoclassici, recentemente restaurati, ed una pala ottocentesca di 6x4 metri raffigurante il giuramento di Pontida di Giuseppe Castellani. Dal 1921 è sede del municipio, acquistata dall’Amministrazione Comunale grazie all’apporto economico dei proprietari delle principali industrie cittadine (Soldini, Cantoni, Pomini e Binda).

Legnano

Palazzo Leone da Perego, è probabilmente sorto sui resti di un precedente edificio dell' VIII

secolo. All'inizio del XIII secolo diventò nobile residenza estiva e, proprio grazie all'arcivescovo Leone da Perego da cui prende il nome, conobbe un periodo di splendore che si protrarrà sino alla fine del XV secolo. Riedificato nel 1897, nel 1973 la parte conosciuta come palazzo Ottone Visconti fu trasformata in sala conferenze e, successivamente, in cinema. La restante parte, dopo essere stata adibita a scuola materna, è dal 2001 area espositiva di SALe (Spazi Arte Legnano) e rappresenta uno dei cuori pulsanti della cultura legnanese.

Castello Visconteo, conosciuto come Castrum Sancti Georgi (Castello di San Giorgio) sorge su

un'isola del fiume Olona, la fortificazione è sorta su un convento di Regolari Agostiniani, e comprende la chiesetta dedicata a San Giorgio, la cui presenza è documentata fin dal 1231. Il castello di San Giorgio è stato di proprietà dei Visconti fino al 1437, quando l'ultimo signore della dinastia che dominava Milano, Filippo Maria, lo assegnò in dono al fedele Oldrado Lampugnani. Nel 1445 Oldrado ottenne il permesso per la fortificazione dell'edificio con torri, mura, fossato e ponte levatoio. Successivamente è stato di proprietà di varie famiglie nobiliari fino al 1973, quando è stato acquistato dal Comune di Legnano. Dopo secoli di degrado ed incuria, è stato ristrutturato e riaperto al pubblico nel 2005.

Monumento Alberto da Giussano, la statua è situata nella piazza antistante la Ferrovia, dedicata

ad Alberto da Giussano, il celebre condottiero lombardo che fondò ed organizzò la Compagnia della Morte, associazione militare di cavalieri che ebbe grande importanza nella Battaglia di Legnano. L'iconografia del monumento è stata in seguito utilizzata come logo dalle biciclette Legnano, dalla

squadra di calcio della città, dal Corpo Bandistico Legnanese e dal partito politico Lega Nord.

Olgiate Olona

Cascina del Buon Gesù, sulla strada provinciale del Sempione, frazione dei comuni di Olgiate

Olona, Castellanza e Busto Arsizio. Intorno al Seicento aveva nome "Cascina Selva Longa", e nell' 800 era nota come "Cascina delle Corde", poi "Cascina Cagnoeula".

» Archeologia industriale

Castellanza

Ex-Filatura Cantoni, caratteristica nel panorama dell'archeologia industriale per il recupero di

edifici storici industriali, è l'ex filatura, i cui stabilimenti sono stati riutilizzati in un'area coperta di 68.000 m2, per costituire la LIUC, (Università Carlo Cattaneo). Il complesso occupa anche un vasto parco di 26.000 m2 aperto al pubblico nel cuore della città. L'intero progetto del recupero è stato firmato dall'architetto Aldo Rossi.

Ex Centrale Termoelettrica della Società "Lombarda",costruita nel 1904, che ha cessato

l'attività nel 1961 ed è divenuta sede di uffici della società e centralina di smistamento ENEL. Abbandonata dal 2004, in base alla bozza del PGT è stata inserita nella lista dei beni storico- artistico-monumentali da tutelare e ne è previsto il restauro e il riutilizzo come albergo e residence.

Ex tintoria tessuti della Manifattura Tosi, fondata nel 1888, chiusa nel 1973 e demolita quasi

completamente nel 1995-1996; l'unico grande capannone rimasto è divenuto sede, nel 2003, della Biblioteca e del Centro civico.

Ex candeggio della Manifattura Tosi, rilevato dopo il 1973 dall'opificio Castellanza & Borri ed

ora abbandonato.

Ex Tintoria Cerini, ora fabbrica tessile PEPLOS, tutt'ora attiva ed abbastanza ben conservata.

Legnano

Cotonificio Cantoni, uno stabilimento appartenente all'omonima azienda tessile italiana attiva fra il

1830 ed il 1985. Nel 1855 la Cantoni fu la sola impresa della Lombardia a prendere parte all'Esposizione Universale di Parigi. L'opificio chiuse l'attività nel 1985, gli stabilimenti vennero demoliti all'inizio del XXI secolo per la realizzazione di un parco pubblico, un centro commerciale e delle abitazioni. Le uniche parti conservate sono le facciate sul Corso Sempione dei padiglioni per la lavorazione dei velluti, inaugurati nel 1931.

Ex Cotonificio Bernocchi, costruito nel 1898, ampliato negli anni trenta e abbandonato dal 1971,

composto da vasti edifici a uno o due piani in mattoni a vista, con copertura a "shed". Oggi in piccola parte viene riutilizzato da attività artigianali, per il resto permane in totale rovina.

Manifattura di Legnano, completata nel 1903 e chiusa da pochi anni, è un vasto edificio ad un

piano in mattoni a vista, con copertura a 'shed', ed edifici accessori tra cui una ciminiera in mattoni alta 78 metri.

Officine Meccaniche Franco Tosi, di interesse rimane il nucleo originario, di inizio Novecento, e

la relativa fonderia in via Rossini (ampi capannoni in mattoni a vista). Si tratta di un'azienda metalmeccanica italiana fondata nel 1881 da Franco Tosi, sviluppò nel 1904 il primo motore a vapore e nel 1907 diventò la prima azienda italiana a produrre i motori diesel. Prima dello scoppio della prima guerra mondiale vi lavorò Ettore Maserati, uno dei fondatori della Maserati. Negli anni’90, in un periodo di ristrutturazione dell’industria dell’energia, fu acquistata dall’Ansaldo gruppo Finmeccanica. Nell’estate del 2000 il ‘’Gruppo Casti’’ acquistò da Finmeccanica l’azienda. In questo momento prese il nome di ‘’’Franco Tosi Meccanica S.p.A.’’’. Nel giugno 2009 la Franco Tosi viene acquistata dalla società indiana Gammon, specializzata in opere civili.

» Musei

Busto Arsizio

Museo del tessile e della tradizione industriale, inaugurato il 30 gennaio 1997, espone macchinari

tessili e prodotti finiti (dalle fibre tradizionali alle nuove fibre sintetiche) dell'epoca che va dall'Ottocento fino ad oggi. Occupa uno degli edifici appartenenti all'ex cotonificio bustese. Nel 1978 il Cotonificio cessò la sua attività a causa dell'arretratezza degli impianti di produzione e, due anni più tardi, l'area venne acquistata al comune che, dopo alcuni anni, vi fece un parco. Nel dicembre 2007 il museo diviene una delle 167 strutture (97 musei e 70 raccolte museali) riconosciute ufficialmente dalla Regione per la qualità dei servizi resi ai cittadini attraverso il "marchio di qualità". Il giardino pubblico che circonda il museo, viene sfruttato, durante il periodo natalizio, per l'allestimento del mercatino e una pista per il pattinaggio su ghiaccio.

Civiche raccolte d'arte di palazzo Marliani-Cicogna, un tempo dimora dei conti Marliani,

proprietari della contea di Busto Arsizio tra XVII secolo e il XVIII secolo. La famiglia Cicogna Mozzoni, che aveva ottenuto il passaggio di proprietà, lo vendette all’Amministrazione della comunità che vi collocò gli uffici comunali e distrettuali, snaturandone lo stile e la conformazione strutturale. Il museo è stato aperto al pubblico nel 1990 per collocare opere d'arte di proprietà comunale, in gran parte opere di scuola lombarda databili dal XVI secolo fino agli inizi del XX secolo, vengono inoltre allestite mostre temporanee.

Museo delle Arti di Palazzo Bandera, l'edificio di origine industriale presenta soluzioni

architettoniche di ascendenza liberty, e dispone di una struttura realizzata secondo moderne concezioni museali adeguate alle normative europee, che occupa una superficie di oltre 3.500 metri quadrati, con 20 sale espositive, una sala per conferenze e ambienti riservati alle attività didattiche. Lo spazio espositivo vuole rappresentare un punto di attrazione per il pubblico italiano senza perdere di vista la valorizzazione del patrimonio locale, ponendosi come luogo d’indagine e di confronto per la città.

Museo di Arte Sacra di San Michele Arcangelo, uno dei due musei privati della città, ospitato

all'interno di alcuni locali parrocchiali vicino al millenario campanile della Chiesa di San Michele Arcangelo. La creazione del museo fu la conseguenza della raccolta del materiale della parrocchia di S. Michele Arcangelo, iniziata nel 1975. Nel 1988 venne avviato uno studio sistematico delle singole opere sotto la direzione di Lia de Pra Cavalleri, Giuseppe Gualmo ed Emanule Bisterzo, con la collaborazione della soprintendenza ai Beni Culturali della Lombardia.

Castellanza

Museo Enzo Pagani, Parco/museo di arte moderna e contemporanea, situato nei boschi nelle

immediate vicinanze di Castellanza, conta 650 opere, tra cui molte testimonianze delle avanguardie storiche del '900. Fondato nel 1957 ed inaugurato nel 1965, può' essere considerato il primo parco- museo sorto in Italia. Futurismo, dadaismo e surrealismo sono rappresentati dalle opere esposte, Jean Arp, Alexander Arcipenko, Nadia e Fernand Leger, Gaston Chaissac, Sonia Delaunay, Man Ray, Ettore Falchi, Hans Richter, Jan Koblasa, Andrè Bloc, Christian Peschke, Mimuro Miizuma, Haruhiko Uasuda, Tomori Toyofuku, Messina, Pomodoro, Tavernari, Veronesi e lo stesso fondatore Enzo Pagani, gli artisti. Il museo è anche diventata, negli ultimi mesi una location televisiva ambita e ricercata.

Legnano

Museo Civico Guido Sutermeister, conserva materiale archeologico proveniente dalla città e dal

territorio circostante, ed è stato allestito grazie all'assidua ricerca condotta dall'ing. Guido Sutermeister tra il 1925 e il 1964. Le collezioni si sono poi arricchite con materiale giunto al Museo da scavi della Soprintendenza Archeologica della Lombardia e da donazioni di privati. I reperti testimoniano l'esistenza di una civiltà della valle Olona sin dall’età del bronzo. L'edificio che ospita il museo, costruito nel 1928, riprende la dimora quattrocentesca di una delle nobili famiglie della

zona, i Lampugnani, il palazzo originale si trovava tra l'attuale strada statale del Sempione e l'Olona, ed è stato demolito nel 1927, per la costruzione del Museo furono quindi utilizzati i resti originali del palazzo, soffitti lignei a cassettone, colonne, camini.