Prima di iniziare l’analisi cercheremo di illustrare brevemente il principale modello teorico di riferimento, ossia la Fonologia della Reggenza (Government Phonology), ideata da Kaye, Lowenstamm e Vergnaud171 (d’ora in avanti LV) nel 1985 e negli anni successivi.
6.1 Government Phonology
La Government Phonology, spesso abbreviata in GP (in italiano tradotta con “Fonologia della Reggenza”), è uno dei modelli teorici interni alla fonologia, sviluppata da Kaye, Lowenstamm & Vergnaud (1985, 1990). Sebbene più di recente la Teoria dell’Ottimalità (Optimality Theory, OT), ideata da Prince & Smolensky (1991 e 1993) sia diventata al giorno d’oggi il modello teorico dominante tra i fonologi, GP continua a svilupparsi.
171
155
Lo scopo primario di GP è quello di fornire una base teorica per la formazione di sillabe possibili e parole possibili, ossia di stabilire dei princìpi universali per la formazione delle parole e delle strutture sillabiche delle lingue del mondo. L’idea fondamentale alla base di GP è che alcuni dei princìpi che regolano la sintassi siano in gioco anche all’interno della fonologia, seppur con ovvie restrizioni: ad esempio, la proprietà ricorsiva delle categorie sintattiche non è valida per quelle fonologiche (KLV 1985, 1990).
La Fonologia della Reggenza fa proprie tre regole fondamentali (KLV (1990:194)):
a) Privatività. È il concetto per cui le opposizioni fonologiche che sono privative al livello della rappresentazione lessicale rimangono privative a tutti i livelli. Perciò non esistono regole di default per sostituire tratti mancanti ma solo processi di diffusione monovalenti: le opposizioni privative non sono convertite in opposizioni equipollenti nel corso di una derivazione.
b) Universalità. Il set di processi fonologici disponibile agisce come una funzione che associa rappresentazioni iniziali a rappresentazioni finali. Di conseguenza, lo stesso oggetto fisico riceverà un’interpretazione uniforme in tutti i sistemi fonologici: le convenzioni di marcatezza sono universali. c) Non-arbitrarietà. Esiste una correlazione diretta tra un processo fonologico e
il contesto in cui occorre.
Le unità primarie della Fonologia della Reggenza non sono i “tratti fonologici” (features): in questo modello, la componente fondamentale dei segmenti è costituita dall’ELEMENTO172 e il segmento può essere o esso stesso un elemento o una
combinazione di questi. Gli elementi sono autonomi e sono unità pronunciabili in modo indipendente. La loro proprietà ricombinante prevede, ad esempio, che un elemento I possa combinarsi con un elemento Ae formare una vocale complessa [ɛ]. Questo è valido per tutti i suoni di tutte le lingue del mondo (KLV 1985:306).
172
Per convenzione, gli elementi vengono rappresentati in maiuscolo (Kaye, Lowenstamm, Vergnaud 1985:306).
156
Alcuni segmenti, come le vocali cardinali [i], [u] e [a] sono considerati dei primitivi, mentre altri invece sono dei derivati o delle composizioni di essi. Questa distinzione proviene dalla Teoria della Marcatezza di Chomsky & Halle (1968 e Kean 1975, 1979). In definitiva, in KLV (1985:307) leggiamo che gli elementi sono matrici di tratti contenenti precisamente un unico valore marcato. Il valore marcato (o hot
feature) di I sarà [-BACK], di U [+ROUND], di A [-HIGH].
Per combinare gli elementi, quindi due matrici completamente specificate, e derivare un nuovo suono, la teoria postula l’operazione chiamata FUSIONE (indicata
con ‘.’). Questa richiede due elementi: un operatore e una testa. Per convenzione, la testa viene posta a destra dell’operatore ( LV 1985:309). Per “fonderli”, si sostituisce il tratto hot dell’operatore con quello della testa. Perciò, per avere *ɛ] si sostituirà il tratto marcato di A [-HIGH], con quello di I [-BACK], dove I è la testa e A
l’operatore: A.I → *ɛ]. La fusione è asimmetrica, ossia A.I non è equivalente a I.A. Infatti, invertendo i ruoli di testa e operatore avremo [æ]. Inoltre viene introdotto il concetto di “vocale fredda” (cold vowel, indicata con ‘v’, KLV 1985:307), ossia un elemento senza tratti marcati. La fusione A.v dà luogo al segmento *ǝ+, la vocale centrale, detta schwa.
Abbiamo visto, in maniera molto sintetica, come KLV trattano la formazione dei segmenti sulla base della proprietà combinatoria degli elementi.
Vediamo ora come vengono considerate le sillabe nel modello teorico della Fonologia della Reggenza. Innanzitutto, LV (1990:199) definiscono l’esistenza di tre costituenti sillabici: l’Attacco (onset, O), il Nucleo (nucleus¸ N), e la Rima (rhyme, R). Nel framework di GP, i costituenti sono organizzati secondo la Reggenza Fonologica (Phonological Government), o relazione testa-complemento, definita in KLV (1990:198) come una relazione binaria e asimmetrica tra due posizioni scheletriche173. Per far sì che si abbia questo tipo di relazione devono essere presenti due tipi di condizioni: formali e sostanziali (“formal and substantive” LV
173
Una posizione scheletrica è indicata da una ‘x’ e corrisponde a un’unità temporale (timing slot, Marotta 2013:58 in Laudanna, Voghera 2013 ). Questo livello di analisi è chiamato ‘livello scheletrico’ (skeletal tier, aye 1989:125) e è responsabile dell’assetto temporale della stringa fonologica.
157
1990:198). Le condizioni formali coinvolgono le nozioni di ‘località’ e di ‘direzionalità’174; quelle sostanziali invece riguardano il tipo di materiale segmentale che può essere associato a una data posizione scheletrica all’interno di un dominio di reggenza. Questo sta a significare che alcuni segmenti hanno proprietà reggenti, ossia possono occupare posizioni scheletriche reggenti (governing skeletal
positions); altri invece possono essere reggibili, ossia essere associati a una
posizione scheletrica retta (da una testa).
Ora, un costituente sillabico è definito in KLV (1990:198) come un dominio di reggenza (governing domain) in cui la relazione reggente è sia strettamente locale che strettamente direzionale (la reggenza intra-costituente va da sinistra a destra, ossia segue la struttura testa-complemento). Il teorema che deriva dall’assunzione di queste condizioni prevede che tutti i costituenti sillabici siano massimamente binari, perciò i costituenti con più di due segmenti sono considerati mal formati (ill-
formed) secondo questo modello teorico. Sono leciti, ovviamente, i costituenti
composti da un solo membro. Aggiungiamo che la ramificazione, o complessificazione (branching), sinistra di R (la rima) è N (il nucleo). Dati questi principi (località e direzionalità stretta e binarismo massimale), viene esclusa una struttura sillabica composta da un nucleo ramificato seguito da una rima (ad esempio, una sillaba con una vocale lunga in sillaba chiusa è considerata illecita) in quanto la testa di N (σ1) non è adiacente alla posizione scheletrica del costituente R (σ3), come in Figura 8.
*R
N
x x x
σ1 σ2 σ3
Figura 8. Struttura sillabica illecita associabile a una vocale lunga o un dittongo pesante in sillaba chiusa (KLV 1990:200).
174
La località indica l’adiacenza di due segmenti; la direzionalità, invece, indica l’asimmetria di tale relazione.
158
Riassumendo quanto detto finora, per far sì che una posizione sillabica sia ben formata deve essere associata a un elemento recante proprietà di reggenza appropriate. Tali proprietà vengono definite in termini di “charm” (KLV 1985, 1990). Il charm, inizialmente, aveva due valori (positivo o negativo) e si riferiva principalmente ai costituenti nucleari, quindi alle vocali (KLV 1985). Estendendo il principio alla sillaba, quindi anche alle consonanti, viene postulato un altro valore per il charm, ossia il valore zero, o neutro, o assenza di valore (KLV 1990:202). I segmenti, dunque, possono avere o charm positivo (σ+) o negativo (σ-) o possono essere neutri (σo), vale a dire, senza valori di charm.
Nel modello di KLV, le ostruenti e le fricative non sibilanti hanno un charm negativo; le altre consonanti non hanno charm, cioè, sono neutre; le vocali hanno un charm positivo. I segmenti dotati di charm, sia positivo che negativo, possono fungere da reggenti; quelli senza charm possono, al contrario, essere retti. I segmenti σ+ non possono occupare una posizione esterna al nucleo; i segmenti σ- non possono occupare una posizione nucleare.
Come conseguenza, un attacco complesso, ossia composto da due segmenti, in cui quello più a sinistra è la testa del costituente O, deve avere in questa posizione un segmento con charm negativo e deve essere seguito da uno senza charm: questo fa sì che un attacco complesso tipico sia formato da un’ostruente o una fricativa non sibilante seguita da una liquida o un glide.
KLV, per dare sostegno alla proposta del binarismo massimale e delle relazioni di reggenza come descritte sopra, mostrano degli esempi dall’italiano. In italiano, infatti, esistono parole comincianti con il nesso /str/. Assumere che un nesso del genere costituisca un attacco complesso significa andare contro la teoria del binarismo; inoltre, /s/, una consonante sibilante, quindi senza charm, non può reggere una ostruente (in questo caso /t/), ossia un segmento con charm negativo; anche la località stretta è violata, in quanto /s/ non è adiacente a /r/. Si parla dunque di eterosillabicità del nesso /str/.
159
Andando per gradi, vediamo come si comporta l’italiano nei confini sillabici: le vocali in sillaba tonica aperta sono realizzate come lunghe ([ˈfaːto] vs. [ˈfatːo]). Coerentemente con la teoria di KLV, un nesso /pr/ può costituire un attacco e infatti la parola italiana /ˈkapra/ è realizzata con una vocale tonica lunga ([ˈkaːpra]). Diversamente, però, la vocale tonica in una parola come /ˈvɛspa/ non subisce allungamento, fatto che indica che la struttura sillabica di questa parola è /ˈvɛs.pa/: /s/ fa parte di R, e non costituisce un attacco con l’ostruente /p/; la vocale accentata, trovandosi in una sillaba chiusa, non si allunga, quindi possiamo affermare che il nesso /sC/ in posizione mediana non costituisce un attacco. KLV asseriscono che neppure in posizione iniziale i nessi costituiti da sibilante più ostruente formano un attacco. Questo è dimostrato dal comportamento dell’articolo determinativo e indeterminativo maschile. Come è noto, c’è variazione allomorfica per questi determinatori in italiano: /il/ e /lo/175, /un/ e /uno/. I primi allomorfi delle due coppie occorrono quando la parola comincia per ostruente, anche in attacchi complessi (/ilˈpraːto/, /unˈtratːo/); /lo/ e /uno/ invece quando la parola inizia per /s/ più consonante (/loˈstaːto/, /unoˈstraːto/). Nel primo caso (con /il/ o /un/) l’attacco non è vuoto, a differenza del secondo (con /lo/ e /uno/) in cui invece lo è. Questo dimostra che nemmeno in posizione iniziale i nessi sC(C) costituiscono un attacco. Al contrario, /s/ occupa la posizione rimale della sillaba precedente.
Passiamo ora alle relazioni di reggenza tra costituenti (Intercostituent Government, KLV (1990:209)). KLV (1990) usano degli esempi dal francese per dimostrare che una parola non è semplicemente una sequenza di sillabe ben formate176 (KLV (1990:209)). In francese esistono sia O che R complessi. Se il principio (33) è valido, allora si avranno due sillabificazioni possibili per una parola come /sakrɛ/ “incoronato”: /sak.ˈrɛ/ e /sa.ˈkrɛ/. Il francese ammette l’ostruente /k/ in posizione rimale (come in /sak/ “borsa”), ma nel caso di <sacrait> l’ostruente /k/ forma un attacco con la liquida /r/ seguente. L’ambiguità della sillabificazione francese è
175
E /l/ se la parola inizia per vocale.
176
160
parzialmente risolta postulando un principio di questo tipo: “data una scelta, selezionare una sillabificazione ammissibile che massimizza la posizione d’attacco” (KLV, 1990:210). I tre studiosi propongono però altri due principi:
a) Solo la testa di un costituente può svolgere la funzione di reggente; b) Solo il nucleo può reggere una testa.
I principi a) e b) riducono a tre le configurazioni possibili delle relazioni di reggenza tra costituenti:
i) nell’incontro di una rima e un attacco, la testa dell’attacco reggerà la posizione sillabica non governata della rima, vale a dire la posizione non nucleare;
ii) in una stringa costituita da N-O-N, il nucleo più a destra reggerà il nucleo che lo precede;
iii) nell’incontro di O e R, la testa di R, ossia il nucleo N, reggerà l’attacco O.
Come si può notare, la direzionalità nelle relazioni di reggenza tra costituenti è invertita: va da destra a sinistra, quindi con la testa alla fine. Tornado all’esempio del francese <sacrait>, allora la sillabificazione senza l’attacco complesso è automaticamente esclusa: se la reggenza fra costituenti ha un ordine testa- complemento invertito, /r/, che è un segmento sprovvisto di charm, non può reggere un segmento dotato di charm (negativo, come l’ostruente /k/); la sola sillabificazione possibile allora rimane quella in cui il nesso /kr/ o nessi equivalenti (ostruente più liquida) formano un attacco complesso.
Avvicinandoci sempre più al caso dei nessi creatisi in sardo per metatesi, affrontiamo brevemente il discorso sulle relazioni di reggenza tra segmenti sprovvisti di charm, ossia le consonanti sonoranti e sibilanti /l/, /r/, /m/, /n/, /j/, /s/, etc. Come abbiamo visto all’inizio di questo paragrafo, i segmenti consistono di una testa e uno o più operatori e possono essere definiti in base alla loro complessità. La complessità di un dato segmento si calcola in base al numero di operatori nella sua rappresentazione (può esserci una sola testa, KLV (1990:218)). La complessità è
161
gerarchica e segue la scala di sonorità177. Applicando il discorso ai segmenti neutri si dirà che uno di complessità maggiore può reggere un segmento con complessità minore: le nasali possono reggere le laterali, che a loro volta possono reggere le vibranti e i glide. Questo principio è valido solo nelle relazioni di reggenza tra costituenti (KLV 1990:218).
La teoria di KLV (1990) prevede un altro importante principio: il Principio della Categoria Vuota. Questo postula che una posizione può non essere interpretata foneticamente, ossia non pronunciata (inudibile), se è retta in modo proprio178. Il principio prevede quindi che un nucleo nell’ultima sillaba di una parola deva essere realizzato foneticamente in quanto non retto da un nucleo alla sua destra.
6.2 Analisi della sillaba metatetica in sardo
Oltre a Lai (2013), anche Bolognesi (1998) e Molinu (1999) si sono occupati della metatesi in sardo. Il primo autore basa il suo account su OT (Optimality Theory, Prince & Smolensky 1991, 1993) e postula una serie di vincoli179, vale a dire *Coda (“le sillabe non possono avere una coda”), Linear Order (“l’ordine lineare dell’input deve essere rispettato nell’output”) e Last Sandwiched Position (“l’attacco dell’ultima sillaba non può essere complesso”). Per Bolognesi (1998) la metatesi è un’operazione primitiva la cui applicazione è determinata dalla posizione di Linear
Order nella gerarchia dei vincoli. L’analisi di Molinu (1999), d’altro canto, è interna
alla Teoria dei Vincoli e delle Strategie di Riparazione180. In questa teoria i vincoli possono essere sia universali che parametrici (vale a dire specifici di una data
177
La gerarchia (o scala) di sonorità (o di sillabicità) è inversa alla gerarchia di forza articolatoria e è costituita da vari livelli, dal meno sonoro (o più forte) al più sonoro: occlusive sorde, occlusive sonore, affricate sorde, affricate sonore, fricative sorde, fricative sonore, nasali, laterali, vibranti, semiconsonanti, semivocali, vocali alte, vocali medio-alte, vocali medio-basse, vocali basse.
178 Il principio del Proper Government postula che il reggente non può esso stesso essere retto;
inoltre, il dominio di reggenza propria non può includere un altro dominio di reggenza (KLV 1990:219).
179 In OT, i possibili candidati per l’output vengono sottoposti all’operatore ‘valutatore’ secondo dei
vincoli organizzati in modo gerarchico. Solo il candidato che viola i vincoli più in basso nella gerarchia sarà quello che emergerà nell’output.
180
162
lingua): la grammatica di una lingua seleziona determinati parametri tra quelli proposti nella Grammatica Universale. I vincoli possono essere violati e in questa eventualità entreranno in gioco delle strategie di riparazione. Si tratta di operazioni fonologiche universali che inseriscono o eliminano del materiale fonologico al fine di soddisfare il vincolo violato. Riassumendo enormemente, per Molinu (1999) la metatesi181 è un fenomeno legato alla parametrizzazione dei dialetti sardi in relazione alla scala di sonorità.
Infine presentiamo la proposta di Lai (2013) rientra nel quadro della Fonologia della Reggenza182 (che abbiamo cercato di illustrare sopra). Più specificatamente, la linguista si collega alla teoria del modello CVCV183 e al modello chiamato Coda Mirror184. Nei paragrafi che seguono cercheremo brevemente di enunciare le caratteristiche principali di queste due teorie.
6.2.1 Il modello CVCV
In questo framework, conseguenza estrema del modello teorico di KLV (1985, 1990), le rappresentazioni fonologiche sono ristrette a sequenze di attacchi e nuclei. Questo significa che i costituenti complessi, che abbiamo visto finora e come descritti nel modello di KLV (1990), sono reinterpretati come sequenze di posizioni consonantiche e posizioni vocaliche e viene richiesta dunque l’occorrenza di nuclei vuoti (NV, d’ora in avanti): posizioni vocaliche prive di contenuto fonetico.
Nel modello CVCV, le posizioni in coda sillabica (o meglio, i segmenti associati alla posizione rimale post-nucleare185) sono interpretati come attacchi di nuclei vuoti; lo stesso vale per le teste degli attacchi complessi della teoria della Fonologia della Reggenza di KLV (1985, 1990).
181
E fenomeni ad essa correlati, quali l’epentesi tra /r/ e /l/ (it. “perla” > *ˈpɛrɛla+) e l’assimilazione (FORTE > [ˈfɔtːi]).
182 KLV (1985, 1990). 183
Lowenstamm (1996), Scheer (2004).
184
Ségéral & Scheer (1999), Scheer (2004), Ziková & Scheer (2010).
185
163
La distribuzione dei nuclei vuoti è regolata dal Principio di Categoria Vuota (KLV 1990) che abbiamo illustrato sopra; Scheer (2004:§60) rivede il principio e lo riformula come segue: “un nucleo non può essere interpretato foneticamente se è retto in modo proprio o è racchiuso in un dominio di Reggenza Infrasegmentale186 o si trova nella posizione finale del dominio”. Il reggente di un nucleo vuoto deve essere un nucleo pieno, ossia realizzato foneticamente, il che esclude l’occorrenza di due nuclei vuoti contigui. Nel modello CVCV, tutti i processi collegati alla sillaba sono espressi tramite due relazioni laterali che agiscono da destra a sinistra: la Reggenza e il Licensing, le quali hanno effetti opposti.
La Reggenza inibisce l’espressione segmentale del suo target, mentre il Licensing la favorisce. A legittimare deve essere un nucleo foneticamente pieno187. Come conseguenza, le consonanti in coda si trovano in posizione debole: non sono né rette, né legittimate. Sono infatti seguite da un nucleo vuoto che, non avendo una realizzazione fonetica, non può legittimare (e nemmeno reggere) la consonante che la precede. Anche le consonanti intervocaliche si trovano in una posizione debole, anche se in maniera differente: esse sono rette da un nucleo pieno ma non sono legittimate. Si trovano in posizione forte invece le consonanti che seguono un nucleo vuoto (ossia le consonanti post-caudali): queste sono legittimate dal nucleo pieno che le segue ma non sono rette; infatti, l’azione di reggenza del nucleo pieno si riversa sul nucleo vuoto.
In CV stretto188 esiste una terza relazione laterale, che abbiamo introdotto sopra: la Reggenza Infrasegmentale (RI). Scheer (2004:54) definisce RI come (t.d.a):
“*…+ l’equivalente della Reggenza al livello della struttura interna dei segmenti. Al livello sillabico, la Reggenza descrive una relazione laterale laddove una posizione piena stabilisce la Reggenza su una posizione vuota. RI fa lo stesso sotto il livello scheletrico. Anche gli effetti sono identici: un nucleo vuoto è circoscritto e non deve apparire in superficie”189.
186 Vedi più avanti nel testo. 187
Charette (1990).
188
L’altro nome con cui è noto il modello CVCV.
189
164
RI è quindi responsabile della coesione di una liquida e un’ostruente in un nesso TR190 tautosillabico, vale a dire un attacco complesso (Brun-Trigaud & Scheer 2010:17). Tuttavia, nel modello CVCV, e al contrario della Fonologia della Reggenza Standard (KLV 1985, 1990), le sonoranti sono considerate essere più complesse delle ostruenti e quindi la gerarchia è inversa: le sonoranti reggono le ostruenti e sono la testa di un attacco complesso191. Il nucleo vuoto incassato in un nesso TR non ha bisogno di essere retto per via di RI (Reggenza Infrasegmentale) (Scheer 1999, 2004) ma può comunque reggere e legittimare.
Ad esempio, in PETRA, l’ostruente /t/ è retta dal nucleo vuoto incassato tra essa e la
liquida, il quale si trova in un dominio di Reggenza Infrasegmentale e è da esso legittimata: “l’abilità dei nuclei di reggere e di legittimare dipende dalle loro proprietà fonologiche piuttosto che fonetiche e sono, dunque, attori laterali solo se non sono retti, a prescindere dalla loro realizzazione fonetica, attuata o meno” (Brun Trigaud & Scheer (2010:19, 20)).
Lowenstamm (1999) afferma che le lingue del mondo possiedono una sillaba CV vuota nel confine sinistro delle parole. La presenza di una sillaba CV vuota è considerata essere in variazione parametrica: per alcune lingue è disponibile, per altre non lo è.
Per quanto riguarda la posizione iniziale, Scheer (2014) scrive:
a) alcune lingue ammettono solo nessi TR; altre hanno la stessa distribuzione dei nessi in posizione mediana; in nessuna lingua del mondo i nessi ammessi in posizione iniziale sono ristretti al tipo RT;
b) in alcune lingue le consonanti in posizione iniziale sono particolarmente forti; altre non hanno un comportamento particolare in questo senso; in nessuna lingua del mondo le consonanti in posizione iniziale sono particolarmente deboli;
190
‘T’ sta per ostruente e ‘R’ per liquida.
191
Come sottolinea Lai (2013:nota 9), la dicitura ‘attacco complesso’ è meramente notazionale, in quanto in questo modello non esistono i costituenti complessi.
165
c) in alcune lingue le vocali in posizione iniziale possono alternarsi a zero, come le vocali in posizione mediana; in altre non si riscontra un comportamento particolare in questo senso; in nessuna lingua le vocali in posizione non iniziale non possono alternarsi a zero se invece possono farlo quelle in posizione iniziale.
Postulare una sillaba CV vuota all’inizio delle parole è utile per spiegare le tre ipotesi appena elencate: nelle lingue che la possiedono è previsto che la consonante iniziale sia in posizione forte (legittimata e non retta); le consonanti iniziali nelle lingue che ne sono carenti sono invece in posizione debole (rette ma non legittimate).
Lingue come l’inglese e quelle del gruppo romanzo, possiedono una sillaba CV vuota all’inizio delle parole, a differenza delle lingue semitiche e slave (Lowenstamm 1999, Scheer 2004).
6.2.2 Il modello Coda Mirror
In questo modello, i processi di fortizione e lenizione all’interno di una lingua vengono espressi in termini di Reggenza e Legittimazione. Come abbiamo visto sopra, una consonante in posizione intervocalica è retta ma non legittimata, quindi