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Gli anni Trenta

Nel documento Naturali Minerali Sintetici (pagine 72-76)

dell'architettura alpina

3.1 Gli anni Trenta

Negli anni Trenta, per la prima volta, si possono delineare dei filoni operativi che formalizzano i contributi sperimentali forniti precedentemente da architetti, artisti e studiosi, e che determineranno in modo importante quanto verrà costruito fino all'epoca contemporanea.

Dai testi letti in funzione della ricerca è possibile sintetizzare uno scenario, che comunque è piuttosto complesso, in quattro approcci ben distinti che vengono qui presentati congiuntamente ad alcuni progetti esplicativi.

Il primo modello è quello di tipo conservativo, il quale, in maniera piuttosto ovvia, prosegue quanto veniva fatto nei primissimi esempi di costruzioni montane "Swiss style".

I sostenitori di tale corrente ritengono che quanto viene realizzato in ambiente montano non si debba distinguere prepotentemente da ciò che la popolazione locale ha sempre edificato, così da non rovinare un'armonia che si è creata nel corso di secoli; il rapporto centrale che tali edifici devono coltivare è dunque quello con la tradizione.

Lo scopo principale degli architetti conservatori è di non dare nell'occhio, seppur non riproponendo pedissequamente i caratteri dell'architettura tradizionale. Il progetto emblematico qui individuato è il Berghutte dell'architetto tedesco Paul Schmitthenner, una casa per vacanze in tirolo realizzata all'inizio degli anni trenta. L'edificio è sollevato dal suolo e poggiato su dei tozzi pilastri in pietra locale e risulta formato da un corpo rettangolare costruito con la tecnica del telaio in legno e coperto da un tetto a due falde inclinate.

La presentazione del progetto è corredata da una serie di fotografie che, in linea con la teoria che ha portato alla realizzatione, pone il fabbricato quasi in secondo piano rispetto alla natura circostante.

Il secondo modello di riferimento coincide con quanto appena visto per l'intento di non volersi distaccare eccessivamente da quanto esiste già, in questo caso però la preesistenza con cui confrontarsi è individuata nella morfologia del luogo, non nel costruito; la massima attenzione viene quindi spostata dal rapporto con la tradizione a quello con il territorio.

Figura 3.6. fotografia della Berghutte di Schmittenner Fonte: C. M. Fingerle, Architettura contmporanea alpina, Ed. Birkhauser Basel, 1996

Figura 3.7. pianta e sezione della Berghutte di Schmittenner Fonte: C. M. Fingerle, Architettura contmporanea alpina, Ed. Birkhauser Basel, 1996

73 Nell’'approccio mimetico le forme

architettoniche sono determinate da quelle naturali che si trovano nel contesto e che vengono studiate e riproposte dagli architetti.

Gli edifici che ne risultano godono di un rapporto strettissimo con il territorio su cui sorgono, realizzandone quasi un'appendice che da alcune angolazioni si distingue appena.

L'esempio che si è scelto di riportare è la stazione a monte realizzata per la funivia di Nordkettenbahn dell'architetto Franz Baumann.

L'edificio di riferimento è quello più alto in quota perché, come già accennato precedentemente, man mano che si lascia la realtà di valle le forme architettoniche appaiono più libere, e il caso qui presentato ne è un esempio lampante.

La linea è infatti scandita da tre stazioni le cui forme sono strettamente correlate alle necessità che le diverse quote presentano. I primi due edifici presentano ancora attinenze con il modello dello chalet, seppure già riletto in chiave più funzionale, mentre il punto d'arrivo, situato a una quota superiore rivela un assetto del tutto originale.

La costruzione risulta completamente addossata alla parete rocciosa e pare quasi fondersi con essa, inoltre, allo scopo di

proteggere dai forti venti, la copertura scende lungo tutta la parete più esposta con l'effetto di richiamare la superficie monolitica della roccia retrostante.

Nel complesso l'edificio dà l'idea di essere stato ricavato da una crepa sul fronte della montagna, come se fosse parte di essa. Agli antipodi di questa posizione si pongono i restanti modelli, i quali subiscono maggiormente l'influenza dei mutamenti che stanno avvenendo a livello internazionale, avvicinandosi al pensiero dei Moderni.

Un primo gruppo, in linea con le idee di promozione del turismo di massa in montagna, pone l'accento sulla panoramicità del territorio, realizzando edifici che, attraverso grandi finestre o terrazze esposte a valle, permettano di goderne la vista.

Si tende così a riproporre le forme dell'International Style che si concretizzano, in primo luogo, nell'uso di grandi volumi puri aperti sul fronte più panoramico, che cercano la relazione con il territorio non come elemento fisico, ma come paesaggio. L'architettura moderna applicata all'ambiente montano si formalizza entro breve in un modello emblematico: la costruzione a falda unica aperta verso il paesaggio a monte.

Figura 3.8. Fotografia della stazione d'arrivo della Nordkettenbahn

Fonte. C. M. Fingerle, Architettura contmporanea alpina, Ed. Birkhauser Basel, 1996

74 Di tale configurazione è possibile reperire

numerosissimi esempi, tra tutti qui si è scelto di approfondire il progetto dell'ospizio commemorativo di Eduard Kruger costruito nella Foresta Nera nel 1931-32 a 1200 m d'altezza.

L'edificio risulta estremamente semplice, disegnato su una pianta a L leggermente divaricata che definisce uno spazio semiprotetto rivolto verso il panorama su cui si apre una grande terrazza.

Per amplificare l'effetto della veduta, il visitatore è condotto attraverso percorsi che la privano, fino a trovarne la massima espressione proprio sula terrazza.

A sottolineare ancora una volta la centralità del panorama, l'intento commemorativo dell'edificio è esplicitato attraverso alcune scritte incise sulle grandi vetrate verso valle. Il volume è chiuso da una copertura a falda unica sotto cui trovano posto un piano verso monte e tre verso valle.

Un elemento di modernità è da riconoscere anche nel rapporto con l'architettura vernacolare a cui il progettista ha voluto alludere attraverso l'uso alternativo di un elemento tecnologico antico; le facciate dell'edificio sono, infatti, interamente coperte di scandole lignee, che la tradizione vorrebbe collocate in copertura, così per la prima volta la "pelle" dell'architettura diventa strumento di relazione.

L'ultimo approccio progettuale che si vuole qui riportare è forse solo una sfumatura più tecnologica del precedente, ma risulta interessante in quanto apre la strada all'architettura Hi-tech, che vedrà un grande seguito nell'ambito montano.

Il filone tecnologico cerca una legittimazione delle forme attraverso motivazioni tecnologiche che rendono gli edifici "inattaccabili" anche nelle condizioni ambientali più ostili.

Figura 3.10. Prospetto Sud e piante dell'ospizio commemoraivo di E. Kruger con vista sulla terrazza Fonte: C. M. Fingerle, Architettura contmporanea

alpina, Ed. Birkhauser Basel, 1996

Figura 3.9. Fotografia dell'ospizio commemoraivo di E. Kruger con vista sulla terrazza

Fonte: C. M. Fingerle , Architettura contmporanea

75 La prima conquista in questa direzione è

quella delle realizzazioni dei primi tetti piani in montagna, in particolare attraverso la tecnologia del tetto freddo sottoventilato. L'esempio massimo di tale corrente risulta essere il rifugio e osservatorio Capanna Vallot, ricostruito nel 1937 da Paul Chevalier sul monte bianco.

L'idea di base è di realizzare una gabbia di Faraday attraverso l'assemblaggio di pareti multistrato prefabbricate a valle costituite da legno e alluminio.

Il progetto inaugura una serie di sperimentazioni tecnologiche che saranno d'ora in poi imprescindibili per l'architettura montana: da un lato la questione della prefabbricazione, la quale porta con sé i problemi di leggerezza, trasportabilità, e montaggio; dall'altro le prime attenzioni alla efficienza dell'edificio di fronte alle difficili condizioni ambientali a partire dalla coibentazione fino alla resistenza ai carichi di neve e vento.

Figura 3.11. Fotografia del rifugio Vallot Fonte: A. de Rossi, R. Dini, Architettura alpina

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3.2 Gli anni

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