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Gli approcci all’individuazione delle tipologie 82

CAPITOLO 3 Un tentativo di analisi della ruralità delle regioni europee 81

3.1   Gli approcci all’individuazione delle tipologie 82

Negli ultimi anni numerose sono state le ricerche finanziate dall’Unione europea con lo scopo di ottenere una lettura più strutturata del territorio rurale europeo tramite la definizione di tipologie di aree al fine di costruire una politica indirizzata ad una sempre maggiore efficacia ed efficienza (TERA, SERA, SCARLED).

Infatti, la letteratura si è concentrata prevalentemente sull’analisi dei singoli interventi; ad esempio, numerosi sono contributi sull’analisi degli effetti delle misure agro ambientali, che di fatto rappresenta la voce di spesa prevalente all’interno della politica, e il loro impatto sul territorio o sulle imprese agricole, (Weiss, et al. 2009; Finn et al., 2009), che rimangono però confinati all’interno di aree circoscritte (Regione o Stato membro). La mancanza nella letteratura di uno studio che affronti il problema nella sua complessità ovvero che analizzi la politica di sviluppo rurale nel suo insieme e contemporaneamente contribuisca a fornire un quadro di sintesi a livello europeo è da attribuirsi sia alla complessità della struttura della politica di sviluppo rurale che comprende interventi molto eterogenei sia per la numerosità di obiettivi che tali interventi perseguono sia per la difficoltà di trarre conclusioni di sintesi quando si passa ad una copertura geografica sovranazionale. A ciò si aggiunge la scarsità di dati disponibili, soprattutto a livello Nuts3.

L’esigenza di un maggiore approfondimento avvertita dal policy maker europeo non è solo testimoniata dalle numerose ricerche finanziate in materia di sviluppo rurale che hanno ad oggetto il tentativo di individuare delle tipologie rurali che consentissero sia di preservare il carattere specifico del locale e contemporaneamente di fornire una sintesi a livello europeo ma anche dalla particolare attenzione dedicata nella programmazione 2007- 2013 circa l’utilizzo, la raccolta e l’elaborazione di dati e indicatori relativi alla politica. Infatti nell’ultima programmazione il legislatore europeo ha rafforzato la procedura di valutazione strutturando un sistema di indicatori (Commissione Europea, 2007) al fine di tentare di determinare in maniera più sistematica e coerente rispetto al precedente periodo di programmazione, l’impatto della politica sul territorio.

Il quadro comune di monitoraggio e valutazione si sostanzia in un set di indicatori suddivisi in indicatori di baseline, output, risultato e impatto. Mentre i primi consentirebbero di delineare le caratteristiche socioeconomico e territoriali della regione su cui il programma dovrà essere attuato nonché a meglio struttura e indirizzare l’intervento del policy maker locale a cui è demandato il compito di definire nel dettaglio la struttura della politica di sviluppo rurale i restanti tre gruppi di indicatori mirano ad individuare appunto, l’output, il risultato e l’impatto del programma. Nell’analisi che segue si tenterà di utilizzare gli indicatori di baseline disponibili a livello Nuts3 al fine di individuare gruppi omogenei di province e di conseguenza verificare se la divergenza tra i gruppi individuati coincida con diversi profili di spesa per le politiche di sviluppo rurale.

3.1.1 Gli approcci alle tipologie basati sulla performance

Fra le più recenti disamine sugli approcci utilizzati nella definizione delle tipologie rurali, la rassegna di Copus et al. (2008) identifica in maniera ampiamente articolata sia il ruolo delle metodologie formali che delle numerose nomenclature di tipologie rurali all’interno dell’Analisi degli Impatti Territoriali. L’analisi dei processi che favoriscono i cambiamenti socio economici delle aree rurali europee e la dinamica incrociata di questi mutamenti fra le diverse parti dell’Unione Europea ha interessato un numero notevole di contributi in letteratura. Pur essendo distinti gli approcci condotti in ciascuno di questi contributi, Copus et al., in relazione alla tematica dello sviluppo rurale individuano tre macroaggregati nella bibliografia relativa all’individuazione delle tipologie nelle aree rurali, funzionali tra loro, in particolare: la modellistica spaziale/territoriale, la caratterizzazione delle aree rurali e l’analisi degli impatti territoriali.

La prima di queste attività riguarda una notevole varietà di modelli a partire da schemi qualitativo/concettuali fino ad arrivare a modelli operativi in grado di fornire indicazioni quantitative e dettagliate grazie allo sviluppo di evolute base dati. Il panorama applicativo di questa miriade di modelli abbraccia realtà regionali o nazionali (Roberts, 1995) ma ci sono anche modelli implementati per stimare gli effetti delle politiche rurali fra i principali Stati Membri (Agmemod, Capri).

All’interno degli studi sulla caratterizzazione delle aree rurali sono incluse le metodologie che mirano a caratterizzare in maniera dicotomica i territorio oggetto di analisi. Un esempio in questa direzione è rappresentato dalla definizione di ruralità fornita dall’OCSE (1996).

L’analisi dell’impatto territoriale ha ad oggetto la possibilità di verificare se esiste concordanza fra i cambiamenti socio economici, l’incidenza delle policy settoriali, con gli obiettivi fissati dalla politica stessa. Questa serie di contributi include sia analisi di tipo descrittivo relativamente ad indicatori socio economici, sia sofisticati modelli micro e macro quali ad esempio modelli Input-Output estesi e schemi di analisi dei costi benefici.

Nonostante rimangano indipendenti, gli approcci di studio appena identificati sono legati e reciprocamente funzionali. La caratterizzazione preliminare dell’area o del settore oggetto dell’indagine è chiaramente una precondizione nello sviluppo della modellistica spaziale/territoriali come ad esempio i modelli basati su Matrici di Contabilità Sociale o modelli di Equilibrio Economico Generale. Allo stesso tempo, questi ultimi possono rappresentare la base sulla quale sviluppare l’individuazione delle tipologie.

All’interno della letteratura di settore, ai fini di questa tesi, gli approcci che sono di particolare interesse riguardano quelli che hanno ad oggetto l’individuazione delle tipologie basato sullo studio delle performance di indicatori socio economici ambientali, che, secondo Copus et al.. (2008) possono essere di supporto alla successiva analisi dell’impatto territoriale.

L’approccio prevalente nella classificazione spaziale delle aree può essere in prima istanza distinta di due metodologie: aggregativa e disaggregativa. Nella prima gli individui oggetto di studio sono raggruppati sulla base della loro similarità mentre nei metodi disaggregativi si parte da una popolazione di individui che viene progressivamente suddivisa in gruppi sulla base di un criterio selezionato a priori. Tendenzialmente quest’ultimo metodo è il meno comune.

I lavori che fanno riferimento alla metodologia aggregativa tendono a procedere a una analisi fattoriale con l’obiettivo di ottenere delle variabili chiave complesse inferiori a quelle di partenza, seguita da una cluster analysis.

I numerosi contributi in letteratura, hanno ad oggetto lo studio di un singolo paese (Ferrao e Lopes, 2003; Aubert, et al., 2006; Anania e Tenuta, 2008, Lowe e Ward, 2009) o macro aree comprendenti coppie di paesi (Barjak, 2001; Psaltopoulos et al., 2004) ed utilizzano prevalentemente metodologie aggregative mentre sono pochi i lavori che nell’ambito della tematica dello sviluppo rurale, definiscono delle tipologie sulla base delle caratteristiche e delle performance delle aree analizzate.

Tra i principali lavori che travalicano il territorio nazionale in termini di area oggetto di studio, il contributo di Terluin et al. (1995) propone un analisi della validità e della congruenza dell’individuazione delle aree svantaggiate in Europa (Eu-12) utilizzando

la ricchezza procapite e il valore aggiunto netto aziendale di 87 regioni (dati FADN) tramite una metodologia disaggregativa basata su macro aree geografiche (Nord, Centro e sud Europa). La stessa metodologia è applicata dallo stesso autore nell’analisi delle regioni olandesi (Nuts3) nel 2005, considerando indicatori relativi alla densità di popolazione e all’occupazione con l’obiettivo di individuare le aree problematiche del territorio con implicazioni di policy relativamente alla programmazione dei fondi strutturali e sviluppo rurale. In lavoro individua nove tipologie di aree (leading, middle e lagging) all’interno di macrogruppi basati sulla densità di popolazione delle aree oggetto di studio (regioni altamente urbanizzate, urbanizzate e meno urbanizzate).

Copus (1996), nell’ambito di una commessa della Commissione europea interessata all’individuazione di tipologie nell’area europea, analizza le Nuts3 dell’Europa a 12 utilizzando sia una metodologia aggregativa che disaggregativa evidenziandone vantaggi e svantaggi e concludendo in favore di quest’ultima. In particolare in una prima fase, sulla base di 47 indicatori socioeconomici e tramite un’analisi fattoriale seguita da una cluster, individua 15 gruppi che rappresentano il contesto per l’approfondimento di casi di studio specifici. Successivamente l’autore, mediante un’analisi multicriteri su 16 indicatori selezionati, individua 11 gruppi all’interno di tre tematiche: grado di ruralità e perifericità, performance economiche e trend economici.

Ballas et al. (2003) nell’ambito di un progetto europeo finanziato dal quinto programma quadro47, nel tentativo di produrre un avanzamento nell’individuazione delle tipologie per una lettura sintetica delle aree europee oggetto di analisi e allo scopo di dedurre indicazioni di policy nell’ambito della programmazione dei fondi strutturali, propone innanzitutto una rassegna sull’argomento e utilizzando una metodologia aggregativa (analisi fattoriale seguita da una cluster sia gerarchica che non gerarchica) su i principali indicatori socioeconomici relativi alla ricchezza procapite, popolazione, occupazione e struttura dell’economia oltre ad un indicatore di perifericità riferito ai principali agglomerati urbani delle regioni Nuts 3 dell’Europa a 12, arriva ad individuare oltre 25 tipologie di aree. Questo lavoro ha il vantaggio di sintetizzare la problematica di ottenere delle tipologie rappresentative e al contempo caratterizzate dalla semplicità di interpretazione e dalla replicabilità del metodo utilizzato, ma di fatto conclude con ben 25 tipologie ed utilizzando comunque una metodologia di difficile applicazione al di fuori del mondo accademico.

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The Future of Europe’s Rural Periphery: The Role of Entrepreneurship in Responding to Employment

Continuando a considerare i lavori con oggetto di studio il territorio Europeo, il lavoro di Bollman et al.. (2005) propone di individuare con metodi disaggregativi un ulteriore partizione delle tipologie di ruralità individuate dall’OCSE sulla base di indicatori relativi alla popolazione e alla crescita economica a livello Nuts2 e Nuts3, tramite l’applicazione di soglie di riferimento ai valori delle variabili, determinando così ulteriori 3 sotto categorie (leading, middle, lagging) alla partizione classica fornita dall’OCSE.

Vidal et al.. nel 2005, con l’obiettivo di esaminare le caratteristiche spaziali delle aree rurali europee(12 Stati membri), prende in considerazione variabili a livello demografiche, economiche, la struttura dell’occupazione e variabili settoriali relative all’utilizzo della superficie, alla struttura fisica ed economica delle aziende agricole e al numero di capi di bestiame a livello Nuts2 e Nuts3 sulle quali procede ad un’analisi a componenti principali seguita da un’analisi dei gruppi riuscendo ad individuare oltre 13 cluster. Se anche il lavoro presenta una bassa replicabilità ha il merito di essere un primo tentativo di analisi spaziale che prenda in considerazione variabili specifiche relative al settore agricolo applicate al territorio europeo a livello istituzionale Nuts3.

Sulla base della letteratura analizzata, nei successivi paragrafi si presenta un tentativo di individuare gruppi di province omogenee tra loro, mediante metodologia aggregativa, al fine di verificare se l’eterogeneità tra gruppi corrisponde ad un diverso profilo di spesa