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Gli ostacoli dell‟adesione del Giappone al TPP

Il percorso verso l‟adesione a questo trattato era già cominciato tra il 2009 e il 2010, durante il governo Hatoyama (DPJ). Il premier, dall‟inizio del suo mandato cominciò a lavorare in maniera più stretta con gli USA, al fine di dare una scossa alla situazione di stallo del cosiddetto Doha Round,191 cercando di far giocare al Giappone un ruolo proattivo nella liberalizzazione del commercio e degli investimenti.192

Tra il 2010 e il 2011, il premier Naoto Kan (DPJ) ha sottolineato l‟importanza dell‟adesione del Giappone al TPP, lanciando lo slogan “Aprire il paese nell‟epoca Heisei (Heisei no

kaikoku)”.193

Allo stesso modo, l‟amministrazione Noda (DPJ), tra il 2011 e il 2012, ha dichiarato che se il Giappone avesse aderito ai trattati del TPP, sarebbe stato uno stimolo per rendere la zona dell‟Asia Pacifica il motore trainante dell‟economia mondiale.194

Tuttavia nessuna di queste amministrazioni, a causa della forte opposizione del Nōkyō, ha davvero compiuto passi importanti verso l‟adesione di trattati economici che potessero in qualche modo portare all‟abolizione delle tariffe di importazione dei prodotti sensibili.

Il governo Abe invece, per poter portare il valore dell‟export a 1 trilione di yen entro il 2020, si vede costretto a rendere il settore agricolo più competitivo nei mercati stranieri. Per questo motivo nel 2013, in totale opposizione con il Nōkyō, con buona parte della burocrazia e del suo stesso partito, ha annunciato la decisione del governo di partecipare alle trattative del TPP, in modo da sfruttare la pressione internazionale per avviare la riforma del settore agricolo.195 Per poter fare questo, il suo progetto prevedeva di eliminare gli ostacoli che impedivano (e impediscono tutt‟ora) al Giappone di aprirsi al mercato internazionale.

Per prima cosa Abe ha agito per unificare una burocrazia fortemente divisa. Storicamente infatti, una delle ragioni per cui le politiche commerciali del Paese sono rimaste in una fase di stallo, è rappresentata dal diverso approccio riguardo a temi di liberalizzazione del commercio

191

Maggiori informazioni sul Doha Round: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2011-05- 02/doha-round-130456.shtml?uuid=AaEXXiTD

192

Aurelia George MULGAN, “The politics of trade policy”….,cit., p. 26

193 Ibidem 194 Ibidem 195

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da parte del MAFF e del Ministero dell‟Economia del Commercio e dell‟Industria (METI). Se da un lato il primo supporta politiche rivolte alla protezione dell‟agricoltura, dall‟altro, il secondo spinge per liberalizzare il commercio in modo da aumentare l‟export.196

Nel corso degli anni, i due ministeri hanno pubblicato dati contrastanti riguardo i vantaggi e gli svantaggi del TPP, questo perché fino al 2013 essi non utilizzavano le stesse formule per calcolare costi e benefici di un‟ipotetica adesione del Giappone ai trattati.197 La situazione sembra essere stata risolta dal ministro del METI dell‟amministrazione Abe, Motegi Toshimitsu, il quale ha proposto al MAFF di unificare la ricerca sugli effetti della partecipazione del Giappone al TPP.198 Il ministro Hayashi ha accettato la proposta, un passo importante nell‟apertura del MAFF verso i trattati di libero scambio. Tuttavia, come vedremo in seguito, anche quest‟ultima scelta del ministero è stata attuata in vista di reali benefici che quest‟ultimo potrebbe godere nel caso in cui il TPP dovesse andare a buon fine.

Il secondo ostacolo contro cui il governo Abe si è scontrato, è l‟opposizione al TPP dimostrata da una parte del suo stesso partito. Nel dicembre 2012, più di 160 membri del LDP sono stati eletti alle elezioni politiche, aggiudicandosi i seggi delle zone rurali. Molti di questi sono stati eletti grazie al diretto sostegno del Nōkyō, il quale ha sicuramente fatto pressioni sull‟elettorato consigliando di votare per i candidati che dichiaravano apertamente la loro avversione verso il TPP.199 Per i politici eletti in queste zone rurali non è facile, come abbiamo già avuto modo di constatare nel capitolo 2, rifiutare di seguire le indicazioni del delle cooperative agricole, in quanto essi hanno paura di poter perdere di colpo il sostegno del loro elettorato. Il Nōkyō quindi è in grado di utilizzare i politici del LDP per minare il buon esito dei trattati del TPP. Non solo, esso sta anche cercando di costruire una vasta coalizione nazionali di tutti i gruppi che sono contrari a queste negoziazioni. In più sta perpetuando il tentativo di creare un caso ideologico contro il TPP, portando in campo temi come: la preservazione della tradizione Giapponese, della sua cultura e della sua storia, tutti temi che hanno facile presa sui sostenitori del protezionismo.200

196

Aurelia George MULGAN, “The politics of trade policy”….,cit., p. 27

197

Nel 2010 il MAFF pubblicò una ricerca secondo cui l’ingresso del Giappone nel TPP avrebbe comportato una diminuzione del PIL pari a 7,9 trilioni di yen; il MITI, invece, dichiarò che in base ai dati raccolti, un ipotetico ingresso del Giappone nel TPP, avrebbe comportato un aumento del PIL di 10.5 trilioni di yen. Ibidem

198

La ricerca ha dimostrato che una partecipazione del Giappone al TPP porterà un aumento del PIL di 3.2 trilioni di yen in dieci anni. Aurelia George MULGAN, “The politics of trade policy”….,cit., p. 28

199 Aurelia George MULGAN, “The politics of trade policy”….,cit., p. 29 200

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Queste ultime considerazioni, mettono in evidenza come il pericolo maggiore per la piena adesione al TPP da parte del Giappone resti il Nōkyō. Se si elimina la sua opposizione, anche tutti gli altri ostacoli finiranno per cadere con esso.

Se infatti l‟agricoltura nazionale si trova in uno stato di declino ed è incapace di competere a livello internazionale, la responsabilità è riconducibile quasi esclusivamente al Nōkyō. Il totale dell‟output del settore è crollato dagli 11 mila e 700 miliardi di yen del 1984, agli 8 mila e 200 miliardi di yen nel 2011.201 In particolare, la decrescita nella produzione del riso è stata particolarmente significativa tra il dopoguerra e gli anni recenti; se nel 1960 lo share del riso occupava il 50% del volume prodotto dall‟intero settore agricolo, nel 2010 esso ha raggiunto a malapena il 20 %.

Dato che il livello di produzione del riso è considerato il primo indicatore dello stato di salute del mercato dei prodotti agricoli giapponesi, la sua decrescita dimostra in maniera inequivocabile come l‟intero settore stia soffrendo.202 Osservando i dati, tenendo conto del fatto che le alte tariffe di importazione hanno protetto il mercato interno dalla concorrenza dei prodotti stranieri, risulta evidente come la stagnazione che affligge l‟agricoltura sia riconducibile esclusivamente all‟egemonia del Nōkyō. Egemonia che non consente al sistema di subire mutazioni, in quanto esso svolge la sua azione di influenza a tutti i livelli statali: livello nazionale, livello prefetturale, livello locale (vedi capitolo 2). Gli stessi dati inoltre, confermano l‟ipotesi che , più il settore agricolo viene protetto dalla competizione mondiale, più la sua crisi si fa acuta.203