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La goliardia nera all'università di Roma: dalla Caravella a Lotta di Popolo

Capitolo quarto

La goliardia nera all'università di Roma: dalla Caravella a Lotta di Popolo

1. Il FUAN “Caravella”

“Solo sul finire degli anni Cinquanta la politica fa irruzione nelle università dove la destra neofascista del FUAN (Federazione unitaria azione nazionale) [sic] e della «Giovane Italia», l'organizzazione giovanile del MSI, dominava su una maggioranza di studenti qualunquisti che solo le chiassate goliardiche sembravano coinvolgere ed entusiasmare”1

. Così Simona Colarizi ha giudicato il mondo studentesco nella fase anteriore allo snodo del 1960. È condivisibile l'assunzione delle mobilitazioni del luglio '60 quali momento di massificazione, o irruzione, della politica a livello studentesco, ma il giudizio nel suo complesso è probabilmente troppo severo, se non altro troppo netto. Senz'altro i gruppi goliardici neofascisti furono in grado di affermarsi rapidamente e di mantenere le loro posizioni per un lungo periodo, ma non per questo in una posizione dominante. Non trova inoltre grossi riscontri l'asserzione di un disinteresse così smaccato nel mondo goliardico, se non altro non in quello romano. Ben prima di quello snodo cronologico, nel gennaio 1947, il questore di Roma Polito informava infatti il capo della polizia che

Per riflesso di una consuetudine, invalsa da qualche tempo, l'Università di Roma, centro naturale degli studi, è divenuta anche la innaturale sede di manifestazioni e competizioni politiche, che i vari partiti vanno, con crescente ritmo, organizzando per risolvere le proprie crisi interne per chiarire e definire posizioni e orientamenti […]. I congressi e i convegni politici si svolgono sempre – si sa – in un'atmosfera arroventata, capace di eccitare e sollevare con estrema facilità lo stato d'animo delle masse universitarie di per se irrequiete ed effervescenti, estendendo agitazioni che potrebbero trasformarsi in deplorevoli e non disinteressate gazzarre2.

Il giudizio di qualunquismo dei goliardi formulato in quel passaggio dalla Colarizi può tuttavia essere smussato se letto come una relativa sfiducia nei confronti dei partiti di una parte consistente degli studenti, in considerazione di una società universitaria ancora legata a modelli tradizionali. Nella stessa segnalazione Polito interpretava, non senza un certo paternalismo, gli umori della 1 S. Colarizi, Storia del novecento italiano. Cent'anni di entusiasmo, di paure, di speranza, Rizzoli, Milano, 2000, p.

401.

2 ACS, MI, GAB (1947), b. 58, fasc. “Roma. Università”, segnalazione della Questura di Roma n. 01943/Gab, Città Universitaria – Fermento fra le masse studentesche, 18/1/1947.

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gioventù studiosa che si mette a rumore ed eleva le sue proteste contro il ripetersi, nell'ambito della propria Università, di congressi e convegni politici che alterano la fisonomia [sic] dell'ateneo e turbano il ritmo degli studi. Rifacendosi all'antica e tradizionale concezione, secondo la quale l'ateneo è un luogo concluso, e inaccessibile a elementi estranei, e in particolar modo alla forza pubblica, gli studenti hanno prospettato al rettore, anche con recenti manifestazioni, inscenate nella città Universitaria la necessità di porre fine alla riprovata consuetudine e di restituire l'importante centro di studi alle sue naturali funzioni3.

Ed in effetti il 20 gennaio il rettore dell'ateneo romano sospese la concessione di aule e locali universitarie per manifestazioni non strettamente accademiche; ne concederà nel luglio successivo una per un convegno organizzato dal Partito repubblicano, promettendo che dopo quella non ce ne sarebbero state altre in cambio dell'assicurazione da parte degli studenti che non avrebbero scatenato incidenti4. Per quanto, insomma, gli studenti mostrassero di voler tenere fuori dai confini

della città universitaria partiti e istituzioni pubbliche, già in quei primi anni non appaiono entusiasmati solo da chiassate.

Nel dicembre 1948 venne fondata l'Unione nazionale universitaria rappresentativa italiana (UNURI)5

, la federazione nazionale degli organi elettivi studenteschi, che per un ventennio costituirà il luogo del confronto politico in ambito accademico. Recentemente Maurizio Ridolfi6

ha definito l'università il crogiolo della classe politica7

; essa rifletteva le

molteplici tendenze, legate alle diverse esperienze della seconda guerra mondiale rispetto agli anni della grande guerra (e tra i due dopoguerra): l'immagine più debole dello Stato nazionale e delle sue istituzioni (l'esercito in primo luogo) nella rappresentazione della nazione, la desacralizzazione del corpo dei morti (non più eroi da venerare, ma vittime da commemorare), il protagonismo dei giovani nella Resistenza e nella Repubblica sociale, con un conseguente e aspro conflitto di memorie tra le associazioni dei reduci di “vincitori” e “vinti”8.

3 Ibidem.

4 Cfr. ivi, nota della DGPS n. 442/2248, Roma – Studenti, 31/1/1947; nota del Min. della pubblica istruzione, div. III n. 8001, Uso Aula Magna dell'Università di Roma, 19/4/1947; fonogramma della Questura di Roma n. 00184/Gab, 5/7/1947.

5 La severità del giudizio della Colarizi è dovuto probabilmente ad un errore di datazione della fondazione dell'organismo studentesco, che posticipa addirittura al 1964, quindici anni dopo la sua effettiva fondazione. Cfr. S. Colarizi, Storia del novecento italiano, cit., p. 402.

6 Cfr. M. Ridolfi, Giovani e generazioni politiche nel secondo dopoguerra, in M. De Nicolò (a cura di), Dalla trincea alla piazza, cit., pp. 279-293.

7 Ivi, p. 288. 8 Ivi, p. 286.

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Le formazioni politiche dell'ambito accademico che a partire dagli anni Cinquanta si confrontarono nei parlamentini universitari, anche se formalmente indipendenti, estendevano in quel mondo la competizione partitica. Ciò ad eccezione dell'Unione Goliardica Italiana, formazione che propendeva per i partiti laici ma che era effettivamente scevra da connessioni con la politica parlamentare. Se a livello nazionale quest'ultima rappresentò, insieme alla democristiana Intesa, la forza maggioritaria9

, nell'università di Roma la presenza degli studenti neofascisti si impose molto presto nelle dinamiche rappresentative studentesche.

I goliardi neofascisti, come detto e com'è noto, si inquadrarono principalmente nel Fronte Universitario di Azione Nazionale (FUAN), fondato, formalmente come organismo indipendente dalla struttura giovanile missina, il 20 maggio 1950 quale centro di aggregazione dei gruppi goliardici neofascisti sorti in vari atenei italiani nei due anni precedenti. Vi aderirono, oltre alle delegazioni universitarie missine di Trieste e della Venezia Giulia, dell'Abruzzo e della Basilicata, di Bari, Cagliari, Firenze, Forlì, Lecce, Modena, Napoli, Pavia, Piacenza, Pisa e Sassari, i preesistenti gruppi universitari “Carroccio” di Milano, “Fiamma” di Catania e Palermo, “San Marco” di Padova e Venezia, “Gioventù Goliardica” di Bologna, “G. D'Annunzio” di Perugia, “La Fiaccola” di Torino, “A. Oriani” di Ferrara, “Duca D'Aosta” di Genova, “Riscossa” di Benevento e “Caravella” di Roma10

.

Poco prima del varo del FUAN, era stata formata la “Corporazione Universitaria Romana” diretta da Roberto Mieville e da un consiglio direttivo formato da Caradonna, Luigi Mosillo e Luciano Bassi. Contro l'organismo, che secondo la Questura era arrivato a circa duemila iscritti, si scatenò la “violenta reazione del Consiglio Studentesco di Interfacoltà che, nella riunione del 10 [maggio] […] ha deliberato all'unanimità di interessare il Rettore Magnifico di Roma perché il Senato Accademico provveda a far cessare l'attività della Corporazione Universitaria Romana, quale organismo non riconosciuto né dalla massa studentesca né dalle Autorità Accademiche”11

. L'iniziativa promossa dal MSI può essere inquadrata nel rifiuto di riconoscere gli organismi universitari di rappresentanza democratica, quali l'UNURI e l'Organismo rappresentativo universitario romano (ORUR), ovvero il consiglio interfacoltà. La Corporazione Universitaria 9 Cfr. ivi, p. 288: “L'associazione maggioritaria (circa il 40%) era l'Unione Goliardica, con simpatie per i partiti laici tra gli aderenti e però senza vincoli formali. Era una forza analoga a quella raggiunta dalle diverse associazioni del mondo cattolico, unite nell'Intesa: raccoglievano il il 15% i neofascisti del Fuan e ancora meno, il 7% circa, i comunisti”.

10 Cfr. ACS, MI, PS, Cat. G (1944-1986), b. 190, fasc. “Fronte universitario di azione nazionale e gruppi universitari dipendenti (I fascicolo)”, s.fasc. “Atti anno 1950”, segnalazione della Questura di Roma n. 062118/UP, Fronte Universitario di Azione Nazionale, 21/5/1950.

11 Ivi, segnalazione della Questura di Roma n. 054195/UP, Movimento Sociale Italiano: attività universitaria, 13/5/1950.

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Romana ebbe vita breve (la Questura ne segnala la cessata attività nel 1951 e l'iscrizione di tutti i suoi membri all'ORUR)12

, ma la sua effimera presenza ben rappresenta il contraddittorio compromesso della presenza neofascista nelle strutture democratiche. Un opuscolo del '63 di ricostruzione della storia del FUAN si interrogava retoricamente su come potesse conciliarsi “la posizione ideologica del Gruppo criticamente avversa alla democrazia universitaria, così come strutturata attraverso i parlamentini sorti all'indomani della cosiddetta «liberazione» con la sua partecipazione alle elezioni”, trovando una risposta nella volontà di “inserirsi nelle organizzazioni del tempo per minarlo o distruggerle o quantomeno riformarle”13

.

Il gruppo romano “Caravella”, era stato formato tra la fine del 1947 e l'inizio del 1948, “quando la spirale dell'antifascismo stringeva sempre più ogni settore della vita italiana [da] un pugno di giovani dei quali alcuni erano ex combattenti dell'Esercito della Repubblica Sociale Italiana, taluni erano reduci dai campi di prigionia, altri infine erano appena usciti dai banchi di scuola”14

. Una presenza neofascista alla città universitaria, in ogni caso, è riscontrabile anche negli anni precedenti. Il 2 novembre 1945 fu ritrovata una corona di alloro recante un nastro di carta con su scritto “Agli Universitari caduti per la causa fascista”, al centro della quale pendeva una bomba a mano15

; la notte tra il 23 ed il 24 marzo dell'anno seguente fu invece rinvenuto un gagliardetto fascista issato su un tendone di fronte al palazzo del rettorato16

. Nei primi anni del dopoguerra la città universitaria costituì un ambiente di aggregazione importante per i neofascisti romani, rimasto nella memoria di molti di essi come una sorta di punto di partenza per una legittimazione esistenziale (di fascisti nell'antifascismo) e di partecipazione politica attiva, sia in relazione ai retaggi della seconda guerra mondiale e soprattutto della guerra civile, sia in quanto ad una attività più propriamente studentesca. Si è già detto degli scontri del gennaio 1947, rievocati, con un tono tra l'epico ed il vittimistico, proprio nell'opuscolo del FUAN del '63:

i “fascisti” […] accorsero numerosi nell'aula I della facoltà di giurisprudenza ed ivi caddero nell'agguato teso loro dai partigiani comunisti capitanati da Moscatelli. Bastoni, mazze ferrate, pugni di ferro e strapotere del numero infierirono selvaggiamente sui giovani che risposero alla bestialità degli aggressori con una difesa disperata e col canto di “Giovinezza” in cui, sfogando la rabbia di non poter reagire nella misura 12 Cfr. ACS, MI, PS, Cat. G (1944-1986), b. 190, fasc. “Fronte universitario di azione nazionale e gruppi universitari dipendenti (II fascicolo)”, segnalazione della Questura di Roma n. 050533/UP, Corporazione Universitaria Romana, 18/2/1952.

13 FUAN, Contributo alla storia del FUAN, cit., p. 8. 14 Ivi, p. 7.

15 Cfr. ACS, MI, GAB (1944-1946), b. 196, fasc. “Roma. Movimento fascista (1946)”, fonogramma della R. Questura di Roma n. 01000/Gab, 2/11/1945,

16 Cfr. ivi, fonogramma della R. Prefettura di Roma n. 4834/Gab, 24/3/1946. 174

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voluta, lanciarono il grido della loro sfida all'avversario17.

A un anno di distanza, il 14 febbraio 1948, durante un'assemblea degli studenti del Fronte Democratico Universitario (emanazione studentesca del Fronte Democratico Popolare) presso la facoltà di Lettere, cui era intervenuto lo scrittore Massimo Bontempelli,

la esigua schiera affrontava la marea comunista […] proprio su quel terreno in cui l'avversario si riteneva invincibile: quello dell'azione […] interveniva in gruppo serrata, affrontava con decisione l'assemblea prevalentemente composta di squadre operaie del PCI, ridicolizzava il neo santone dell'antifascismo presente, polemizzava ferocemente mediante l'intervento dei suoi oratori e, nella colluttazione che fatalmente seguiva, impartiva ai compagni la prima severa lezione, facendo sentir loro con la durezza dei colpi che le aule dell'Università non erano più cosa loro. Per continuare a restarvi bisognava, da allora in poi, fare i conti con i “fascisti”18.

Di là dall'esagerazione dei toni della rievocazione, («l'Unità», che come visto non lesinava esaltazioni delle risposte antifasciste alle alzate di capo dei neri, liquidò l'episodio come un tentativo di “alcuni facinorosi, non si sa se più stupidi o in mala fede […] di inscenare una gazzarra […] messi a tacere e cacciati dall'aula”19

), è interessante in questo passaggio l'individuazione memoriale di un possibile punto d'inizio di una presenza neofascista permanente nell'ateneo romano, dal momento che da allora in poi questa doveva essere considerata, e la descrizione dell'attivismo (manesco) come qualcosa di usurpato e riconquistato agli avversari.

A metà del novembre successivo, un gruppo di circa quaranta universitari neofascisti tentò di interrompere una conferenza tenuta dallo storico Ambrogio Donini in occasione della Giornata internazionale degli studenti, istituita in memoria degli studenti e professori uccisi dai nazisti a Praga nel novembre 1939. Ne nacque “una breve ma violenta mischia nei corridoi e per le scale”20

. Pochi giorni dopo, ai primi di dicembre, la “Caravella” si pose a sua volta a difesa delle lezioni di Nicola Pende, l'endocrinologo accusato di essere stato uno dei firmatari del manifesto della razza (circostanza peraltro non vera), riammesso all'insegnamento presso il dipartimento di patologia medica. Il 3 e soprattutto il 6 dicembre le lezioni furono interrotte con “fischi e grida ostili […] culminando nello scoppio fragoroso di petardi” da parte di “numerosi studenti democratici, molti 17 FUAN, Contributo alla storia del FUAN, cit., pp. 7.

18 Ivi, pp. 7-8.

19 Gli studenti di tutte le tendenze per la rinascita dell'Università, in «l'Unità», 15/2/1948. Cfr. anche A. Carioti, Gli orfani di Salò, cit., pp. 107-108.

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dei quali ebrei” che finirono per azzuffarsi con i neofascisti fino all'intervento della Celere21

.

I primi segnali di vitalità universitaria da parte neofascista non furono, tuttavia, unicamente direzionati allo scontro con i compagni, vista la partecipazione massiccia ed unitaria dei goliardi romani alla mobilitazione per l'istituzione della sessione invernale degli esami che ebbe luogo negli ultimi giorni del novembre 1949. Dopo una settimana di sciopero, gli studenti si scontrarono con la Celere il 28, il 29 ed il 30 novembre, con tanto di caroselli delle jeep e qualche manganellata rimediata anche dai deputati Roberto Mieville del MSI e Silvano Montanari del PCI22. Entrambi

presentarono un'interrogazione parlamentare in merito, dai testi molto simili nel contenuto, protestando tanto per gli indugi riguardo alla concessione della sessione invernale quanto per l'atteggiamento della Celere contro gli studenti.

Il sottoscritto – questo il testo dell'interrogazione di Mieville – chiede d’interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per conoscere se non creda di dovere emanare tassative disposizioni ai Rettori delle università per la concessione della sessione di esami di febbraio, che favorirebbe numerosi studenti, i quali a causa degli eventi bellici hanno subito notevoli ritardi negli studi; e per sapere se non ritenga provocatorio nei confronti delle masse giovanili universitarie l’aver permesso che le forze di polizia presidino la Università di Roma per impedirne l’accesso agli universitari; fatto questo che ha causato gli incidenti mai prima verificatisi23.

Alle prime elezioni dell'ORUR del marzo 1949 la lista della Caravella, che già l'anno precedente era riuscita a partecipare alle elezione per il consiglio di interfacoltà, si piazzò al secondo posto, dietro alla democristiana “Intesa”. Il risultato elettorale nella corsa ai posti del primo parlamentino dell'università di Roma attirò le attenzioni della stampa liberale e moderata24

. L'affermazione neofascista fu salutata con entusiasmo anche ovviamente dalla stampa di area. L'«Asso di bastoni» il 20 marzo aprì con l'acclamazione “All'università di Roma i nostri giovani hanno vinto” accanto alla testata e l'invocazione Gioventù di tutte le scuole e di tutti i cantieri svegliati! sul taglio alto, 21 Fischi, petardi e arresti per il ritorno del prof. Pende, in «l'Unità», 7/12/1948.

22 Cfr. gli articoli pubblicati in quei giorni dal quotidiano «La Stampa»: Scontri a Roma fra studenti e polizia, 29/11/1949; Nuovi tafferugli tra studenti e polizia, 30/11/1949; È cessato a Roma lo sciopero degli studenti. Gli ultimi scontri con il nucleo della “Celere”, 1/12/1949. Si veda anche La sessione di gennaio ottenuta dagli studenti, in «l'Unità», 30/11/1949.

23 AP, CDD, I, Discussioni, seduta del 29/11/1948, p. 14006. Per l'altra interrogazione presentata da Montanari insieme a Giuliano Pajetta, Elisabetta Gallo, Giulio Spallone e Valdo Magnani si veda ivi, p. 14008: “I sottoscritti chiedono d’interpellare i Ministri della pubblica istruzione e dell’interno, sui motivi del rifiuto a concedere la sessione straordinaria di esami secondo la giusta richiesta di tutti gli studenti universitari, e sulle condizioni in cui sono state fatte intervenire contro gli studenti le forze di pubblica sicurezza con gravi incidenti, numerosi ed ingiustificati arresti oltreché violazione dei tradizionali diritti degli Atenei”.

24 Cfr. A. Carioti, Gli orfani di Salò, cit., pp. 118-121. 176

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nonché con il già citato articolo di fondo Noi giovani ove, seppur sfumatamente, veniva commentato l'esito di quelle elezioni studentesche con l'ammonimento che “la loro [dei giovani] missione è universale come l'idea di cui sono portatori, altrimenti le aspirazioni non potranno ridursi che ad un posticino nell'aula sorda e grigia di un qualsiasi parlamento”25

.

Il risultato elettorale, comunque, non passò facilmente. Il 14 maggio gli esponenti dell'Unione Italiana degli Studenti (UIS), il gruppo goliardico legato alla FGCI, andarono ad occupare la facoltà di giurisprudenza dove i missini avevano ottenuto la maggioranza dei voti ma, ritenuti questi frutto di brogli, si stavano svolgendo nuove elezioni.

Sotto questo apparente scopo legalitario – si legge nella rievocazione di quindici anni dopo – […] si nascondeva la chiara sfida della FGCI che diffondeva esplicitamente la voce di volere dare una “lezione ai fascisti” e che faceva affluire tutti i suoi attivisti extra-universitari dando luogo ad un vero e proprio schieramento militare, riconoscibile in tutti i suoi componenti dal distintivo dell'UIS volutamente ostentato all'occhiello. In circostanze del genere, la palese provocazione collettiva e le particolari provocazioni individuali perpetrate nei confronti di esponenti della “Caravella”, presenti nella facoltà, non poteva non incontrare la legittima reazione di tutto il Gruppo. Pur nel rapporto di forze di uno a dieci, la “Caravella” non rifiutava la lotta. Questa si accendeva violentissima e, dopo poco più di mezz'ora le aule e i corridoi della facoltà di Giurisprudenza erano definitivamente sgombrati dalla marmaglia comunista che solo l'intervento protettivo della Polizia salvava da una rotta più completa26.

L'indomani «l'Unità» fece una cronaca dello scontro praticamente speculare a questa descrizione, lamentando una inferiorità numerica ed accusando i fascisti coinvolti nella rissa di non essere universitari bensì “reclutati nei loro ritrovi abituali, i caffè e i bigliardi della Capitale”27. Non

sembra casuale, rispetto a questo scontro, che una settimana dopo l'«Asso di bastoni» ponga i goliardi missini in una linea di continuità con quelli che “partirono per l'appuntamento con la Storia che li attendeva a Curtatone e a Montanara […] I giovani italiani, i goliardi italiani, non mancheranno a questo impegno: i codini della reazione democratica di questo secolo possono prenderne atto”28

. È interessante la contraddittorietà dell'articolo, che tra le righe esalta la violenta performance attivistica alla città universitaria contro la reazione democratica, quando quella rissa si era scatenata attorno ai risultati dell'elezione di un ente nato su presupposti decisamente democratici

25 Noi giovani, cit.

26 FUAN, Contributo alla storia del FUAN, cit., pp. 9.

27 Attaccano gli studenti a colpi di spranghe di ferro, in «l'Unità», 15/5/1949.

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come l'organo rappresentativo degli studenti.

La “Caravella”, così come le liste missine negli atenei di altre città (in particolare a Milano, Napoli e Perugia) continuò ad ottenere risultati soddisfacenti nelle elezioni accademiche negli anni successivi, nonostante questo esordio turbolento e l'opposizione, anche fisica, degli studenti antifascisti. L'anno seguente l'«Asso di bastoni» lamenterà appunto che “nelle Università si ricostituiscono i C.L.N. contro le nostre vittorie e non si comprende come una formula scaduta vergognosamente sul piano politico nazionale possa sperare di tornare a galla proprio nell'ambiente studentesco che dei fallimenti politici e morali è il più qualificato ad indagare cause e motivi”29

. Il settimanale individuerà, quale ragione dei successi missini nel mondo goliardico, una “rivolta morale dei giovani contro un “clima dominante” caratterizzato da una “piatta e stagnante palude di conformismo”30

. Probabilmente contribuirà maggiormente la mobilitazione per Trieste che grande rilievo ha avuto a livello studentesco, sia per il mondo goliardico che per quello degli studenti medi. La questione, infatti, per la sua portata essenzialmente nazionale, rese protagonisti “i giovani neofascisti […] anche al di fuori della sfera partitica”31

. Questo aspetto di un protagonismo percepibile come estraneo alla competizione politica, effettivamente, può aver contribuito alla affermazione dei gruppi neofascisti nell'ateneo dati i cenni di idiosincrasia emersi rispetto alla

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