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Governing at distance

Nel documento I percorsi teorici della governamentalità. (pagine 98-105)

2.3 Razionalità e tecnologie

2.3.1 Governing at distance

L’attività del governare viene dislocata su tutto il piano del sociale. In pratica, se si concepisce ogni tentativo di condotta della condotta come un tentativo di governo, questa idea implica il coinvolgimento di tutto il corpo sociale e di tutta una miriade di micropratiche che l’attraversano. In questi microluoghi, piccole autorità di ogni genere esercitano la loro influenza sulle condotte altrui.

Dal punto di vista della teoria governamentale, la diffusione di questo tipo di attività all’interno delle micropratiche del sociale non viene interpretata come interamente sconnessa dalle forme di autorità centrali, come possono essere quelle che si trovano all’interno delle grandi città o delle capitali.

L’obbedienza alla legge statuale non è una dimensione strettamente correlata alla questione in oggetto, o comunque non esaurisce il quadro interpretativo attraverso cui dare senso a questo tipo di fenomeni. Infatti, il tentativo della teoria governamentale spinge a gettare luce intorno alla domanda su come sia possibile collegare i calcoli, le strategie e i programmi che vengono elaborati in ambiti centrali al potere, con altri luoghi lontani a volte sia nello spazio che nel tempo, come le case, i luoghi di lavoro, le classi, le prigioni, le stanze da letto. In questi luoghi non avviene una semplice realizzazione di programmi, piani o di politiche. Né è possibile affermare con certezza che avvenga la realizzazione di

un ordine che, emesso centralmente, viene eseguito poi localmente. L’approccio governamentale ha provato infatti a teorizzare e focalizzare i modi attraverso cui sia possibile orientale e modellare i comportamenti e le condotte all’interno di tutta una serie di microluoghi a partire, però, non da una netta imposizione di un ordine, ma attraverso un’affiliazione di agenti differenti all’interno di una rete funzionante.

Il punto da cogliere è quindi la modalità attraverso cui avvengono degli allineamenti tra gli obiettivi di autorità che mirano a governare e i progetti dei gruppi, delle organizzazioni, degli individui governati. Questo viene focalizzato a partire da un concetto messo in campo da Callon e Latour definito come traduzione163. Latour e Callon definiscono la traduzione come “all the negotiations, intrigues, calculations, acts of persuasion and violence, thanks to which an actor or force takes, or causes to be conferred in itself authority to speak or act on behalf on another actor or force.164”

Come sottolinea Rose, “it is through translation processes of various sorts that linkages are assembled between political agencies, public bodies, economic, legal medical, social and technical authorities, and the aspirations, judgements

163 Cfr. Callon M., Latour B., Unscrewing the Big Leviathan: how actors macro-structure reality and

how sociologists help them to do so, in Knorr-Cetina K., Cicourel A. (a cura di), Advanced in Social theory and Methodology: Toward an Integration of Micro and Macro-Sociologies, Roultage & Kegan

Paul, 1981. Per l’esattezza, I concetto viene sviluppato a partire dal lavoro di Michel Serres. Cfr. Serres M., La Tradution, Hermès III, Ed. de Minuit, Paris 1974.

164Callon M., Latour B., Unscrewing the Big Leviathan: how actors macro-structure reality and how

sociologists help them to do so, in Knorr-Cetina K., Cicourel A. (a cura di), Advanced in Social theory and Methodology: Toward an Integration of Micro and Macro-Sociologies, op. cit.

and ambitions of formally autonomous entities, be these firms, factories, pressure groups, families or individuals.165

Non si tratta solo di individuare dei concetti utili a teorizzare come sia possibile creare una relazione tra i governanti e i governati (che non sono dei meri esecutori di ordini esterni), ma si tratta anche di capire cosa sia questa modalità di governo che necessita di una traduzione dei valori dei governanti nei termini stessi del linguaggio dei governati. Tutta una serie di meccanismi di governo che si possono definire indiretti sono di estremo rilievo riguardo a questo problema. Il meccanismo di traduzione è infatti solo un elemento di ciò che in ambito governamentale viene definito come governo a distanza. Questo concetto viene mutuato dalla teorizzazione di Bruno Latour il quale introduce il concetto di azione a distanza. Questo concetto era il tentativo di fornire una chiave interpretativa rispetto alla possibilità di agire su un luogo lontano nello spazio e soprattutto rispetto al quale non si avevano moltissime informazioni. Era quello che avveniva nei processi di colonizzazione in epoca moderna, in cui si gestivano i flussi, le popolazioni, i territori a partire da altri luoghi centralizzati in Europa, utilizzando solamente degli strumenti in base ai quali si deduceva il comando da emettere finalizzato agli obiettivi che si voleva raggiungere. Era solamente attraverso delle mappe, dei disegni, delle letture dei movimenti degli astri celesti che si avevano delle rappresentazioni dei luoghi e dei territori da gestire a partire da un centro che, attraverso questi strumenti, aveva la possibilità

di essere formato e di imporre delle regolazioni. In pratica si agiva a distanza basandosi su degli elementi di matrice conoscitiva che venivano accumulati in questi centri, e che servivano come base per la gestione di eventi lontani e sparpagliati.

Il governo a distanza mira a gestire domini, o ambiti lontani a partire non tanto da un’imposizione di tipo obbligatorio, per esempio creando dipendenza da risorse economiche o da legittimità, bensì escogitando sistemi che non impongono una forma di condotta definita. Sottolineano Rose e Miller che “in this process, one actor of force is able to require or count upon a particolar way of thinking and acting from another, hence assembling them together into a network not because of legal or institutional ties or dipendencies, but because they have come to construe their problems in allied ways and their fate as in some way bound up with one another. Hence persons, organizations, entities, and locales which remain differentiated by space, time and formal boundaries can be brought into a loose, approximate and always mobile and indeterminate alignment.166” Dunque la via alternativa al comando politico è quella di mettere in relazione agenti di tipo differente in modo che condividano uno stesso percorso unendo le forze, che abbiano in comune degli obiettivi comuni per raggiungere le finalità prefissate. Si tratta, in questo senso, di una vera e propria creazione di alleanze che indubbiamente può utilizzare strumenti di tipo differente, dalla persuasione alla retorica, ai calcoli, ai sotterfugi.

Non si sottolinea casualmente questa griglia concettuale rielaborata in ambito governamentale. Infatti, nel sottolineare la non coercitività nelle operazioni di governo, si vuole mettere in risalto la linea di continuità con le mentalità di tipo liberali. In ambito liberale c’è sempre una tendenza al rispetto di certe sfere che sono considerate private, cercando di guidare la condotta in maniera favorevole per la crescita della ricchezza e del benessere. Il liberalismo non deve essere inteso semplicemente come l’eredità delle filosofia politica classica (Locke, Hume, Ferguson o John Struart Mill), ma, citando ancora una volta Rose, “liberalism refers to a certain way of codifying and delimiting the exercise of sovereign power by identifying a realm of society with its own economic processes, and its own principles of cohesion, and populated by individuals acting according to certain principles of interest.167” Ciò che contraddistingue il liberalismo è il sorgere di una miriade di microcorpi, che sono interni allo stesso regime di governo, ma che presentano un carattere di distinta autonomia, e in cui vengono esercitate delle forme di autorità che non sono vincolate direttamente al potere centrale. Il liberalismo impone la limitazione del governo, creando delle forme di controllo del suo operato anche a salvaguardia di sfere considerate come naturali e riguardanti la dimensione privata, gli ambiti del mercato, la sfera della società civile. Il governo liberale non solo deve preservare questi ambiti dai suoi dictat imperativi, ma anche modellarli in modo che essi siano fiorenti in quanto sfere capaci di auto-organizzarsi e di fungere da contrappeso all’autorità

centrale. Ne deriva che forme di autorità indipendenti (filantropi, dottori, igienisti, manager, progettisti, genitori etc.) dal dominio del potere politico centralizzato sono elementi costitutivi del liberalismo stesso, fattori di cui il liberalismo ha bisogno per sostenere la sua stessa esistenza.

La centralità di questa discussione è quindi legata alle forme di rapporto tra i poteri centrali, per esempio di ambio statuale, e la miriade di autorità che sono sia disperse sia fuori dall’ambito del potere centrale. Quella che si mette in campo, con il concetto di governo a distanza, è la definizione di questa relazione e la capacità, da parte delle autorità centrali, di strumentalizzare le autorità distanti in modo da congiungere l’operato di queste ultime con quello delle autorità centrali attraverso le operazioni di traduzione. Grazie alle operazioni di traduzione, l’operato delle autorità sparse può essere allineato con gli obiettivi che possono essere fatti propri da un governo centrale, mediante la riformulazione di norme e standard in obiettivi o linee guida riguardanti, ad esempio, il benessere economico, l’incremento della popolazione, la diffusone di buoni livelli di istruzione ecc.

Un esempio molto recente di un processo del genere può essere rappresentato dalla diffusione del modello di impresa come critica politica della burocrazia inefficiente e dispendiosa. Negli ultimi venticinque anni il modello dell’impresa è infatti passato dalla critica generale alle proposte di politica economica, fino a divenire un elemento intorno al quale ricostruire la rete di organizzazioni che si

estendono su tutto il piano sociale, dalle scuole alle università, dagli ospedali ai luoghi di lavoro etc.

I processi liberali di governo a distanza che si avvalgono di meccanismi di traduzione sono quindi modalità attraverso cui il governo centralizzato riesce ad estendere la sua portata lungo i territori, penetrando in dimensioni che di fatto risultano formalmente autonome ed evitando di utilizzare forme di comando politico laddove l’individuazione di linee guida non è di competenza dell’autorità politica.

Nel documento I percorsi teorici della governamentalità. (pagine 98-105)

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