CAPO I .
Nascita. — S tu d ii d i s. Gregorio.
F r a i sa n ti che term inarono gloriosa
mente la vita sotto al pontificato di s. D io n ig i fu s. Gregorio Taum aturgo. L e azioni di quest’ uomo maraviglioso sono così amene e stre pito se, che noi crediamo di fa r cosa grata ai n o stri le tto ri coll’ esporle qui in forma di appendice.
S . Gregorio, detto anche Teodoro, è so
prannominato Taumaturgo, ossia operator di miracoli a cagione de’ m olti e stre p ito si pro d ig ii da lu i operati in vita e dopo m orte.
E g li era nato in Neocesarea città del Po nto che è un regno dell’ Asia m inore.
Apparteneva ad una nobile e ricca fa m i
g lia ; suo padre era pagano; ma Gregorio lo perdette in età di qua ttord ic i a n n i, e fin da quel tempo cominciò ad is tr u ir s i in to r
no alle verità del C ristianesim o. L a madre vedova attese colla maggior cura alla buona educazione del fig lio . Gli fece imparare la lin gua la tina , necessaria per chi aspirava ai pubblici im p ie g h i, e gli procacciò buoni m aestri affinchè lo ammaestrassero nella le t
teratura e nella eloquenza. Nei quali s tu d i pel raro suo ingegno Gregorio in breve pro
gredì così rapidamente che diede a’suoi pa
re n ti le p iù belle speranze di riu sc ita in qualche lum inosa carriera. Sin o da quella età era s ì grande il suo amore per la ve
rità , che neppure per esercizio oratorio p o teva in d u rs i a lodare quelli che non ne fossero veramente degni. Aveva m olto a cuore l ’ innocenza e la p u rità della v ita , e vedendo le azioni dei filo sofi pagani non conformi a’ loro insegnamenti volle p iu t
tosto starsene contento delle cognizioni o r
dinarie, che andarne ad apprendere delle più su b lim i da m aestri così c o rro tti.
A B er i t o , città della F e n ic ia , era in
que’ tempi una famosa scuola per lo s tu dio delle leggi romane. G regorio vi fu m an
dato; ma prima di fe rm a rv isi passò in Cesa- rea, dove ebbe la bella sorte di ud ire il famo
so Origene, il quale m entre menava una vita da santo, faceva al t r i santi e m a rtiri. Ma
ravigliato per i bei discorsi di quel maestro, Gregorio invece di rito rn a re a B e rito , come incantato rimase a Cesarea. D i ottim o cuore qual era ben presto si u n i coi vincoli di una stre tta amicizia a questo nuovo maestro, il quale colla sua benevolenza e tenerezza gli fece dimenticare fino la propria patria. O ri- gene dal canto suo' conobbe pure la eccel
lenza del suo allievo, e non tralasciò cura nè fatica per ben coltivarlo. Ma a fine di pie
gare quell’ animo ancor fiero e sotto m e tterlo a poco a poco al soave giogo di G. C risto procurò anzi tu tto di guadagnarsi ben bene la sua confidenza. Non ardì pa rla rg li subito della fede c ristia na, ma s i contentò sulle prim e di biasimare in generale la ce
cità di quegli uo m ini i quali vivevano come gli anim ali b ru ti senza conoscere i l loro Creatore. Q uind i gli manifestò il gran de
siderio che esso aveva dì pro cura rg li la soda e vera sua felicità.
Dopo di avergli così preparato il cuore lo
is t r u ì nelle cose della vera filosofia. Lo ammaestrò prim ieram ente nella logica, os
sia in quella scienza che m ostra a ragionar bene ed a separare i l vero dal falso. L o applicò poscia alla scienza fisica, cioè alla considerazione dell’ in fin ita sapienza ed on
nipotenza del Creatore nelle sue opere. Gli insegnò 1’ astronom ia, ossia la scienza delle stelle per assuefarlo a sollevare il suo sp i
rito al cielo. Q uindi lo is t r u ì nella morale, ossia nella scienza della v irtù , praticando egli pel prim o quelle cose che gli racco
mandava. In fine gli insegnò la teologia, e gli fece leggere lu tti quei filo sofi che avevano s c ritto delle cose divine, eccetto quelli che empiamente negavano D io e la Provvidenza. Questo prudente maestro non abbandonava a se medesimo il suo scolaro in tu tte le sue le ttu re , ma lo conduceva come per m ano; gli indicava quello che ogni filosofo aveva di buono e di cattivo;
lo premuniva contro i passi pericolosi. Cal
damente poi g li raccomandava che attac
casse il suo cuore alla Sacra S c rittu ra ed ai suoi in te rp re ti, come alla sola e vera fonte dalla quale si poteva attingere la ve
rità senza mescolanza d’ errore.
CAPO I I .
Tram e contro di Gregorio. — Le tte ra a lu i d i Origene. — Suo battesimo. — Suo r it ir o .
In quel tempo sorse la sesta persecu
zione contro i c ristia n i, mossa dall’ Impe
ratore M assim ino. Questa' persecuzione m i
nacciava Origene più che ogni a ltro, es
sendo il dottore più rinom ato della Chiesa.
Vedendosi mal sicuro in Cesarea egli se ne fuggì. Gregorio costretto di abbandonare il caro suo maestro si r it ir ò nella città di A le ssa nd ria , dove la gioventù concorreva da tu tte le p a rti per istud ia re la filosofia e la medicina. Sebbene non fosse ancora battezzato, tuttavia menava già una vita così pura e casta, che si era guadagnata la stim a e la venerazione di tu t t i. A lcuni perversi compagni scorgendo nella buona vita di lu i un santo rim pro ve ro della pessima lo ro condotta, ro si da invidia, cer
carono di diffamarlo. Stando egli un giorno a disputare con alcuni sapienti, gli man
darono u n ’ infame cortigiana a chiedergli la mercede c h e , ella diceva, aver da lu i m eritata. I suoi compagni che conosce
vano la pu rità della sua vita arsero di sdegno contro a quella svergognata; ma egli senza punto tu rb a rsi disse tra n q u il
lamente ad uno do’ suoi compagni: Date a costei qualche cosa in mio nome a ffin chè ci lasci tra n q u illi. L e diede l ’ altro quanto ella domandava; ma appena ebbe sporta la mano per riceverla, assalita dal demonio, si mise ad urla re con voce da disperata.. I l maligno sp irito la g ittò per te rra in mezzo dell’ adunanza, ed essa cogli occhi sc o n vo lti, colla schiuma alla bocca già stava per essere soffocata. Ma Gregorio vedendola in quello stato ne ebbe com
passione , e pregato i l Sig nore per lei im m a ntine nti fu libera.
Durante la sua dimora in Alessandria ebbe una lettera da Origene. In questa egli lo chiama suo fig liuo lo . Gli dice che i l suo bell’ ingegno può renderlo grande nel m ondo; ma lo esorta di tu tto cuore di non adoperarlo in altro che in favore della religione cristiana. Gli raccomanda di nuovo lo stu d io delle divine s c rittu re ; aggiungendovi l ’ orazione, la qua le , egli dice, è necessarissima per poterla in te n dere.
Ta n to approfittò Gregorio di questi saggi
consigli che più non s i potrebbe deside
rare. R ito rn a to dopo qualche tempo ad Origene te rm inò d’ is t r u ir s i. Stette cinque anni suo discepolo; con indicibile gioia del suo cuore ricevette il b a tte sim o , che ardentemente desiderava; poscia rito rn ò in patria col suo fratello Atmedoro, il quale fu poi vescovo e m a rtire . P rim a però di lasciare i l suo caro maestro volle assicu
ra rlo della sua riconoscenza con un bel discorso che egli fece inna nzi a lu i e ad una numerosa adunanza. In questo discorso g li dà le m aggiori lo d i che dar si p o s
sono ad u n uomo vivente, tanto da chia
m arlo in sp ira to da Dio e divino. Fin isc e q uind i col raccomandarsi alle sue orazioni dicendo: « Prega D io che m i consoli al
quanto della vicina tua p riva zio n e ; pre
galo che m i mandi il suo buon angelo a condurm i ; ma p iù di tu tto pregalo che m i riconduca vicino a te, p e rchè q u esto solo basterà per rend erm i felice. »
Presane licenza dall’ amato m aestro, Gre
gorio rito rn ò a Neocesarea, dove quei di sua famiglia occupavano le prim e dignità. T u tta la città a lu i rivolgeva gli occhi aspet
tando, che venisse ad occupare qualche alta carica. Ma Gregorio già per nulla s ti
mava i vani o n o ri e le ricchezze di questo mondo. L ’ amore dell’ orazione e della scienza dei santi gli fecero nascere un gran desiderio di ritira rs i in luogo s o lita rio , dove, senza disturb o alcuno, attendere u n i
camente alle cose di Dio, e non conversare con a ltri se non con lu i solo. Divise per
tanto le sue ricchezze tra i parenti ed i poveri, non riserbando p e r sè che la sola fiducia nella divina Provvidenza. Abban
donato così tu tto ciò che possedeva si r i tirò in una s o litu d in e , dove rimase per lungo tempo tra n q u illo , tu tto dedito alle cose del cielo.
CAPO III.
Sua visione. — E promosso a lla sede ve
scovile d i Neocesarea. — Suoi m iraco li in un tempio d 'id o li.
L e lum inose v irtù di Gregorio non pote
vano a meno di risvegliare la pubblica atten
zione. Ben presto si pensò di farlo vescovo;
ma egli reputandosi indegno di quella su b li
me dignità cercava esimersene non la
sciandosi ritro v a re ; e cangiando dimora passava di solitud ine in solitud ine, e per
qualche tempo gli riusc ì di tenersi nascosto.
A lla fine Fe d im o arcivescovo di Amasea, il quale aveva i l dono di profezia, vedendo di non poterlo raggiungere, inspirato da Dio, sebben lontano tre g io rn i di cammino lo elesse vescovo di Neocesarea sua patria, dove g li id o la tri erano senza num ero, e i c ristia n i soltanto diciassette. Gregorio vedendo che quella era la volontà di D io si sottopose al giogo, e colle dovute cerim onie fu con
sacrato vescovo. Tu tta v ia tremando per una cosi grande dignità pregò Fedim o di dargli ancora qualche spazio di tempo per acqui
stare una più profonda e p iù esatta cogni
zione dei n o s tri sacri m is te ri.
Dopo aver passato u n ’ intera notte nella più profonda meditazione vide apparirgli in na nzi u n vecchio venerando in compa
gnia di una signora di augusto aspetto.
Gregorio malgrado l ’ oscurità della notte non poteva sostenere lo splendore di questa visione. Intese essere la Grande Madre di Dio che g li appariva col discepolo prediletto, s. Giovanni al quale Maria diceva di sp ie gare al vescovo i m iste ri della religione.
S u b ito i l discepolo g li spiegò il m istero dell’ adorabile T r in it à , e Gregorio imman- tin e n ti scrisse quella celeste le zio ne , che
poi tramandò a’ suoi successori. Questa maraviglia nulla ha d’ incredibile nella vita d i un santo, la quale non è che una serie di m iracoli.
Dopo questa visione Gregorio usci del suo r itir o per andare alla città che doveva governate. U n violento temporale e l ’oscu- r i t à della notte lo obbligarono a r it ir a r s i in un tempio d 'id o li i l più famoso del paese nel rendere gli oracoli. N e ll’e n tra rvi egli fece il segno della santa croce, se
condo i l suo costume, e cantando l odi al Sig nore passò cosi grande parte della notte.
L a mattina venne il sacerdote del tempio pei s u o iu ffiz i; ma il demonio , il quale rendeva gli oracoli, gli disse che g li Dei non potevano p iù abitare in quel luogo dove un empio uomo v i aveva passata la notte. I l sacer
dote si pose ad o ffrire dei sacrifizi s tra o r
d ina ri per placare l ’ ira de' suoi D e i, ma tu tto fu in u tile . Montato in collera quel sacerdote chiese della strada che Gregorio aveva presa e si mise ad inse g uirlo . Rag
giunto che l ' ebbe lo caricò d’ in g iu rie , e lo minacciò di accusarlo ai m agistrati sic come profanatore della religione dell’ im pero. Il santo vescovo lo ascoltò con molta tra n q u illità . Quando il sacerdote ebbe fin ito
Gregorio si m ise a fa rg li vedere l ’ impo
tenza de’ suoi D e i, i quali erano re sta ti m u ti per la presenza di un povero servo di Gesù C risto . Gli soggiunse che egli aveva i l potere di scacciarli da qualunque luogo egli volesse e di fa rli anche rito rn a re dove stim asse a proposito, tanta era la sua con
fidenza in D io.
A queste parole maravigliato l ’ idolatra, dalle minaccie passando alle preghiere, lo scongiurò perchè volesse fa rli rito rn a re nel tempio. A llora i l Ta um a turg o gli diede un biglietto, su cui aveva sc ritto queste parole: « Gregorio a satana: R ie n tra .» I l sa
cerdote preso quel biglietto se ne rito rn ò al tempio, e q u ivi lo pose s u ll’ altare. Fa tte le solite cerimonie rivid e i suo i De i, ov
vero ciò che soleva veder prim a. S tu p e fatto il pagano corse di nuovo dietro ai ve
scovo, e lo pregò di fa rg li conoscere quel Dio così potente, che esercitava un tanto im pero sopra i demonii. Gregorio gli espose i principa li m iste ri della nostra S . Fe d e ; ma i l sacrificatore non poteva capacitarsi del m istero dell’ incarnazione, giudicando cosa indegna di Dio il venire fra gli uo
m in i e prendere carne m ortale. A llora G re
gorio gli disse: « Non sono nè le parole nè
g li umani ragionamenti che possono per
suadere questa v e rità , ma bensì le mara
viglie di Dio. » A ll’ uno dei la ti di quella strada dove si trovavano eravi un macigno di sm isurata grossezza: « Comanda a questa pietra, g li disse il sacrificatore, che cangi luogo e vada in quell’ altro (e gli indicava dove) e poi ti crederò.» Gregorio comandò, e la pietra, come se fosse animata, ubbidì. I l pagano allora non seppe p iù resistere; ab
bandonò e moglie, e fig liu o li, e casa, e beni, e sacerdozio per seguire Gregorio e d ive nir suo discepolo, e non andò m ollo che fu da lu i ordinato diacono. Questi- m iracoli del Ta um aturgo sono rife riti da s. Gregorio Nisseno, da s. Ba silio suo frate llo, da R u fin o , da s. Girolam o, dallo storico Socrate, da Teodoreto e da m o lti a ltri.
CAPO IV .
M ira c o li operati in Neocesarea. — Nume
rose conversioni iv i operate. — P r o sciuga un lago. — A rre sta una inonda
zione.
L a fama del mentovato miracolo, essendo g iunta a Neocesarea p rim a del vescovo,
mosse tu tto i l popolo ad andargli incontro sia fu o ri della c ittà. D i ta nti beni che aveva posseduto in quel luogo di sua nascita, Gre
gorio non si era riserb ato neppure una stanza per d im ora rvi. I fedeli che lo accom
pagnavano ne m ostrarono qualche in q uie tudine. « Non siamo noi forse al coperto, disse lo ro , sotto le ali della provvidenza di D io ? I l no stro D iv in Salvatore non ci ha forse comandato la sola cura di fabbri
carci u n ’ eterna dimora in Cielo ? » To sto - chè ebbe proferito queste parole m o lti cit
ta d ini a lu i si avvicinarono chiedendogli come per grazia che andasse ad alloggiare nella loro casa. E g li diede la preferenza ad un certo M usonio, non già che fosse uno de’ principali dell a città, ma bensì perchè faceva onore alta fede cristiana che pro fessava.
Prim a che term inasse il giorno un gran num ero di c itta d ini credette in Gesù C risto . I l giorno seguente di buon m attino s i vide alla porta del santo pastore molta gente d’ ogni età e condizione con ogni sorta d’ in fe rm i. E g li dando loro la bene
dizione t u tti li guarì sino all’ u ltim o . Questi m iracoli replicati di giorno in giorno e l ’ e
sempio anche più m irabile delle sue v irtù 4 L. C . — An. IX, F. V III.
resero così fruttaose le sue parole che in breve tempo s i form ò un gregge num eroso e pieno di fervore. Allora fece fabbricare una chiesa alla cui fabbrica ognuno con
trib u ì o col danaro o coll’ opera. Essa era posta nel luogo più alto della c ittà , e fu considerato come un continuo m iracolo, che abbia re sistito a m o lti te rre m o ti, i quali coll’ andare del tempo d istrussero quasi tutta Neocesarea. F u pure ris p a r
miata durante la persecuzione tanto cru dele e violenta di Diocleziano e di Massi
miano, la qual cosa fu considerata non meno maravigliosa delle altre.
E g li non mai s’ impiegava più vo le ntie ri che quando trattavasi d’ impedire la viola
zione della santa legge di D io, o di fa r no
ve lli c ristia n i. I suoi frequenti e grandi m i
racoli persuasero a tu tti gli abitanti di Neo
cesarea e dei d in to rn i che egli non diceva nè faceva cosa alcuna senza ii poter di D io.
P e r la qual cos a conchiusero non esservi alcun tribunale più giusto del su o ; perciò quando avevano qualche questione anda
vano da lu i. Così tu tti gli affari anche i più d iffic ili essendo da esso d e funti, tu tti gode
vano grande pace e grande concordia. Un giorno gli si presentarono due fra te lli che
litigavano su l possesso di un lago, nel quale allora si faceva la pesca. Non avendo i l santo vescovo potuto m e tte rli d 'a c c o rd o , essi grandemente in fie riti raccolsero gente a r
mata da una parte e dall’ altra per fa r va
lere colle arm i le loro ragioni. I l santo pa
store fu di ciò avvisato da alcuni caritatevoli vic ini. S u b ito si recò su lle riv e del lago che alla mattina dovevano essere bagnate dal sangue di quegli uo m ini arm ati. Dopo di aver passata qui la notte in orazione, pieno di fede nell’onnipotenza di D io , comandò all’a
cqua di r it ir a r s i. A quel comando l ’ acqua disparve in modo che lasciò quel luogo secco da po te rsi lavorare. V e n u ti alla mat
tina i due giovani ciascuno colle sue genti, e non trovando p iù a ltro che puro terreno, deposero il loro fu ro re , e da nemici quali erano tornarono fra te lli. Cento anni dopo vedevansi ancora i segni di questo lago ra sciugato.
U n ’ altra volta in u n modo non meno miracoloso comandò alle acque del fium e Lie o , il quale ingrossando im provvisam ente, principalm ente in tempo d’ inve rno , ro m peva gli a rg ini, inondava le campagne e seco travolgeva ric o lti,b e stia m i e fino gli abitanti.
Una volta fra le altre crescendo quelle
ac-que in maniera p iù del solito spaventevole, molta gente gridando e piangendo dirotta- mente corse al santo vescovo e lo scongiurò ad impedire la totale loro rovina. E g li andò seco loro dicendo che non dovevano aspet
tare soccorso da a ltri se non da Dio. G iunto a quel fium e, allora che vide la furia delle onde, ravvivò la sua fede in Gesù C ris to , il quale aveva comandato ai venti ed al mare, e lo supplicò a rendere nota la stessa po
tenza in faccia ad un popolo ancora debole nella fede. Te rm ina ta !a sua preghiera piantò il suo bastone nel luogo dove i l fium e ve r
sava. S u ll’istante si arre stò l ’ inondazione, nè mai p iù l’ acqua passò quel b a sto ne , il quale mise le radici e divenne u n albero che s i vedeva ancora più d’ un secolo dopo.
L o zelo e la riputazione di quest’ uomo ope
ratore di m iracoli sta b iliro n o ferma la fede non solo in Neocesarea, ma in tu tti i luoghi circonvicini.
CAPO V .
Consacra Alessandro i l Carbonaio vescovo di Comana. — Castiga la rib a ld e ria di due Giudei.
Gregorio consacrò m o lti vescovi in pa
recchie c ittà ; fra questi m erita particolare menzione s. Alessandro, detto i l Carbonaio.
La città di Comana dipendente da Neoce
sarea aveva mandato alcuni deputati per ottenere u n pastore. Gregorio v i andò per esaminare que lli che venivano p ro p o sti a quella dignità. Colà giunto fece loro s a pere che non bisognava aver riguardo nè alla nobiltà della nascita, nè alle no
sarea aveva mandato alcuni deputati per ottenere u n pastore. Gregorio v i andò per esaminare que lli che venivano p ro p o sti a quella dignità. Colà giunto fece loro s a pere che non bisognava aver riguardo nè alla nobiltà della nascita, nè alle no