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GRI : ginnastica respiratoria intrinseca: naso/bocca/1 narice po

3-3 ATTIVITA’ FISICA ADATTATA

7) GRI : ginnastica respiratoria intrinseca: naso/bocca/1 narice po

altra/inspirazione,apnea,espirazione,apnea/ le apnee /respirazione yogica: diaframmatica, toracica, clavicolare; soffiare un foglio, soffiare dentro un palloncino per gonfiarlo. ad ogni esercizio abbondante recupero. Massimo ad ogni esercizio in posizione statica ha abbinato in modo corretto la respirazione ( espiro in contrazione/movimento, inspiro in decontrazione/preparazione al movimento), memore di esercizi specifici fatti fare dal fisiatra successivamente all’evento ictuale in fase riabilitativa. Abbiamo svolto in posizione supina e seduti esercizi specifici di respirazione yogica

(diaframmatica/toracica/alta toracica), le apnee controllate, soffiare, respirazione in diversi modi con coscienza.

Attività svolta, con allegato foto:

Attività aerobica : Cammino in strada: aumento progressivo dei ms di percorrenza con step: nei primi tempi si è aiutato con il bastone, con il mio supporto,

Camminare in palestra: aumentare progressivamente il tempo di attività del cammino

( da 10/15 minuti a 40/50 min). Camminare sul tapiroulan

Mobilità articolare seduto con il proprio bastone

Mobilità articolare: in piedi appoggiato alla spalliera: sospensione parziale

Mobilità articolale su tutti i piani , con pallina, da seduto*

Mobilità articolare: supino con palla medica

Mobilità articolare per anche : sequenza doppia e singola

Schemi crociati alla spalliera

Schemi crociati supino

Schemi crociati prono

Equilibrio alla spalliera con cuscini propriocettiv

Condizionamento neuromuscolare; elastico, pallina da 1kg *

Cap. senso-percettive: con pallina e cuscino chiodato di plastica

GRI supino: la respirazione naso-bocca viene accompagnata sempre al movimento Respirazione diaframmatica / toracica/ alta toracica

Respirazione In vari modi: soffiare, a narice singola in diversi tempi, col movimento

CONCLUSIONI

Abbiamo visto come l’ ictus , per chi resta in vita, risulti l’evento neurologico

marcatamente invalidante, tale da ripercuotersi su tutta l’attività della vita quotidiana. Vista l’elevata incidenza di soggetti sopravvissuti a lesione di tipo emorragico nonchè l’altrettanto elevata disabilità residua è evidente che la riabilitazione post-ictus sia una delle più importanti strade da percorrere. Il trattamento riabilitativo e , nel nostro caso, adattivo, preventivo, compensativo è un percorso difficoltoso sia per le problematiche correlate alla malattia ictuale che per la scelta del tipo di trattamento. Molte sono le tipologie di trattamento , nessuna superiore alle altre ma tutte importanti soprattutto nella precocità dell’intervento riabilitativo perché tutte le evidenze dimostrano che tutti i fenomeni di neuro plasticità dell’encefalo ( funzionale e strutturale) sono maggiori nei primi 90/120 giorni. E’ ovvio anche che in percorso riabilitativo non deve avere fine. Per cui, dopo il trattamento attuato dall’USL, il paziente devo continuare privatamente tale percorso. Anni fa i costi per le sedute di riabilitazione non erano accessibili a tutti e l’attesa per le sedute terapeutiche con l’USL erano lunghe. Per cui non tutti i soggetti colpiti da ictus continuavano la terapia riabilitativa ma mantenevano quella farmacologica creando così costi ingenti per la sanità. Da 10 anni circa le strutture private sotto la direzione e supervisione dell’USL locale hanno aperto corsi collettivi di AFA ( attività fisica adattata) in cui inserire soggetti con disabilità base( sciatalgie, lombalgie, sciatalgie…) e altri con alta disabilità ( ictus, Alzheimer, Paresi, atassia, Parkinson…) a costi esigui ( E20 al mese per 2 volte alla settimana) così da agevolare chi non ha le possibilità economiche ma anche perché questi soggetti non gravino sui costi sanitari ( sedute riabilitative e farmaci).

Nel caso dell’ictus è importante continuare l’attività riabilitativa o adattata per il miglioramento neuro plastico, motorio, di autonomia nella vita quotidiana, per

l’eliminazione di alcuni farmaci es per le algie muscolari da inattività , l’ipertensione ( l’attività fisica abbassa anche di 5mmhg il valore pressorio), la FC alta ( l’attività fisica costante induce alla bradicardia fisiologica da sport). Sarebbe sufficiente che il soggetto camminasse 30 minuti al giorno e facesse dei lavori manuali a casa per migliorare la sua condizione. Infatti una dei punti che io ho ritenuto importante tener presente nel mio protocollo con Massimo è appunto il cammino. Abbiamo visto però come sia importante nel caso di soggetti ictuali la motivazione a “fare” con costanza per non peggiorare la loro

disabilità e rischiare l’allettamento. Con Massimo devo ammettere non è stato facile perché il suo umore altalenante spesso ci ha frenati nel fluido percorso di riabilitazione motoria. Nonostante le mie buone intenzioni a volte mi sono dovuta arrendere alla suo pessimo umore che si ripercuoteva sul buon esito motorio e modificare la tipologia di esercizi che avevo intenzione di fargli fare in quel giorno. A coloro che vogliono intraprendere un percorso con l’ attività motoria adattata con soggetti colpiti da ictus sia anziani che giovani consiglio molta malleabilità perché il protocollo che è stato deciso di utilizzare deve essere modificato in “ corso d’opera” perché sono soggetti comprensibilmente volubili.

E’ vero che l’importante è stato in questo percorso con Massimo lavorare e spronarlo a non arrendersi alla disabilità ma visto l’obbiettivo che mi ero prefissata, cioè il miglioramento organico-funzionale, non posso dire che sia stato un totale successo: il miglioramento non è stato in crescendo in un macrociclo di 6 mesi ma và intravisto in un micro ciclo

settimanale e maggiormente visto nelle sedute singole soprattutto quando l’umore di Massimo era ottimale. Il mio obbiettivo principale , al di là del miglioramento, era quello di far si che lui continuasse da sé, in mia assenza ( non posso seguirlo tutta la sua vita!!!!) determinati esercizi facilmente eseguibili da solo ( camminare, magari accompagnato da un famigliare, respirazione yogica, schemi crociati da supino) e sforzarsi di eseguire le azioni motorie che fanno parte della vita quotidiana senza aiuto ( mettersi i calzoni, le scarpe…) proprio perché sia autonomo e autosufficiente e ovviamente che non sopraggiunga l’allettamento. Visto gli scarsi risultati e l’umore di autocommiserazione di Massimo non credo si arrivi a un tal obbiettivo. Massimo è uno dei tanti casi di disabilità che si

presentano a professionisti del settore come me e fortunatamente non tutti sono così

sfiduciati e il mio compito risulta più facile e il raggiungimento di obbiettivi prefissati ( basti anche alcuni di questi) è possibile.

Per cui questo mio percorso con Massimo lo ritengo non pienamente riuscito; comunque sarà da esempio e raffronto importante ed essenziale quando affronterò un altro caso di soggetto colpito da ictus.

Comunque un grazie a Massimo e un sentito ringraziamento al Prof. Franchi

BIBLIOGRAFIA

- Attività fisica adattata, ginnastica nella disabilità, Alberto Franchi, 2011

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- Ictus nei giovani, Dott.ssa A. Nuocera, Roma 2013

- Linee guida regionali, nazionali sulla stroke care, M. Bernardini, 2008

- Linea progettuale del programma CCM 2010, S. Ferro, Emilia Romagna, 2010 - Lo stroke, Moninelli, 2007

- Terapia antitrombotica, M. Stramba-Badiale, 2013 - Ictus ischemico giovanile, Dott.ssa E. Del Zotto, 2014 - Epidemiologia e classificazione, Lancet, 2005

- www.fisiokinesiterapia.biz

- L’ictus emorragico, linee guida spread, A. carnevale, Roma, 2012 - I deficit cognitivi nell’ictus, manuale informativo, Trieste, 2013

- Tribastone F., Compendio di educazione motoria preventiva e compensativa, Roma, 2001 - Pecchioli M, Ginnastica Correttiva, Fi 1989

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