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Gruppi di popolazione suscettibili

4. Conclusioni

4.4 Gruppi di popolazione suscettibili

Quando si valutano gli impatti bisogna prestare particolare attenzione alla suscettibilità all’inquinamento dell’aria. L’attuale evidenza scientifica indica che all’interno di ogni popolazione c’è un ampio spettro di suscettibilità e che alcuni soggetti sono più vulnerabili di

altri al PM10. Questa suscettibilità implica un rischio maggiore di mortalità e morbosità per

persone con malattie cardiache e polmonari preesistenti, specialmente tra gli anziani e tra i

molto giovani (EPA, 2005a). Anche i bambini con l’asma sono molto più vulnerabili al PM10

ambientale (Pope & Dockery, 1992; Boezen et al., 1999; EPA, 2005a; WHO Regional Office for Europe, 2005a).

In una certa misura, la suscettibilità speciale di alcuni gruppi è presa in considerazione nel valutare l’impatto dell’inquinamento dell’aria: le classi di età per i quali è noto che i rischi per alcune cause sono diversi da quelli della popolazione generale vengono considerati come siti sanitari a se stante. L’impatto delle bronchiti, ad esempio, è stimato, per quello che riguarda le bronchiti acute per i bambini sotto i 15 anni e per le bronchiti croniche per gli adulti oltre i 27 anni; gruppi di età specifici sono usati anche per stimare l’asma e i sintomi respiratori. Tuttavia, la presenza probabile di sottogruppi più suscettibili non è catturata dai coefficienti concentrazione–risposta disponibili, che in molti casi si riferiscono all’intera popolazione. In quei casi, l’impatto globale dell’inquinamento atmosferico può essere leggermente

Conclusioni

sottostimato ma, ancor più importante, l’impatto all’interno dei gruppi di popolazione suscettibili sarà seriamente sottostimato. Al di là del problema di stime inesatte, il fallimento nel riconoscere effetti avversi in gruppi suscettibili è sfavorevole, in quanto non consente l’adozione di politiche protettive specifiche.

Le condizioni socioeconomiche sono un’altra caratteristica importante che può determinare suscettibilità differenziale. Le comunità socioeconomicamente svantaggiate sono esposte ai fattori di rischio a livelli maggiori della popolazione media. Allo stesso modo, non usufruiscono dello stesso grado di protezione da rischi sanitari e ambientali rispetto alla popolazione generale. Inoltre, le popolazioni socioeconomicamente deprivate possono essere a maggior rischio a causa di un più limitato accesso al sistema sanitario e alle cure mediche. Una recente rassegna effettuata da O’Neill e colleghi (2003) suggerisce che le condizioni socioeconomiche e le loro associazioni con un cattivo stato di salute possono essere parzialmente spiegate da differenze nell’esposizione. Usando dati sulla densità di traffico in California, disaggregati a livello di sezioni di censimento, Gunier e colleghi (2003) hanno riportato che la gente con reddito più basso e i bambini non bianchi possono essere sottoposti a una maggiore esposizione alle emissioni dei veicoli rispetto alla popolazione media. Tra i motivi possibili per il ruolo dei fattori socioeconomici nella differente distribuzione dell’inquinamento dell’aria ci sono una peggiore qualità abitativa e discriminazione razziale e distorsioni sociali nelle decisioni dell’uso del territorio (O’Neill et al., 2003). La vicinanza ad aree di denso traffico deprime il valore della proprietà ed è probabile che i costi più bassi delle abitazioni attraggano maggiormente persone con uno stato socioeconomico più deprivato che, di conseguenza, risultano più esposte. Inoltre, le condizioni socioeconomiche hanno probabilmente un ruolo nel tipo di mezzi di trasporto usato dalla gente, come riportato in una recente pubblicazione OMS (Krzyzanowski, Kuna-Dibbert & Schneider, 2005).

L’evidenza scientifica recente suggerisce che le persone con condizioni economiche più

deprivate siano più suscettibili agli effetti del PM10 sulla mortalità, e questa evidenza è in

crescita (O’Neill et al., 2003). Associazioni positive sono state trovate in studi di coorte (Krewski et al., 2000b, 2003; Pope et al., 2002) e, in maniera minore, negli studi time series (Hoek et al., 2002; Jerrett et al., 2004). Risultati della rianalisi dello studio delle Sei Città (Dockery et al., 1993) e dello studio ACS (Pope et al., 1995) hanno mostrato un gradiente di rischio decrescente al crescere del livello dell’istruzione (Krewski et al., 2000a) (Tabella 29). Per quello che riguarda la mortalità per tutte le cause nel lungo termine, in questo studio è stato applicato il coefficiente di rischio medio (RR = 1.06; IC 95%: 1.02–1.11) della più recente analisi di Pope, come suggerito dalla Task Force dell’ UNECE (2004) e come adottato dal programma CAFE (Holland et al., 2005). Questa scelta può causare una sottostima dell’impatto sulla mortalità cronica in quanto la popolazione seguita da Pope e colleghi aveva un livello di istruzione superiore alla media (Krewski et al., 2000a), e quindi le stime di rischio potevano essere più piccole di quelle sopportate dalla popolazione media.

Tabella 29. Rischi relativi per livello di istruzione per aumenti di 10-μg/m3 nelle concentrazioni del PM2.5

Fino alla licenza

di scuola dell'obbligo Licenza scuola secondaria Laurea

Tutte le cause 1.13 (IC 95%: 1.07–1.2) 1.09 (IC 95%: 1.03–1.15) 1.02 (IC 95%: 0.71–1.07) Cause cardiopolmonari 1.17 (IC 95%: 1.08–1.27) 1.13 (IC 95%: 1.04–1.22) 1.05 (IC 95%: 0.8–1.13) Cause cardiovascolari 1.17 (IC 95%: 1.07–1.28) 1.14 (IC 95%: 1.05–1.25) 1.09 (IC 95%: 1.02–1.17) Cause respiratorie 1.13 (IC 95%: 0.48–1.41) 1.06 (IC 95%: 0.62–1.31) 0.65 (IC 95%: 0.2–1.01) Tumore al polmone 1.15 (IC 95%: 0.94–1.4) 1.14 (IC 95%: 0.77–1.37) 0.65 (IC 95%: 0.23–0.71)

Livelli di istruzione Cause di morte

Fonte: Dati elaborati da Krewski et al. (2000a).

Gli impatti stimati probabilmente forniscono un quadro incompleto del burden of disease totale. Altri esiti sanitari sono collegati all’inquinamento dell’aria ma non sono stati inclusi in questo studio di valutazione perché i loro rischi non erano stimati in maniera affidabile. La mortalità infantile, ad esempio, non è stata inclusa per le difficoltà di estrapolazione dei rischi stimati in studi eseguiti in America Latina e Asia (la questione dell’estrapolazione dei dati è discussa nella Sezione 4.5). Inoltre, altri esiti sanitari sono più lievi e difficili da misurare, con rischi positivi ma non quantificabili. Come mostrato nella Fig. 5, gli effetti sanitari dell’inquinamento dell’aria possono essere descritti gerarchicamente con una piramide. Non appena gli effetti diminuiscono in gravità, la proporzione della popolazione coinvolta aumenta. L’evidenza scientifica oggi disponibile consente di stimare l’impatto di molti degli esiti sanitari più gravi, o relativamente più gravi, ma non di quelli che si trovano alla base della piramide. Nonostante non sia incluso nelle stime di impatto, l’impatto dell’inquinamento atmosferico, in termini di sintomi lievi o di effetti subclinici, è probabilmente non trascurabile, considerato il fatto che colpisce una porzione di popolazione molto ampia.

Fig. 5. Piramide degli effetti sanitari attribuibili all’inquinamento dell’aria

Mortalità

Malattie cardio-respiratorie Ricoveri ospedalieri

Asma e bronchiti Visite al pronto soccorso

Visite mediche

Riduzione delle capacità fisiche Uso di farmaci

Sintomi

Alterazione della funzionalità polmonare Effetti subclinici

Gravità dell’effetto

Proporzione di popolazione affetta

Mortalità

Malattie cardio-respiratorie Ricoveri ospedalieri

Asma e bronchiti Visite al pronto soccorso

Visite mediche

Riduzione delle capacità fisiche Uso di farmaci

Sintomi

Alterazione della funzionalità polmonare Effetti subclinici

Gravità dell’effetto

Conclusioni