Idichiamo con Aut (CP1) il gruppo di M¨obius degli automorfismi olo-morfi di CP1. Ricordiamo che Aut(CP1
) `e isomorfo al quoziente di SL2(C) rispetto al sottogruppo {±I2} o al quoziente di GL2(C) rispetto al sottogrup-po delle matrici diagonali.
1. Circonferenze isometriche Sia
γ(z)= a·z+ b
c·z+ d , con a·d −b·c=1
una trasformazione di M¨obius che non lasci fisso il punto all’infinito. `E
γ0(z)= 1 (c·z+ d )2
e quindi la γ definisce una isometria euclidea della circonferenza
(1.1) κγ= {z∈C | |c·z+d |=1},
di centropγ=γ−1(∞)=(−d /c) e raggio rγ=|c |−1sulla circonferenza κγ−1 = {z∈C | |c·z−a|=1},
che ha lo stesso raggio |c |−1e centro in γ(∞)=a/c.
Definizione 1.1. La κγin (1.1) ed il puntopγ=γ−1(∞) si dicono rispetti-vamente la circonferenza isometrica di γ ed il suo centro. Chiamiamo (1.2) Dγ= {z∈C | |c·z+d |<1} e ˇDγ= {z∈CP1 | |c·z+d |>1} il disco interno ed il disco esterno di γ, rispettivamente.
Osservazione 1.1. Rispetto alla metrica euclidea di C, la γ definisce una dilatazionedi Dγin ˇDγ−1 ed una contrazione di ˇDγin Dγ−1.
2. Insiemi limite Fussiamo un sottogruppo G diAut (CP1).
Definizione 2.1. Rispetto a G un punto p0 di CP1pu`o essere 189
190 X. GRUPPI DI TRASFORMAZIONI DI M ¨OBIUS
• punto limite se vi sono un elementoq di CP1 ed una successione {γn} di elementi distinti di G tali che
(2.1) p0 = lim
n→∞γn(q).
• punto ordinario se non `e un punto limite. In questo caso diciamo anche che G `e discontinuo inp0.
Diciamo che G `e discontinuo se lo `e in almeno un punto.
Indicheremo con L (G) l’insieme dei punti limite e con Ω(G) quello dei punti ordinari di G. Ometteremo il riferimento al gruppo, scrivendo semplicementeL ed Ω quando questo non generi confusione.
Proposizione 2.1. γ(L ) = L e γ(Ω) = Ω, per ogni γ ∈ G. Esempio 2.1. Sia G = hγi = {γk | k ∈ Z} il gruppo ciclico generato da una singola trasformazione di M¨obius γ.
• Se γ `e iperbolica, o lossodromica, con punti fissi a, b∈CP1, allora L ={a, b}, Ω = CP1\{a, b};
• se γ `e parabolica con punto fisso a, allora L = {a}, Ω = CP1
\{a};
• se γ `e ellittica e γn= identit`a per qualche intero n>0, allora1 L =∅, Ω=CP1
;
• se γ `e ellittica e γn,identit`a per ogni intero n,0, allora L =CP1, Ω = ∅;
Teorema 2.2. Sia G un sottogruppo del gruppo di M¨obius Aut (CP1). Gli insiemi L dei suoi punti limite ed Ω dei suoi punti ordinari sono, rispettivamente, un chiuso e un aperto in CP1.
Dividiamo la dimostrazione di questo teorema in una serie di lemmi. Lemma 2.3. Supponiamo che ∞ sia un punto ordinario per G. Se
γn(z)= anz+ bn cnz+ dn
, con andn−bncn = 1 `e una successione di elementi distinti di G, alloracn → ∞.
Dimostrazione. Ragioniamo per assurdo. Se la successione dei coef-ficienti cn non tendesse all’infinito, a meno di estrarre una sottosuccessio-ne potremmo supporre che {cn} converga ad un numero complesso c ∈ C. Poich´e ∞ `e, per ipotesi, un punto ordinario, le successioni:
( γ−1n (∞) = −dn cn ) , ( γn(0)= bn dn ) , ( γn(∞)= an cn ) , 1Segue dalla definizione che, se G `e finito, alloraL (G) = ∅ ed Ω(G) = CP1.
2. INSIEMI LIMITE 191 sono tutte limitate in C e quindi, sempre a meno di estrarre una sottosucces-sione, possiamo supporre che siano tutte convergenti:
dn cn →α , bn dn →β , an cn →γ con α, β, γ ∈ C. Sono allora anch’esse convergenti:
an= cn·an cn →c ·γ = a , dn = cn·dn cn → c ·α= d , bn = dn·bn dn → b ·β= b. Dalla relazioneandn−bncn = 1, ricaviamo che ad − bc = 1 e dunque
γn(z) → γ(z)= az+ b
cz+ d per ogni z ∈ C.
Poich´e γ `e un automorfismo di CP1, da questo seguirebbe che L (G)=CP1 , contro l’ipotesi che G fosse un gruppo discontinuo. Ci`o completa la
dimo-strazione.
Lemma 2.4. L’insieme
L∞ = {z ∈ CP1 | ∃{γn}⊂G t.c. γn , γmse n , m e z = limn→∞γn(∞)}
`e chiuso in CP1.
Lemma 2.5. γ(L∞)= L∞.
Il Teorema 2.2 `e allora conseguenza dei lemmi e del seguente: Teorema 2.6. Se ∞ `e un punto ordinario per G, allora L = L∞. Dimostrazione. Osserviamo che L∞ ⊂ L ; inoltre, poich´e ∞ `e un punto ordinario per G, il gruppo pu`o contenere al pi`u un numero finito2di trasfor-mazioni affini di C (cio`e trasformazioni della forma z→a·z+b, con a, b∈C, a,0). Sia α = lim n→∞ γn(z)= anz+ bn cnz+ dn ! con γn ∈ G e γn, γm se m , n
un punto diL . Possiamo allora supporre che sia
andn−bncn= 1 e cn, 0 per ogni n. Possono darsi due casi:
(iii) |cnz+ dn| ≥ 1 per ogni n 1.
In questo caso, per il Lemma 2.3, avremmo: |γn(z) − γn(∞)|= anz+ bn cnz+ dn − an cn = 1 |cn| |andn−bncn| |cnz+ d| ≤ 1 |cn| → 0 , da cui α ∈L∞.
192 X. GRUPPI DI TRASFORMAZIONI DI M ¨OBIUS
(iiiiii) |cnz+ dn| < 1 per infiniti n ∈ N. Possiamo allora supporre, a meno di passare a una sottosuccessione, che |cnz+ dn| < 1 per ogni n. Allora, utilizzando ancora il Lemma 2.3:
z − γ −1 n (∞) = z+ dn cn = |cnz+ dn| |cn| < 1 |cn| → 0 ,
da cui segue che z ∈L∞e quindi, poich´eL `e chiuso e G-invariante (Lem-mi 2.4 e 2.5), anche α, essendo li(Lem-mite di una successione {γn(z)} di punti di L∞, appartiene ad L .
Ci`o completa la dimostrazione del teorema.
Osservazione 2.7. Pi`u in generale, se G `e un gruppo discontinuo e q un qualsiasi punto diΩ(G), i punti di L (G) sono limiti di successioni {γn(q)}, con {γn} successione di elementi distinti di G.
Teorema 2.8. Ogni sottogruppo discontinuo del gruppo Aut (CP1) `e al pi`u numerabile.
Dimostrazione. Siano G un gruppo discontinuo di Aut (CP1) ed {Un} un ricoprimento aperto numerabile diΩ = Ω(G), mediante aperti relativamente compatti inΩ. Sia z0 un punto diΩ e per ogni n sia Anl’insieme dei γ ∈ G tali che γ(z0) ∈ Un. Ogni An `e finito, perch´e in caso contrario ¯Unconterrebbe dei punti limite per G: ci`o `e impossibile perch´e ¯Un b Ω. D’altra parte, per l’invarianza di Ω rispetto a G, abbiamo S An = G e quindi G, unione
numerabile di insiemi finiti `e al pi`u numerabile.
Teorema 2.9. Se G `e un sottogruppo discontinuo di Aut (CP1), allora L (G) = ∂Ω(G).
Dimostrazione. Poich´e L `e chiuso, Ω aperto ed L ∪Ω = CP1, abbiamo ∂Ω ⊂ L . Per il Teorema 2.6, se fissiamo un qualsiasi punto z0 ∈ Ω, ogni punto diL `e limite di successioni {γn(z0)} con {γn} ⊂ G. Poich´eΩ `e G-invariante, questo ci dice che ogni punto diL `e limite di una successione di punti diΩ e quindi vale anche l’inclusione opposta L ⊂ ∂Ω. Corollario 2.10. Il luogo L dei punti limite di un sottogruppo discon-tinuo G diAut (CP1) `e privo di punti interni.
3. Gruppi elementari
Definizione 3.1. Chiamiamo elementare un gruppo G di automorfismi di M¨obius che abbia al pi`u due punti limite.
Teorema 3.1. Un gruppo G privo di punti limite `e un gruppo finito di trasformazioni ellittiche.
Dimostrazione. Infatti G non pu`o contenere n´e trasformazioni iperbo-liche, n´e trasformazioni lossodromiche, n´e trasformazioni paraboliche.
3. GRUPPI ELEMENTARI 193 Teorema 3.2. Sia G un gruppo di automorfismi di M¨obius con un solo punto limite in CP1. Allora
(i) Le trasformazioni paraboliche di G formano un suo sottogruppo abeliano normale G0, di indice finito in G.
(ii) G contiene un sottogruppo finito E di trasformazioni ellittiche iso-morfo al quoziente G/G0.
Dimostrazione. Il gruppo G non pu`o contenere trasformazioni iperboli-che o lossodromiiperboli-che, perch´e i gruppi ciclici di tali trasformazioni hanno due punti limite (che sarebbero anche punti limite di G). Inoltre, seL ={p0}, al-lorap0`e punto fisso di tutte le trasformazioni di G perch´eL `e G-invariante. A meno di coniugio, possiamo supporre chep0sia il punto all’infinito. Al-lora gli elementi di G sono trasformazioni affini γi(z)= aiz+bi, con ai,0. In particolare, l’insieme G0 degli elementi parabolici di G, cio`e di quelli con ai=1, `e un suo sottogruppo abeliano. Poich´e
γ1◦γ2◦γ−11 ◦ γ−12 (z)= γ1◦γ2◦γ−11 z − b2 a2 ! = γ1◦γ2 z −b2 a2 −b1 a1 = a1 a2 z −b2 a2 −b1 a1 + b2 + b1 = z + (b1−b2− a2b1+ a1b2), il commutatore [G, G] di G `e un sottogruppo di G0, che quindi `e normale in G. Infine, poich´e G non contiene trasformazioni iperboliche o lossodro-miche, deve essere |ai| = 1 per ogni γi(z) = ai·z+bi in G ed abbiamo un omomorfismo naturale
σ: G 3 γi −→ ai ∈ S1
e G0 = ker(σ) = {ρi ∈ G | ai=1} si pu`o identificare al sottogruppo additivo discreto Λ={bi|γi∈G0} di C. Se G0=G, abbiamo finito. Altrimenti, suppo-niamo che G contenga delle trasformazione ellittiche diverse dall’identit`a. Esse sono della forma η(z) = eiθz+z0 per un θ reale ed un z0 complesso. Abbiamo
η ◦ γi◦ η−1(z)= η ◦ γi(e−iθz−z0)= η(ai(e−iθ[z−z0])+ bi)= aiz+ eiθ bi. In particolare, Λ `e invariante rispetto alla moltiplicazione per elementi di σ(G) e perci`o σ(G) `e finito e dunque della forma
σ(G)= {e2hπi/m| h=1, . . . , m}
per qualche intero positivo m. A meno di coniugio, possiamo supporre che G contenga la rotazione η(z) = e2πi/mze G risulta allora prodotto diretto di
194 X. GRUPPI DI TRASFORMAZIONI DI M ¨OBIUS
Osservazione 3.3. Nell’ipotesi del Teorema3.2, se σ(G) contiene alme-no tre elementi, allora G0 ha rango due. Abbiamo osservato nel §3 del Cap.IX, che, in questo caso, ci sono solo tre possibilit`a per G/G0. Esso pu`o essere
• il gruppo {±1} delle radici quadrate dell’unit`a, • il gruppo {±1, ±i} delle radici quarte dell’unit`a,
• il gruppo {±1, ± exp(πi/3), ± exp(2πi/3)} delle radici seste dell’u-nit`a.
Teorema 3.4. Sia G un gruppo elementare di automorfismi di M¨obius tale che L (G) sia formato da due punti distinti. Allora G contiene un sottogruppo normale ciclico G0, di indice finito in G, il cui generatore `e iperbolico o lossodromico.
Dimostrazione. A meno di coniugio, possiam supporre che l’insieme L dei punti limite di G sia {0, ∞}. Poich´e L `e G-invariante, il sottogruppo G0degli elementi di G che fissano sia 0 che ∞ `e un sottogruppo normale di G di indice due. I suoi elementi sono trasformazioni della forma γa(z)= a·z cona,0 e risulta perci`o definiti omomorfismi
G03 γa −→a ∈ C∗, G0 3 γa −→ a |a| ∈ S
1, G0 3 γa −→ log(|a|) ∈ R. Le immagini dei due ultimi omomorfismi sono discrete. Le a per cui γa `e una trasformazione ellittica di G0 formano un gruppo isomorfo al gruppo R(m) delle radici m-esime dell’unit`a per qualche intero positivo m. Se sce-gliamo un γa0 di G0con log(|a0|) minimo in {log(|a|) | |a| > 1}, allora G0 `e il prodotto diretto di hγa0i e hγexp(2πi/m)i.
Se G= G0abbiamo finito. Altrimenti, G contiene un’inversione η(z)= a/z per qualche a∈C∗. A meno di coniugio possiamo supporre sia a=1 e G risulta allora somma diretta dei sottogruppi hγa0i, hγexp(2πi/m)i e del
sottogruppo hηi, formato da due elementi.
Esempio Supponiamo che G=hγ0i sia un gruppo ciclico, generato dalla trasformazione iperbolica γ0(z)= k·z, con k reale >1. Allora G `e un gruppo di automorfismi del semipiano di Poincar´e H. L’applicazione di rivestimen-to w = exp 2π i log z
log k !
ci dice che G `e il gruppo degli automorfismi del rivestimento universale dell’anello Ak = {w | exp(−2π2/ log k) < |w| < 1}.
Teorema 3.5. Ogni sottogruppo discontinuo G di Aut (CP1) che abbia almeno un punto fisso `e elementare.
Dimostrazione. A meno di coniugio, possiamo supporre che ∞ sia pun-to fisso di G. Se G `e finipun-to, non c’`e nulla da dimostrare. Se tutte le γ ∈ G avessero in comune due punti fissi, allora a meno di coniugio potremmo
4. GRUPPI DISCONTINUI NON ELEMENTARI 195 supporre che 0 sia l’ulteriore punto fisso. Il gruppo G `e allora della forma G={γ(z)=a·z | a ∈ A}, per un sottogruppo A del gruppo moltiplicativo C∗
. Necessariamente G sarebbe allora o un gruppo finito di trasformazioni ellit-tiche (ciclico) o uno dei gruppi elementari descritti nel teorema precedente (caso 1).
Se tutti gli elementi di G fossero trasformazioni paraboliche, allora G sarebbe uno dei sottogruppi abeliani di C descritti nel Cap. IX e quindi elementare.
Supponiamo ora che G contenga due trasformazioni γ0 e γ00aventi solo ∞ come punto fisso comune, con γ0 iperbolica o lossodromica. A meno di coniugio potremo allora supporre che γ0(z) = a·z con |a|,1 e che γ00(z) = b·z+ c con bc , 0. Possiamo ancora supporre che |a| < 1. Allora
γ00γ0nγ00−1γ0−n = (a/b)z − (an+1c/b)+ c → (a/b)z + c
puntualmente su CP1, ondeL (G) = CP1, contro l’ipotesi che G fosse di-scontinuo. Il gruppo G pu`o dunque contenere solo trasformazioni ellittiche e paraboliche. Si verifica allora che deve essere uno dei gruppi elementari
descritti nel Teorema 3.2.
Corollario 3.6. Siano G un sottogruppo discontinuo di Aut (CP1) ed F un sottoinsieme non vuoto e finito di CP1. Se γ(F)=F per ogni γ∈G, allora G `e elementare.
Dimostrazione. L’applicazione di restrizione γ→γ|F `e un omomorfismo di G sul gruppo finito delle permutazioni di F. Il suo nucleo `e un sottogrup-po normale G0 che fissa tutti i punti di F ed `e quindi, per il Teorema 3.5 elementare. Da questo segue che o G0, e quindi anche G, `e finito, oppure che F, che `e l’insieme limite di G0, contiene al pi`u due punti. Poich´e allora
L (G)=L (G0)=F, ne segue che G `e elementare.
4. Gruppi discontinui non elementari
In questo paragrafo studieremo i sottogruppi discontinui non elementa-ri di Aut (CP1), mostrando che i loro insiemi limite non contengono punti isolati. Dimostriamo innanzi tutto il seguente:
Teorema 4.1. Un sottogruppo discontinuo di Aut (CP1) che contenga solo trasformazioni ellittiche `e finito.
196 X. GRUPPI DI TRASFORMAZIONI DI M ¨OBIUS
Dimostrazione. Per i risultati del §3, sar`a sufficiente dimostrare che un sottogruppo discontinuo G diAut (CP1) che contenga soltanto trasformazio-ni ellittiche `e elementare. Sia G un tale sottogruppo e γ1, γ2 due trasforma-zioni di G. Se esse avessero un solo punto fisso in comune3, il loro commu-tatore γ1◦ γ2◦ γ−1
1 ◦ γ−1
2 sarebbe una parabolica. Quindi due trasformazioni di G hanno o entrambi o nessun punto fisso in comune.
Se tutte le trasformazioni di G avessero due punti fissi in comune, al-lora G dovrebbe essere necessariamente finito: infatti, facendo s`ı mediante coniugio che i punti fissi comuni siano 0 e ∞, avremmo G={γa(z)=a·z|a∈A} con A sottogruppo del gruppo moltiplicativo S1={|z|=1}, ed un sottogruppo A di S1 `e o finito o denso.
Ci resta da considerare il caso in cui G contenga due trasformazioni γ ee η senza punti fissi comuni. A meno di coniugio possiamo supporre che 0 e ∞ siano i punti fissi di γ. Avremo allora
γ(z)= eiθ· z, con θ ∈ R\πZ , η(z)= az+b cz+d, con ad − bc = 1 , (a + d)2∈ R , 0 ≤ (a+ d)2 < 4 . Per il calcolo, `e conveniente rappresentare γ ed η con matrici di SL2(C):
γ ' eiθ/2 0 0 e−iθ/2 ! , η ' a b c d ! . Per ipotesi, anche la
γ ◦ η(z) ' a eiθ/2 b eiθ/2 c e−iθ/2 d e−iθ/2
!
`e una trasformazione ellittica e quindi deve essere
eiθ/2a+ e−iθ/2
d2∈ R e 0 ≤eiθ/2a+ e−iθ/2
d2< 4 . Poich´e sia a+ d che eiθ/2a+ e−iθ/2dsono reali, ne ricaviamo che d= ¯a.
Poich´e anche γ ◦ η ◦ γ−1◦ η−1' eiθ/2 0 0 e−iθ ! a b c d ! e−iθ/2 0 0 eiθ ! d −b −c a ! = c ea−iθ b ediθ ! d −b −c a !
= ad − bc·ecd(1 − e−iθiθ) ad − bc·eab(1 − eiθ−iθ) !
`e ellittica, otteniamo che
−2 ≤ 2ad − 2bc cos θ = 2(1 + 2bc sin2(θ/2)) ≤ 2.
3Due trasformazioni non paraboliche commutano tra loro se e soltanto se hanno due punti fissi in comune.
4. GRUPPI DISCONTINUI NON ELEMENTARI 197 Essendo (θ/2)<πZ, questa diseguaglianza ci dice che bc≤0. Poich´e d=¯a ed abbiamo scelto le matrici che rappresentano γ ed η in SL2(C), `e in particolare
ad − bc= |a|2− bc= 1 e quindi
|a|= |d| ≤ 1, −1 ≤ bc ≤ 0.
Per la prima parte della dimostrazione, queste diseguaglianze valgono per tutti gli elementi η di G, tranne al pi`u un numero finito.
Se G non fosse elementare,L (G) conterrebbe un punto w0 diverso da 0 ed ∞: ci sarebbero cio`e punti z0, w0 ∈ C∗, tali che per una successione
(∗) γn(z)= anz+ bn cnz+ dn , con andn−bncn = 1 dn = ¯an |an|= |dn| ≤ 1 −1 ≤bncn ≤ 0 di elementi distinti di G risulti
wn = anz0+ bn cnz0+ dn
−→w0. Dalla relazione
anz0−dnwn = cnz0wn−bn.
e dalle (∗) ricaviamo che le {an}, {bn}, {cn}, {dn} sono tutte successioni limita-te. A meno di passare a una sottosuccessione, possiamo supporre che
an → a, bn → b, cn → c, dn→ d in C, con d = ¯a, |a| = |d| ≤ 1, |a|2− bc = 1.
La successione delle γn(z) convergerebbe puntualmente in CP1a una tra-sformazione di M¨obiusw=(az+b)(cz+d)−1ed avremmo alloraL (G)=CP1, contro l’ipotesi che G fosse discontinuo. Quindi G `e elementare e, poich´e
consiste di sole trasformazioni ellittiche, `e finito.
Teorema 4.2. L’insieme L (G) dei punti limite per un gruppo disconti-nuo non elementare di trasformazioni di M¨obius `e perfetto4.
Dimostrazione. Possiamo supporre che ∞ sia un punto ordinario di G. Supponiamo cheL contenga almeno tre punti. Fissato q0inL , siano q1, q2 altri due punti diL , distinti da q0e distinti tra loro. Sia {γn} una successione di elementi distinti di G con q0=limn→∞γ−1n (∞). Per il Lemma 2.3, i raggi δn delle circonferenze isometriche κγn formano una successione infinitesi-ma. A meno di passare ad una sottosuccessione, possiamo supporre che anche la {γn(∞)} converga ad un elemento q di L . Poich´e q1,q2, il limite
198 X. GRUPPI DI TRASFORMAZIONI DI M ¨OBIUS
q sar`a diverso da uno di questi due punti. Supponiamo q,q2. In partico-lare, q1 apparterr`a a ˇDγ−
n1 definitivamente, in quanto γn(∞) `e il centro del disco Dγ−1
n interno alla circonferenza isometrica di γ−1. Questo implica che γn(q1)∈Dγn e quindi, dal momento che i centri γ−1n (∞) dei dischi Dγn conver-gono aq0, anche γn(q1) converge aq0. Questo dimostra che ogni punto di L
`e di accumulazione perL , cio`e che L `e perfetto.
Lemma 4.3. Siano U un aperto di CP1 edF una famiglia di trasforma-zioni di M¨obius tale che, per due valori fissati z0, z1 ∈ CP1
, sia
(4.1) γ(U) ∩ {z0, z1}= ∅ ∀γ ∈ F .
Allora le restrizioni ad U delle trasformazioni diF `e una famiglia normale di funzioni meromorfe5su U.
Dimostrazione. Possiamo supporre che z0=0, z1=∞, e limitarci a con-siderare il caso in cui U=D={|z|<1}.
Allora, se γ(z)= (az + b)(cz + d)−1 `e una trasformazione diF , abbiamo az+b,0 e cz+d,0 se |z|<1: da queste diseguaglianze ricaviamo che
|b/a| ≥ 1, |d/c| ≥ 1. Se ( γn(z)= anz+ bn cnz+ dn )
`e una successione di trasformazioni inF , scriviamo γn(z)= bn
dn
(an/bn)z+ 1 (cn/dn)z+ 1.
Passando a una sottosuccessione, possiamo supporre che
an/bn→A, cn/dn→B ebn/dn→C, con A, B ∈ C e |A| ≤ 1, |B| ≤ 1, C ∈ CP1. Esaminiamo le diverse possibilit`a. Se C ∈ C∗, allora γn(z) → CAz+ 1 Bz+ 1; se C = 0, allora γn(z) → 0; se C = ∞, allora γn(z) → ∞ uniformemente sui
compatti di D.
Teorema 4.4. Siano G un sottogruppo discontinuo di Aut (CP1) e z0 un punto di CP1. Condizione necessaria e sufficiente affinch´e G sia discontinuo in z0 `e che vi sia un intorno aperto U di z0in CP1per cui G|U sia normale.
Dimostrazione.
Necessit`a. Fissiamo due punti distinti p1, p2di CP1. Se G|U non `e normale per nessun intorno U di z0in CP1, allora possiamo trovare una successione {γn} di elementi distinti di G e una successione {zn} di punti di CP1 conver-gente a z0, tali che γn(zn) ∈ {p1, p2} per ogni n. Allora z0 `e punto limite di una delle due successioni {γ−1
n (p1)}, {γ−1
n (p2)} e quindi appartiene adL (G). 5Una famiglia Φ di funzioni meromorfe su un aperto di U si dice normale se la sua chiusura inC (U, CP1) con la topologia compatta-aperta `e un compatto.
5. GRUPPI DI FUCHS 199 Sufficienza. Supponiamo che G|U sia normale in M (U) per un intorno aperto U di un punto z0 di CP1. Se z0 fosse un punto limite di G, fissato un puntow0 diΩ(G) (vedi l’Osservazione 2.7) potremmo trovare una suc-cessione {γn} di elementi distinti di G tali che γn(w0)→z0. Per l’ipotesi che G|Usia normale, a meno di passare ad una sottosuccessione, possiamo fare in modo che la {γ−1n } converga ad una funzione meromorfa f su U. La f `e o costante o restizione ad U di una trasformazione di M¨obius. Infatti, se f non fosse costante la sua immagine conterrebbe senz’altro tre punti di-stinti e potremmo quindi fissare z1, z2, z3 in U per cui w1= f (z1),w2= f (z2), w3= f (z3) siano punti distinti di CP1. Poich´e le trasformazioni di M¨obius preservano i birapporti, avremmo, per passaggio al limite, l’uguaglianza di birapporti
( f (z) :w1 :w2 :w3)= (z : z1 : z2: z3), ∀z∈U,
che ci permettere di scrivere f come la restrizione di una trasformazione di M¨obius F. Da limn→∞γ−1n (z) = F(z) per ogni z∈U ricaveremmo allora F(U)⊆L (G). Ci`o `e assurdo perch´e, per l’ipotesi che G fosse discontinua, L (G) non ha punti interni (vedi il Corollario 2.10).
Dovrebbe essere allora f (z)=w0 per ogni z in U. Questo ci d`a una con-traddizione perch´e alloraw0sarebbe un punto limite per G, mentre
l’aveva-mo scelto come un punto ordinario.
5. Gruppi di Fuchs
Ricordiamo che gli automorfismi biolomorfi di D sono restrizioni a D di trasformazioni di M¨obius di CP1. Possiamo quindi considerare il gruppo Aut (D) degli automorfismi olomorfi di D come un sottogruppo di Aut (CP1).
Gli elementi diAut (D) si possono rappresentare mediante γ(z)= a·z+¯c
c·z+¯a, con |a |2−|c |2=1.
Sec,0, cio`e se la γ non `e una rotazione euclidea, la circonferenza isometrica di γ interseca il disco D in una geodetica per la metrica iperbolica di D. La κγ `e cio`e una circonferenza ortogonale ad S1=∂D.
Definizione 5.1. Chiamiamo fuchsiano6 un sottogruppo propriamente discontinuo diAut (D).
Teorema 5.1. L’insieme L dei punti limiti di un gruppo fuchsiano G `e contenuto in S1.
6Lazarus Immanuel Fuchs (1833-1902) fu un matematico tedesco che diede impor-tanti contributi alla teoria delle equazioni differenziali lineari, in particolare a quelle con coefficienti meromorfi.
200 X. GRUPPI DI TRASFORMAZIONI DI M ¨OBIUS
Dimostrazione. Poich´e L `e privo di punti interni, ci sono punti ordinari di G sia all’interno che all’esterno del disco unitario D. Poich´e sia D che la parte interna ˇD del suo complemento in CP1 sonoAut (D)-invarianti, gli elementi di L sono approssimabili sia con successioni di punti in D che con successioni di punti in ˇD ed appartengono perci`o ad S1. Osservazione 5.2. Per il Teorema 4.2 il luogo L dei punti limite di un gruppo fuchsiano non elementare `e perfetto. La sua struttura pu`o, in generale, essere abbastanza complicata7 ed L pu`o essere un insieme con misura di Hausdorff frazionaria.
Definizione 5.2. Un gruppo fuchsiano G si dice di prima specie o oro-ciclico seL (G) = S1. Altrimenti si dice di seconda specie.
6. Domini di Dirichelet
Consideriamo sul disco unitario D={z∈C| |z|<1} la distanza iperbolica8 (6.1) dist(z1, z2)= 2 tanh−1 |z1− z2|
|1 − ¯z1z2| !
, associata alla metrica di Poincar´e:
(6.2) ds2 = 4 dz·d¯z
(1 − z¯z)2.
Gli automorfismi olomorfi di D sono isometrie per la metrica di Poincar´e. Osservazione 6.1. Potremmo utilizzare, invece del disco D, il semipiano di Poincar´e H={Im (z)>0}. In questo modello (con z=x+iy, x, y∈R, y>0) `e
ds2 = dz·d¯z
y2 , dist(z1, z2)= 2 tanh−1 |z1− z2| |z1− ¯z2| !
.
Il gruppoAut (H) `e omeomorfo al quoziente di SL2(R) rispetto a {±I2}. Fissiamo un sottogruppo G del gruppoAut (D).
Definizione 6.1. Per ogni z ∈ D consideriamo la sua G-orbita
(6.3) G(z)= {γ(z) | γ ∈ G}.
Chiamiamo dominio fondamentale di G un aperto connesso P di D che goda delle propriet`a:
(i) ogni orbita di G interseca P al pi`u in un punto; (ii) ogni orbita di G interseca P;
7Vedi, ad esempio, S. J. Patterson, The limit set of a Fuchsian group, Acta Math. 136 (1976), pp. 241-273.
8Ricordiamo che tanh(t)= (et−e−t)/(et+e−t) e quindi tanh−1(s)= 1 2log1+s
1−s
per t∈R ed s∈(−1, 1).