3.1 Cronologia di una vita: Gustaw Herling
Gustaw Herling Grudziński (noto in Italia solo con il suo primo cognome) nasce il 20 maggio 1919 nel villaggio di Skrzelczyce, appartenente al voivodato della città polacca di Kielce; un villaggio che, sottolinea la figlia Marta Herling, “si raggiungeva con una carrozza su strade di terra battuta che attraversavano una foresta infestata dai briganti201”.
La famiglia di Herling aveva radici ebraiche, sulle quali però lo scrittore ha sempre mantenuto un certo riserbo; soltanto in alcune interviste ha palesato le proprie origini, precisando che la sua era comunque una famiglia assimilata.
A due anni dalla nascita di Gustaw Herling, il padre si trasferisce a Suchedniòw, dove acquista un’azienda agricola con un mulino; la moglie rimarrà a vivere nel centro di Kielce, dove educherà i quattro figli, fino alla sua prematura morte per tifo, a soli cinquantadue anni. Il giovanissimo Herling è costretto a trasferirsi stabilmente dal padre:
Ho avuto un’infanzia molto felice. Abitavo in un bel posto, pieno di verde, in prossimità di un lago circondato da splendidi boschi. (…). Mi spostavo continuamente fra Suchedniòw e Kielce, recandomi ogni giorno a scuola in treno e ritornando nello stesso modo. (…). Impiegavo all’andata più o meno un’ora, per cui dovevo uscire da casa intorno alle sei del mattino, raggiungevo la stazione attraverso il bosco, prendevo il treno per Kielce e poi, dopo tutta una giornata trascorsa a scuola e in diverse occupazioni, ritornavo a Suchedniòw. Rientravo al tramonto, talvolta a tarda sera, ed ero ormai così stanco, che non avevo neanche la forza di preparare i compiti. È stato il periodo di iniziazione alle difficoltà della vita202.
Dal 1929, infatti, Herling inizia a frequentare il Ginnasio maschile Mikołaj Rej di Kielce; negli stessi anni intraprende l’attività critico-letteraria che lo guiderà al debutto letterario con il reportage Świetokrzyszczyzna [La regione di Santa Croce], pubblicato nel maggio del 1935 dal settimanale di Varsavia “Kuźnia Młodych”, attorno al quale ruotarono i futuri scrittori Kazimierz Brandys, Jan Kott, Tadeusz Ròżewicz. A partire dallo stesso anno, seguono gli articoli di critica ai romanzi Scrittore della giovinezza: un ricordo dopo la sua scomparsa di Piotr Choynowsk; a Granica [La frontiera] di Zèofia Nałkowska.
201 Per la biografia di Gustaw Herling seguiamo la Cronologia di cui è curatrice Marta Herling, inserita nell’opera
Etica e Letteratura. Testimonianze, diario, racconti, Milano, Mondadori 2019, pp. XCV-CLXII.
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Le aspirazioni letterarie lo portano a iscriversi alla facoltà di Polonistica presso l’Università di Varsavia. Nella capitale polacca Herling entra in contatto con ambienti intellettuali, iniziando a scrivere con regolarità articoli culturali e di critica letteraria per importanti testate; nel 1937, a soli diciotto anni, è già redattore della sezione letteraria del bisettimanale “Przemiany”.
Il primo settembre del 1939 la Polonia si risveglia invasa dai tedeschi; a seguito della caduta di Varsavia, Herling trascorrerà un periodo nella casa paterna. Qui si dedicherà alla traduzione in polacco del saggio di Benedetto Croce Poesia e non poesia, un dettaglio importante perché, come vedremo a breve, il destino farà intrecciare le vite di Herling e di Croce.
Nel mese di ottobre Herling fa ritorno a Varsavia, dove entra nelle file di una della prime organizzazioni militari della resistenza, la PLAN (Polska Ludowa Akcja Niepodleglościowa). L’organizzazione cerca sostegno in Occidente, nel tentativo di uscire dalla zona di occupazione Herling passa da Leopoli; poiché la strada attraverso la Romania è chiusa, si ferma per un periodo a Grodno, città della Lituania, nella quale, nel marzo del 1940, viene arrestato dalla polizia sovietica. Come dichiarato dalla figlia Marta, “cade nella trappola di un delatore dal suggestivo nome Mickiewicz203”. Nella sua Cronologia possiamo leggere le memorie del padre:
Grazie a un prestito di denaro, trovai finalmente due contrabbandieri disposti a condurmi in Lituania. Uno di loro si chiamava Mickiewicz. (…). Il nostro piccolo furgone aveva lasciato la cinta delle mura a nord di Grodno e aveva percorso appena dieci chilometri. L’auto della polizia lo raggiunse in un campo deserto dove simili operazioni non attirano l’attenzione di nessuno. Il mio Mickiewicz era al servizio dell’NKVD204.
Paradossalmente, Herling viene accusato di attività antisovietica e di essere una spia dei servizi segreti tedeschi: secondo gli accusatori il suo stesso cognome, dal suono germanico, ne sarebbe stato la conferma. In realtà, come precedentemente osservato, il cognome era ebraico ma lo scrittore non amava pronunciarsi sulle origini della sua famiglia. Viene pertanto imprigionato prima nelle carceri di Grodno e di Vitebsk, poi di Leningrado e di Vologda; da
203 Adam Bernard Mickiewicz (1798-1855) è stato un importante poeta del Romanticismo polacco, noto per essere il più illustre dei “tre Bardi” (gli altri eranoJuliusz Słowacki e Zygmunt Krasiński), nonché uno dei maggiori romanzieri europei di tutti i tempi. La sua fama va oltre l’ambito letterario, infatti è ricordato anche come filosofo e addirittura come patriota ed eminente politico. Nel 1823, dopo essere stato arrestato con l’accusa di essere tra gli esponenti dei gruppi segreti Filomati e Filareti (il primo di tipo letterario, il secondo di tipo patriottico), ha vissuto da esule in Russia per cinque anni.
204 M. Herling (a cura di), Cronologia, in G. Herling, Etica e Letteraura. Testimonianze, diario, racconti, cit., p. CXVI.
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qui viene trasferito nel Gulag di Ercevo, sulle sponde del Mar Bianco, dove rimarrà per due anni.
Il 30 luglio 1941 con l’accordo Sikorski-Majskij205 viene concessa l’amnistia ai prigionieri polacchi; Herling sarà liberato soltanto nel gennaio del 1942, in seguito a mesi di sciopero della fame. Una volta tornato in libertà, annoterà su un taccuino dalla copertina in metallo, acquistato per pochi copechi, i ricordi più significativi di quegli anni. Sarà proprio da questi che nascerà il suo primo romanzo, Un mondo a parte.
Terminata l’esperienza del Lager sovietico, Herling vivrà una breve parentesi tra le file dell’esercito polacco in Medio Oriente, nel Corpo d’armata del generale W. Anders206 e prenderà parte alla battaglia di Montecassino.
Al ritorno, si stabilirà a Roma con Krystyna, divenuta sua moglie: nel 1947 fonda la rivista “Kultura”; quando l’Instytut Literacki, per il quale Herling lavora, dovrà trasferirsi a Parigi, la coppia decide di costruirsi una nuova vita nella capitale inglese. Dopo la guerra, infatti, lo scrittore e la moglie avevano deciso di non far più ritorno nella Polonia occupata dai sovietici, scegliendo di vivere la condizione dell’esule.
Nei cinque difficili anni londinesi Herling lavora per il giornale socialista polacco “Robotnik Polski w Wielkiej Brytanii”, poi per la rivista “Wiadomości”, sulla quale pubblicherà il primo capitolo di Un mondo a parte, dal titolo Martwi za życia [Morti in vita].
Segue, nell’autunno del 1952, il trasferimento, per lavoro, presso Radio Wolna Europa, a Monaco di Baviera, dove vivrà anni di profondo sconforto a causa del suicidio della moglie. Lo aiuterà a superare la sua difficile crisi, segnata dall’alcolismo, la giovane Lidia, figlia di Benedetto Croce, con la quale si unirà in matrimonio nel 1954.
Si è già accennato al fascino esercitato sul giovane Herling dal pensiero di Benedetto Croce, quando il futuro scrittore non poteva certamente immaginare che i loro destini si sarebbero intrecciati così da vicino. L’incontro con Croce e la figlia in realtà risale a parecchi anni prima, durante la guerra. Herling si trovava, prima della battaglia di Montecassino, per un
205 L’accordo Sikorski-Majskij fu un trattato firmato il 30 luglio 1941 tra Unione Sovietica e Polonia; prese nome dai due firmatari, ovvero W. Sikorski, primo ministro del governo polacco in esilio, e I. M. Majskij, ambasciatore dell’Unione Sovietica nel Regno Unito. In seguito al patto, il governo sovietico ripristinò i rapporti diplomatici con la Polonia, rapporti che erano stati congelati in seguito all’accordo Molotov-Ribbentrop del 1939 (si ricordi che nel settembre di quell’anno i sovietici invasero la Polonia, dichiarandola inesistente e deportandone i cittadini) ; tra le principali conseguenze, il governo sovietico si impegnava a concedere l’amnistia a tutti i prigionieri di guerra polacchi e agli oltre 400.000 cittadini polacchi detenuti sul territorio sovietico.
206 Il generale W. Anders (1892-1970) è stato a capo di una brigata di cavalleria durante l’invasione nazista della Polonia che dette inizio alla Seconda guerra mondiale; fatto prigioniero, fu incarcerato in una prigione-fortezza di Mosca e rilasciato nel luglio del 1941, proprio in seguito all’accordo Sikorski.Majiskij. Successivamente dal governo polacco in esilio a Londra ricevette l’incarico di formare un esercito per combattere contro i nazisti. L’operato di Anders raggiunse il culmine con l’organizzazione del II Corpo polacco che operò in Medio Oriente e in Italia; in Italia, memorabile fu la battaglia di Montecassino, sfociata nel bombardamento aereo che ne distrusse la secolare abbazia.
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periodo di convalescenza presso l’ospedale di Sorrento; un pomeriggio, durante una passeggiata, scorse da lontano la villa Tritone dove Benedetto Croce viveva con la famiglia: non poté trattenersi dal bussare alla porta del filosofo, che lo accolse generosamente, concedendogli vari colloqui. Proprio a villa Tritone, allora, nel marzo del 1944 Herling conobbe Lidia Croce.
Inizia da qui il soggiorno di Herling a Napoli, del quale scrive in Breve racconto di me
stesso:
(…) una città chiusa, nella quale non avrei potuto trovare una mia collocazione. I primi anni sono stati molto difficili. A quell’epoca in Italia il controllo sulla vita intellettuale lo esercitavano ancora i comunisti, i quali non ammettevano che una persona come me potesse avere voce. Avvertivo chiaramente che mi trovavo in un paese sottoposto alla tutela dei comunisti, e che a mia volta ero oggetto di una continua sorveglianza. Una settimana dopo il mio arrivo a Napoli venne a trovarmi Julu Kurek207 (…). Gli chiesi
con mio grande stupore come avesse avuto il mio indirizzo, e lui mi spiegò che si era semplicemente recato alla sede locale del partito comunista, dove da uno schedario avevano estratto una scheda con i miei dati. Sentivo dunque tutta l’avversione che i comunisti provavano nei miei confronti, e che toccò il suo apice in un articolo pubblicato su «Paese Sera» in cui si chiedeva di espellermi. (…). Ho condotto dunque una vita così solitaria fino al momento della caduta del comunismo.
Solo dopo il 1989, se così si può dire, Napoli si è interessata a me208.
Ad ogni modo, anche negli anni napoletani prosegue la sua collaborazione con Radio
Wolna Europa, oltre alla pubblicazione di articoli su “Wiadomości”; collabora poi con le
riviste “Na Antenie” e “Tempo Presente”, fondata da Ignazio Silone e Nicola Chiaromonte, che si protrarrà per dodici anni, fino al 1968. Negli stessi anni riprende a pubblicare sul mensile “Kultura209”, a partire dal racconto Il principe costante; nel 1958 pubblica i racconti La torre e
Pietà dell’isola, apparse in Italia con il titolo Pale d’altare.
Sempre nel 1958 sarà la volta di una raccolta di suoi saggi sulla letteratura russa e sovietica: Da Gorkij a Pasternak: Considerazioni sulla letteratura sovietica. Nello stesso anno
Un mondo a parte viene pubblicato in Italia per la prima volta dalla casa editrice Laterza. Ma
non è solo il 1958 ad essere fondamentale per la sua carriera, lo sarà infatti l’intero decennio
207 Jalu Kurek (1904-1983) è stato un poeta e scrittore polacco, tra i maggiori esponenti dell’“Avanguardia di Cracovia”, attiva negli anni 1922-1927. Amico e ammiratore di Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944), tradusse in polacco numerose opere di futuristi italiani. Tra i romanzi che lo hanno reso celebre ricordiamo L’alluvione e L’influenza
infuria a Naprawa.
208 G. Herling, Breve racconto di me stesso, cit., pp. 48-49.
209 “Kultura” è stata un’importante rivista dal carattere letterario-politico, pubblicata nel periodo 1947-2000 dall’Instytut Literacki inizialmente a Roma, poi a Parigi.
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seguente, nel corso del quale appaiono oltre cinquanta suoi testi, fra racconti, traduzioni, saggi e recensioni letterarie.
Nel 1963 esce la sua prima raccolta di saggi e racconti Drugie przyjście oraz zinne
opowiadania i szkice [Il secondo avvento e altri racconti e saggi], in cui è incluso Villa Tritone;
dal 1971, invece, su “Kultura” apparirà regolarmente il suo Diario scritto di notte. Dal luglio del 1974 inizia a pubblicare articoli su “Il giornale”, per poi collaborare anche con “La stampa” e “Il mattino”; tre anni dopo, il nome di Herling compare nel Libro nero della censura della
Repubblica popolare polacca (se il nome di Herling viene inserito nel libro solo nel 1977, le
sue opere già dal 1945 erano ostacolate dalla censura), assieme a quelli di cinquantotto scrittori in esilio i cui testi dovevano essere esclusi da ogni pubblicazione; i suoi testi, tuttavia, in Polonia continuano a circolare clandestinamente, grazie all’importazione clandestina dei testi pubblicati da ”Kultura” e, nel 1976, dalle edizioni samizdat.
La fine degli anni Ottanta è fondamentale per la sua carriera di scrittore: le sue opere entrano finalmente nel circolo dell’editoria ufficiale; nel 1989 la casa editrice polacca Czytelnik pubblica Inny świat [Un mondo a parte]; un anno dopo, con l’uscita della seconda edizione, l’opera diviene lettura scolastica in Polonia.
In Italia Un mondo a parte ha alle spalle una tortuosa vicenda editoriale. La prima edizione dell’opera risale al 1958 e porta il nome della casa editrice Laterza, con traduzione di Gaspare Magi (pseudonimo di Lidia Croce e Antonia Maresca); seguono le edizioni Rizzoli (1965), Feltrinelli (1994) e, più di recente, quella del Meridiano Mondadori (2019). In merito all’edizione Laterza, Herling si è sempre espresso in modo critico, rimanendo in dubbio se la casa editrice avesse realmente distribuito il testo:
Io credo che Vito Laterza non abbia nemmeno distribuito il libro, che lo abbia lasciato chiuso nei depositi: era comunista, e può darsi che sia stato costretto. Così l’edizione italiana è stata per anni introvabile, o solo qualche volta la si è vista spuntare su qualche bancarella. La verità è che in Italia la gente non voleva saperne di gulag, preferiva ignorare questa realtà210.
Sempre negli anni Ottanta proseguono le pubblicazioni di varie opere, ad esempio dei saggi pubblicati in esilio dal 1945 al 1991 dal titolo Wyiścia z milczenia [Uscita dal silenzio],
come prosegue la pubblicazione del Diario scritto di notte, non più su “Kultura” ma su “Plus Minus”.
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Gli anni Novanta vedono una svolta per le pubblicazioni delle edizioni italiane, a cura di Francesco Cataluccio, presso Feltrinelli: Diario scritto di notte (1992); Un mondo a parte (1994); i racconti di Ritratto veneziano (1995) e di Don Ildebrando (1999).
Nel 1992 un’intervista di Claudio Velardi viene pubblicata con il titolo Diario scritto
sotto il vulcano, così come quella con Titti Morrone, pubblicata inizialmente su “Il Mattino” e
in seguito in volume, con il titolo Controluce; nel 2000 appare Variazioni sulle tenebre.
Conversazione sul male, un dialogo con la scrittrice e saggista francese Edith de la Héronnière.
Nel 1999 l’Ancora del Mediterraneo pubblica Ricordare, raccontare. Conversazione su
Šalamov, una conversazione con Pietro Sinatti, al centro di una precedente spiacevole vicenda
editoriale. Nata come prefazione all’edizione integrale Einaudi dei Racconti della Kolyma di Šalamov, non era stata pubblicata a causa del parallelismo che Herling aveva fatto tra i Gulag sovietici e i Lager nazisti, da lui definiti “gemelli totalitari”. Ancora una volta, a distanza di dieci anni dal crollo del comunismo, la censura aveva colpito Herling.
In quest’ultimo anno di vita lo scrittore scrive il romanzo Biala noc miłości [La notte
bianca dell’amore], e il lungo racconto Podzwonne dla dzwonnika [Requiem per un campanaro]; la breve autobiografia Breve racconto di me stesso. Rimangono invece
incompiuti i racconti Wędrowiec cmentarny [Il viandante del cimitero] e Wiek biblijny i śmierć.
Czekając na czarny obłok [L’età biblica e la morte. In attesa della nuvola nera].
Gustaw Herling muore la notte del 4 luglio del 2000, colpito da un’emorragia cerebrale.
3.2 Cronologia di una vita: Herta Müller
Herta Müller nasce a Nițchidorf, il 17 agosto 1953, nel distretto di Timiș, una regione del Banato romeno situata al confine fra Serbia, Romania e Ungheria. La sua famiglia appartiene alla minoranza tedesca della regione, minoranza che, nel gennaio del 1945, quando il mondo stava scoprendo la verità su Auschwitz, viene colpita dalla deportazione forzata verso i campi di lavoro sovietici. Poco prima della fine del conflitto mondiale, infatti, la Romania, da alleata della Germania nazista, passa nella sfera d’influenza dell’Unione Sovietica; Stalin, allora, decide di punire con la deportazione tutti i rumeni appartenenti alla minoranza tedesca compresi fra i diciassette e i quarantacinque anni. Tra costoro, la madre della scrittrice, la cui vicenda si avrà modo di approfondire commentando L’altalena del respiro.
Anche l’ombra paterna sembrerebbe fare da cornice a più opere della scrittrice; durante gli anni della Seconda guerra mondiale, quando la nazione romena era alleata con la Germania
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di Hitler, l’uomo aveva militato nella Waffen-SS. Nei romanzi e nei racconti in particolare, a partire da L’orazione funebre, posto in apertura alla raccolta Bassure, è possibile scorgere molteplici riferimenti a un padre alcolizzato, autista di camion, che intona goliardicamente canti nazisti, completamente indifferente ai crimini di cui si è macchiato in passato.
Nella lunga conversazione con Angelika Klammer, pubblicata in origine in Germania nel 2014, in Italia tradotta con il titolo La mia patria era un seme di mela, la Müller ricorda con queste parole la figura paterna:
Le SS di mio padre erano un ammonimento per me. A diciassette anni avevo la stessa età di quando lui si infiammava per Hitler. E glielo rinfacciavo, sapendo di vivere anch’io in una dittatura e che non avrei più potuto rimproverargli nulla se mi fossi adeguata anch’io. (…). Lessi le poesie di Paul Celan e pensai che se mio padre fosse stato mandato a fare il soldato in un campo di concentramento, avrebbe alimentato i forni a gas. (…).
Mio padre è morto presto, appena cinquantenne, a causa dell’alcol. Per trent’anni dopo la fine della guerra ha intonato canti nazisti con i suoi camerati quando era ubriaco. Il villaggio era piccolo, i matrimoni grandi. Ai lunghi tavoli di legno si beveva molto e per tutta la notte si sentivano le canzoni ubriache. E il poliziotto del villaggio era un rumeno, non immaginava cosa stessero cantando gli uomini e si dondolava insieme a loro. Non sono mai riuscita a vedere il periodo che quegli uomini avevano passato nelle SS come un peccato di gioventù. Non avevano ripensato nulla211.
Come rivelano le parole della scrittrice, il rapporto con il padre era basato sul paradossale connubio amore-odio; la Müller, infatti, ha sempre provato un senso di colpa per le crudeltà commesse dall’uomo, senso di colpa talaltro tematizzato nel racconto che apre la raccolta
Bassure, in cui la bambina-voce narrante, che rispecchia per certi aspetti la stessa Müller,
durante l’orazione al padre defunto viene giustiziata dalla comunità proprio per le colpe commesse dall’uomo in vita durante il servizio militare:
Tuo padre ha molti morti sulla coscienza, disse uno degli omini ubriachi. Io dissi: è stato in guerra. Ogni venticinque morti riceveva una medaglia. Ha portato a casa molte medaglie.
In un campo di rape ha violentato una donna, disse l’omino. Con altri quattro soldati. (…). Per anni tuo padre ha fatto l’amore con mia moglie, disse. Mi ha ricattato quando era sbronzo e mi ha rubato i soldi. (…). Nel nome della nostra comunità tedesca, sei condannata a morte. Tutti puntarono su di me i loro fucili212.
211 H. Müller, La mia patria era un seme di mela, cit., pp. 35-36. 212 Ead., Bassure, Feltrinelli, Milano 2013, pp. 10-12.
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Proprio nel corso della conversazione con Angelika Klammer, la scrittrice ha tristemente ammesso il suo perenne senso di colpa per il passato dell’uomo: “Non devo sentirmi colpevole per mio padre, ma non posso fare a meno di riflettere213”.
La figura paterna, dunque, e in particolare la morte di questi, si rivela un momento cruciale nella vita della scrittrice, poiché dà inizio alla sua prima fase di scrittura, come la stessa confessa durante il discorso di ringraziamento per il conferimento del premio letterario Walter Hasenclever il 20 giugno 2006:
Ho iniziato a scrivere dopo la morte di mio padre. (…). L’avevo lasciato all’ospedale, appena morto, quando per strada cominciò a nevicare, brandelli arruffati grandi come fazzoletti (…). Nello svolazzare della neve capivo che quel giorno di morte scagliava intorno a sé i brandelli della mia infanzia. (…) ebbe inizio qualcosa di assolutamente nuovo - un paio di giorni dopo cominciai a scrivere, anche se non ne avevo avuto l’intenzione e la letteratura non rientrava per nulla nei miei progetti. E siccome lo scrivere si era introdotto