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Nel capitolo precedente, parlando delle caratteristiche del giornalismo in rete, si è sottolineata la caratteristica dell'interattività riferendoci principalmente alla possibilità dei lettori di esprimere commenti in merito agli articoli. Infatti, con l'avvento delle cosiddette tecnologie “ Web 2.0” i siti internet hanno iniziato a permettere agli utenti di interagire con i contenuti online e partecipare alla loro creazione. I commenti dei lettori non solo rispondono all'articolo, ma anche ai commenti degli altri utenti creando uno spazio di comunicazione sociale. La creazione di questo contesto interattivo è stato individuato dagli studiosi come un esito potenzialmente positivo dell'emergere del nuovo Web 2.0. Gli spazi per i commenti forniscono un luogo di incontro virtuale nel quale le persone possono intavolare conversazioni.

Uno dei primi giornali online statunitensi ad introdurre la sezione commenti alla fine degli articoli è stato, nel 1998, il Rocky Mountain News, nella sezione delle recensioni a film e ristoranti. A partire da questo momento la tendenza è andata allargandosi agli articoli di notizie in senso più stretto; un esempio può essere il Washington Post's che nel 2006 introdusse i commenti inizialmente unicamente in relazione alle notizie sportive, estendendolo infine a tutti gli articoli pubblicati. Tra il 2007 ed il 2008 il numero dei giornali online16 che negli Stati Uniti che prevedevano la sezione commenti è più che raddoppiata, passando dal 33 al 75 percento. (Johnson 2008)

Ma cosa è l'interattività? Si può rispondere a questa domanda riferendoci alla linea teorica, elaborata da Rogers e Rafaeli (Rogers 1986; Rafaeli, Sudweeks 1997), che la definisce come una catena di messaggi interrelati. In questo senso in una comunicazione a senso unico una parte produce degli imput senza ricevere, o ricevendo indirettamente dei feedback dalla controparte; differentemente in una comunicazione interattiva entrambi gli attori inviano messaggi e le risposte si riferiscono agli stimoli appena ricevuti e quelli precedenti.

Tradizionalmente i giornalisti hanno offerto pochissime opportunità di comunicazione veramente interattiva, come, per esempio, le lettere all'editore. L'avvento di Internet ed il debutto dei giornali online è stata l'occasione potenziale per estendere l'interattività anche al settore del giornalismo, ma perché questo fosse possibile era necessario che entrambe le parti, giornalisti e lettori, fossero disposti a dare il via ad una vera comunicazione, come produttori e ricevitori di messaggi (Schultz 2006, Spina 2014). Internet ha rivoluzionato l'interazione tra lettore e giornale. I nuovi siti dei quotidiani sono infatti ambienti interattivi in cui gli utenti possono, in vari modi contribuire sia alla diffusione dei contenuti che alla loro produzione, affiancandosi ai professionisti dell'informazione. La partecipazione dei lettori è presto divenuta imprescindibile per i giornali online dal momento 16 Statistica effettuata sui 100 migliori giornali online statunitensi

che, nel nuovo contesto della rete “the news, as lecture, is giving way to the news as a conversation”17 (Curley 2004)

Tutto ciò ha importanti ripercussioni. Nelle democrazie partecipative, infatti, l'ideale da raggiungere è un intenso coinvolgimento dei cittadini nel dibattito politico e nelle scelte normative; i commenti online potrebbero essere in quest'ottica un mezzo per sanare la più volte contestata scarsa interattività degli organi di informazione. Un approccio per l'interpretazione del ruolo dei commenti nel ridefinire il giornalismo online può essere la teoria della sfera pubblica di Habermas (Habermas 1989). Lo studioso concettualizza la sfera pubblica come un settore della vita sociale dove lo scambio di informazioni, posizioni ed opinioni da vita all'opinione pubblica, destinata a guidare il sistema politico in merito ai temi di maggior interesse sociale. La sfera pubblica si crea quando i cittadini si ritrovano liberamente per dibattere questioni politiche e sociali di interesse, acquisendo una comprensione reciproca dei diversi punti di vista. Seguendo questa teorie è dunque possibile leggere l'avvento nelle pagine dei giornali online di spazi dedicati alle opinioni dei lettori come la realizzazione di una sfera pubblica (Graham 2012). Dunque le tecnologie digitali hanno destabilizzato il ruolo tradizionale della comunicazione di notizie, dando origine a configurazioni inedite nell'utilizzo dei media, dal momento che il lettore diventa sempre più partecipante attivo e ciò è un potenziale imput per discussioni critiche sui temi di maggiore interesse pubblico, innalzando il livello di democraticità dei rapporti sociali.

Tutto ciò comporta anche un cambiamento di attitudine da parte dei professionisti dell'informazione che non possono più permettersi di operare e confrontarsi unicamente nella ristretta cerchia degli addetti ai lavori. Pur essendo la nuova partecipazione dei destinatari alla produzione delle notizie un enorme passo avanti nella direzione di una dimensione democratica ed inclusiva delle comunicazioni politiche, molti giornalisti tendono a d ignorare questi cambiamenti, mantenendo il proprio operato su un binario piuttosto conservativo (Torres da Silva 2013). In quest'ottica il ruolo del giornalista non è solo alimentare il dibattito mettendo a disposizione le informazioni ad esso necessarie, ma anche incoraggiarlo e facilitarlo fornendogli una piattaforma in cui prendere luogo e in cui venga garantita l'inclusione dei fruitori, la qualità del discorso e la posizione di parità tra i partecipanti. Perché ciò sia effettivo e non vada perduto il potenziale democratico del nuovo mezzo è necessario però che il giornalista assuma, anche in questo spazio il ruolo di guida e supervisore del dibattito pubblico (Graham 2012).

Vi sono, dunque, numerosi nodi cruciali da risolvere prima di poter interpretare questo novo strumento d'espressione come slancio democratico. In primo luogo, per quanto riguarda i siti di news, c'è da chiedersi quanto effettivamente gli interventi degli utenti interagiscano e siano 17 “Le notizie come lettura stanno lasciando il posto alle notizie come conversazione”

direttamente connessi ai contenuti. Risulta, infatti, che, soprattutto riguardo agli articoli trattanti tematiche quali razza, religione e politica i commenti tendono ad andare fuori tema. Si possono dunque riconoscere alcuni topic che tendono a generare lunghe e accese discussioni, non sempre del tutto pertinenti (Kehoe, Gee 2013). E' inoltre necessario che gli stessi cittadini agiscano in questo spazio a loro dedicato in modo da dar vita ad un effettivo scambio e dibattito funzionale sulle tematiche, producendo un esito costruttivo.

L'analisi dei commenti non fornisce dati univoci in merito. Sono, infatti, diversissime le forme assunte dai contributi, così come il loro tono e fine: accanto a domande di maggiori informazioni e aggiunte di particolari addizionali si ritrovano numerosi attacchi personali, contributi fuori tema, semplici insulti o complimenti. I commenti, infatti, non sono per nulla uniformi tra loro. Variano per lunghezza (passando da una o due parole ad estese dissertazioni), contenuto, complessità (limitandosi ad assentire alle affermazioni di altri o proponendo nuove argomentazioni), linguaggio e tono; possono includere opinioni, storie personali o informazioni aggiuntive o limitarsi a semplici esclamazioni. E' possibile, tuttavia, riscontrare alcuni trend comuni: nella maggioranza dei casi i commenti fanno parte di una conversazione, di un dialogo e sono, dunque, raramente irrelati al contesto in cui vengono pubblicati; spesso compaiono domande e informazioni aggiuntive; il tono è generalmente informale e lo stile vicino al linguaggio parlato; sono frequenti le abbreviazioni ed i modi di dire, così come errori di battitura e grammaticali. In sintesi si può affermare che lo stile complessivo è quello della conversazione parlata informale. Ciò risulta evidente anche dalla tendenza ad incorporare nei messaggi aspetti della comunicazione non verbale, quali le emozioni di stupore o rabbia, tramite espedienti formali come l'utilizzo di lettere maiuscole e di punteggiatura ripetuta (sequenze di punti esclamativi o interrogativi, puntini di sospensione etc.). Si riscontrano anche frequenti derive verso un linguaggio triviale, osceno ed offensivo, aventi come oggetto principalmente l'appartenenza politica, il livello di educazione, il sesso o l'origine degli interlocutori, veri e propri attacchi personali assimilabili agli insulti utilizzati durante una lite verbale. Altre occorrenze di espressioni offensive possono comparire in relazione ai contenuti del testo commentato, spesso accompagnate da motivazioni infondate o fuori contesto del proprio dissenso. In queste ultime occasioni dunque lo spazio dei commenti diventa terreno fertile per l'espressione di frustrazioni ed ostilità personali (McMillen 2013).

E' non del tutto sicura la reciprocità degli scambi essendo state osservate dinamiche di comunicazioni “tutti contro uno”, nonché la netta prevalenza di piccoli gruppi di commentatori regolari che monopolizzano l'interazione. Tuttavia è interessante notare la frequenza con cui compaiono domande relative a nuove informazioni al di là dei contenuti dell'articolo; ciò mette in evidenza la volontà di andare oltre alle notizie fornite, servendosi della sezione commenti come

nuovo strumento di raccolta informazioni. A ciò si accosta il frequente riferimento ad esperienze ed opinioni personali, condivise e narrate sotto forma di dati effettivi forniti in veste di esperto. Le indagini condotte sui commentatori rivelano le motivazioni di fondo che spingono i lettori a esprimersi nella sezione dedicata. Al primo posto troviamo il desiderio di informare gli altri utenti, condividere informazioni ed esperienze personali, motivazioni che possiamo definire “sociali” e che quindi spingono a impegnarsi concretamente nel discorso pubblico. Secondariamente emergono motivazioni basate sulla volontà di esprimersi e manifestare sentimenti, così come interagire scherzosamente con gli altri. Infine si rileva il desiderio di socialità a cui si somma frequentemente quello di interagire con persone nuove e di condividere con queste opinioni e valutazioni. A questo si affianca la volontà di mettere a confronto le proprie opinioni con quelle altrui al fine di verificarne la fondatezza o di persuadere gli altri. Infine emerge l'intento di rettificare od ampliare quanto affermato dall'articolo a cui ci si riferisce (Diakopoulos, Naaman 2011). Il campo dei commenti funziona anche come forma di opposizione al giornalismo propriamente detto; spesso i commentatori sfidano il giornalista offrendo nuove o alternative letture dei fenomeni, argomenti e dati, nonché fonti di informazione. In conclusione si può affermare che, sebbene l'esistenza della sezione commenti abbia creato uno spazio maggiormente inclusivo, permettendo prospettive contrastanti ed alternative, caratteristiche peculiari della sfera pubblica habermassiana, esistono ancora numerosi dettagli che ne impediscono l'effettiva nascita. Alle motivazioni già citate è necessario aggiungere la tendenza a derive degradanti ed offensive. Non è, infatti, infrequente la comparsa di commenti contenenti attacchi personali ai giornalisti, agli attori implicati nella notizia o agli altri lettori, così come veri e propri sfoghi di frustrazione nei confronti del sistema politico nel suo complesso (Graham 2012).

Tutto ciò che di positivo deriva dai commenti alle notizie viene oscurato, dunque, dai dati più recenti che denunciano una diffusa insoddisfazione degli utenti nei confronti di questo strumento (Diakopoulos, Naaman 2011), così come della disillusione dei redattori. All'inizio dell'esperimento dei commenti dei lettori molti redattori erano felici di questo nuovo strumento che riportava interventi attinenti ai temi e di alto livello. I commenti, inoltre, erano anche utilizzati dai giornalisti per riesaminare il proprio lavoro e la pregnanza della notizia, così come per considerare di pubblicare maggiori approfondimenti su tematiche di interesse. Tuttavia, nel giro di pochi anni, il loro punto di vista è cambiato e hanno iniziato a denunciare la prevalenza dei commenti razzisti, sessisti ed offensivi rispetto a quelli costruttivi. Nel 2004 quasi tutti i giornali statunitensi aprirono sulle loro pagine online degli spazi dedicati ai commenti dei lettori, nella speranza di creare nuovi terreni di confronto democratico. Poco più di un decennio più tardi molte di queste testate hanno rinunciato all'esperimento e chiuso la possibilità di commentare sulle loro pagine. Chi non ha optato

per misure così drastiche ha introdotto nuove strategie di moderazione e controllo dei dibattiti, prima fra tutte il divieto dell'anonimato (Santana 2011, Hughey, Daniels 2013). La moderazione dei commenti è divenuta, dunque, una nuova forma in cui si manifesta il ruolo di gate keeper del giornalista soprattutto quando si esprime in riguardo a tematiche, quali l'immigrazione, che scatenano frequentemente commenti violenti. Un esempio della problematicità della questione è quanto fatto recentemente dalla redazione statunitense dell'Huffingtonpost che da settembre 2013 ha deciso di intervenire per quanto riguardava la sezione dei commenti vietandone la pubblicazione in forma anonima dal momento che, nonostante fosse supervisionata da circa 40 persone, era sempre più invasa da contenuti violenti ed aggressivi (Costa 2013). Dunque molti media stanno mettendo in dubbio l’utilità delle sezioni commenti, in certi casi arrivando a eliminarle dai propri siti. Le interazioni con i lettori, nella maggioranza dei casi, non vengono del tutto silenziate, bensì dirottate verso Twitter, Facebook o altri servizi esterni di social networking che, tuttavia, rischiano di entrare in sofferenza per le stesse ragioni e che stanno iniziando a correre ai ripari (Castelli 2015).

Ma perché tanta preoccupazione per la sezione commenti? Quali sono le temute ripercussioni dell'inciviltà in questi contenuta? Una domanda che ci si pone è se l'opinione dei lettori possa o meno essere influenzata dall'inciviltà dei commenti e dunque sviluppare un'opinione polarizzata sulla tematica in esame, soprattutto nel caso che sia possibile percepire la questione come un rischio. Un recente studio di Anderson, riguardante i commenti nell'ambito del dibattito sulla nanotecnologia, ha rilevato delle significative connessioni tra questi fattori. Il grado di influenza dei commenti incivili sembrerebbe però variare in connessione ad altri fattori, quale la religiosità, l'appartenenza politica, l'età ed il grado di istruzione; questo potrebbe essere dovuto al fatto dalla predisposizione del lettore nei confronti della tematica e alla mancanza di informazioni strutturate in merito a questa: qualora abbia un approccio di tipo critico e si trovi a leggere commenti, coerenti, ma molto orientati in tal senso, la sua opinione ne potrebbe risultare rafforzata. In questo senso, sebbene le discussioni online siano in potenza un mezzo di maggiore democraticità nella deliberazione politica, a causa della presenza di commenti estremamente polarizzati potrebbero risultare in definitiva un ostacolo all'obiettivo democratico. I commenti offensivi dunque «non solo polarizzano i lettori, ma cambiano l’interpretazione di chi li legge nei confronti della notizia stessa», nonché fanno percepire l'articolo come di bassa qualità e dubitare della veridicità dei suoi contenuti. I giornalisti, inoltre, riportano che il rischio di commenti offensivi condiziona anche il loro lavoro, essendo meno propensi a sollevare tematiche scottanti o citare persone e testimoni che potrebbero diventare bersaglio di critiche e insulti (Anderson 2014, Cillizza, 2014, Diakopoulos, Naaman 2011).

Si potrebbe, inoltre, pensare che commenti alle notizie online siano un ottimo indicatore delle opinioni comuni dei cittadini in riguardo dei temi di pubblico interesse. Diversi studi hanno, tuttavia, evidenziato come, in particolare rispetto agli articoli trattanti la tematica immigrazione o altri temi oggetto di acceso dibattito, la maggior parte dei commenti siano scritti da persone fortemente contrarie e polemiche nei confronti delle azioni governative e che spesso queste opinioni siano espresse in modo volgare od offensivo. Ciò dimostrerebbe che lo spazio dei commenti non è, generalmente, uno spazio di dialogo imparziale (Santana 2015).

Ci sono diversi fattori che possono influenzare il tono ed il registro dei commenti ad un articolo. In primo luogo alcune specificità tecniche del sito su ui avvengono le interazioni, ovvero la possibilità o meno di postare in forma anonima ed il grado di moderazione posto in atto dalla redazione, così come l'esistenza della possibilità di interagire direttamente tra gli utenti; altri fattori sono maggiormente connessi alle specificità del singolo giornale, quali il suo orientamento politico, la tipologia di giornalismo posta in essere (più partecipativo o professionale) e la sua diffusione (rinomato o di nicchia, nazionale o locale). A ciò è necessario aggiungere che si riscontra la tendenza a commentare maggiormente qualora un articolo si discosti nettamente dalla propria personale opinione, esprimendo apertamente il proprio dissenso rispetto a quanto affermato dall'autore del pezzo (Milioni 2011). In particolare è opportuno concentrarsi sul fattore anonimato. I ricercatori hanno rilevato che questo può avere importanti ripercussioni sui commenti, soprattutto qualora questi assumano la forma di un dialogo. L'anonimato infatti, unito all'invisibilità, alla non simultaneità dell'interazione e allo scarso controllo da parte di una qualche autorità farebbe in modo che gli autori dei commenti si sentano meno inibiti nell'esprimere la propria opinione, anche qualora questi risulti offensiva o discriminatoria (McMillen 2013). Tuttavia, evidenziare su base empirica la correlazione tra anonimato e inciviltà dei commenti online rivela in realtà poco di nuovo all’orizzonte. Sotto il velo del nickname o dello pseudonimo moltissimi si lasciano andare a grida e insulti. E' un fattore che provoca disinibizione e ciò è un bene, fin quando si tratta di dare spazio ad argomentazioni controverse e impopolari, ma problematico quando diventa l’espediente per iniettare veleno online senza temere ripercussioni. Alcuni quotidiani, come già accennato, hanno provato ad evitare il fenomeno impedendo la pubblicazione di contributi anonimi o collegando il proprio sito ad un profilo Facebook, senza tuttavia raggiungere i risultati sperati: anche con nome e cognome, le aree preposte ai commenti online contengono violenze e discriminazioni. I giornali online si sono trovati così a combattere l’anonimato, cioè un falso nemico. La verità è che alcuni commenti al veleno sono legati a un nome e un cognome che associa con orgoglio la propria identità a tali opinioni, anzi di vergognarsene, dunque per molti utenti la mancanza di anonimato non costituisce un ostacolo, bensì un invito a esprimere liberamente qualsiasi tipo di pensiero

(Sbandi 2014).

Anche alla luce di queste problematicità si ritiene che un'analisi dei commenti online alle notizie dei quotidiani possa apportare informazioni preziose al riguardo del pensiero pubblico in merito ad alcune tematiche. I commenti dei lettori, infatti, possono fungere da lente attraverso la quale osservare le retoriche di parte e l'opinione pubblica ed essere letti, attualmente, come “the most pervasive, and perhaps fundamental, level of partecipation”18 (Bowman, Willis 2003).

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