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L’effettiva realizzazione dell’opera scultorea di Marco Romano, raffi nato e geniale precursore del ‘classicismo gotico’, s’intreccia – com’è noto – con le vicende di alcuni esponenti di una famiglia aristocratica di Casole d’Elsa, la cui esistenza si dipana nell’arco di poco meno di un secolo, tra gli anni Ottanta del Duecento e la metà del Trecento. Pur oltrepassando ampiamente i confi ni della Val d’Elsa e della Toscana stessa, le alterne e talora tumultuose vicende che coin- volsero Ranieri vescovo di Cremona, dominus Porrina giudice e avvocato della Curia pontifi cia, nonché suo fi glio Ranieri, interprete risoluto della causa impe- riale al tempo di Enrico VII, ci conducono infi ne nuovamente a Casole: un tempo cardine degli interessi politico-patrimoniali della famiglia e ancora oggi custode attenta d’importanti testimonianze storico-artistiche che ne celebrano e perpetua-

1 Casole in Val d’Elsa è attestata dai primi decenni del secolo XI quale importante castello dei

vescovi volterrani (cfr. G. VOLPE, Vescovi e comune di Volterra, in ID., Toscana medievale. Massa Marit- tima, Volterra, Sarzana, Firenze, Sansoni, 1964, pp. 141-311, ed. orig. Firenze, La Voce, 1923): essi ne

mantennero il controllo, risiedendovi assai di frequente fi no alla metà del Duecento e promuovendovi, fra l’altro, l’istituzione di una zecca (cfr. A. LISINI, Le monete e le zecche di Volterra, Montieri, Berignone e Casole, “Rivista Italiana di Numismatica”, XXII/2, 3-4, 1909, pp. 253-302 e 439-467; R. VILLORESI, Le monete medievali di Volterra: proposta per una nuova classifi cazione, “Rassegna Volterrana”, LXVIII,

1992, pp. 151-164 e ID., Classifi cazione cronologica delle emissioni medievali dei vari tipi monetali della zecca di Volterra, “Rassegna Volterrana”, LXX, 1994, pp. 153-170). Un patto fra gli uomini di

Casole e gli abitanti di Colle Val d’Elsa (novembre 1201) attesta una forte solidarietà politico-istituziona- le fra le due comunità e documenta la nascita a Casole di un organismo comunale. Risalgono al 1208 i primi riferimenti all’esistenza di consoli di Casole, mentre, pochi anni più tardi, patti di castellanza lega- rono nuovamente le comunità di Colle e Casole, quest’ultima rappresentata da due rectores societatum. Pur in presenza di un articolato privilegio imperiale di Federico II di Svevia (1224) che riconosceva e legittimava l’ingerenza dei vescovi volterrani sulla nomina del rettore o dei consoli di Casole, così come di altre località valdelsane, alla metà del secolo il comune appare ormai compiutamente strutturato, con un podestà, un consiglio, un collegio di ‘anziani’ e, si presume, già con una propria elaborazione statuta- ria. Nel corso del Duecento si fece progressivamente più forte l’ingerenza del comune di Siena sul castel- lo di Casole, ove cittadini senesi ricoprirono ripetutamente la carica di podestà, mentre andava ormai declinando l’autorità dei vescovi di Volterra, compromessa da una diffi cile situazione fi nanziaria. Dopo una momentanea occupazione fi orentina, Casole passò decisamente sotto il dominio senese in seguito alla vittoria di Montaperti (1260). Sviluppatasi lungo un percorso viario medio collinare approssimativamen- te parallelo al corso del fi ume Elsa, che collegava castelli e località delle alte valli del Cecina e dell’Elsa al ramifi cato reticolo della “via Francigena”, in diocesi di Volterra ma al tempo stesso a ridosso del con- fi ne coi territori senese e fi orentino, Casole fu sede dell’antica pieve di Santa Maria Assunta, le cui prime attestazioni risalgono al secolo XI. La primitiva chiesa, ampliata e riconsacrata in forme solenni nel 1161 (ricorda l’evento un’iscrizione murata sul lato orientale del transetto destro della collegiata, edita in M. L. CECCARELLI LEMUT, Cronotassi dei vescovi di Volterra, in Pisa e la Toscana occientale nel Medioevo. A Cinzio Violante nei suoi 70 anni, Pisa, GISEM ETS, 1991, I, pp. 23-57, in particolare alle pp. 47-49),

avrebbe conosciuto una sostanziale alterazione della struttura e un ulteriore innalzamento e ampliamento tra la fi ne del secolo XIII e i primissimi anni del Trecento (M. FRATI, Santa Maria Assunta a Casole d’El- sa, in Chiese medievali della Valdelsa, I territori della via Francigena. Aspetti architettonici e decorativi no la memoria. Vescovi, uomini di legge, politici spregiudicati, abili diplomatici e, aspetto quanto mai signifi cativo, committenti di prestigio: i fi lii Albertini, me- glio noti come Porrini da Casole, costituiscono il fulcro della presente ricerca. 1. Ranieri e Bernardino “Porrina” fra la Val d’Elsa e la Curia pontifi cia (fi ne

XIII-inizio XIV secolo)

Signifi cative, per quanto esigue, risultano le attestazioni inerenti all’origi- nario nucleo dei beni familiari di Ranieri e Porrina, con pertinenze e diritti che alcune fonti duecentesche descrivono dislocati tra le località di Radi di Montagna e Casole, nell’alta valle del fi ume Elsa, verso la Montagnola, al confi ne fra il ter- ritorio senese e quello volterrano1.

degli edifi ci romanici religiosi lungo le strade e nei pivieri Valdelsani tra XI e XIII secolo. 2: Tra Siena e San Gimignano, introduzione storica di P. CAMMAROSANO, Empoli, Editori dell’Acero, 1996, pp. 70-74,

con ampia bibliografi a specifi ca). L’impianto urbanistico del castello di Casole (m 417 slm), assimilabile a quello di altri castelli di ‘seconda fase’ (R. FARINELLI - A. GIORGI, Fenomeni di accentramento insedia- tivo nella Toscana meridionale tra XII e XIII secolo: il ‘secondo incastellamento’ in area senese, in Ca- stelli. Storia e archeologia del potere nella Toscana medievale, I, a c. di R. Francovich, M. Ginatempo,

Firenze, All’insegna del giglio, 2000, pp. 239-284), s’impernia su un asse viario principale che percorre l’abitato per tutta la lunghezza, dall’area dell’antico insediamento plebano sino a quella dell’attuale cas- sero. Sull’assetto viario in territorio valdelsano si veda M. RISTORI, Le percorrenze della via Francigena da Siena a San Gimignano, in Chiese medievali della Val d’Elsa cit., pp. 24-33; cfr. anche O. MUZZI - R.

STOPANI - T. SZABÒ, La Valdelsa, la via Francigena e gli itinerari per Roma e Compostella, Poggibonsi-

Firenze, Centro Studi Romei, 1988. Per un quadro generale inerente alla Val d’Elsa nei secoli XIII-XIV, si vedano I centri della Valdelsa dal Medioevo ad oggi, a c. di I. Moretti, S. Soldani, atti del convegno di studi (Colle Val d’Elsa-Castelfi orentino, 13-14 febbraio 2004), Firenze, Polistampa, 2007 e in particolare D. BALESTRACCI, La nascita e i primi sviluppi dei centri valdelsani, pp. 37-49; La Toscana ai tempi di Arnolfo, atti del convegno di studi (Colle Val d’Elsa, 22-24 novembre 2002), a c. di C. Bastianoni, G.

Cherubini, G. Pinto, Firenze, Olschki, 2005; P. CAMMAROSANO, Storia di Colle di Val d’Elsa nel medioevo.

1: Dall’età romanica alla formazione del comune, Trieste, CERM, 2008, ad indicem e ID., Storia di Col- le di Val d’Elsa nel medioevo. 2: Colle nell’età di Arnolfo di Cambio, Trieste, CERM, 2009, ad indicem,

con particolare riguardo ai rapporti tra Colle e Casole nel secolo XIII. Quanto a Radi di Montagna, se oggi il toponimo identifi ca un’isolata residenza signorile, un tempo defi niva un piccolo, ma articolato centro demico fortifi cato: un castrum dotato di cassero e palatium, alle cui pendici era sorto un burgus densamente abitato, organizzato in autonoma comunità; sede dell’antica chiesa di Santa Maria, Radi ac- coglieva una popolazione che intorno alla metà del Duecento poteva contare diverse decine di anime. In particolare, sulle località di Casole d’Elsa e Radi di Montagna si vedano le voci presenti nella più recen- te edizione del noto Repertorio, corredata dalle foto di Mauro Guerrini, in P. CAMMAROSANO - V. PASSERI, I castelli del Senese. Strutture fortifi cate dell’area senese-grossetana, Siena, Nuova Immagine, 2006, pp.

184-185 (voce 7.1) e 454-455 (voce 62.37); utile resta la consultazione delle stesse voci in G. A. PECCI, Lo Stato di Siena antico e moderno, I/1-2, trascrizione e annotazioni a c. di M. De Gregorio, D. Mazzini,

con un’introduzione di D. Balestracci, Siena, Accademia senese degli Intronati, 2008, pp. 523-558 e in E. REPETTI, Dizionario geografi co, fi sico, storico della Toscana…, Firenze, Mazzoni, 1833-1843 (ed. anast.

Firenze, Stianti, 1972), I, pp. 516-520 e ID., Supplemento, Firenze, Mazzoni, 1845, p. 57. Su Casole si

vedano inoltre i saggi di orientamento e inquadramento storico-artistico apparsi nel volume Casole d’El-

sa e il suo territorio, guida-catalogo della mostra di opere e fotografi e (Casole d’Elsa, giugno-dicembre

1988), a c. di L. Cimino, E. Giffi Ponzi, V. Passeri, Radda in Chianti, Studium, 1988, nonché i riferimen- ti presenti in I. GAGLIARDI, La Croce e la Misericordia: la Confraternita della Croce e della Misericordia di Casole d’Elsa, dalle origini all’età contemporanea, Firenze, Mandragora, 2005. Su Radi di Montagna

e la chiesa di Santa Maria si veda anche BIBLIOTECACOMUNALEDEGLI INTRONATIDI SIENA, d’ora in avanti

BCI, ms. B.IV.16: G. A. PECCI, Lo Stato di Siena, antico e moderno [sec. XVIII], IX, cc. 54r-55v (la voce Radi di Montagna si trova alla voce Radi di Greta) e I. MORETTI - R. STOPANI, Chiese romaniche in Val- delsa, Firenze, Salimbeni, 1968, pp. 52-55; un’immagine del cassero di Radi anteriore ai recenti lavori di

restauro è contenuta in P. CAMMAROSANO - V. PASSERI, Repertorio, ne I castelli del Senese. Strutture forti- Nel giugno 1292 Ricovero del fu Albertino da Casole concesse in affi tto in qualità di procuratore del “nobilis vir dominus Ranerius olim Albertini de Ca- sulis” alcuni beni siti nel distretto di Radi di Montagna. Il notaio Giovanni del fu Giustolo rogò l’atto nel palazzo di dominus Ranieri da Casole, ubicato “in

fi cate dell’area senese-grossetana, Milano, Electa, 1985, p. 394, mentre per un’immagine del cassero

successiva al restauro cfr. P. CAMMAROSANO - V. PASSERI, I castelli del Senese cit., p. 455. Un’ancor più

recente immagine d’insieme del cassero e della chiesa, affi oranti dal manto boscoso della Montagnola, in

Sovicille. Spazio, tempo, umanità, a c. di M. Ascheri, V. Serino, Sovicille, CRAS, 2007, p. 79.

2 ARCHIVIODI STATODI SIENA (d’ora in avanti ASSi), Diplomatico Archivio Generale 1292 giugno

8; lo stesso notaio risulta attivo ancora venti anni più tardi presso il castello di Simignano, nel quale i Porrini detenevano alcune proprietà (ASSi, Diplomatico Comune di San Gimignano 1312 settembre 27 e ASSi, Diplomatico Comune di San Gimignano 1312 ottobre 3); su Simignano si vedano i riferimenti in P. CAMMAROSANO - V. PASSERI, I castelli del Senese cit., p. 456 (voce 62.42).

3 Cfr. infra il testo corrispondente alle note 18 e seguenti.

4 Di un quasi omonimo “dominus Ricoverus iudex quondam domini Alberti”, presente in Prato

nel 1299 in qualità di teste, si fa peraltro menzione in ASSi, Diplomatico Comune di San Gimignano 1299 aprile 8.

5 Di particolare rilievo è l’atto rogato a Casole “in domo domini Purrine” e relativo alla costitu-

zione di Bindo di Ugo Saracini da Siena quale procuratore di Nastoccio fi glio di dominus Bartolomeo di Saracino e “domina Piççina” sua moglie; ciò allo scopo di rinunciare alle loro ragioni su alcuni immobili posti in Siena nel popolo di San Paolo “in contrata de Malborghetto”, ceduti al comune di Siena per la considerevole somma di 2700 lire da dominus Bartolomeo, padre di Nastoccio, e da Bartolomeo di Anastagio detto Meo (ASSi, Diplomatico Archivio Generale 1293 dicembre 30). Si veda inoltre ASSi,

Diplomatico Archivio Generale 1294 dicembre 26, atto rogato “in domo domini Purrine posita in burgo

castri dicti Radi” da Giovanni del fu Giustolo, lo stesso notaio che nel 1292 aveva rogato presso il pala-

tium di Ranieri a Radi.

6 Le carte arcivescovili pisane del secolo XIII, III: 1272-1299, a c. di N. Caturegli, O. Banti,

Roma, Istituto storico italiano per il Medio Evo, 1989, n. 545, pp. 360-362 (1295 aprile 3). Oggetto del documento in questione sono sei appezzamenti di terra precedentemente tenuti in feudo da un pisano, “Arrighectus Martius”, indi devoluti all’arcivescovato e dati quindi nuovamente in feudo a un “familiaris domini archiepiscopi” di nome Spuntino del fu Primerano “de Muscello”, in considerazione dei “multa servitia” da quest’ultimo prestati all’arcivescovo; il quinto appezzamento era situtato “in Sancto Appoli- nare de Barbaricina seu in Grumulo aut Arsula”, mentre il sesto, un pezzo di terra “pratatum”, era situato lì vicino, nel luogo detto “Taule”, e tra i confi nanti annoverava terra “hospitalis novi”, terra dell’arcive-

cassaro de Radi”2. Si trattava con ogni probabilità del canonico volterrano Ra-

nieri attestato sin dalla fi ne degli anni Settanta e in seguito membro insigne della corte pontifi cia di Niccolò IV e Bonifacio VIII3, nonché forse di un suo fratello

Ricovero, non altrimenti documentato4. Negli stessi anni Porrina deteneva una

domus a Casole e una casa nel burgus del castello di Radi di Montagna, entrambe

frequentemente elette a luoghi di rogito di atti notarili5.

Un altro documento, rogato a Pisa nell’aprile 1295 e conservato fra le per- gamene del locale archivio arcivescovile, ci porta invece verso un contesto deci- samente insolito sia rispetto all’ambito territoriale nel quale i nostri personaggi usualmente agivano sia per ciò che concerne la natura dei diritti da essi vantati. L’attestazione, del tutto incidentale e isolata, per quanto indubbia, presenta do-

minus Porrina in qualità di detentore di terre dell’arcivescovato pisano poste nei

pressi della città e concesse “in feudum” dall’arcivescovo Ruggero degli Ubal- dini6.

scovato tenuta da Puccio Muncone, la “carraiola”, altra terra tenuta dagli eredi di Lanfranco “de Turre”, nonché altra terra dell’arcivescovato tenuta “in feudum” proprio dal nostro “dominus Porrina de Casulis”.

7 Il documento è edito ne Il Libro Bianco di San Gimignano. I documenti più antichi del Comune (secoli XII-XIV), I, a c. di D. Ciampoli, saggio introduttivo di D. Waley, Siena, Cantagalli, 1996, n. 83,

pp. 251-262 (1280 ottobre 23); cfr. Regestum Volaterranum. Regesten der Urkunden von Volterra (778-

1303), bearbeitet von F. Schneider, Roma, Loescher, 1907, n. 876.

8 Cfr. Il Libro Bianco di San Gimignano cit., nn. 79-86, pp. 241-270 (1280 agosto 28-ottobre 27) e

in particolare: n. 80, pp. 245-246 (1280 agosto 29, “in plebe de Casulis”), relativo alla nomina di Andrea di Maffeo e Nardo di Ruggero; n. 81, pp. 246-247 (1280 settembre 26, “in domo plebis de Casulis”); il ricordato n. 83, contenente l’articolato testo del lodo arbitrale; n. 84, pp. 262-267 (1280 ottobre 23-26, “in domo plebis de Casulis” e “in claustro canonice maioris ecclesie Vulterrane”), mediante il quale le parti accettano le clausole del lodo (altro esemplare in ASSi, Diplomatico Comune di San Gimignano 1280 ottobre 23-26); n. 85, pp. 267-268 (1280 ottobre 24, “Casulis, in claustro plebis dicti castri”); n. 86, pp. 268-270 (1280 ottobre 27, “in claustro plebis de Casulis”).

9 Per il pievanato di Ranieri presso Sant’Eleuterio di Gabbreto in Val di Cecina, si veda una

possibile prima attestazione del personaggio, in qualità di testimone al seguito del vescovo volterrano Alberto Scolari, in ARCHIVIODI STATODI FIRENZE, d’ora in avanti ASFi, Diplomatico Comune di Volterra

1264 agosto 24, “Casulis, in domo plebis” (Regestum Volaterranum cit., n. 754). In qualità di canonici della cattedrale di Volterra, i “magistri Thoma et Raynerius” sono menzionati fra l’altro anche in ARCHIVIO

STORICO DIOCESANODI VOLTERRA (d’ora in avanti ASDV) Diplomatico, n. 615 (1280/1 marzo 15). 10 Il Libro Bianco di San Gimignano cit., n. 96, pp. 302-313 (1280 dicembre 29); si segnala la

presenza all’atto e alla contestuale ratifi ca (n. 97, pp. 313-315) di ben tre iudices in qualità di esperti

Il personaggio citato nel documento pisano appena ricordato era certamente lo stesso Porrina da Casole “doctor legum” che nell’ottobre 1280, “in claustro plebis de Casulis”, aveva presenziato alla composizione delle controversie sorte tra il vescovo di Volterra Ranieri II Ubertini e il comune di San Gimignano a seguito dei danni arrecati dai sangimignanesi al castello di Gambassi, al cassero di Gambassino e al castello di Ulignano; in quell’occasione l’accordo era stato raggiunto proprio grazie all’arbitrato di Andrea del fu Maffeo e Nardo del fu Ruggero “sindici” del comune di Casole d’Elsa7. Nella risoluzione della de licata

e complessa questione, che aveva visto il vescovo volterrano punire con senten- za d’interdetto e scomunica i sangimignanesi, rei di aver compiuto saccheggi e devastazioni in castelli del dominio vescovile, un ruolo di primo piano era stato svolto dai due rappresentanti casolesi; inoltre, in vista della conclusione della vertenza, il castello di Casole aveva frequentemente accolto il vescovo volterrano e il chiostro della pieve di Santa Maria era stato spesso cornice degli incontri tra le parti in causa8. Altri personaggi casolesi si scorgono accanto a dominus Porri-

na, presente in qualità di giurisperito, tra i quali suo fratello Ranieri di Albertino, pievano di Gabbreto presso Montecatini in Val di Cecina, e Tommaso Andrei, all’epoca priore di San Salvatore di Montalpruno9. Il vescovo volterrano Ranier i

II, affi ancato dai menzionati Tommaso e Ranieri, presenziò pochi mesi più tardi alla pacifi cazione tra le parti guelfa e ghibellina del comune sangimignanese10.

e garanti, ovvero il pratese dominus Migliorato, dominus Bonamico da Colle e dominus Giovanni da Montepulciano, ai quali si affi ancava anche un altro pratese, dominus Bucco Guazzalotti (sulla vicenda si vedano anche i nn. 93-95, pp. 284-302, 1280 dicembre 15-28).

11 P. MAFFEI, Un “consilium” della fi ne del Duecento in tema di acque (con notizie su Iacopo d’Arena, Riccardo Petroni ed altri consulenti), in Scritti di Storia del diritto offerti dagli allievi a Dome- nico Maffei, a c. di M. Ascheri, Padova, Antenore, 1991, pp. 135-152, in particolare p. 141n, con ricche

e puntuali indicazioni bibliografi co-documentarie, fra cui si segnala G. CARAFA, De Gymnasio romano et de eius professoribus, Roma, Typis Antonii Fulgonii apud S. Eustachium, 1751 (ed anast. Bologna,

Forni, 1971), II (De professoribus Gymnasii romani), pp. 488-555, contenente un repertorio degli avvo- cati concistoriali o advocati Romanae Curiae e la menzione di Porrina de Casulis, con brevi notizie sul personaggio, a p. 489.

12 F. SCHNEIDER, Toskanische Studien (poi in ID., Toskanische Studien. Urkunden zur Reichsge- schichte von 1000 bis 1268, Roma, Loescher, 1910-1931, ed. anast. Aalen, Scientia, 1974), IV, “Quellen

und Forschungen aus Italienischen Archiven und Bibliotheken”, XII (1909), pp. 271-320, in particolare a p. 297 (1244 giugno 27). Su “Albertinellus olim Beringherii” da Casole, testimone di un atto rogato nel maggio 1258 nella pieve di Casole d’Elsa e relativo alla nomina di un “sindicus et procurator” della comunità allo scopo di risolvere questioni sorte coi volterrani, cfr. ASFi, Diplomatico Comune di Volterra 1258 maggio 11 (Regestum Volaterranum cit. n. 699).

13 Da gran tempo i vescovi di Volterra vantavano consistenti interessi in quest’area della Val d’El-

sa e vi avevano a lungo mantenuto un solido primato a livello di diritti e gestione di uomini e beni sul territorio. Un “Albertus” nel ruolo di “castellanus” del vescovo volterrano a Casole è attestato nella prima

L’anno precedente (1279) Porrina e Ranieri, entrambi in qualità di avvocati in Curia romana, e il secondo anche come canonico della chiesa volterrana, erano stati interpellati assieme ad altri giurisperiti per un consulto relativo all’esenzione dalle imposte previste dal comune di Siena per i cavalieri dell’Ordine di santa Maria gloriosa, i Milites gaudentes11.

Appare probabile la comune discendenza di Ranieri e Porrina da un “Al- bertinus de Casulis”, confermata peraltro da un verso assai esplicito e incisivo dell’epitafi o dedicato a Porrina e trascritto intorno alla metà del Trecento da Gio- vanni Boccaccio in una sua antologia di lavoro, la cosiddetta Miscellanea Lau-

renziana (cfr. § 4), nonché da un riferimento contenuto negli atti della quattro-

centesca visita pastorale alla diocesi di Volterra effettuata al tempo del vescovo Roberto Cavalcanti (cfr. § 5). Per quanto allo stato attuale delle ricerche si tratti solamente di un’ipotesi, non sembra da escludere un legame con l’“Albertinellus de Casulis” menzionato negli anni Quaranta del Duecento in qualità di procurato- re nel vescovado volterrano del vicario imperiale Donato e collettore del “fodrum pro Curia imperiali” relativo al castello di Frosini, nonché titolare di un’“apothe- ca” a Casole12.

L’affermazione della famiglia cui appartennero Ranieri e Porrina – nati ve- rosimilmente poco prima della metà del Duecento – dovette svolgersi nel più generale contesto segnato dai profondi e radicati rapporti dell’ambiente casolano con quello della società e dell’episcopato volterrano13. Dopo la metà del XIII

metà del secolo XI, all’epoca del vescovo Guido ([1039]-1061): A. F. GIACHI, Saggio di ricerche storiche sopra lo Stato antico e moderno di Volterra dalla sua prima origine fi no ai tempi nostri, Firenze, Sborgi,

18872 (ed. anast. Sala Bolognese, Forni, 1979), doc. XVIII, pp. 438-443 e Regestum Volaterranum cit., n.

121 ([1039]-1046). Nel corso del secolo XI Casole era effettivamente una curtis et castellum vescovile, affi data a un ministerialis che aveva anche il compito di esigere affi tti e rendite dei beni per conto dello stesso vescovo, mentre a partire dal secolo successivo è possibile delineare un profi lo appena più nitido di alcune fra le famiglie di castellani vescovili tra Casole e Mensano. Tra le prime attestazioni, si veda la menzione di alcuni beni, tra i quali alcuni posti a Casole presso la chiesa di San Paolo e a Mensano presso la “villa” di Cellule, concessi dal vescovo volterrano Benedetto (997-1015) ai fratelli Gherardo, Adalberto e Rodolfo fi gli del fu Adalberto (Regestum Volaterranum cit., n. 106, 1011 ottobre), nonché la defi nizione di Casole quale “curtis et castellum noster” formulata dal vescovo volterrano Gumfredo (1017-1039): Regestum Volaterranum cit., n. 116, 1032 marzo 11. Alla metà del secolo successivo il ve- scovo Galgano (1150-1170) investì un non meglio defi nito gruppo familiare – i “fi lii Girardini” – di diritti sul castello di Mensano e sulla “turris, si edifi cata fuerit in plaçça de Kasula” (Regestum Volaterranum

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