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I possibili approvvigionamenti

Nel documento Dispense di COSTRUZIONI IDRAULICHE (pagine 34-39)

Svariate possono essere le fonti di approvvigionamento dell'acqua ma sempre, ovviamente, connesse alle risorse idriche.

In questo paragrafo esamineremo le risorse idriche e i possibili approvvigionamenti unitamente ai vincoli che determinate utilizzazioni comportano.

A tale proposito si può ritenere ancora attuale quanto è risultato dalla relazione su "i problemi delle acque in Italia" redatta per il Senato della Repubblica nel 1972 e che qui riportiamo nella parte che più ci interessa.

Si definiscono "Risorse idriche" le:

"quantità d'acqua presenti nel suolo e nel sottosuolo di una determinata zona durante un determinato periodo, espresse in termini di probabilità" e si distinguono in:

- Risorse idriche naturali, cioè "risorse idriche presenti naturalmente"

- Risorse idriche potenziali, cioè "massime risorse idriche che possono essere messe a disposizione con mezzi artificiali" e

- Risorse idriche utilizzabili o disponibili cioè "risorse suscettibili di essere valorizzate, tenendo conto di considerazioni socio-economiche".

La prima di queste ultime (cioè le naturali) vengono a loro volta suddivise in "statiche" e "dinamiche".

Le risorse statiche sono costituite da quei volumi d'acqua raccoltisi naturalmente in tempi passati, in una certa zona, che ristagnano nel sottosuolo e che non sono alimentati da fonti idriche naturali (o lo sono soltanto in minima parte) e che perciò quando vengono utilizzati si depauperano irrimediabilmente e progressivamente, senza più ricostituirsi; per questo motivo la loro utilizzazione

viene detta "a rapina". Sono i cosiddetti "depositi d'acqua fossili o geologici" formatisi anticamente nel sottosuolo di certe regioni, sulle quali all'epoca della formazione della risorsa cadevano abbondanti precipitazioni, mentre successivamente il clima si è inaridito (ad es. il Sahara); l'intervenuto inaridimento fa si che nelle condizioni climatiche attuali non vi sia più la possibilità di rifornimento dei depositi, che hanno acquistato perciò i caratteri di risorse statiche.

In sostanza, le risorse statiche d'acqua sono analoghe ai giacimenti petroliferi o metaniferi, con i quali hanno in comune la proprietà di essere inevitabilmente soggette all'esaurimento.

Le risorse dinamiche sono volumi d'acqua in movimento e alimentati da fonti idriche naturali, i quali, se deviati artificialmente dal loro cammino, possono essere condotti ad alimentare utilizzazioni perenni; si può perciò dire che queste risorse, a mano a mano che vengono sfruttate, si ricostituiscono ,entro certi limiti.

Esse possono essere costituite dalle acque correnti di alvei idrografici, cioè in un sistema di alvei superficiali (fiumi e torrenti), oppure da quelle muoventesi in acquifero, cioè in una zona permeabile del sottosuolo; di solito, anzi, parte dell'acqua costituente la risorsa scorre in superficie, e parte in acquiferi sotterranei.

Per la definizione di risorsa dinamica è essenziale il concetto di sezione. Consideriamo per esempio, un corso d'acqua superficiale, mettiamoci in una sua sezione e misuriamo il volume dell'acqua che l'attraversa in un certo periodo di tempo, ad es. in un anno: questo volume è originato dalle acque di precipitazione meteorica che cadono sul bacino imbrifero di alimentazione del corso dell'acqua fino alla sezione considerata: una parte più o meno grande a seconda dei casi, di tali acque arriva infatti al corso d'acqua, sia scorrendo sul suolo o negli alvei degli affluenti, sia penetrando in un primo tempo nel sottosuolo e riemergendone sotto forma di sorgenti.

Se questo riferimento al bacino imbrifero può giustificare la definizione di risorsa come "quantità di acqua presente sul suolo e nel sottosuolo" del bacino stesso, è però evidente che un'adatta opera artificiale di presa, costruita nella sezione considerata, può prelevare ed avviare all'utilizzazione (in tutto o in parte, a seconda delle dimensioni dell'opera) il volume idrico che attraversa la sezione in un assegnato periodo di tempo, e non il volume che nel periodo stesso è stato presente nel bacino di alimentazione.

Il volume che in un certo tempo attraversa la sezione di sbocco di un determinato bacino, dunque, deve essere considerato come la risorsa idrica in senso proprio.

Un discorso analogo si può fare per le falde idriche sotterranee, che si comportano come grandi corsi d'acqua in lento movimento, i cui volumi di deflusso possono essere definiti solo con riferimento a determinate "sezioni"; è però evidente che queste sezioni possono essere delimitate e misurate molto più difficilmente di quelle dei corsi d'acqua superficiali, e che conseguentemente anche i volumi che le attraversano sono di più incerta valutazione.

In Italia non risulta che vi siano risorse idriche statiche degne di nota, e tutte le acque sotterranee utilizzabili devono considerarsi risorse dinamiche, nel senso che andiamo a precisare.

Per un Paese come l'Italia, nel quale tutte le risorse (tanto superficiali, quanto sotterranee) sono dinamiche, è opportuno modificare parzialmente la definizione nella forma seguente: "risorsa idrica è il volume d'acqua che attraversa una determinata sezione in un determinato periodo, espresso in termini di probabilità".

Come periodo di tempo conviene assumere l'anno, in relazione sia ai cicli climatici, sia alla periodicità di alcune importanti utenze (si pensi alle irrigazioni).

In riferimento alla probabilità è necessario, poiché i volumi che attraversano una data sezione in anni diversi sono di regola diversi, per cui si pone il problema di prevedere le probabilità delle insufficienze o "fallanze" che una determinata utilizzazione subirà negli anni magri; tale riferimento viene di solito precisato, assumendo come valore numerico della risorsa il volume medio di un numero di anni il più possibile lungo, salvo poi valutare con i metodi del calcolo delle probabilità gli scostamenti in più o in meno che rispetto a tale media ci si possono aspettare nell'avvenire.

In conclusione, con queste precisazioni, diremo risorsa idrica naturale il volume d'acqua medio annuo che attraversa una determinata sezione di un corso di acqua superficiale, oppure di una falda sotterranea: e ovviamente parleremo nel primo caso di risorsa superficiale, nel secondo caso di risorsa sotterranea.

alla definizione di risorsa idrica utilizzabile, implica la considerazione di numerosi vincoli, imposti allo sfruttamento di risorsa.

Più precisamente, l'entità della risorsa potenziale è limitata da vincoli di carattere idrografico, o geografico o tecnologico.

Ad esempio, se per sfruttare una determinata risorsa superficiale, cioè per derivare da una sezione di un fiume il volume medio annuo defluente, fosse necessario realizzare un serbatoio di una certa capacità, ma la morfologia e la geologia della valle non consentissero altro che una capacità inferiore, sarebbe giocoforza derivare un volume minore di quello medio annuo: la risorsa potenziale sarebbe perciò, necessariamente inferiore a quella naturale.

La risorsa utilizzabile può poi essere ancora inferiore, perché a determinarla concorrono numerosi altri vincoli; di carattere principalmente economico, o più in generale socio-economico.

Così per riprendere l'esempio accennato dianzi, potrebbe darsi che la realizzazione del serbatoio con la capacità massima ammissibile in relazione alla morfologia e alla geologia della valle, cioè del serbatoio necessario per sfruttare tutta la risorsa potenziale, determinasse la sommersione di un centro abitato; in tal caso si imporrebbe il trasferimento del centro abitato, le cui implicazioni sociali ed il cui costo potrebbero essere così gravosi, da consigliare una riduzione della capacità del serbatoio, tale da evitare la sommersione del paese: e allora la risorsa utilizzabile sarebbe inferiore alla risorsa potenziale.

Altri vincoli suscettibili di limitare l'aliquota utilizzabile di una risorsa potenziale possono derivare dal pericolo che lo sfruttamento della risorsa entro certi limiti determini inconvenienti o danni all'ambiente, oppure alla qualità della risorsa medesima.

Un vincolo del primo tipo è per esempio, quello che costringe a limitare i volumi d'acqua estraibili da una falda sotterranea, quando l'eccessiva estrazione provocherebbe pericolosi fenomeni di subsidenza del terreno; un vincolo del secondo tipo si presenta nelle falde costiere d'acqua dolce adagiate su acqua marina, nelle quali l'eccessivo attingimento provocherebbe l'inquinamento della falda per risalita della salinità.

diversi a seconda dello scopo cui la risorsa è destinata, e riguardano sia la quantità delle acque costituenti la risorsa, sia il loro regime, cioè la distribuzione delle quantità nel tempo, ad esempio nei vari mesi dell'anno, sia la loro qualità.

4.2 Vincoli connessi con l'utilizzazione delle risorse

Nel documento Dispense di COSTRUZIONI IDRAULICHE (pagine 34-39)

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