Capitolo 4 I costi della certificazione
4.3 I principi di riferimento della creazione di valore
La scelta di considerare come misura di performance un indicatore di creazione di valore, nasce dall’insufficienza dei soli dati contabili a esprimere il reale risultato realizzato dall’impresa.
Si è diffusa la convinzione che solo le imprese capaci di creare valore nel tempo siano in grado di sopravvivere, di creare ricchezza a livello sociale, di soddisfare gli interessi di tutti quei soggetti che, direttamente o indirettamente, partecipano alla vita dell’impresa stessa.
L’obbiettivo della creazione del valore deve essere interpretato come un obbiettivo di lungo termine e non può essere tradotto nella massimizzazione del profitto di breve periodo.
In altri termini, creare valore significa orientare le scelte strategiche e operative dell’impresa in modo tale da massimizzarne nel tempo il valore complessivo.
Approfondendo questo discorso, va segnalato che una delle ragioni per cui i dati contabili vengono ritenuti, a oggi, solo un’approssimazione del reale valore economico dell’impresa è la progressiva affermazione degli elementi immateriali all’interno del capitale delle imprese. In altre parole il ruolo delle componenti intangibili che entrano nel patrimonio dell’impresa è divenuto più importante nel determinarne la performance e il valore economico. Queste componenti, per la loro natura intangibile, sfuggono alla rilevazione contabile e comunque, anche quando rientrano in questa, non vengono mai valutati in base al loro effettivo valore economico.
In sostanza, il valore economico di un’impresa, a differenza di quello contabile, è rappresentato dai risultati e dai flussi che questa riuscirà a generare. In questo modo, il valore dell’impresa non viene più a dipendere dalla sua dotazione di capitale in senso fisico, ma dalla performance che questa riesce a produrre nel contesto competitivo in cui opera.
In questo modo, il valore economico dell’impresa può differire anche sensibilmente da quello contabile; è anzi normale che il valore economico lasci una parte del capitale non spiegato da elementi strettamente individuabili sia di tipo materiale che immateriale.
Con riferimento a questi ultimi, è evidente che qualunque investimento viene ad assumere un valore non in funzione del suo contenuto fisico e materiale ma dell’utilità economica che questo genera all’interno dei processi gestionali dell’impresa (Nova , 2004 ).
Ora, la certificazione di qualità, che richiede un investimento e comporta costi e potenziali benefici, rappresenta uno degli intangibles a disposizione dell’impresa in quanto contribuisce a determinare i risultati economici che questa riuscirà a raggiungere nel futuro.
La formula generale del valore del capitale economico di un’ impresa WE è rappresentata dalla
sommatoria dei flussi di reddito prodotti su un orizzonte temporale considerato coerente (n, che può anche protrarsi fino all’infinito) e attualizzati al tempo 0:
n
W
E= ∑ R
t/ ( 1 + k
e)
t t=1dove :
R t = reddito netto al tempo t
K e = costo del capitale
Volendo determinare il valore complessivo dell’impresa e non del solo capitale economico, è evidente che è possibile partire dal reddito operativo, che rappresenta il risultato prodotto dalla gestione operativa nel suo complesso. Il valore complessivo dell’impresa (VE) può dunque essere scritto come:
n
VE = ∑ RO t / ( 1 + k0 )
t t=1dove:
RO t = reddito operativo al tempo t
K0 = costo del capitale operativo
Ricordando infine che :
Dove D rappresenta il valore dei debiti finanziari dell’impresa , è possibile scrivere il valore economico del capitale come:
n
W
E= ∑ RO
t/ ( 1 + k
0)
t– D
t=1Si dimostra quindi, che il valore del capitale economico e il valore complessivo dell’impresa sono influenzati dalla capacità di questa di generare flussi operativi attraverso la gestione caratteristica; è utile ricordare che il valore economico di un’impresa sia nella sua versione equità (WE) che in
quella enterprise (VE) non coincide quasi mai con il valore contabile della stessa impresa. Se infatti il
valore contabile rappresenta l’investimento effettivamente operato nell’impresa da parte dei portatori di capitale, il valore economico rappresenta l’utilità economica attesa in termini di flussi di reddito producibili.
Dal punto di vista economico, la differenza tra il valore economico dell’impresa (WE) e il suo
corrispondente patrimoniale (WP) rappresenta l’avviamento, ovvero quella parte del valore economico
del capitale non spiegata dalla componente patrimoniale ma rappresentativa, invece, del valore di diverse componenti intangibili.
Poiché è :
avviamento =
W
E– W
Pè dunque possibile riscrivere la formulazione complessiva dell’avviamento dell’impresa, ovvero della componente intangibile del suo capitale economico, come:
n
avviamento
= [ ∑ RO
t/ ( 1 + k
0)
t– D ] – W
P t=1Risulta evidente che il valore economico del capitale e in particolare della sua componente intangibile vengono a dipendere dalla capacità di questa di generare una performance al di sopra delle attese normali relative al settore di attività (K0).
Come si giunge alla congruenza tra quanto richiamato fin qui e il concetto di certificazione di qualità?
E’ evidente che la certificazione di qualità, al pari di un qualsiasi investimento immateriale assume un valore in funzione di una performance differenziale che l’investimento specifico consente all’impresa. Dovendo valutare il valore differenziale come la certificazione di qualità, dunque, proprio in funzione di quanto detto in precedenza, va individuato il processo di creazione di valore che questo genera all’interno delle imprese, direttamente legato alla performance differenziale collegata alla certificazione stessa.
L’esistenza di un differenziale strutturale e stabile tra imprese certificate e non può essere valutato utilizzando una delle misure di creazione di valore più ampiamente utilizzate sia nella letteratura che nella pratica: La redditività del capitale investito (ROI).
Esistono diversi value metrics ritenuti in grado di misurare meglio di altri il processo di creazione di valore, i più noti si riferiscono al seguente algoritmo:
CV = (ROI-c)* I
dove:
CV = valore creato
ROI = rendimento operativo netto del capitale investito C = costo del capitale investito
I = capitale investito operativo dell’impresa.
Tale algoritmo consente di quantificare quale sia il valore economico creato dall’impresa in un dato periodo.
Per quanto riguarda la determinazione delle variabili all’interno dell’equazione del valore, si può affermare che il rendimento del capitale investito (ROI) e il capitale investito a inizio periodo ( I ) non pongono particolari problemi.
Più delicata è la determinazione del costo del capitale investito (c); esso quantifica quale sia il rendimento richiesto da un soggetto investitore nell’impresa.
Al fine di quantificare c, sulla base dei Principi della Finanza aziendale, si fa riferimento al concetto di rendimento offerto da investimenti alternativi a parità di rischio.
Il costo del capitale deve essere quindi considerato come un tasso di rendimento soglia che consente di discriminare tra quelle imprese che creano e quelle che distruggono il valore.