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10. Considerazioni conclusive

10.1 I risultati dell’analisi: un riepilogo

10.1.1 I costi di produzione

L’analisi del campione delle aziende altamente specializzate nella produzione della sola uva o del vino ha poi consentito di comprendere in che modo la coltura della vite contribuisce alla redditività delle aziende con OTE viticolo che, come evidenziato nel corso del testo, hanno un ordinamento colturale nel quale la vite riveste il ruolo più importante, almeno dal punto di vista reddituale, ma nel quale sono presenti anche altre colture. Nelle aziende specializzate è stato quindi possibile calcolare i costi di produzione che sono specifici della vite e del vino e studiare, quindi, in una situazione di maggiore chiarezza la variazione dei costi in relazione alla dimensione aziendale e alla specializzazione produttiva.

La differenza di costo di produzione in relazione alla dimensione produttiva evidenzia, com’era prevedibile, una diminuzione dei costi di produzione unitari al crescere della dimensione aziendale, sia pure in misura diversa nelle aziende con produzione di qualità (uva o vino) e in quelle con produzione comune. Tutto ciò spiega il contributo del fattore strutturale alla differenza di redditività tra aziende di diversa dimensione, a meno, ovviamente, di specifiche situazioni individuali.

Le aziende specializzate nelle produzioni comuni, che mediamente hanno un costo di produzione decisamente inferiore rispetto a quelle specializzate in produzioni di qualità, vedono una notevolissima riduzione dei costi fissi e variabili nelle aziende di grande dimensione, cosa che non avviene in quelle specializzate nelle produzioni di qualità, che evidentemente tendono ad intensivare i processi produttivi. Considerando la generale superiorità in termini di redditività delle aziende orientate alle produzioni di qualità rispetto a quelle orientate alle produzioni comuni si comprende che i vantaggi di costo di queste ultime sono annullati da una remunerazione del prodotto finale nettamente inferiore.

Un altro elemento di notevole interesse è il confronto tra costo e redditività della produzione di vino e della produzione di sola uva. A fronte di costi di

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produzione del vino notevolmente superiori a quelli dell’uva, si evidenzia una redditività della produzione del vino nettamente superiore, che costituisce una spinta formidabile verso l’integrazione a valle e quindi spiega l’elevatissimo numero di cantine operanti in Italia, soprattutto nelle regioni nelle quali è meno diffusa la cooperazione. I dati rivelano pertanto che il mercato intermedio dell’uva, sebbene abbastanza vasto come osservato nel capitolo uno, verosimilmente non premia la qualità dell’uva. Anche questo può avere un effetto destabilizzante sull’assetto della filiera produttiva, in quanto una parte importante del potenziale produttivo potrebbe disattivarsi; di ciò si dovrà tenere conto nel prossimo orizzonte di programmazione della PAC.

Comunque, sebbene la redditività delle aziende che coltivano la vite tenda evidentemente ad essere maggiore se si procede alla trasformazione aziendale, certamente la coltura della vite, con o senza trasformazione, rappresenta una delle attività agricole di maggiore interesse economico, così come si può comprendere dalle differenze di redditività tra aziende ad alta specializzazione e le aziende a bassa specializzazione.

10.1.2 L’efficienza

Mediante l’analisi dell’efficienza condotta con il modello DEA è stato approfondito l’esame delle condizioni di utilizzazione dei fattori nella produzione vitivinicola rispetto a quanto viene solitamente compiuto attraverso le analisi svolte mediante degli indici di redditività, la quantificazione di costi unitari per categorie e gli indici prezzo costo. L’analisi attraverso il modello DEA ha certamente messo in evidenza, com’era ampiamente prevedibile, una relazione tra dimensione aziendale ed efficienza caratterizzata da una tendenza all’aumento del relativo indice in presenza di aziende di grandi dimensioni e dalla tendenza a raggiungere maggiori livelli in aziende che trasformano l’uva piuttosto che in quelle che vendono l’uva e in quelle orientate alle produzioni di qualità piuttosto che in quelle orientate alle produzioni comuni. L’analisi DEA ha quindi evidenziato delle relazioni tra efficienza e caratteristiche aziendali e ha consentito di approfondire il tema

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dell’utilizzazione ottimale dei fattori, in particolare sull’allocazione dei fattori ai fini della produzione di ricchezza.

È bene sottolineare che tutti gli indici medi dei vari gruppi derivanti dalla stratificazione compiuta a livello dimensionale, territoriale e di tipologia produttiva, sono calcolati come semplice media aritmetica delle aziende che vi ricadono.

Un risultato particolarmente interessante risiede nell’individuazione di una dimensione particolarmente critica per l’ottimizzazione dell’uso dei fattori che risulta diversa nella produzione di uva e di vino e secondo la specializzazione produttiva. Si focalizza quindi un fenomeno che l’analisi dei costi espliciti di produzione potrebbe solo far intuire, e cioè che i pacchetti tecnologici esistenti non possono avere una perfetta divisibilità, determinando pertanto delle forti rigidità nell’organizzazione della produzione. Più in particolare, se nelle produzioni più complesse (vino e uva per vino di qualità) condotte a scala minima è possibile operare in modo efficiente con una dotazione di capitali e personale molto contenuta, passando a livelli produttivi superiori si deve affrontare un vero e proprio “salto” in termini di dotazioni tecniche e condizioni organizzative che trovano un’ottimizzazione per un livello produttivo superiore a quello che rende non più adeguati gli assetti produttivi adatti per la scala minima.

Oltre a ciò, di notevole interesse sono i risultati dell’analisi tobit sulla significatività dei fattori che possono spiegare l’efficienza. Con riferimento all’analisi sui dati 2010, come era logico aspettarsi, si conferma, sia nel caso della produzione di uva che nel caso della produzione di vino, l’importanza della dimensione ma si evidenziano anche altri elementi che segnalano una eterogeneità di prestazioni che si risolvono in una variabilità dell’efficienza. Nella produzione dell’uva l’efficienza complessiva appare legata sia ad aspetti fisici che commerciali, risultando significativi i coefficienti relativi alle rese produttive e quelli relativi ai prezzi e inoltre appare discriminante la dotazione di meccanizzazione aziendale, che deve essere adeguata per poter svolgere tempestivamente e in modo appropriato le operazioni colturali.

Nella produzione del vino risultano discriminanti principalmente gli aspetti commerciali, quindi i prezzi di vendita del vino. L’analisi DEA non evidenzia come rilevanti altri fattori specifici, dimostrando che la produzione dell’uva e del vino si

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realizza in condizioni molto diversificate in termini di caratteristiche soggettive degli imprenditori, dotazione strutturale, comportamenti aziendali, realtà che peraltro trova una sua spiegazione nelle caratteristiche specifiche della coltura e nel suo radicamento nella tradizione agricola nazionale.

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