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I TERRITORI DELLA PRODUZONE DA EREDITà A PROGETTO

65 I.2 I TERRITORI DEL qUARTO CA-

I.2.2 I TERRITORI DELLA PRODUZONE DA EREDITà A PROGETTO

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92 su tutto il sistema paese.

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prospettiva metropolitana, valorizzando ricchezze, sovrapposizioni e contradizioni di un territorio palinsesto come quello del Nord Italia. Sono “l'arcipelago metropolitano” di Francesco Indovina (2009) e la “metropoli orizzontale” di Paola Viganò (2018).

Nel Nord Italia (ma non solo) sia le città metropolitane, sia i territori urbanizzati, che la città diffusa tendono a trasformarsi, o meglio, ad evolvere verso una nuova struttura territoriale che Indovina (2009) chiama “arcipelago metropolitano” (Fig. 9). L’arcipelago metropolitano ingloba diverse categorie che descrivono i diversi tipi d’insediamenti che hanno costruito il territorio contemporaneo: aree metropolitane, città di diverse dimensioni, città diffuse, campagne urbanizzate. Per Indovina la figura dell’arcipelago possiede una struttura della popolazione che è, per età̀ e attività̀, diversa da quella dei singoli insediamenti, ed è dotato da una maglia infrastrutturale molto ricca e tale da connetterli tra di loro; si caratterizza dalla presenza di una struttura produttiva articolata e complessa comprensiva di imprese di diversa dimensione, appartenenti a diversi settori, di diversa tecnologia, di diversa collocazione nel mercato, di diversa tipizzazione (prodotti maturi, innovativi, tradizionali); presenta una gerarchia territoriale interna relativamente debole, con una localizzazione delle diverse funzioni non concentrata ma diffusa con poli di eccellenza di ogni funzione non concentrati nello stesso luogo ma distribuiti in tutto il territorio; possiede un’offerta di servizi alle persone e alle imprese che per dimensione e qualità̀ hanno un deciso carattere metropolitano e in qualche caso, produzioni di nicchia avente carattere di eccellenza extra-territoriale. Sono territori che nella loro totalità̀ presentano un’alta

complessità̀ per la presenza di diverse funzioni, attività̀, situazioni ambientali, connessioni, etc. Le connessioni tra le diverse parti dell’arcipelago sono molteplici e non solo rispondono ad esigenze diverse, ma usano anche modi di relazionarsi diversi, comprese le connessioni di rete. Vi è un uso complessivo del territorio, secondo diverse necessità e convenienze, organizzato per ambiti locali e globali (Indovina, 2009). Tutte queste caratteristiche – in diverse declinazioni date da certe specificità̀ locali – si possono osservare nel Nord Italia. Le economie più̀ avanzate in epoca postfordista hanno trovato posto nella rinnovata divisione internazionale del lavoro attraverso – semplificando − due “vie per lo sviluppo”. Una è quella di puntare sulla produzione high tech, sugli alti tassi d’innovazione nella ricerca scientifica e tecnologica. In questa visione le economie caratterizzate da produzioni low e mid tech – come è in generale quella italiana – risultano fortemente penalizzate in una nuova divisione internazionale del lavoro che punta proprio sull’avanzamento tecnologico, caratterizzato da prodotti e metodi di produzione innovativi. C’è anche una seconda via, che si volge a puntare sulle produzioni “tipiche” e di “nicchia”. È quella economia che Boltanski (2019) chiama dell’arricchimento, legata ai mercati di nicchia e del lusso. In sostanza la produzione del made in Italy. Che non è solo un’indicazione di origine, ma di qualità̀ specifiche, lontana dalla produzione democratica del fordismo. Questa via tende a privilegiare l’offerta verso mercati molto specifici dove risulta più̀ semplice accaparrarsi ampie quote di mercato. Risulta evidente che le due vie non sono alternative e che in certe situazioni, come quella del Nord Italia, possono costituire elementi di una visione e di una politica integrata. Tra le aziende del quarto capitalismo italiano emergono con forza entrambi i modelli, in particolar modo quello del made in Italy. Per Indovina (2009) gli arcipelaghi metropolitani, potrebbero essere una piattaforma positiva per sviluppare qualsiasi dei due modelli. Ambedue i modelli – che sono quelli meglio integrati nella nuova divisione internazionale del lavoro – necessitano della massima integrazione tra diverse funzioni e la possibilità̀ di far conto su una piattaforma forte di mercato. Si potrebbe sostenere, allora, che i nuovi “arcipelaghi metropolitani” costituiscano un valido sostegno per le possibilità̀ di ampie integrazioni e relazioni efficienti e per la sua consistenza in relazione ai mercati globali.

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96 Un altro dispositivo concettuale che ben si addice al territorio-città

produttivo del Nord Italia è quello della Metropoli orizzontale teorizzato da Paola Viganò (2018). “Metropoli orizzontale” è un ossimoro che coniuga l’idea tradizionale di metropoli – centro di un vasto territorio, gerarchicamente organizzato, denso, verticale e prodotto da processi di polarizzazione – con quella di orizzontalità̀ – vale a dire l’idea di una condizione urbana diffusa, isotropica, in cui centro e periferia si confondono –. Contrariamente a posizioni diffuse che identificano nella dispersione urbana solo un fenomeno da contrastare, il concetto di Metropoli orizzontale la considera invece, al di là della nozione di “periurbano”, come un potenziale e non un limite, per la costruzione di un progetto sostenibile ed innovativo di città. In questi territori, l’orizzontalità̀ dei sistemi urbani, delle infrastrutture e delle relazioni, l’accessibilità̀ diffusa e l’uso ibrido del territorio sono caratteristiche in grado di generare spazi di qualità̀ ed ecologicamente efficienti. Nella Metropoli orizzontale l’orizzontalità si contrappone alle tipiche relazioni verticali centro-periferia e la complementarietà territoriale si contrappone alla dipendenza al dominio e alla subordinazione che caratterizzano grandi configurazioni urbane policentriche e accentuate. Strutture sociospaziali relazionali meno semplici e complesse la caratterizzano, contrapposte all’idea di un centro e di una periferia. L’orizzontalità può essere correlata a un territorio urbano diffuso ed esteso, più complesso e politicamente più coinvolgente. Ed è anche correlato a pratiche di produzione comune dello spazio urbano. L’orizzontalità si occupa del territorio della città in cui il modello gerarchico tradizionale di Christaller non è verificato, le strutture piramidali cedono spazio a configurazioni gerarchiche a bassa intensità: in termini di dimensioni, localizzazione e distribuzione dei servizi (Barcelloni, Cavalieri, Viganò, 2018). Sembra chiaro come questo dispositivo concettuale abbia tanti elementi in comuni con i territori odierni del Nord Italia.

Dati i profondi mutamenti che affrontano le attuali strutture urbane, le vecchie categorie e le interpretazioni tradizionali della città non sono sempre più utili. Le aree metropolitane inglobano vaste regioni urbanizzate ed espandono i loro effetti su territori molto più grandi e non sono sempre generate, come in passato, da grandi città. La figura della Metropoli orizzontale di Paola Viganò prova a far emergere lo

spazio in cui i caratteri metropolitani coesistono con l’orizzontalità delle relazioni. Una condizione urbana estesa che è supportata da infrastrutture diffuse costruite sul lungo termine che garantiscono accessibilità e abitabilità. I caratteri urbani e metropolitani si sviluppano grazie a “spazialità” specifiche che sono “forze potenti nel modellare la natura stessa della produzione e della riproduzione sociale” (Soja, 2000), sempre intrinsecamente urbane e metropolitane.

Sia la Metropoli orizzontale che l'Arcipelago metropolitano di Indovina considerano e fanno affidamento su molte figure urbane che hanno fatto emergere la dispersione e il loro relativo meccanismo di produzione dello spazio come una potenziale risorsa, piuttosto che come un problema. Agiscono come fonte d’ispirazione per la costruzione di un progetto urbano-rurale sostenibile e innovativo per affrontare nuovi paradossi e crisi, da un punto di vista sociale, economico e ambientale. In un esteso territorio che ingloba situazioni virtuose e di crisi, industria e agricoltura, turismi di diversi tipi, territori di grande valore ambientale e ampi territori inquinati o a rischio, tracce di vecchie economie in crisi e nuovi virtuosi modelli produttivi, territori esclusi e territori perfettamente integrati nella rinnovata divisione internazionale del lavoro, in un territorio che è in sintesi un grande palinsesto di polarizzazioni, contraddizioni e rischi di esclusione, queste due figure interpretative si pongono come una risposta a questi rischi e queste derive.