• Non ci sono risultati.

Il carattere del sesso, del popolo, della razza

Nel documento UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TRIESTE (pagine 179-184)

IMMANUEL KANT TRA CARATTERE E CARATTERISTICA

3.6 Il carattere del sesso, del popolo, della razza

Conclusa l'analisi del carattere della persona Kant si sposta dalla parte del carattere del sesso. La natura sembra avere attribuito al sesso maschile e a quello femminile aspetti diversi sia dal punto di vista corporeo che da quello razionale, allo scopo della riproduzione e quindi della conservazione della specie:

la preoccupazione della natura di organizzare il sesso femminile avrà richiesto arte maggiore che non organizzare quello maschile, poiché la natura ha provvisto l‟uomo di maggior forza che la donna, per poterli condurre ambedue alla più intima unione corporea, e insieme come esseri razionali condurli allo scopo per essa supremo, la conservazione della specie; e inoltre essa, nella loro qualità di animali razionali, li provv ide di tendenze sociali per rendere durevole l‟unione sessuale in un vincolo domestico.167

L'uomo risulta superiore alla donna in quanto a forza dell'animo e del corpo; la donna denota però una tendenza naturale a dominare l'uomo nella sua inclinazione verso di lei. Questo accade nelle società maggiormente sviluppate, visto che in condizioni di maggiore arretratezza si riscontra un'esclusiva superiorità dell'uomo. Queste riflessioni iniziali spingono l'antropologia ad un maggiore interesse verso lo studio del sesso femminile. Le qualità di quest'ultimo sono definite come debolezze, allo scopo di sottolineare ulteriormente la subordinazione della donna rispetto all'uomo. Mentre l'una è portata alla guerra domestica, l'altro è a favore della pace; l'uomo difende la donna dai nemici esterni, la donna cerca protezione nell'uomo. Ciò accade anche nello stato di natura meno evoluto, dal momento che il primo ad avanzare con le armi è l'individuo maschile, mentre quello femminile segue. La capacità che le donne hanno di dominare è rivolta esclusivamente nei confronti dell'uomo ed anche la rivalità nei confronti delle altre donne trova spiegazione nel voler ottenere il favore degli uomini. Non è diverso lo scopo del loro desiderio a piacere in pubblico: l'inclinazione a dominare. La caratterizzazione del sesso femmi nile va Moravia, La scienza dell‟uomo nel Settecento, op. cit., p. 277. È bene ricordare che l‟opera di Moravia prende in considerazione soprattutto l‟ambito culturale francese del Settecento; le parole di Jauffret mi paiono però indicative riguardo alla sopra descritta disciplina che, come abbiamo detto, in questo periodo trova terreno fertile in tutta Europa.

167

179 ricercata nella natura:

Noi possiamo caratterizzare il sesso femminile servendoci non di quello che noi ci poniamo come fine, ma di quel che è lo scopo della natura nella costituzione della femminilit à, e siccome questo fine, sia pure servendosi della follia umana, dev‟essere, secondo l‟intento della natura, saggio, noi potremo tale presumibile fine addurre come principio della caratteristica stessa: principio che non dipende dalla nostra scelta, ma da un‟intenzione più alta riguardante il genere umano.168

Gli scopi che la natura ha posto nella costituzione della femminilità sono essenzialmente due: la conservazione della specie (affidandola al suo grembo) ed il raffinamento della cultura e della società mediante la sua grazia, sia nell'aspetto che nei modi di parlare. Seguono, a conclusione della sezione, alcune osservazioni circa il diverso comportamento dei due sessi in situazioni diverse, prima e dopo la loro unione, volte sempre a confermare le due tendenze che così possono essere sintetizzate:

Col linguaggio della galanteria (ma non senza verità) io direi: la donna deve dominare, ma l‟uomo governare; perché l‟inclinazione domina, ma la ragione governa.169

Anche il carattere del popolo rientrare nella Caratteristica kantiana e ad esso viene dedicata la terza sezione dell'opera. Il filosofo riporta prima di tutto una chiarificazione terminologica, distinguendo tra populus, gens e vulgus. Popolo è l'insieme degli uomini riuniti in un paese, a formare un tutto; nazione, o gens, è quell'insieme di individui che costituiscono un'unità civile per la loro origine comune; infine la moltitudine del popolo, che non rientra in queste due categorie, è detta plebe.

Dal punto di vista dell'antropologia pragmatica la descrizione dei caratteri dei diversi popoli permette una migliore comprensione del possibile comportamento degli uni verso gli altri. Nel fare ciò il filosofo non dovrebbe servirsi, a detta di Kant, di aforismi, in quanto semplici classificazioni empiriche, bensì di principi razionali. Il metodo qui utilizzato si basa su di un ritratto dei difetti dei popoli, piuttosto che delle caratteristiche positive; scrive Kant:

168

Ibidem, pp. 198-199 169

180 Le massime avite o diventate per il lungo uso natura e sulla natura innestate, le quali esprimono il modo di sentire di un popolo, non sono che tentativi destinati più a classificare empiricamente per il geografo le varietà di tutti i popoli in fatto di tendenze naturali, che non a classificare per il filosofo in base a principi razionali. Che interamente dipenda dal modo di governare il carattere che avrà un popolo, è una proposizione infondata, non spiega nulla; perché onde il governo stesso trae il suo proprio carattere? – Anche il clima e il suolo non possono dar la chiave di tale spiegazione, perché le emigrazioni di interi popoli hanno provato che essi non alteravano il loro carattere nelle nuove sedi, ma soltanto lo adattavano alle circostanze, pur lasciando sempre apparire nella lingua, nell‟industria, perfin nell‟abito, le tracce della loro origine e quindi anche il loro carattere. Io ricaverò la delineazione del loro ritratto più dal lato dei loro difetti e del loro discostamento dalla regola, che non dalle qualità migliori (pur non cadendo nella caricatura)170.

Segue la descrizione delle singole nazioni.

La nazione francese è caratterizzata dal gusto per la conversazione e la comunicazione, «non per interesse, ma per un immediato bisogno del suo gusto»171. La vivacità che contraddistingue il popolo francese non è poi sottoposta a principi di riflessione adeguati, così che la sua leggerezza lo induce a non conservare per lungo tempo le sue forme. Le parole che meglio descrivono questa nazione restano nel testo in lingua francese, perché ne rendono meglio il senso: «esprit», «frivolité», «coquette», «bon mot»172, ecc.

Il popolo inglese è per carattere decisamente l'opposto del precedente: non è dotato di un vero e proprio carattere a causa delle invasioni subite nel corso della storia, le quali ne hanno limitato l'originalità. Popolo di commercianti e navigatori, gli inglesi si sono creati un carattere, o meglio, ne hanno appreso uno mediante l'insegnamento. Aspetto primo è una decisa tendenza all'isolamento, unica aspirazione il rispetto, unito alla presunzione di una superiorità rispetto agli altri.

Lo spagnolo denota una grande fierezza nazionale, misurato, devoto alle leggi, soprattutto a quelle della sua antica religione. Non si tratta di un popolo molto aperto alla conoscenza degli altri, ragion per cui risulta arretrato nelle scienze. È importante sottolineare l'origine extra europea della nazione spagnola, motivo tra l'altro di alcuni gusti particolari che la 170 Ibidem, pp. 206-207 171 Ibidem, p. 207 172 Ibidem, p. 208

181 connotano, quali quello per le corride.

L'unione di emozione e gusto è ciò che contraddistingue il popolo italiano, predisposto in maniera particolare nella sua sensibilità al sublime. Gli è proprio un certo gusto artistico nonché la predisposizione alla compagnia numerosa; ha tuttavia dei difetti quali la tendenza ad una grande confusione nei ritrovi e nelle conversazioni ed una tendenza alla violenza, testimoniata dall'uso dei coltelli e dalla presenza dei briganti.

Infine il popolo tedesco è dotato di un buon carattere, prevalentemente flemmatico e intellettuale. Facilmente si adatta al tipo di governo cui è sottoposto, timido nei r apporti con gli altri, è caratterizzato da una grande capacità di erudizione. A quest'ultimo aspetto si lega il suo difetto principale: la scarsa opinione che esso nutre verso di sé e verso la propria originalità.

Kant conclude mettendo bene in luce come si sia voluto occupare fondamentalmente del carattere naturale dei popoli, intendendo con esso il carattere innato:

Siccome in genere qui si parla del carattere naturale innato, il quale, per così dire, riposa nella composizione del sangue degli uomini, non della caratteristica acquisita, artificiale (o artificiosa) delle nazioni, così non è necessario nella descrizione usar molta precauzione.173

L'analisi del carattere della razza si può sintetizzare adoperando le parole stesse del filosofo:

Qui la natura, invece dell'assimilazione, che essa ha presente nel mescolare diverse razze, si è fatta come legge l‟opposto: cioè in un popolo della medesima razza (per esempio, di quella bianca), invece di render stabili i caratteri nella loro formazione e di renderli progressivamente affini –nel qual caso si avrebbe alla fine una sola e medesima figura come avviene con l' impressione di un‟incisione-, la natura invece si è proposto di moltiplicare all' infinito le forme fisiche e spirituali, in una medesima stirpe e anzi in una stessa famiglia.174

Lo studio del carattere delle razze sembra essere il risultato del gioco della natura, per usare termini kantiani, il che implica che l‟oggetto di riflessione sia non tanto il carattere

173

Ibidem, p. 214 174

182 morale quanto piuttosto le caratteristiche fisiche. Se dunque il carattere morale ha a che fare con ciò che gli esseri umani fanno o possono fare di se stessi, il carattere della razza è il risultato di quanto la natura fa dell‟uomo175

.

È interessante notare come nel suo primo studio sulle razze Delle diverse razze degli

uomini176(1775) Kant scrive:

L‟uomo è stato destinato [bestimmt] a tutti i climi e ad ogni conformazione del suolo; di conseguenza in lui diversi germi [Keime] e disposizioni naturali [Naturanlagen] devono trovarsi pronti per essere all‟occasione sviluppati o trattenuti, in modo che egli si adatti al suo posto nel mondo e, col passare delle generazioni, appaia come se ne fosse originario e fatto appositamente per esso. Secondo questi concetti, vogliamo esaminare l‟intero genere umano diffuso sulla vasta Terra, indicando le cause finali delle sue derivazioni quando non se ne scorgano bene quelle naturali, e, viceversa, indicheremo quelle naturali quando non si abbia prova dei fini177.

Osserviamo in queste parole una prima divisione fra le tre nozioni di carattere, disposizione naturale e germi. In questo scritto del 1777 la descrizione delle razze appare certamente più approfondita rispetto a quella presente all‟interno dell‟Antropologia, anche se è vero che le descrizioni presenti sono riconducibili ad un‟analisi che fa leva sulle differenze fisiche e climatiche dei luoghi che influenzano gli uomini che in essi si trovano , una descrizione che viene definita da Kant stesso come una «geografia fisica»178, che no n fa riferimento ad alcuna associazione di tipo morale179. Appare interessante la

175

“A study of the character of the human races construed as a products of the play of nature means that what is supposedly being studied is not moral character but physical characteristics. Moral character, again, concerns what the human being makes of himself. Race would seem to be a paradigm instance of what nature makes of the human being. However, here too (as was also the case in his discussion of the character of the sexes), Kant exhibits a frequent tendency to slip in moral pronouncements about race in the midst of his allegedly descriptive accounts of these products of the play of nature.”, Louden, Kant‟s Impure Ethics, op. cit., p. 95

176

I. Kant, Delle diverse razze degli uomini, in Scritti di storia, politica e diritto, a cura di F. Gonnelli, Laterza, Roma-Bari, 1995 177 Ibidem, p. 12 178 Ibidem, p. 20 179

Scrive F. Munzel: “The shift of such a character of a human race to the character of the species morally conceived (of which the character of the individual is a particular instantiation) requires not so much a departure from the preceding basic assumption underlying the notion, but the consideration of a different set of relations informing the response and development of the original aptitudes of human nature. The crucial environment is now not „air and sun‟, but the proximity of others in society, the political forms of organization, more precisely, the civil constitution, and arguably, above all, the awakening of reason –its active assumption of its role as initiator of first principle of these further changes in the human condition”, in

183 differenziazione che viene fatta all‟interno della razza stessa:

tutti gli uomini sulla vasta Terra appartengono ad un medesimo genere naturale, perché essi generano fra loro sempre figli fecondi, per quanto possano anche esserci grandi diversità nel loro aspetto. Di questa unità del genere naturale, che equivale precisamente all‟unità della forza generativa valida che è condivisa in esso, si può addurre solo un‟unica causa naturale: e cioè che tutti gli uomini, quali che siano le loro differenze, appartengano ad un unico ceppo da cui sono nati o perlomeno potrebbero essere nati. Nel primo caso gli uomini non appartengono soltanto ad un medesimo genere, ma anche ad una famiglia; nel secondo sono simili, ma non affini, e si dovrebbero ammettere parecchie creazioni locali; un‟ipotesi che senza necessità moltiplica il numero delle cause.180

Kant ritiene qui che il genere umano debba essere suddiviso principalmente in quattro razze, a partire delle quali sarà poi possibile individuare ulteriori distinzioni riconoscibili: la razza dei bianchi, la razza negra, la razza unna e la razza indù o indostanica; segue la descrizione delle diverse condizioni delle stesse. In accordo con una visione di tipo teleologico, le caratteristiche della razza sono presenti all‟interno della specie umana dal momento che sono di aiuto per il raggiungimento della destinazione collettiva. Le differenze razziali sono emerse gradualmente, in seguito alla dispersione degli esseri umani nelle differenti regioni climatiche181.

Nel documento UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TRIESTE (pagine 179-184)