• Non ci sono risultati.

Il caso del mercato dell’anidride solforosa in Cina

Andamento consumo energia e elettrica e sue imposte

CAPITOLO 4. GLI EFFETTI ECONOMICI DEI TRIBUTI AMBIENTAL

4.1. Il doppio dividendo

4.1.1. Il caso del mercato dell’anidride solforosa in Cina

Un esempio rilevante della possibile realizzazione di un doppio dividendo riguarda l’istituzione del mercato dell’anidride solforosa in Cina. In seguito alla costante crescita industriale registrata negli ultimi decenni, il Paese asiatico ha dovuto fare i conti con considerevoli problemi ambientali legati all’inquinamento. La qualità dell’aria è stata

160 CRISAFULLI S., I rapporti tra tassazione ambientale e occupazione (il C.D. doppio dividendo), in Rivista di

fortemente compromessa e questa genera gravi conseguenze sulla salute dei cittadini cinesi in diverse aree della nazione. Tra le principali sostanze inquinanti rilevate si trovano consistenti quantità di anidride solforosa dovute ai forti consumi di combustibili fossili e facente parte delle principali cause delle piogge acide.

Il governo cinese ha così deciso di intervenire al fine di ridurre l’emissione di questa sostanza e migliorare la salubrità dell’aria. Tuttavia, come si è visto nel paragrafo precedente, gli effetti economici generati dall’introduzione di forme di imposizione ambientale non sono ad oggi certi. Il dibattito tra diverse correnti della dottrina è ancora aperto. Alcuni studi sostengono che le conseguenze sull’occupazione dell’introduzione di una regolamentazione ambientale potrebbero essere negative poiché le imposte verdi incrementerebbero i costi di produzione delle imprese che offrirebbero quindi i propri beni sul mercato ad un prezzo più elevato. Questo causerebbe una diminuzione della domanda e di conseguenza avrebbero bisogno di minore manodopera.

Al contrario, altra parte della dottrina sostiene che sia l’ambiente che i lavoratori potrebbero beneficiare di questo tipo di tassazione. La normativa ambientale potrebbe indurre le imprese a richiedere forza lavoro per l’installazione e la manutenzione di attrezzature idonee ad abbattere l’inquinamento, per sviluppare nuove tecnologie

sostenibili e per intraprendere attività di gestione ambientale161. L’introduzione di un

tributo ambientale potrebbe incentivare nelle attività economiche l’innovazione tecnologica che migliorerebbe la loro competitività fornendo quindi possibilità di espansione che richiederebbe maggiore forza lavoro.

La Cina necessitava di introdurre una regolamentazione ambientale per la riduzione dei livelli di anidride solforosa che risultava eccessivamente elevati. Decise di intervenire istituendo un mercato delle autorizzazioni per le emissioni di questa sostanza, con un funzionamento simile a quello delle quote di emissione di anidride carbonica istituito in Europa ed analizzato nel capitolo 3, ma con regole più stringenti. Infatti, fin da subito i permessi di emissione forniti gratuitamente alle imprese dalle istituzioni furono di quantità marginali.

Il programma di scambio delle emissioni venne istituito nel 2007, non coinvolse l’intera nazione ma solamente undici sue province. In primo luogo, il governo centrale stabilì il limite delle quantità di emissione totale consentita. Successivamente si definirono le

161 MORGENSTERN R. D., PIZER W. A., SHIH J. S., Jobs versus the environment: an industry level-perspective,

soglie individuali delle undici aree coinvolte e le imprese iniziarono ad acquisire dalle istituzioni territoriali le loro quote, che potevano in seguito essere scambiate solamente all’interno della loro provincia di appartenenza.

La Cina nel 2005, prima dell’introduzione di questa regolamentazione, risultava essere il

maggiore produttore mondiale di anidride solforosa162 e le misure di regolamentazione

risultavano quindi essenziali. A seguito dell’istituzione del mercato le analisi hanno dimostrato che nelle province coinvolte la riduzione delle emissioni di questa sostanza è stata drastica. Il programma ha quindi raggiunto l’obiettivo prefissato di miglioramento della qualità dell’aria attraverso una regolamentazione di mercato.

Ciò che però rende interessante il caso cinese è l’effetto sul mercato del lavoro rilevato nei

territori coinvolti163. Lo studio condotto da Ren dimostra che il programma di scambio

delle quote di emissione ha influito positivamente sul livello occupazionale: le aree soggette alla limitazione hanno avuto un significativo incremento della forza lavoro rispetto agli altri territori. 162 YANG M., MA T., SUN C., Evaluating the impact of urban traffic on SO2 emissions in China cities, Energy Policies, Volume 113, 2018, pag. 20-27. 163 REN S., LIU D., LI B., WANG Y., CHEN X., Does emissions trading affect labor demand? Evidence from the mining and manufacturing industries in China, Journal of Environmental Management 254, Elsevier Science Direct, 2020. Figura 5. Fonte: REN S., LIU D., LI B., WANG Y., CHEN X., Does emissions trading affect labor demand? Evidence from the mining and manufacturing industries in China, Journal of Environmental Management 254, Elsevier Science Direct, 2020. Andamento del numero dei dipendenti

Il grafico riportato mostra come le attività economiche soggette alla limitazione (rappresentate dalla linea blu) abbiano avuto un incremento maggiore di lavoratori rispetto alla totalità delle imprese analizzate (linea rossa).

La regolamentazione introdotta in Cina è stata più stringente e meno generosa di quella introdotta in Europa per l’anidride carbonica. I risultati dimostrano, però, che la prima è stata più efficace poiché ha incentivato maggiormente l’innovazione tecnologica nelle attività economiche. Le imprese, infatti, al fine di ridurre i costi derivanti dall’acquisizione dei permessi hanno cercato strade alternative per la produzione dei loro beni. L’innovazione ha portato a migliorare la loro leadership tecnologica e all’espansione della loro quota di mercato. Le aziende soggette alla limitazione hanno maggiori incentivi ad

espandere la loro produzione e perciò aumentano la loro domanda di forza lavoro164.

Ciò che risulta dallo studio sopracitato è che i governi dovrebbero tenere in maggior considerazione la regolamentazione verde poiché questa può permettere di raggiungere obiettivi significativi sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista economico: migliorando la competitività delle proprie attività industriali e incrementando l’occupazione. Il caso appena analizzato dovrebbe risultare utile per le istituzioni governative di tutti i Paesi sviluppati ed incoraggiarli all’introduzione di simili regolamentazioni.

4.2. L’impatto sulla competitività

I tributi ambientali che gravano sulle imprese generano alcuni effetti sulla competitività che portano a differenti conclusioni a seconda che la si consideri in rifermento al mercato interno o al mercato globale165.

Come si è visto in precedenza, il peso dell’imposizione ecologica viene normalmente traslato direttamente o indirettamente sul consumatore finale attraverso un aumento dei prezzi dei beni venduti e dei servizi prestati dalle aziende.

Nel mercato interno questo trasferimento può generare l’effetto economico della “traslazione regressiva”. Le imprese meno inquinanti e più efficienti dal punto di vista ambientale subiscono una minore incidenza economica dei tributi ecologici. Questo

164 REN S., LIU D., LI B., WANG Y., CHEN X., Does emissions trading affect labor demand? Evidence from the

mining and manufacturing industries in China, Journal of Environmental Management 254, Elsevier Science

Direct, 2020.

165 PERRONE A., Fiscalità ambientale per l’Europa. Profili di diritto dell’Unione Europea, La fiscalità

permette loro di offrire sul mercato prodotti a prezzi contenuti, anche in seguito all’introduzione dell’imposizione ambientale.

Al contrario, per le imprese maggiormente inquinanti l’incidenza economica dei tributi risulta maggiore e se dovessero traslare l’intero onere sul consumatore finale dovrebbero aumentare considerevolmente i loro prezzi di vendita. Le scelte dei consumatori si sposterebbero sui beni e servizi offerti dalla prima tipologia di produttori sia perché sono offerti a prezzi inferiori sia per una ragione etica. Invece, la seconda categoria subirebbe una perdita di competitività a meno che non decidesse di addossarsi parte del costo dei tributi in modo tale da non aumentare eccessivamente i suoi prezzi. Sul mercato interno, quindi, gli effetti economici dell’imposizione ambientale tendono ad essere positivi, poiché favoriscono le imprese maggiormente virtuose dal punto di vista ecologico. Invece, quelle più inquinanti per mantenere un certo livello di competitività preferiscono accollarsi almeno in parte l’onere dei tributi e si realizza così la traslazione regressiva, questo le incentiverà col tempo ad attuare un efficientamento e una conversione verso una produzione più sostenibile.

L’analisi sulla competitività nel mercato internazionale, sia esso comunitario o globale, porta a risultati completamente differenti. Mentre nel mercato interno due imprese operanti nello stesso settore saranno incise dagli stessi tributi verdi, questo non vale quando si considerano due realtà localizzate in Paesi diversi. Se tra differenti Stati esistono livelli di tassazione ambientale distinti, le aziende che sono soggette all’imposizione maggiore dovranno sostenere costi più elevati e contemporaneamente offriranno i loro beni e servizi ad un prezzo più alto. Le imprese soggette ai minori livelli di tassazione ambientale saranno quelle maggiormente competitive e più avvantaggiate nei traffici internazionali.

Gli effetti positivi generati dall’imposizione ecologica nel mercato interno si scontrano con quelli negativi che essa causa nel mercato internazionale se scarsamente armonizzato. Questo è un forte limite alla sua affermazione e spiega perché non ha ancora assunto un ruolo fondamentale negli ordinamenti giuridici dei Paesi a livello globale. Esiste in questo senso un trade-off tra le esigenze ambientali e il bisogno di tutelare la competitività delle aziende.

Tuttavia, gli effetti positivi generati nel mercato interno potrebbero essere riportati su scala internazionale grazie ad una forte operazione di coordinamento e armonizzazione operata sui sistemi fiscali a livello globale. Questo permetterebbe di non incidere

negativamente sulla competitività delle imprese e di affrontare i problemi planetari sull’inquinamento e sul riscaldamento globale in maniera più efficace.