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Il caso studio delle Cin ue Terre M R Identit isi a

Il paesaggio delle 5 Terre deve la sua fortuna turistica ad una serie di caratteristiche che ne connotano fortemente l’identità: la spettacolarità dei versanti scolpiti dalle terrazze che ospitano coltivazioni è, infatti,

È un paesaggio fatto di pietra di terra e di acqua in cui il lavoro secolare di costruzione e modifica di un assetto naturale ha determinato delle scenografie vere e proprie.

Tuttavia questo paesaggio così straordinario, tanto da essere stato annoverato nel 1997 patrimonio UNESCO, oggi attraversa una fase di pericolosa fragilità sia da un punto di vista idrogeologico sia da un punto di vista identitario.

La difficoltà di manutenzione di apparati così complessi, come le fasce coltivate, sta infatti portando all’abbandono di alcune parti con la conseguente distruzione di tutto il raffinato equilibrio che ne permetteva il funzionamento e quindi con il degrado sempre più evidente dal punto di vista funzionale.

Dall’altro, proprio questa difficoltà di manutenzione sta portando ad un altro tipo di degrado: là dove si ritiene di voler intervenire per una sorta di manutenzione realizzata alla luce di sistemi costruttivi più moderni e di facile realizzazione si ottiene certamente di evitare la distruzione tecnico funzionale di questi apparati ma si deriva, lentamente, verso uno snaturamento di una identità stratificata nei secoli e legata a tecniche costruttive sofisticate e a cui si deve molto del carattere del paesaggio locale.

atrimonio immateriale

La perdita di questa identità porta con sé la negazione di tutto un apparato di suggestioni e narrazioni che nei secoli hanno contribuito alla fama di questi luoghi; la bellezza che ha conquistato visitatori provenienti da tutto il mondo, ieri come oggi, trovava una forma di concretizzazione in uno strano connubio tra natura e artificio: la stessa materia di cui erano costruiti i monti si trasformava in un nuovo assetto in cui era evidente la mano dell’uomo ma con una logica di rispetto dei materiali, dei colori e delle proporzioni originali dei luoghi. Dante, i viaggiatori cinquecenteschi, per giungere poi ai pittori ottocenteschi o i poeti del ‘900 hanno saputo leggere, ciascuno secondo la propria sensibilità, nel paesaggio delle 5 Terre una metafora di qualche cosa che colpiva il proprio animo. Questa corrispondenza tra un paesaggio che in un certo senso molto si avvicina alle logiche del Sublime di matrice romantica e le sfaccettature dell’animo umano evidentemente viene colta ancora oggi in maniera più o meno consapevole sia per la indiscutibile bellezza dei luoghi sia per una loro corrispondenza, sebbene con un carattere proprio, ad alcuni tipici stereotipi legati alla cultura mediterranea: linguaggio architettonico locale tipicamente compatto e con una forte connotazione cromatica, vegetazione spontanea e coltivazioni che si fondono in un tutt’uno che avvolge il costruito in maniera ora struggente ora spettacolare, modi e tempi di vita quotidiana rallentati rispetto ai centri urbani oltre ad una inaspettata assenza di automobili, e quindi una connotazione di rumori inconsueta, contribuiscono alla fascinazione di questi borghi.

Ecco perché rinunciare ad una latente forma di equilibrio che trova poi un riconoscimento proprio nell’apprezzamento di un paesaggio in senso più ampio rispetto alla sua valenza tangibile può costituire l’innesco per trasformazioni il cui esito è difficilmente arginabile e recuperabile.

Fig. 1 – Contrasti nel paesaggio delle 5 Terre, terrazzamenti in perfetto ordine e dalla spettacolare vicinanza al mare e aree interamente franate a causa dell’abbandono

Comunicazioni contemporanee

Quali sono le possibilità che sia hanno oggi, almeno sul piano comunicativo, per riuscire a mantenere la percezione di ciò che il passato ci ha consegnato sia in termini materiali sia in termini immateriali?

Se è vero come diceva Goethe che l’occhio vede ciò la mente conosce possiamo pensare che moderni sistemi di narrazione possano aiutarci a raccontare in maniera immediata e avvincente la storia di questi luoghi e la loro valenza culturale.

Le sperimentazioni condotte sono state orientate proprio in questo senso: la possibilità di narrare in maniera diretta e di mostrare anche luoghi non facilmente raggiungibili, ma paradigmatici di una raffinatezza costruttiva ormai inconsueta, diventa il filo conduttore di una serie di interventi che conducono il visitatore lungo una narrazione in cui realtà e realtà virtuale si avvicendano in un percorso naturalistico e culturale.

È il caso della sperimentazione condotta per Monterosso al Mare con particolare riferimento alle inconsuete e monumentali colture di limoneti.

Manufatti di origine settecentesca che si sviluppano lungo i corsi d’acqua di cui modificano l’assetto, coprendoli con canali su cui si sviluppano grandi terrazze ricoperte di terreno dedicate alla coltura degli agrumi, sono ancora oggi distinguibili ma per una serie di fattori non sempre facilmente accessibili.

Queste strutture permettevano la protezione delle piante dai venti eccessivi mantenendole chiuse all’interno di un microclima ideale. Queste costruzioni erano arricchite da complicati sistemi di captazione delle acque per garantirne l’irrigazione durante tutto l’anno: cisterne ipogeee, vasche di raccolta e strutture di servizio sono ancora presenti ma rischiano di essere perdute se non direttamente almeno nella loro riconoscibilità.

Il percorso ideato, quindi, si propone come una narrazione integrata sotto il profilo storico agricolo ed architettonico spiegando con sistemi di narrazione visiva articolati tra forme analogiche e virtuali.

Fig. 2 – Valle del Buranco, Monterosso al Mare. Pannelli illustrativi e connessioni con realtà virtuale per la narrazione dei limoneti settecenteschi: storia, architettura, tecnica costruttiva e colturale si integrano in una forma interattiva di rappresentazione

Fig. 3 – Gi antichi limoneti di Monterosso costituiscono un esempio del tutto particolare di opere complesse ed articolate su terrazzamenti

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